Il Dr Brian May è sempre vissuto dividendosi tra arte
e scienza, una scelta risultata piuttosto fruttuosa per quella che può essere
considerata una stella del rock e dell’astrofisica. Come adolescente cresciuto
nei primi anni '60, la sua curiosità lo ha portato a costruirsi da sé, con l’aiuto
del padre, una chitarra. Ed è stato proprio questo strumento, divenuto famoso con
il nome di Red Special, ad averlo accompagnato mentre conquistava il mondo
assieme ai Queen. E adesso è impegnato ad utilizzare la tecnologia per raccontare
il suo incredibile viaggio musicale.
Il musicista, che quest’anno ha compiuto 70 anni ha
appena pubblicato Queen In 3-D, un nuovo libro con oltre 300 fotografie, molte
delle quali inedite, che descrivono la carriera della band dai primi anni '70 e
fino agli attuali tour mondiali con Adam Lambert. Il progetto è il risultato
della passione coltivata da Brian per la fotografia stereoscopica, un'illusione
tridimensionale resa possibile osservando due immagini affiancate dello stesso
soggetto, da osservare attraverso un dispositivo appositamente realizzato e conosciuto
come visore stereoscopio.
Queen In 3-D trae origine dal suo archivio
personale, nel quale Brian ha raccolto tantissime fotografie tratte dai momenti
in studio dei Queen e da quelli vissuti in viaggio durante i vari tour. E’ di
fatto il primo libro sui Queen scritto da un membro della band. E di certo
avere come guida proprio Brian May è il miglior pass per il backstage che si
possa avere.
Oltre a Queen In 3-D, il gruppo sta dando vita a un
biopic sul grande schermo dedicato alla vita di Freddie Mercury. Si intitola
Bohemian Rhapsody e vede come protagonista nei panni del cantante l’attore Rami
Malek.
Cosa
ti ha portato a scrivere questo libro?
Abbiamo avuto qualche successo con i libri
stereoscopici precedenti (Diableries, Crinoline, A Village Lost and Found),
tutte cose che mi affascinano da tutta la vita. Sono veri e propri tesori
scoperti in epoca vittoriana (circa metà del 1800, ndr) che ho voluto portare
nel 21° secolo. Ma poi mi sono reso conto di aver raccolto tantissime immagini
stereoscopiche durante la nostra carriera nei Queen. Quindi è venuta in mente
l'idea: quanto sarebbe interessante usare queste foto così come abbiamo fatto
per quelle vittoriane? Avevamo l'esperienza per farlo e ci serviva solo un modo
diverso per realizzare il progetto.
Nel
corso degli anni sei diventato una sorta di archivista della band. C’è un
momento in cui ha deciso di farlo in modo consapevole?
Credo che sia qualcosa di innato. Devi cercare dei significati
psicologici per questo tipo di cose, credo. Forse è qualcosa della mia
infanzia. Forse è il desiderio di non voler lasciare andare le cose. Molte
delle cose che sono accadute con i Queen erano un vero e proprio vortice. Tutto
è successo così velocemente! Creavi qualcosa con grande fatica ma poi dovevi
andare avanti troppo in fretta. È come se non c'era il tempo per sedersi e
godere dei frutti delle nostre fatiche. Così nella parte più recondita della
mia mente ho pensato: "Un giorno avrò il tempo di sedermi e godere di
tutte queste belle cose che abbiamo fatto e che hanno dato vita alle nostre
creazioni". Quindi l'istinto di archiviare in me è qualcosa di molto
forte.
Queste
foto sono molto personali. Mostrano non solo come eravate in scena, sul palco,
ma mettono in luce anche aspetti più intimi.
È stato un viaggio di autentica scoperta per me
perché avevo davvero dimenticato molte di quelle cose. L’aspetto più
emozionante è che il 3-D le riporta così vividamente. Ti senti davvero come se
sei lì, trasportato nello spazio e nel tempo. Puoi guardare di nuovo ciò che
accadeva in quel momento. È piuttosto straordinario quello che hanno innescato
dentro di me, perché la mia memoria spesso non è così buona in questi giorni.
Ma vedendo queste immagini si è scatenata un'inondazione di ricordi, e anche di
sentimenti. Ricordi quello che ti stava intorno, ma ti ricordi anche quello che
c’era dentro di te. Così è stato un percorso molto potente per me.
Guardando
molte di queste fotografie, se ne trae la conclusione che andare in tour non
sia poi una cosa così glamour come si potrebbe credere.
Penso si possa dire così, si. Naturalmente c'erano
del glamour e dell’eccitazione, e la musica era la cosa che ha saldato tutto insieme,
ma c'erano anche molte cosa che potreste chiamare disagio. Ma era divertente,
eravamo giovani e ogni giorno era nuovo e diverso. Immagino che sia solo dopo
che abbiamo fatto cinque o sei tour che abbiamo sentito che stava diventando un
po' ripetitivo. Ma anche allora, spettacolo dopo spettacolo era tutto sempre
nuovo e la musica si stava trasformando. Quindi il viaggio musicale in cui
siamo stati era la corrente che ci ha spinti.
Come
è cambiato il tuo approccio alle performance nel passaggio dai piccoli locali
alle grandi location come gli stadi?. O tu e Freddie Mercury avete trattato
allo stesso modo entrambe le situazioni?
