Dei capolavori non si finisce mai di parlare. La voglia di
saperne sempre di più è irresistibile e fa parte della natura stessa di quelle
opere d’arte destinate a restare incancellabili nella memoria collettiva. Non
c’è dettaglio che sfugga all’attenzione degli appassionati, per non parlare
delle piccole e grandi storie che nel loro insieme contribuiscono a connotare
un quadro, un romanzo o magari una canzone di un’aura ancora più affascinate.
Prendete Under
Pressure, capolavoro musicale uscito nel 1981 e che suona ancora oggi
talmente fresco e contemporaneo da poter passare agevolmente come un’incisione
appena ultimata. Su come sia nato il leggendario duetto Queen/Bowie è stato detto e scritto molto in questi anni e forse i
racconti più interessanti sono quelli condivisi da Peter Hince, ex roadie e fotografo della band, con all’attivo due
libri e una mostra itinerante (Queen Unseen) di immagini e memorabilia. Le sue
dichiarazioni potete leggerle in un articolo di qualche tempa fa (CLICCA
QUI).
E poi ci sono le storie raccontate dai membri della band apparse
su biografie ufficiali, interviste e libri dedicati. Soprattutto Brian May (da sempre il portavoce del
gruppo e che oggi ha assunto per forza di cose un ruolo di ancor maggiore primo
piano) ha offerto le ricostruzioni più complete di quei giorni in cui i Queen e
David Bowie condivisero i Mountain Studios di Montreux e diedero vita ad una
serie di sessions, culminate poi nella pubblicazione di Under Pressure, più
alcune cose rimaste confinate nei meandri dei rispettivi archivi e svelate solo
parzialmente dalla rete (vedi la versione demo di Cool Cat: CLICCA
QUI).
Il chitarrista (nonché astrofisico e, più di recente, Sir
del Regno Unito) ha spesso rievocato quei momenti ormai lontani nel tempo,
offrendoci l’opportunità di conoscere davvero molto della nascita di Under
Pressure e, soprattutto, delle tensioni che generarono la creazione di quel
capolavoro. Anche queste dichiarazioni sono raccolte in un lungo articolo da
rileggere: CLICCA
QUI.
Di
recente Brian ha voluto aggiungere ulteriori dettagli nell’ambito di una lunga
intervista al magazine Total Guitar, che confermano quanto Under
Pressure sia letteralmente figlia di uno scontro di vedute tra Freddie Mercury
e Bowie, tanto che “under pressure” sembra ancora di più un titolo indovinato
proprio perché definisce perfettamente ciò che c’è stato dietro la creazione di
quelle note e di quelle linee vocali.
Il chitarrista ha spiegato che inizialmente il demo sul quale hanno lavorato aveva un
riff di chitarra molto più pesante, una cosa che ovviamente rendeva Brian particolarmente
felice e che gli ricordava certe sonorità degli Who. Tuttavia a David Bowie non piaceva, tanto da specificare che una
volta finita la canzone non avrebbe più suonato a quel modo.
Il fatto è che su
Under Pressure avevano tutti idee diverse su come dovesse essere realizzata
e lo scontro era particolarmente acceso
tra Freddie e David. I due non riuscivano a mettersi d’accordo su come
dovesse essere completata e quale fosse il mix migliore.
Il risultato è che alla fine quella chitarra alla Who è sparita, anche se adesso dal vivo Brian
tende a suonarla più simile a com’era all’inizio, una scelta che a suo dire
giova al pezzo. Ma ovviamente è anche
consapevole che la versione pubblicata nel 1981 e apparsa poi su Hot Space
funziona bene ed è amatissima dal pubblico. Ma lui è sincero e ammette di non amarla molto.
E, sempre a proposito delle grandi tensioni che hanno
gravitato attorno alla realizzazione di Under Pressure, Brian ha specificato che a un certo punto ha deciso di fare un passo
indietro e di rinunciare al proprio punto di vista, conscio che la lotta
sarebbe stata infinita. È quello che succede quando metti assieme delle forze
creative straordinarie ma dotate di ego smisurati: possono funzionare e dare
vita a vere e proprie opere d’arte, ma la situazione può somigliare ad una
massa critica a rischio costante di esplosione.
Del resto lo sappiamo bene, buona parte delle canzoni dei
Queen sono nate dall’energia sprigionata da scontri, incomprensioni e
autentiche litigate. E’ come se Freddie, Brian, Roger e John avessero bisogno
di misurarsi su un ideale ring artistico primo di raggiungere quei magnifici
compromessi che possiamo ascoltare sugli album della band e nei loro concerti. L’aggiunta
dell’estro creativo di un personaggio gigantesco come David Bowie non può che
aver reso quella formula alchemica ancora più dirompente e instabile, ma
sorretta in perfetto equilibrio da un giro di basso memorabile e da due
prestazioni vocali passate alla storia come pura leggenda.