BRIAN MAY DICE LA SUA SULL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE



Brian May ha un rapporto di lunga durata con la tecnologia. Come musicista ha avuto l’opportunità di sperimentare ogni sorta di strumento per la creazione della musica dei Queen, spesso riuscendo anche ad andare oltre le possibilità offerte dagli studi di registrazione. E come scienziato ha avuto accesso ai programmi più recenti della NASA per l’esplorazione dello spazio.

Tuttavia Sir May ha anche uno spirito profondamente legato al passato e al bisogno di condividere le emozioni evitando che queste possano essere soffocate dall’uso massiccio della tecnologica. Così, se i concerti dei Queen + Adam Lambert sono certamente all’avanguardia in fatto di effetti scenici, ogni canzone è suonata dal vivo senza l’ausilio di computer, auto-tune e click vari capaci di guidare e spesso soppiantare letteralmente il musicista.

C’è poi il Brian May esperto di fotografia stereoscopica, l’antesignana del moderno effetto 3-D nato e sviluppato in epoca vittoriana, a cui dedica pubblicazioni, mostre e ricerche, convinto che una vecchia fotografia stampata su carta sia immensamente più sincera ed emozionante di qualsiasi ritrovato tecnologico.

Inevitabile che il chitarrista non ponesse la propria attenzione anche sull’Intelligenza Artificiale, divenuta ormai una presenza immanente anche laddove ci pare non sia presente. Articoli di giornale, illustrazioni, copertine di libri e addirittura intere canzoni sono spesso il risultato dell’utilizzo di questa nuova (e ancora misteriosa) tecnologia.

Curiosamente dell’intelligenza artificiale ne sentiamo parlare da sempre, almeno da quando la fantascienza letteraria e cinematografica hanno anticipato ciò che sta accadendo proprio adesso sotto i nostro occhi. L’idea che un’entità creata dall’uomo ma capace di soppiantarne le attività fino ad assumere una vera e propria coscienza di sé è un tema dominante della fantascienza. Un paio di esempi noti a tutti le saghe di Terminator e Matrix che, per quanto estremizzate in funzione dell’intrattenimento cui devono tendere i film, raccontano di come l’AI, da strumento ad uso e consumo dell’uomo, possa diventare qualcosa di ben più rischioso.

Più prosaicamente, se oggi accediamo a Youtube possiamo trovare una quantità enorme di canzoni con la voce di Freddie Mercury ma realizzate con l’AI, capace di ricrearne perfettamente (o quasi) lo stile per adattarla a pezzi che non ha mai nemmeno potuto ascoltare, magari perché usciti dopo il 1991. La domanda è fin troppo ovvia: si tratta di una nuova opportunità o di un pericolo?

Ecco cosa ne pensa Brian May, intervistato sull’argomento dal magazine Guitar Player:

“La mia preoccupazione riguarda soprattutto l’ambito artistico, perché non sappiamo davvero in che direzione l’AI ci porterà. Tra un anno potremmo essere giunti al punto di non riuscire più a distinguere cosa è vero e cosa è stato creato con questo mezzo. Tutto potrebbe diventare molto confuso e forse guarderemo al 2023 come l’ultimo anno nel quale l’essere umano è stato padrone della scena musicale. Una prospettiva che non mi piace e mi rende triste e apprensivo.

Ovviamente ci sono anche degli aspetti positivi. Grazie all’AI credo aumenteranno le possibilità di risolvere molti problemi, ma se dovesse essere applicata ad ambiti come l’economia o la politica c’è il serio rischio che delle persone possano rischiare la propria sopravvivenza, una cosa davvero spaventosa.

Rispetto all’ambito musicale, penso che al momento gli artisti abbiano ancora qualcosa da dire, ma i media attraverso cui farlo sono cambiati e questo genera una sorta di lotta per restare al passo con i tempi. Ma ci sono i giovani e questo è un bene. L’interazione con le generazioni più giovani è un bene e saranno loro a dirci cosa fare. Poi ci siamo noi vecchi musicisti che abbiamo il nostro modo di fare le cose in studio e in tour e collaborando con i giovani sarà possibile combinare il passato e il presente. Ma questo richiede un grande sforzo da parte mia, fosse anche solo per capire come si accede una tv moderna!”

L’approccio di Brian sembra essere in equilibrio tra la curiosità tipica dello scienziato e le preoccupazioni dell’uomo adulto che riesce a vedere oltre le mere implicazioni pratiche di uno strumento ancora tutto da capire. È innegabile infatti che l’AI porti con sé delle valutazioni di carattere etico che non possono essere eluse per troppo tempo. Il rischio è che l’AI sfugga davvero al nostro controllo e il risultato potrebbe essere catastrofico.

A proposito di fantascienza, se vuoi approfondire il rapporto tra la musica dei Queen e questo genere, ti consiglio la lettura di quest’articolo: