L’Archivio Degli Dei, di Miriam Palombi, Dark Zone Edizioni


 

Miriam Palombi è un’autrice di enorme talento. È una cosa che si capisce subito leggendo le prime pagine de Le Ossa dei Morti. A colpire, oltre alla qualità della sua scrittura, è la capacità di destreggiarsi con un genere che oggi potrebbe apparire datato, il romanzo gotico, ma che nella scrittura della Palombi torna a vivere con nuove e inquietanti atmosfere, che non tradiscono quello che potremmo definire come “il canone” e che lo rigenerano in una chiave più moderna.

Ma Miriam Palombi è anche una scrittrice che sa sorprendere, perché se avete letto altre sue storie e siete convinti che siano tutte legate in modo quasi esclusivo a Lovecraft e Poe, allora resterete felicemente spiazzati con L’ARCHIVIO DEGLI DEGLI DEI, un racconto che può essere definito come “fantasy-storico”, o “alla Dan Brown”, se preferite.

Forte delle proprie conoscenze (è appassionata di simbologia e storia medievale), con L’ARCHIVIO DEGLI DEI, pubblicato nel 2016 da DARK ZONE la Palombi mette in scena un antico mistero, fatto di libri arcani, esoterismo e tradizioni antiche, radicate in quell’affascinante sottobosco fatto di alchimia e testi che, veri o immaginari, sono passati anche per il vaglio del Santo Uffizio e sui quali, secolo dopo secolo, sono nate teorie cospiratorie e autentiche tradizioni oscure.

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Lo scenario è quello di una Firenze misteriosa e densa di ombre, i cui sotterranei celano enigmi e rompicapi da risolvere, mentre sullo sfondo i protagonisti del romanzo si muovono loro malgrado, segnati da un destino che ne condiziona le scelte, vinti ciascuno in modo diverso dalle proprie ossessioni, assurte a vere e proprie maledizioni.

Tuttavia, come spesso accade con le opere della Palombi, L’ARCHIVIO DEGLI DEI non è un romanzo convenzionale che segue ad ogni costo il plot già segnato da altre opere appartenenti allo stesso filone. Manca, ad esempio, il più classico dei protagonisti, l’uomo tutto d’un pezzo capace di superare ogni avversità sfoggiando sorprendenti doti fisiche oltre che intellettive. E manca un altro elemento ormai tipizzato, quello del rapporto tra i personaggi destinato ad un certo punto della trama a trasformarsi “per forza” in storia romantica.

Elementi come questi sono assenti semplicemente perché non necessari e addirittura dannosi rispetto allo sviluppo della vicenda. Per la Palombi ciò che conta davvero è la storia, con la sua concatenazione di misteri e di tutti gli eventi che questi sono in grado di produrre, mentre i protagonisti sfidano il proprio destino senza il supporto di quei “super talenti” che soprattutto la letteratura americana sembra esigere ad ogni costo (e che spesso sono escamotage buoni per celare trame poco originali).

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Così ne L’ARCHIVIO DEGLI DEI si scopre che in definitiva i veri protagonisti sono i libri e le opere d’arte citate, con tutto quel bagaglio di tradizioni misteriche che la Palombi riesce a raccontare con estrema efficacia, generando nel lettore una vera e propria fascinazione.

In questo senso, in questa specifica dimensione la scrittura di Miriam Palombi va intesa come la più degna erede di quella splendida lezione dettata dai grandi autori del passato, quei narratori rimasti ancora oggi insuperati nella loro capacità di ammaliare e sedurre anche con il racconto degli orrori più indicibili, senza alcun bisogno di ricorrere a quegli “effetti speciali” letterari che oggi vanno così tanto di moda.

Ne L’ARCHIVIO DEGLI DEI c’è una sorta di purezza nel raccontare, una dedizione totale dell’autrice alla storia che genera una sorta di patto con il lettore, che non si sente mai tradito o sviato. E’ l’effetto benefico di una tradizione, quella appartenente ad un tempo in cui lo scopo della scrittura (gotica, horror o fantastica) era quello di raccontare delle storie, delle buone storie, per spaventare e scatenare emozioni, penetrando nell’immaginario collettivo. Una tradizione che, lungi dall’essere vetusta, la Palombi ha saputo rimodellare secondo uno stile moderno e personale, che ghermisce il lettore e gli impone di giungere fino all’ultima riga, quando il mistero finale sarà svelato.

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