Intervista a Brian May su Billboard del 24 Settembre 2015



Negli ultimi anni le Halloween Nights degli Universal Studios sono state un altro sbocco creativo per musicisti del calibro di Slash, Black Sabbath e Rob Zombie, che hanno visto la loro musica utilizzata come colonna sonora e di ispirazione per questo tipo di show. Quest'anno è il turno del chitarrista dei Queen Brian May, che sarà protagonista dell'evento annuale di Halloween con il debutto negli Stati Uniti del suo cortometraggio One Night in Hell, tratto dal suo libro Diableris, scritto assieme a Denis Pellerin.


I visitatori del parco di Hollywood potranno gustarsi i sei minuti di questo breve film che sarà proiettato in diversi punti degli Universal Studios mentre attendono l'ingresso ai labirinti ispirati a The Walking Dead e altre pellicole simili. Per Brian May questa è la possibilità di condividere la sua passione per le Diableries, una serie di immagini stereoscopiche francesi risalenti al 1860 e che rappresentano un mondo demoniaco abitato da scheletri.

Il cortometraggio è solo l'inizio per May, che racconta a Billboard di come il passo successivo sarà un film basato sulle Diabliers, che realizzerà tenendo conto anche dei suoi attuali impegni con i Queen e il cantante Adam Lambert. Abbiamo parlato col chitarrista subito dopo lo show che la band ha tenuto al Rock in Rio.

Prima di te alle Halloween Nights degli Universal Studios hanno partecipato i Black Sabbath, Alice Cooper, Slash e Rob Zombie. Questo è il tuo modo di mostrare alle persone il lato più hard-rock dei Queen?
(Ridacchia) Beh, questo progetto non ha a che fare con i Queen, ad essere onesti. L'ho fatto per me e per l'interesse che ho nelle Diableries, che risale a molto tempo fa.Non è un horror convenzionale ed è basato sulla visione dell'inferno che deriva dalla Chiesa dell'epoca. Era una cosa molto reale per le persone di quel periodo.

Quando hai iniziato il lavoro sul film?
E' il lavoro di una vita in realtà, un atto d'amore per me, perché ho raccolto queste carte per 40 anni. Finalmente siamo riusciti a mettere insieme la serie principale di 72 immagini per offrire agli uomini del 21° secolo la possibilità di vederle ancora una volta in 3-D, esattamente come li avrebbero visti nel 1860. Quindi questo è qualcosa di molto profondo con me.

Come hai scoperto queste cards?
Se vedete queste carte vi renderete conto che sono assolutamente mozzafiato. Mi sono imbattuto in un paio di loro nel Mercato di Portobello Road a Londra nel 1970 circa, probabilmente. Il mercato apre molto presto la mattina, quindi ero lì circa alle 6 del mattino in un freddo pungente. Trovai questo ragazzo che faceva il commerciante di strada e che mi dice: "Dai un'occhiata a queste, si chiamano Diableries. Scommetto che non hai mai visto niente di simile prima di oggi". Aveva ragione, non avevo mai visto niente di simile in vita mia. Così gli chiesi cosa fossero, da dove venivano e il loro significato. Tuttavia ne sapeva poco, così per i successivi 40 anni le Diableries sono divetate una sorta di missione per saperne sempre di più.

Data la tua passione per queste immagini, vedremo mai un lungometraggio dedicato alle Diableries?
Stiamo lavorando su una versione lunga al momento. Sì, diventeranno un film vero e proprio e siamo a un buon punto: abbiamo una sceneggiatura e tutto il resto. Anche in questo caso posso dire che non sarà un film horror convenzionale; sarà una storia che riguarda il modo in cui la gente ha visto l'inferno in un'epoca precedente alla nostra, quindi ha un sacco di mistero e fantasia.

C'è un film che rappresenta una fonte di ispirazione per te rispetto a questo progetto?
C'è già un sacco di ispirazione nelle cards. C'è una ricchezza assoluta di immaginazione al loro interno. E' scioccante, alcune sono davvero inquietante, ma c'è anche un sacco di divertimento. La satira è molto presente ed è rappresentata da cose strane come il pattinaggio sul ghiaccio e le regate di canottaggio fatte da questi scheletri. In altre invece si vedono scene di tortura, ma in fondo stanno vivere la vita e il modo di fare dell'inferno e questa è la parte misteriosa.In qualche modo tutta questa rappresentazione dell'inferno è qualcosa di inquietante perchè assai vicina al modo in cui viviamo le nostre vite reali.

Comporrai tu le musiche per il lungometraggio delle Diableris?
Sì, e questa sarà una vera e propria sfida. Mi è piaciuto molto farlo per il corto, anche se l'ho realizzata incredibilmente in fretta. Ho avuto una sessione di registrazione con un'orchestra che avevo prenotato a Praga a cui ho chiesto di suonare l'Ouverture 1812 di Tchaikovsky, ma con una sottile differenza. Così è accaduto in fretta, ed è stato davvero divertente. E, naturalmente, al suo interno c'è We Will Rock You, che è qualcosa di cui posso rivendicare la proprietà. Così si può dire che la colonna sonora di One Night in Hell è mia e di la proprietà sono io e Tchaikovsky.

Che non è esattamente una pessima cosa! Avresti voluto collaborare con un compositore come Tchaikovsky?
Mi considero molto fortunato perché molti dei miei sogni si sono avverato, e questo è in qualche modo uno di essi. Ho amato Tchaikovsky sin da quando ero un ragazzino, e ricordo che il mio insegnante di musica ci diceva che la Ouverture 1812 era spazzatura. Ma io pensavo: "No, so io quello che mi piace", C'è tanta passione in questa composizione e anche tanto senso del pericolo e tanta eccitazione. Sono un grande fan della musica romantica, come dovrebbe essere correttamente chiamata l'era di Tchaikovsky e di quei compositori russi. Sì, sono molto felice di essere riuscito ad interagire con tutte queste grandi cose. Ho sempre detto che uno dei grandi vantaggi di avere successo in quello che facciamo è che si arriva a lavorare con le persone migliori. Così vivo o morto che sia, si arriva a lavorare con la crème de la crème.

Con chi ti piacerebbe lavorare per questo film?
Abbiamo già la nostra squadra, ma ho molti eroi nel mondo del cinema, di sicuro, come Martin Scorese che è un mio eroe. Ho un sacco di eroi, suppongo, ma in un certo senso, stiamo facendo questo in un modo piuttosto europeo, perché il materiale è francese. Sono diventato saturo in questo periodo, di questo modo di vedere le cose.

C'è già una data di uscita programmata?
Speriamo nel 2017. Si tratta di un grande progetto e se non ho il tempo necessario a disposizione non lo faccio. Sono estremamente occupato, ma c'è un vecchio detto in Inghilterra che dice "Se vuoi che qualcosa sia fatto, allora chiedi di farlo ad un uomo molto occupato.”

Questo significa che sarai ancora impegnato con i Queen anche nel 2016?
Al momento non c'è nessun piano, ma c'è la possibilità di fare qualcosa si. Sta andando molto bene questo tour. Sono a Buenos Aires al momento. Abbiamo aperto il Rock In Rio 30 anni dopo esserci esibiti di fronte a 100.000 persone. È meraviglioso che la nostra musica si rivolge ancora a una nuova generazione. Quindi probabilmente vedrete qualche attività dei Queen anche l'anno prossimo.

Anche con della nuova musica?
Non ne ho idea, assolutamente. Bisogna immergersi in queste cose senza sapere nulla, e sto lasciando fluire tutto.

ASCOLTA LA COLONNA SONORA DI ONE NIGHT IN HELL



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