La mia vita nei Dire Straits, di John Illsley, EPC Editore


C’è stato un momento nel corso degli anni ’80 in cui i Dire Straits erano legittimamente considerati la band più importante del mondo. Merito degli enormi successi discografici ottenuti nel giro di brevissimo tempo, album e concerti meravigliosi che riuscirono a conquistare il pubblico in tutto il mondo.

John Illsley è stato il bassista e membro fondatore della band inglese assieme ai fratelli Knopfler e la sua “VITA NEI DIRE STRAITS” ha deciso di raccontarla nel libro autobiografico pubblicato da EPC EDITORE, il cui catalogo è ormai una vera e propria miniera d’oro per tutti gli appassionati di musica. Il libro di Illsley, infatti, è solo l’ultimo in ordine di tempo di una ricca proposta editoriale che comprende Nick Mason, George Michael, Bohemian Rhapsody, Rocketman, Michael Jackson, Eric Clapton. Insomma, il gota della musica!

Pur avendo vissuto il loro periodo di massima gloria tra gli anni ’80 e ’90, i Dire Straits sono nati ufficialmente nel pieno di quella rivoluzione punk che, a partire dal 1977, modificò profondamente i gusti musicali inglesi e non solo, obbligando gli artisti in voga all’epoca a confrontarsi con l’irriverenza distruttiva di chi considerava la musica uno strumento di ribellino anti sistema.

Furono molti in quegli anni gli artisti che all’onda anomala del punk non riuscirono a resistere o che furono in qualche modo costretti a cambiare i propri piano per restare al vertice delle classifiche. Diverso fu il caso dei Dire Straits che manifestarono fin da subito un’enorme solidità e convinzione per quella che doveva essere la direzione musicale da seguire, fatta di rock’n’roll ma anche di blues, il tutto contaminato dallo stile chitarristico di Mark Knopfler (che al libro di Illsley ha regalato la prefazione).

Era lui infatti l’elemento determinante della band, sia come autore principale dei testi che come chitarrista solista. Dotato di un talento unico, con quello stile tutto particolare di pizzicare le corde che lo ha reso riconoscibile tra mille altri musicisti, Knopfler può essere considerato tra gli eroi delle sei corde. Eppure, ridurre i Dire Straits alla dimensione di una band “di accompagnamento” del suo frontman sarebbe un errore imperdonabile e la biografia di Illsley contribuisce a restituire al pubblico una visione più completa di un gruppo che, pur essendo ormai sciolto, continua ad essere tra i più ricordati e passati in radio.

La storia di Illsley inizia nei sobborghi inglesi, quella provincia martoriata dalla crisi economica del dopoguerra che sembrava fare ancora più vittime delle bombe tedesche piovute durante il conflitto. Eppure, proprio la desolazione sociale, economica e culturale si rivelarono il terreno fertile sul quale i giovani poterono coltivare i propri sogni, andando anche oltre la povertà e la tipica rigidità vittoriana che all’epoca ancora imperversava soprattutto nel sistema scolastico.

Il rock aveva fatto il suo ingresso nel Regno Unito grazie a Elvis e poi ai Beatles e ai Rolling Stones, artisti che avevano dato voce ed entusiasmo a tutti coloro che potevano permettersi una chitarra e pochi altri scalcinati strumenti con i quali apprendere i primi rudimenti musicali e iniziare a sognare la gloria e il successo, esibendosi in pub di quart’ordine e in occasione delle feste scolastiche.

È in quel contesto che Illsley, che pure avrebbe potuto fare carriera in una rispettabilissima ditta di legname, trovò la propria strada fatta di musica e passione, grazie all’incontro con i fratelli Knopfler con i quali condivise fin da subito un progetto ben delineato: i Dire Straits.

La band, come ci racconta la storia, si potrebbe identificare con Mark Knopfler e la sua inconfondibile chitarra, ma l’apporto dato da Illsley e dagli altri membri che si sono avvicendati nella formazione resta indiscutibile. Assieme riuscirono non solo a dare forma e sostanza alle idee di Knopfler, tutt’altro che semplici da realizzare, ma anche a produrre un sound unico fatto di energia sul palco e qualità in sala di registrazione.

L’autobiografia di Illsley è un viaggio nel mondo dei Dire Straits raccontato a partire dai faticosi esordi e fino agli enormi trionfi che resero la band assoluta protagonista del panorama musicale mondiale. Un libro di memorie scritto non per rivendicare il proprio ruolo all’interno della band, ma per esaltare il talento dei compagni di avventura e sottolineare l’intreccio emotivo generato dalla difficoltà di mantenere saldo il legame con la vita di tutti i giorni e, soprattutto, con gli affetti più importanti.

