Intervista a Brian May a Ultimate Classic Rock del 24 Ottobre 2013


Molti artisti sostengono di possedere del talento, ma non è una forzatura dire che il chitarrista dei Queen Brian May si avvicina più di tutti al concetto di uomo del Rinascimento. Oltre ad essere un musicista influente, il dottor May è un astrofisico che ha terminato il proprio dottorato di ricerca nel 2007, ed è anche un esperto di fotografia stereo, come dimostra il nuovo libro di cui è co-autore, Diableries, pubblicato dopo aver meticolosamente ricercato ed esaminato le origini sociali, politiche e culturali delle carte stereo risalenti alla metà dell'800, epica della storia francese in cui sono state create, con particolare attenzione agli artisti che hanno creato queste opere d'arte macabre ma affascinanti. Poi ha anche progettato uno stereoscopio, allegato al libro, in modo da consentire ai lettori di ammirare le foto e le scene diaboliche in 3D.


Oltre a questo lavoro, May è venuto negli Stati Uniti per l'inaugurazione del tour di We Will Rock You, il musical dei Queen che vanta ormai oltre dieci anni di allestimento, aperto a Baltimora la settimana scorsa. Nel frattempo, assieme alla stella del teatro Kerry Ellis ha pubblicato il brano Nothing Really Has Changed al fine di sostenere la campagna in favore della vaccinazione dei tassi nel Regno Unito, così da evitarne l'inutile massacro.

Ho ascoltato alcune tue recenti interviste in cui hai dichiarato che Diableries è un libro la cui realizzazione è durata 25 anni. E' esatto?

“Beh, è difficile da spiegare. In realtà è un qualcosa che vive con me da circa 40 anni. Ci sono cose che non hai voglia di scrivere e comunicare per 40 anni, che è davvero un lungo periodo di tempo. Ma noi per questo libro abbiamo lavorato sei anni in realtà.”

Che cosa ha reso difficile mettere assieme il materiale per realizzarlo?

“Beh, una buona parte del tempo è stata assorbita dalla ricerca, perché le cards risalgono ad un periodo molto oscuro. In effetti non dovrebbe essere così, perché parliamo della Francia del 1860, quindi molto tempo fa. Ma è un periodo che non è mai insegnato nei libri di storia, è l'epoca di Napoleone III. Quindi, anche se sei un francese, corri in rischio di non sapere molto su quel periodo. Il secondo problema è stato quello di trovare tutta la serie completa di Diableries, una cosa davvero complessa. E ne mancano all'appello ancora 180. Ne conosciamo i titoli ma non le abbiamo mai realmente viste. C'è da dire poi che anche quando riusciamo a reperire quelle mancati, di solito sono in pessimo stato. Per la loro stessa natura, sono state graffiate e strappate e le immagini risultano sbiadite dal tempo o magari perché chi le ha possedute ci ha versato sopra del cibo. Inoltre, il processo originale di creazione non era perfetto, si parla di fotografia abbastanza antesignana qui. Lavorando a photoshop su una singola card ho impiegato anche un mese di tempo per restaurarle, virtualmente s'intende, perché gli originali sono troppo delicati. Quindi potete immaginare che avendone a disposizione 180, il lavoro è stato davvero lungo e duro. Il libro è stato realizzato cercando di mostrare le immagini illuminate dalla parte anteriore anche quando sono illuminate dal retro. Sono state abilmente progettate in modo che quando sono illuminate dal retro tutti i colori vengono fuori e gli occhi dei personaggi ritratti brillano di una luce rossa inquietante. Quindi abbiamo cercato di catturare tutto questo e metterlo nel libro. Credo che la cosa bella è poterle vedere dal vero. Volevamo che le persone potessero ammirare esattamente come accadeva nell'800.”

Quaranta anni fa, cosa ha fatto nascere in te la passione per questo genere di cose?

“Beh, prima di tutto è la stereoscopia, e quando ero un ragazzino restavo incantato dalla magia che accade quando si mettono due immagini piane insieme i n qualche modo accade di guardare un'immagine unica in 3 dimensioni e ti senti come se stessi guardando attraverso un finestra. Si poteva camminare attraverso di esse e toccare le persone e parlare con la gente e tutto questo sembrava una magia per me. All'epoca mi domandavo perché ci si accontentasse delle solite foto bidimensionali. Oggi ovviamente è diverso grazie al cinema e a film come Avatar che ha mostrato a tutti cosa significa l'effetto stereoscopico. Ma la versione vittoriana è in realtà il modo più perfetto di visione in 3D, e questo è quello che voglio dimostrare nel libro. Ho dovuto creare un mio visualizzatore, in modo che quando si acquista il libro il lettore possa ammirarlo nel modo migliore possibile. La lettura del libro è una cosa e vedere le foto è grandioso, ma una volta che si utilizza il visore stereoscopico OWL, le immagini prendono letteralmente vita.”

