Spiriti Immortalati, di Massimo Centini, Yume Book Edizioni


Prima o poi capita a tutti di restare affascinati dal mondo del paranormale, forse perché in ogni famiglia ci sono storie, più o meno attendibili, che raccontano di fatti misteriosi accaduti in passato con protagonisti parenti e conoscenti. E poi ci sono gli amici, che condividono aneddoti ed episodi curiosi di cui sono stati testimoni, eventi inspiegabili che provocano brividi lungo la schiena e accendono la curiosità.

Fino ad oggi, nonostante gli studi e i tanti approfondimenti portati avanti su più livelli, una risposta univoca sull'esistenza o meno dei cosiddetti fenomeni paranormali non esiste, sebbene nella maggior parte dei casi gli eventi più misteriosi vengano frettolosamente bollati come bufale, errori di interpretazione o vere e proprie messe in scena ai limiti della truffa.

Eppure, è bene ribadirlo, una soluzione al di là di ogni ragionevole dubbio non è stata ancora trovata. Così, credere nel paranormale, in fenomeni come i fantasmi ad esempio resta una scelta audace ma anche possibile, che può essere il frutto di un convincimento intimo, appartenente anche alla sfera della fede o come risultato di uno studio volto alla ricerca della verità.

Anche per questo, leggere un libro come SPIRITI IMMORTALATI può essere un modo estremamente interessante (e serio) di approfondire un tema di per sé spinoso e controverso.

Scritto dall'antropologo MASSIMO CENTINI e pubblicato da YUME BOOK EDIZIONI, “Spiriti Immortalati” non è un “manuale” sui fantasmi, ma un saggio estremamente serio e documentato sulla fotografia spiritica, fenomeno che l'autore analizza dal punto di vista delle proprie competenze accademiche. Un vero e proprio studio antropologico attorno ad un tema che ancora oggi non cessa di suscitare interesse, non solo tra i semplici appassionati ma anche tra gli studiosi che provano a scandagliare e comprendere un mistero che è ancora privo di una soluzione.

Ma perché un libro sulla fotografia spiritica? Che valenza può avere un tema apparentemente così effimero, forse per alcuni addirittura inconsistente?

La spiegazione la offre Massimo Centini attraverso l'elaborazione di uno studio che, partendo dall’evoluzione storica del fenomeno, ne offre una chiave di lettura in senso antropologico, l'unica che può ragionevolmente far emergere contenuti di assoluto valore su una questione così estrema e, per certi versi, lontana da quella che viene comunemente definitiva come “vera scienza”.

Considerare cioè la fotografia spiritica sotto un profilo antropologico significa prendere in esame l'evoluzione culturale che ha ruotato attorno al fenomeno quando ebbe la sua massima espansione, ovvero in pieno periodo positivista. Curiosamente, infatti, è in epoca vittoriana che lo spiritismo ebbe la sua massima diffusione con il proliferare, anche a livello interazionale, di associazioni e gruppi di studio che si prefiggevano l'obiettivo di analizzare i fenomeni paranormali, ritenuti reali e quindi scientificamente misurabili.

Non a caso anche uno dei massimi esponenti del positivismo dell'epoca, Sir Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, si lasciò sedurre dal tema “tradendo” quella che era l'estrema razionalità che connotava il suo personaggio più famoso. Una fascinazione quella per l'esoterismo e, in particolare, per il mondo degli spiriti che il libro pubblicato da YUME BOOK racconta con dovizia di particolari e una ricca documentazione bibliografica.

L'autore tuttavia non abbandona mai lo scopo del trattato, ovvero quello dell'analisi in chiave antropologica, il cui valore risiede soprattutto nella possibilità di comprende anche l'evoluzione del rapporto tra la società dell'epoca prima e di quella contemporanea poi con il mondo degli spiriti o, detto in termini più schietti, con l'aldilà. Perché è questo il tema di fondo di SPIRITI IMMORTALATI: la comprensione di come gli esseri umani si siano rapportati con il regno dell'oltretomba anche al di là del mero approccio religioso.

C'è stato un momento, insomma, nel quale la cultura dominante, quella che considerava il pensiero razionale e la scienza come le uniche guide possibili per la comprensione del mondo, ha inteso occuparsi anche degli spiriti, del mondo oltre la vita e lo ha fatto utilizzando la tecnica che più di tutte si era diffusa tra l'800 e il '900: la fotografia.

Lo strumento fotografico divenne rapidamente il mezzo attraverso cui indagare il mistero degli spiriti perché qualcosa sulle pellicole restava impresso. In molti casi poteva anche trattarsi di sbagli o difetti insiti negli apparecchi o nelle emulsioni chimiche. Tuttavia non mancavano fotografie più enigmatiche, capaci di superare le analisi più accurate e che si rivelavano essere istantanee di un modo fatto di ombre, rimasto nascosto per lungo tempo e che finalmente poteva essere osservato e verificato.

L'idea di immortalare i fantasmi attraverso una macchina fotografica o, comunque, per mezzo di un ritrovato tecnologico non è poi così lontano da ciò che accade ancora oggi. La rete è piena di immagini, video e altri “reperti” che dimostrerebbero l'esistenza di qualcosa ancora tutto da spiegare, creature diafane e sfuggenti che riconduciamo antropologicamente alle anime dei trapassati.

SPIRITI IMMORTALATI prende in considerazione i principali casi di fotografia spiritica, quelli che per lungo tempo hanno animato le cronache di tutto il mondo seducendo, come detto, anche accademici, scrittori e scienziati di indubbia fama.

Il libro illustra le tecniche adottate, gli inganni eventualmente prodotti e soprattutto le conseguenze a livello culturale che credere nella possibilità di fotografare i morti ha avuto sulla società dell'epoca.

La macchina fotografica per Massimo Centini si fa così strumento dalla doppia valenza.

Da un lato mezzo tecnologico in senso stretto che, divenuto improvvisamente accessibile alle masse, assunse anche il ruolo di strumento attraverso cui chiunque poteva raccontare la propria esperienza paranormale (il che ricorda quanto accade oggi con i computer e ancora di più con gli smartphone).

Dall'altro metafora di come l'evoluzione sociale e culturale avviata nel 1800 abbia inteso ricercare ad ogni costo una “verità separata dalla finzione”, che mettesse finalmente da una parte i costrutti legati alle tradizioni più arcaiche e dall’altra fatti oggettivi grazie ai quali comprendere l'aldilà. E ciò accadde con ancora maggior vigore in pieno positivismo proprio perché antropologicamente l'essere umano è portato naturalmente ad indagare gli aspetti più misteriosi dell’esistenza e di ciò che può esserci anche oltre.

Lo spiritismo raccontato in SPIRITI IMMORTALATI è quello che incarnava il tentativo che fu portato avanti nel XIX secolo di conquistare l'invisibile ricercando prove concrete.

Un approccio che forse oggi può apparire risibile ma che, soprattutto a cavallo delle due Grandi Guerre, ebbe anche il merito di riequilibrare il rapporto tra chi sopravviveva e i defunti, garantendo ai primi la possibilità di accedere al regno dell'oltretomba immortalando una testimonianza, una memoria che per quanto effimera era capace di lenire il dolore incolmabile delle tante perdite che la violenza diffusa a livello globale aveva prodotto.

Il libro di Centini non si pone quindi l'obiettivo di dimostrare se le fotografie spiritiche siano reali o meno, ma ne mette in luce il significato culturale, il valore di metafora di un cambiamento a livello antropologico derivato anche dalla diffusione della fotografia, una tecnologia che ancora oggi è forse quella che più di tutti incide sui costumi e sul pensiero collettivo.

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