Leggere questo genere di autobiografie induce a credere che sia quasi impossibile coniugare vita privata e successo senza che quest’ultimo non diventi alla lunga lo strumento inconsapevole di distruzione della dimensione più personale dei musicisti. Matrimoni falliti, figli visti crescere da lontano e voglia di rifugiarsi sul palco per sfuggire alla realtà dolente che attende oltre il backstage è forse il tema centrale del libro, come se Illsley abbia voluto fare i conti con se stesso e con la propria storia, mettendo al centro della narrazione le luci e le ombre di una vita vissuta in modo frenetico.

Pur non avendo mai vissuto come certe rockstar costantemente dedite all’eccesso, anche la vita di Illsley e dei Dire Straits può vantare parecchi episodi degni di essere raccontati in una biografia e che nel loro insieme offrono una rappresentazione realistica e coinvolgente di ciò che sta dietro le quinte del business musicale.

Tra le pagine di LA MIA VITA CON I DIRE STRAITS a colpire sono i primi capitoli, quelli in cui Illsley e gli altri membri della band arrancavano faticosamente (e senza un soldo!) alla ricerca di una dimensione, ripercorrendo idealmente lo stesso percorso fatto da altri grandi del rock e del pop. Ed emozionano i racconti successivi, quelli in cui Illsley può dirsi finalmente un musicista arrivato nell’olimpo delle classifiche e sui palchi più prestigiosi di tutto il mondo, mentre i contratti discografici si fanno sempre più ricchi e la vita cambia fino a diventare quasi incontrollabile.

È il prezzo che si paga con il successo, il viatico da accettare se si vuole restare all’interno di un meccanismo che, se da un lato garantisce benefici incredibili, dall’altro sottrae a chi ci sta dentro la possibilità di vivere una dimensione più normale e a farne le spese sono, inevitabilmente, gli affetti e gli equilibri emotivi dei protagonisti.

Illsley tuttavia non cerca mai giustificazioni e questo rende la sua autobiografia ancora più sincera, lo snodo perfetto di un musicista che ha vissuto un momento d’oro verso il quale non nutre nostalgia ma nemmeno il tipico risentimento di chi, una volta arrivato in vetta ha poi dovuto fare i conti col ritorno alla normalità e la necessità di costruire una nuova dimensione. E Illsley pare esserci riuscito, dedicandosi alla pittura oltre che restando un musicista attivo sul fronte solista, come dimostra una discografia con una decina di album all’attivo.

I fans dei Dire Straits non potranno che trovare il libro estremamente interessante, come sempre accade quando a raccontare la propria storia è il diretto protagonista. Non mancano gli aneddoti e le curiosità, tanto del lavoro fatto dalla band in studio che sul palco. I Dire Straits hanno vissuto momenti straordinari, conquistando il pubblico con i loro album ancora oggi indimenticabili e partecipando ai grandi eventi rock, compreso il leggendario Live Aid a cui è dedicato un intero capitolo.

E poi ci sono gli incontri, sia con altri giganti della musica come Bob Dylan, Eric Clapton e Sting che con tutto quel vasto campionario di manager, tecnici e session man che in qualche modo hanno segnato la storia dei Dire Straits e della musica in generale. Figure tutte da conoscere e da considerare se si vuole avere una prospettiva realmente autentica del mondo della musica.

Ascoltare dischi, fermarsi a rivedere un concerto alla televisione o rispolverare vecchie interviste ritagliate dai giornali è certamente utile e importante per conoscere un gruppo come i Dire Straits. Ma è dalle vive parole di John Illsley che l’appassionato può cogliere tutte le atmosfere di una stagione musicale senza eguali, nella quale la band di Illsley ha iscritto il proprio nome grazie a canzoni come Sultans Of Swing, Money For Nothing e album da record come Brothers In Arms o Making Movies.

Come sempre EPC EDITORE propone un libro curatissimo in ogni dettaglio, dalla traduzione alla qualità dei materiali. Spicca in particolare il formato del volume e l’impaginazione, che garantiscono una lettura piacevole anche se prolungata. Ricca anche la sezione fotografica, con numerose immagini sia a colori che in bianco e nero per rivivere con ancora maggiore emozione la storia dei Dire Straits e quella personale dell’autore.

Merita di essere menzionata inoltre l’EDIZIONE BOX DELUXE, realizzata dalla EPC EDITORE che comprende, oltre al libro, anche una bellissima tshirt nera con il nome dei Dire Straits stampato in rosso. A differenza dell’edizione standard, questa può essere acquistata esclusivamente sul sito della casa editrice.

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