A colpire sono i temi trattati che stanno dietro queste immagini. Sono molto moderni.

“E' vero. La gente dell'epoca ha lottato con le stesse cose contro cui ci scontriamo noi oggi. Sono molto simili a noi . Erano persone in realtà preoccupate per l'inferno. La chiesa li colpiva duramente e diceva loro che se non si fossero comportati nel modo giusto sarebbero finiti dritti all'inferno. Ecco, questo è il punto di partenza, l'idea di rappresentare in queste immagini l'inferno così come lo descriveva la Chirsa. Ma poi questi scultori e fotografi hanno sfruttato la cosa in un senso diverso, molto divertente e sarcastico. Hanno dato alle cards un sottofondo di satira, perché hanno cominciato a raffigurante Napoleone III fondamentalmente come il diavolo. Quindi, in un modo molto sottile hanno attaccato il regime, una cosa molto illegale per la quale si poteva certamente finire in prigione e ad alcuni autori è accaduto davvero.”

L'idea di questo universo parallelo, di questi universi multi-strato, è un tema comune al musical mi pare. È stata una scelta cosciente?

“Beh , è una cosa venuta fuori grazie all'autore Ben Elton, veramente. Si tratta di onde cerebrali di Ben che ci trasportano nel futuro con We Will Rock You e sì, è qualcosa di simile ad un universo parallelo, ma diventa sempre più come il mondo reale. Perché diventiamo sempre più saturi di marketing e internet e nela realtà diventa sempre più difficile essere un individuo senza essere risucchiato dai social media. Quindi è questo il tema di We Will Rock You.”

Qual è la cosa più gratificante per te? vedere come le canzoni dei Queen hanno subito una sorta di evoluzione e cambiamento nel contesto del musical?

“Beh, è il nostro bambino, quindi non solo lo abbiamo creato, ma siamo anche costantemente impegnati a curarlo. Ben è stato qui per un mese a lavore sulla versione americana. Roger Taylor è venuto in appena un paio di giorni prima dell'apertura. Ma abbiamo parlato per tutto il tempo e il musical non è qualcosa di scolpito nella pietra. È qualcosa che evolve nel tempo e cambia anche a seconda di dove è nel mondo. Così negli Stati Uniti ha un taglio leggermente diverso, è la storia del rock'n'roll e il futuro del rock'n'roll nelle mani dei bambini, ma da un punto di vista leggermente diverso. Penso che Ben abbia fatto un ottimo lavoro nel trasformarlo.”

Qual è il diverso punto di vista, allora ? Quali sono le principali differenze che si possono individuare con precisione?

“Beh, questa è una grande riscrittura e Ben ha cambiato alcune cose delle storie. Ha anche introdotto due personaggi che poi si fondono in uno solo, che aiuta davvero il racconto ad avvicinarsi alla realtà. Ma anche i personaggi, tutti i personaggi sono basati su personaggi storici che i ragazzini di oggi non conoscono per davvero. Questo è il cuore del musical: i ragazzi di oggi sono alla ricerca del rock e hanno i loro eroi, ma appena sentono il nome di Elvis Presley non hanno idea di chi fosse. Quindi sono alla ricerca di qualcosa di simile a un ago in un pagliaio, ma non sanno quello che stanno cercando. Quindi così come in Inghilterra la storia è basata su personaggi anglosassoni, qui si tratta di musicisti soprattutto americani. La musica rock non sempre ha trasceso le barriere geografiche, ma abbiamo un sacco della nostra storia in comune, come Elvis, i Beatles e, speriamo, anche i Queen! E' tutto intessuto in una storia che porta verso il futuro. Questi ragazzi si domandando: 'Che cos'era? Come possiamo trovarlo? Come possiamo trovare noi stessi? Come possiamo trovare la nostra individualità nel rock?' E' un viaggio affascinante che va avanti.”

Rispetto al teatro americano quello inglese ha una mentalità molto diverso, l'umorismo può essere molto diverso così come l'approccio allo show. Come si potrà evolvere We Will Rock You in America?

“E' strano perché lo spettacolo è al Dominion Theatre di Londra da undici anni e il motivo per cui continua ad andare avanti è perché le persone continuano a tornare e molti di loro sono americani. Per cui non vogliamo dire che agli americani il teatro inglese non piace. Vogliamo solo offrire la versione americana del musical, E' stato un sogno di tutti noi per un bel po' di tempo.... beh, da quando abbiamo iniziato.”

Non sarebbe bello prendere questo percorso americano come una sorta di ritorno a ciò che è fondamentalmente la patria del rock?

