Tra poche avrà inizio l'asta di Sotheby's con gli oggetti appartenuti a Freddie Mercury. Dopo la mostra che ha
dato la possibilità ad oltre centomila fans di ammirare da vicino tutto quanto
(o quasi) contenuto a Garden Lodge, il 6
Settembre alle ore 17:30 (ora italiana) sarà il momento in cui il fatidico
martelletto del banditore assegnerà ai nuovi proprietari un patrimonio fatto di
porcellane, mobili e quadri antichi, abiti di scena e testi scritti a mano.
In questi mesi la scelta di Mary Austin è stata analizzata,
vivisezionata, giudicata, compresa o aspramente criticata. L'idea che il
contenuto della casa tanto amata da Freddie finisca nelle mani di anonimi
collezionisti ha suscitato legittimi dubbi, spesso addirittura sconcerto da
parte di chi considera quelle cose un vero e proprio patrimonio dell'umanità .
Una visione dettata dall'amore per Freddie e che in queste settimane ha
generato prese di posizione talvolta andate ben oltre la passione e sfociate
nel tipico (e sgradevole) conflitto da social network.
La sua colpa di Mary? Aver deciso di disfarsi
degli oggetti ereditati da Freddie, monetizzandoli invece di destinarli in modo
permanente ad un museo.
D'altra parte c'è chi ha preferito accettare la
decisione della Austin, consapevole che le ultime volontà espresse da Freddie (ovvero
lasciarle tutti i suoi beni) debbano essere rispettate anche a distanza di
oltre trent’anni dalla sua morte. Donare il proprio patrimonio a qualcuno
significa conferirle il diritto di farne ciò che vuole. È un lascito, una
cessione senza possibilità di vincolare in alcun modo la volontà altrui, a meno
che non si stabiliscano delle specifiche condizioni. Freddie non lo ha fatto.
Con il linguaggio burocratico di un testamento curato in ogni dettaglio ha
nominato Mary Austin sua erede, senza dettare regola particolari che potessero limitarne
le scelte future. Anche l’idea diffusa secondo cui Garden Lodge non può essere
venduta è in realtà un errore di interpretazione: anche la casa, se Mary
volesse, potrebbe essere ceduta a terzi.
Fare testamento in favore di qualcuno è una
decisione talmente personale che nessuno può arrogarsi il diritto di
contestarla, salvo i casi in cui la legge lo consenta. Per questo non ho mai
apprezzato le parti del memoriale di Jim Hutton in cui emerge tutto il suo
malcontento per non essere stato considerato da Freddie così come si sarebbe
aspettato (lo ha fatto, con una certa dose di scaltrezza, accusando Mary di mancanze
nei suoi confronti, ma omettendo di considerare che il comportamento della
donna era legittimato dal testamento). Per questo trovo deprecabili gli insulti
rivolti a Mary, sebbene non condivida la scelta di mettere all'asta anche gli
abiti di scena indossati e i testi scritti a mano. Tutto ciò che appartiene
alla sfera artistica di Freddie meriterebbe davvero di stare in un museo o
comunque in una forma di condivisione permanente.
Tuttavia, dopo aver osservato con curiosità e
una certa dose di emozione le foto e gli innumerevoli video realizzati da chi
alla mostra di Sotheby's c'è stato, sono anche giunto alla conclusione che in
quelle cose la vera essenza di Freddie è ormai svanita. I quadri sono tornati
ad essere ciò che erano un tempo, opere d'arte da collezionare; le porcellane
giapponesi oggetti da mettere assieme nel proprio salotto o in camera da letto.
Anche i vestiti usati per video e concerti non contengono più nulla di Freddie,
se non lo splendido retaggio di cui possiamo godere ammirandoli su uno schermo.
E i fogli con gli appunti per le sue canzoni non sono che frammenti di opere
incise in modo indelebile sugli album dei Queen e, soprattutto, nei nostri
cuori.
In questi anni abbiamo scoperto Garden Lodge e
il suo contenuto non perché Freddie ne abbia mai veramente parlato, ma
attraverso ex amanti ed ex assistenti che sul suo mondo personale hanno
costruito intere carriere (legittimamente: io avrei fatto lo stesso) o momenti
di estemporanea notorietà che nulla hanno aggiunto (e nemmeno sottratto, per
fortuna) alla figura di questo straordinario artista.
Il mio è un punto di vista divisivo, quasi
certamente minoritario, ma non appartengo alla categoria di chi considera la
maggioranza sempre depositaria di una verità assoluta, specie quando di mezzo
ci sono scelte personali, gusti e passioni. La mia visione mi porta a scindere
completamente Farrokh da Freddie, laddove il primo è il timido uomo riservato e
depositario dei propri segreti, l'altro il magniloquente frontman dei Queen.
Quest'ultimo mi appartiene, è ciò che lui stesso ha scelto di condividere con
il mondo. L'altro non potrò mai conoscerlo, né potrò capire quali fossero i
suoi rapporti personali con chi gli stava attorno, Mary compresa. Anzi,
soprattutto lei, amica, amante, compagna di vita, confidente, erede.
E a lei sento di dover tributare massimo
rispetto. Me la immagino mentre si aggira in una casa di cui non ha mai potuto
disporre per davvero, cristallizzata com'era nella personalità di Freddie. Si
sarà guardata attorno centinaia di volte, apprezzando delle cose, detestandone
altre. Ha vissuto con un fantasma Mary, splendido e allo stesso tempo
ingombrante e invincibile. E i fantasmi, per quanto amati in vita, a lungo
andare diventano un fardello insostenibile, che inchioda al passato e impedisce
di proseguire con la propria esistenza.
Mary è rimasta legata a quel magnifico retaggio
custodendolo per oltre trent'anni, proteggendolo dalla morbosa curiosità che
oggi ha trovato libero sfogo nelle sale allestite da Sotheby’s, prima di
accettare un distacco forse radicale, magari per noi incomprensibile, ma che
merita rispetto. Soprattutto da noi fans che da Freddie abbiamo ricevuto il dono
più grande, la sua musica.
Non credo ci serva altro. Non le corone e i
mantelli usati per una manciata di concerti; non i dischi d'oro o i tavolini da
caffè; non la sua tomba da riempire di fiori e peluche, nascosta proprio come
desiderava. Ci dovrebbero bastare solo le sue canzoni, le performance sul palco,
le interviste in cui sorride sornione e i testi che ha cantato e che resteranno
per sempre il nostro patrimonio incedibile, impossibile da barattare. Vi sembra
davvero così poco? A me pare un lascito enorme, infinitamente più grande di una
casa con i suoi arredi e soprattutto meno doloroso di quello spettro che Mary
ha tenuto stretto fino ad oggi, prima di quel definitivo addio impellente,
necessario, carico di nostalgia ma anche di vita che continua.
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Se vuoi
seguire l’asta, potrai farlo con la diretta streaming che Sotheby’s trasmetterÃ
il 6 Settembre a partire dalle ore 17:30 a questo link: