La madre di Freddie Mercury sta
guardando la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Londra, quando
l’immagine del suo adorato figlio improvvisamente appare sullo
schermo gigante presente allo stadio. “Non ho potuto fare a meno di
gridare: Oh, mio caro ragazzo, dove sei? Mi manchi così tanto“.
Poi sul volto di Jer si dipinge un sorriso impertinente: “Hanno
fatto vedere anche delle immagini di John Lennon, ma per il mio
Freddie l'applauso è stato molto più forte”. E' con queste parole
che la mamma di Freddie esordisce nell'intervista esclusiva che ha
concesso al Telegraph all'indomani della chiusura delle Olimpiadi del
2012, la cui cerimonia ufficiale ha visto alternarsi su palco
grandissimo nomi della musica, compresi Brian May e Roger Taylor
nella performance più bella e toccante, con il pubblico rapito dai
vocalizzi di Freddie del leggendario concerto di Wembley '86.
Freddie, il cui vero nome era Farrokh Bulsara, è morto nel 1991 per
le complicazioni dovute all’aids, ma per sua mamma Jer, ormai quasi
91 enne, il figlio è in qualche modo ancora vivo anche grazie
all'immensa e continua popolarità raggiunta. Inevitabilmente quando
si parla di lui la voce della sua mamma è ancora rotta
dall’emozione.
“Non mi sembra morto da così tanto tempo.
La sua presenza vive nell'immenso amore dei fans che ancora oggi lo
venerano, sebbene nessun amore sarà mai grande come quello di sua
madre”, dice la signora Bulsara, che vive in un appartamento con
tre camere da letto a Nottingham. E' una donna piccola è un po’
curva, ma la sua mente è forte e gli occhi gentili brillano quando
si parla del suo ragazzo. A darle forza è anche la sua fede
zoroastriana, che continua a praticare nella riservatezza che ne ha
sempre contraddistinto lo stile di vita. Se ha deciso di rompere il
silenzio è perché, oltre all'esibizione dei Queen per le Olimpiadi,
il 2012 ha visto anche l'uscita del documentario “Freddie Mercury,
The Great Pretender” e dell'omonimo libro fotografico, che la
stessa Jer sfoglia durante l'intervista, ripercorrendo con lo sguardo
la carriera e la vita da rock star di Freddie. Si può solo
immaginare quanto sia stato difficile per dei genitori così
religiosi accettare lo stile di vita così sopra le righe com'era
quello del figlio, divenuto ad un certo punto anche dichiaratamente
gay in un'epoca nella quale pregiudizi e difficoltà erano davvero
enormi. Ma per fortuna l’amore ha superato tutto e Freddie ha
sempre cercato di proteggere la propria famiglia evitando che su di
essa potessero accendersi gli irriguardosi flash della stampa
scandalistica. Di fatto il cantante dei Queen è stato per molti anni
un mistero proprio dal punto di vista delle sue origini, e solo dopo
la sua morte anche i fans ne hanno potuto conoscere dettagli rimasti
fino ad allora gelosamente custoditi dallo stesso cantante. E' la
stessa Jer a rivelare che il figlio ha sempre mantenuto un certo
distacco tra il suo lavoro e la famiglia. “Era gentile e molto
rispettoso dei suoi genitori”. Il papà di Freddie, Bomi, cassiere
dell’ex British Colonial Office, il ministero delle Colonie
Britanniche, è morto dieci anni fa all’età di 95 anni.
Naturalmente il cantante non ha mai
affrontato in famiglia il tema della propria sessualità , né della
malattia che lo ha colpito: “Freddie ci ha protetti non discutendo
mai di certe questioni. Probabilmente oggi sarebbe molto diverso, ma
allora per lui sarebbe stato davvero molto difficile confidarci certe
cose e noi abbiamo rispettato i suoi sentimenti”. Quando il
cantante stava per morire la mamma è andata ovviamente a fargli
visita più volte. ”Non serviva parlarne. Sapevo che era molto
malato”. Freddie era nato a Zanzibar nel 1946, mentre gli studi
giovanili lo hanno portato a frequentare un College in India a
partire dall'età di otto anni. “Abbiamo sempre cercato di
instillare in lui dei buoni, come il rispetto della famiglia e a dare
il 100% nelle cose che faceva, e anche se non era religioso, ha
rispettato i nostri insegnamenti”. La fede zoroastriana crede in un
Dio invisibile e si fonda su tre principi fondamentali: buoni
pensieri, buone parole e buone azioni. Freddie ha sempre amato
cantare e ha creato la sua prima band quando aveva 12 anni. Nel 1964,
a seguito dei moti rivoluzionari che investirono l'isola di Zanzibar,
la sua famiglia, compresa la sorella Kashmira, decise di rifugiarsi
nel Regno Unito e di stabilirsi in una una villetta a schiera a
Feltham, nel Middlesex. Quel cambiamento segnò un momento
fondamentale nella vita del giovane Freddie. Ovviamente Jer e Bomi
ambivano per il figlio una vita tranquilla e un posto di lavoro
sicuro: “La maggior parte dei componenti della nostra famiglia
sono avvocati o commercialisti, ma Freddie insisteva nel dire che non
era abbastanza intelligente e che voleva suonare e cantare. Mio
marito ed io abbiamo sempre pensato che fosse una fase di transizione
e che, una volta cresciuto, sarebbe presto tornato in sé e avrebbe
fatto studi adeguati. Ovviamente non è successo”. Freddie,
infatti, ha frequentato l’Ealing Art College, dove ha conseguito un
diploma in arte e design grafico, dove ha potuto mettere in mostra
una certa bravura nel disegno e nelle arti grafiche in genere,
divenute poi parte integrante delle attività dei Queen: ”Ho
provato grande tristezza quando Freddie ha deciso di lasciare la
nostra casa per trasferirsi in un appartamento nella zona ovest di
Londra“, ricorda Jer. Il fatto è che all'epoca, nella piccola
realtà di Feltham Freddie non riusciva ad esprimere appieno le
proprie potenzialità e di questo la madre ne era consapevole: “Ha
sempre amato tanto la mia cucina, in particolare i dahls, un piatto
agro-dolce a base di carne macinata e biscotti al formaggio. Quando
Freddie divenne famoso e aveva gente a cena a volte mi chiedeva di
prepararli per i suoi ospiti. Era così generoso, troppo credo. Un
giorno mi ha comprato un set completo di posate in argento antico.