“Beh, questo è quello che stavo per dire. E' molto toccante venire in America dove eravamo così popolari avendo adesso questo musical con tutte queste canzoni così apprezzate dal pubblico. Ero molto emozionato in realtà a Baltimora l'altro ieri notte, perché mi sentivo a casa. Ben Elton fa un grande lavoro con l'umorismo e il pubblico era disposto a ridere. A volte si vede un pubblico che si siede lì e che pensa: 'Bene andate avanti, fateci ridere', ma il pubblico si è divertito fin dall'inizio e c'erano un sacco di risate in giro per il teatro. E poi una volta che la musica è iniziato la gente ha anche cantaot. Questo è uno spettacolo che incoraggia le persone a perdereo le inibizioni e si uniscono al cast fino al punto di non resistere a stare seduti.”

E' diverso per voi suonare le canzoni in quel contesto rispetto a quando lo fate come band?

“E' qualcosa cui siamo abituati. Abbiamo lavorato tanto per adattare la nostra musica al contesto del musical. Quando abbiamo iniziato 11 anni fa è stata una cosa piuttosto nuova per noi. Nessuno aveva davvero esperienza e abbiamo chiesto a un sacco dei nostri artisti di darci una mano. Ma le persone coinvolte sono grandi attori e grandi cantanti e alcuni di loro sanno anche ballare. Ma quello che chiediamo loro è che diventino vere rockstar. E per riuscirci serve tutto il nostro aiuto.”

Mi piace il vostro lavoro con Adam Lambert. Sono un suo grande fan e sono impressionato dalle sue capacità vocali e dal talento, è un cantante carismatico. Possiamo aspettarci un tour l'anno prossimo con lui?

“Mi piacerebbe che accadesse. Dal quando abbiamo fatto l'iHeartRadio Festival a Las Vega c'è stato un gran parlare attorno a questa possibilità e adesso stiamo ragionando per vedere cosa possiamo fare . Non credo che vorremo premere il pulsante per fare nove mesi in tour, come eravamo soliti fare, perché lo abbiamo fatto per tanti anni, ma credo che alcune date potrebbero essere una grande cosa. Stiamo vagliano con lui le possibilità e mi auguro che saremo stati in grado di elaborare uno schema che funzioni. Sì, Adam ci piace davvero. Come dici tu, lui è un cantante straordinario con una voce straordinaria. E' un artista, è originale e anche un bravo ragazzo. Questo è molto importante di questi tempi. Se hai intenzione di lavorare con qualcuno, devi avere il piacere di lavorarci assieme come persona.”

Quindi attualmente a cosa stai lavorando, alla musica o più alla scienza?

“Io sono uno che non dorme mai. Sto lavorando a una serie di cose che mi girano per la testa. Ho un sacco di passioni, una di loro è stereoscopia, di cui abbiamo già parlato . Ma sono anche un astronomo come probabilmente saprai e adesso sono un dottore in astrofisica, quindi sto facendo un po' di ricerca con l'Imperial College. Ma questo non occupa molto del mio tempo Ciò che in realtà mi assorbe davvero è il mio ruolo di avvocato degli animali, che ho ormai assunto a pieno titolo, e stiamo cercando di impedire al governo di riportare la Gran Bretagna indietro nel Medioevo. Abbiamo un governo che è in gran parte costituito da cacciatori di volpe, persone che vogliono riportare in auge tutti questi sport sanguinari. E, al momento , stanno uccidendo migliaia di tassi in un vano tentativo di curare la tubercolosi bovina, nonostante gli scienziati hanno dimostrato che non funzionerà. Quindi è una scelta brutale a mio parere e stiamo combattendo, io e poche altre persone, un po' come Davide contro Golia. Ma riteniamo che gli animali selvatici abbiano un valore come ogni animale sul pianeta e non meritano di essere spazzati via solo perché non siamo in grado di risolvere un problema agricolo.”

Per concludere: in una tua intervista hai parlato di come il tuo background scientifico ha influito sulla tua musica. In quale altro modo il tuo background ha condizionato la tua musicalità e il modo in cui ti approcci alla musica?

“Questa è una grande domanda! Credo di avere così tante dimensioni nella mia testa che non possono sceglierne solo una da seguire, ma devo cercare di dare un senso a tutto e provare a portare avanti tutto insieme. Non trovo alcun conflitto tra l'essere un artista e uno scienziato. Credo di avere un cervello vittoriana in quel senso. Sono una persona del Rinascimento perché penso che essendo uno scienziato questo mi è di aiuto per il mio essere artista, proprio nel modo in cui si pensa alle cose. Qualche volta non è molto evidente, ma la sintesi e l'analisi si applicano a entrambi i campi, anche se in modi diversi. Così entrambi questi mondi, la scienza e la musica, si completano a vicenda. Non so se questo ha un senso per te, ma nel mio strano cervello febbricitante mi fa un certo tipo di effetto. Ma per me tutto questo è meno importante dell'essere una persona, un essere umano decente che cerca di fare il meglio per questo pianeta.”