C'è una trasformazione che avviene, sicuramente.
Impari cosa c’è da fare e se la tua carriera va bene e alla fine ci si sposta
in luoghi più grandi, impari le abilità per sfruttare al meglio anche questo.
Siamo stati fortunati. Eravamo un gruppo di lavoro molto coeso e anche se le
cose non arrivavano rapidamente o facilmente per noi, credo sia stata una cosa
fantastica. Siamo stati in tour in quasi tutti i continenti. Abbiamo poi
imparato a trattare nel modo giusto ogni situazione. Stiamo ricreando il Live
Aid per il film su Freddie, quindi ho pensato molto a questo proposito. Quello
che mi ricordo del Live Aid era che non era un territorio straniero per noi.
Sapevamo come suonare uno stadio di calcio perché l'avevamo già fatto in Sud
America. Per la maggior parte delle persone che si sono presentate al Live Aid
quella situazione era molto scoraggiante e molto difficile perché non avevano
sviluppato quella abilità di trasmettere l'energia ad un enorme stadio, mentre noi
sapevamo che potevamo connetterci con un pubblico così vasto. Questa è stata
una cosa fantastica per noi. Non credo neanche avessimo capito quanto a quel
punto eravamo evoluti, ma è stato evidente dopo che siamo scesi da quel palco e
abbiamo realizzato di aver fatto quella performance.
Stai
guardando indietro il tuo passato con questo libro, ma con questo film stai
assistendo a questi momenti nella tua vita ricreati davanti ai tuoi occhi. Deve
essere una strana contrapposizione del passato rispetto al presente.
È fantastico! Sì, tutto succede subito. Abbiamo
guardato molto il libro per aiutare a ricreare questi momenti per il film.
Penso che sia una sorta di scorta, ed è incredibile che possiamo farlo nel
contesto di una band ancora in attività , organicamente in crescita, perché
siamo ancora in tour. Abbiamo appena fatto 26 date negli Stati Uniti poche
settimane fa, e stiamo per fare lo stesso in Europa e poi faremo altrettanto
nel Regno Unito. Nel nuovo anno suoneremo in Australia e Nuova Zelanda.
Praticamente tutto sta accadendo rapidamente, e c'è questa grande sensazione di
guardare al passato pur essendo molto attivi nel presente. E stiamo persino
pensando al futuro. È un posto molto sano in cui essere.
Sono
stato fortunato a vederti suonare nel 2014 al Madison Square Garden. Uno dei
momenti più potenti per me è stato quando hai cantato Love Of My Life duettando
con Freddie attraverso un video.
Mi piace il fatto che Freddie sia una parte dello spettacolo,
perché dovrebbe esserci davvero. Era parte della creazione della nostra opera ed
è meraviglioso essere in tour. Generalmente mi fa sorridere, ma a volte mi fa
tristezza. Dipende solo dal modo in cui il cervello sta lavorando in un giorno
particolare. È sempre diverso, ma è sorprendente guardarsi intorno e vederlo
entrare. È un aspetto delizioso dello spettacolo, un ingrediente dello
spettacolo. Sarebbe terribile se i nostri concerti fossero fatti solo di
nostalgia però. Ma per fortuna abbiamo un frontman fantastico in Adam Lambert e
la cosa è sempre nuova. Sono molto felice del posto in cui siamo attualmente, e
Freddie è molto parte di esso.
La
mia immagine preferita nel tuo libro è di Freddie seduto in una sedia durante
un momento del trucco in Giappone. È un momento così tranquillo con lui, sembra
molto elegante ma anche molto intimo. È una foto inedita, vero?
Giusto! Ho portato alcune delle attrezzature di
elaborazione foto con me in tour, ma non sono sempre andato a montare tutto. E
finché queste coppie di immagini non vengono montate, non è possibile
visualizzarle in 3-D. Sono stato occupato in tour e alcune di loro sono state
messe da parte per poter per essere trattate in seguito. Una di quelle scatole
era ancora sigillata quando il mio archivista l’ha ritrovata. Mi ha detto:
"Questa è la pellicola che è stato sviluppata ma non è mai stata montata.
Quale stupefacente cosa stiamo per ritrovare?". E questa foto era una di
quelle contenute nella scatola. Sono d'accordo con te, è la mia foto preferita
del libro.
Il
tuo libro è pieno di tanti momenti tranquilli con Freddie. Che cosa gli piaceva
quando nessuno era in giro? C'è una storia che ti viene in mente?
Siamo stati molto normali l'uno con l'altro, se
"normale" è la parola giusta. Ci siamo conosciuti da giovani ed
eravamo quasi dei parenti. In genere era una relazione facile. Freddie era
molto estroverso sul palco, come tutti sappiamo, ma era molto timido nella sua
vita privata e amava la propria privacy. Gli piacevano quei momenti in cui
poteva stare solo con un paio di suoi amici stretti. Era sempre molto
divertente e c'era sempre tanta da parlare. Parlavamo di ciò che ci stava
intorno. Abbiamo avuto una vita straordinaria, straordinaria in ogni modo. È stato
il tipo di vita che sogni da ragazzo e di cui non conosci nemmeno quali siano i
confini. Non hai una visione completa di dove si può arrivare.
(Fonte: www.people.com)