Naturalmente non l'ho mai usato perché era troppo elegante. Ci ha
anche invitati a casa sua per provare la cucina del suo cuoco
personale. Io avevo l'abitudine di andare in cucina per dare un mana,
ma Freddie insisteva nel dirmi che dovevo restare seduta e
rilassarmi”.
Freddie ha avuto innumerevoli amanti,
ma la sola persona che ha definito l’amore della sua vita è stata
Mary Austin, conosciuta attraverso Brian May quando lei aveva solo 19
anni e lavorava come PR per la boutique Biba, nei primi anni
settanta. Sono stati insieme per sette anni e Freddie l'ha descritta
anche pubblicamente come la propria convivente, sottolineando che era
l’unica persona che ha veramente amato. A prova di ciò a Mary ha
destinato gran parte dei propri averi, compresa l'amatissima casa di
Garden Lodge, oltre al 25% dei proventi dei diritti d'autore delle
sue canzoni. Di Mary Jer ha un ottimo ricordo: “Lei era molto bella
e spesso veniva da noi a pranzo. Avrei voluto che Freddie si sposasse
con lei e avessero avuto una vita normale, con i bambini. Quando
hanno deciso di interrompere la loro relazione sapevo che sarebbero
rimasti comunque uniti e infatti sono rimasti amici fino alla fine.
Da quando lui è morto però non l'ho più vista. Ma sono felice che
Freddie le abbia lasciato gran parte della propria eredità . Mary era
per noi un membro della nostra famiglia e lo è ancora oggi”. Mary che oggi ha due figli, Richard, che Freddie conosceva, e Jamie, nato
poco dopo la sua morte vive ancora nella splendida villa di Freddie,
meta di costante pellegrinaggio da parte dei fans.
Nel giro di un paio d’anni dalla
morte di Freddie, ci sono stati notevoli progressi nel campo della
medicina e nel trattamento dell’infezione da hiv e alcuni credono
che se avesse resistito un po’ di più, forse avrebbe potuto
salvarsi. Ma la signora Bulsara ha un approccio più filosofico su
questo argomento: “Quel giorno del 1991 fu tristissimo, ma secondo
la nostra religione, quando è il momento giusto non si può cambiare
e devi accettare di dover andare. Dio lo amava di più e lo voleva
con lui e questo è ciò che tengo sempre bene a mente. Nessuna madre
vuole vedere morire il proprio figlio ma, non posso dimenticare che
nella sua breve vita ha fatto di più per il mondo di quanto non
sarebbe riuscito a fare se fosse vissuto anche cento anni. Dopo la
sua morte ci mancava così tanto che io e mio marito abbiamo deciso
di trasferirci a Nottingham, dove mia figlia Kashmira viveva con il
marito Roger, in modo da poter essere vicini ai nostri due nipoti.
Qui mi sento felice e tutte le belle cose che accadono attorno al
nome di Freddie mi danno grande conforto. Ci sono così tante tribute
band che lo omaggiano e sono stata circa sei volte a vedere il
musical We Will Rock You”. La signora Bulsara è particolarmente
colpita dal libro The Great Pretender, che contiene fotografie di
Freddie che ne ripercorrono la vita da quando aveva sei mesi fino a
poco prima della sua morte. Il libro contiene anche un cd con
un'intervista al cantante risalente agli anni '80. Il viso di Jer si
illumina ogni volta che scorre le pagine e il suo sguardo incontra
un'immagine del figlio: "Come madre penso: che cosa è questo?",
dice ridendo e indicando un abito particolarmente sgargiante. “Spesso
gli ho detto che non mi piacevano i suoi vestiti e ho cercato di
convincerlo a tagliare i capelli, ma mi spiegava che era una cosa che
devi fare quando sei nel mondo del pop e così a poco a poco ho
imparato ad accettarlo. Ma, qualunque cosa facesse o indossasse, ho
sempre visto in lui il bambino che conoscevo e che sapevo essere
dentro di lui”.