Roger Taylor, il batterista politico dei Queen




Se c’è una cosa da cui i Queen si sono mantenuti a debita distanza nel corso della loro carriera, questa è la politica. Lo hanno fanno in vari modi, a partire dai temi trattati nelle loro canzoni, che raramente hanno riguardato aspetti che potessero evocare una specifica appartenenza ad una qualche corrente politica.


Il loro voler essere apartitici li ha anche spinti verso scelte che, col senno di poi, si sono rivelate poco lungimiranti. Basti pensare alle contestatissime esibizioni in Sudafrica (trovate un approfondimento QUI), ma anche ai concerti in quei paesi sudamericani che negli anni ’80 erano sottoposti ad autentici regimi dittatoriali.

Tuttavia è indubbio che i Queen non hanno mai assunto una specifica connotazione politica e questo a ben vedere gli ha garantito la possibilità negli anni di esibirsi in paesi dove altrimenti sarebbero stati dichiarati non graditi. Del resto, se tra i loro record c’è anche il primo concerto fatto oltre la cortina di ferra in quel di Budapest, lo si deve anche alla non politicizzazione della loro musica.

D’altro canto, il non essersi mai schierati (salvo che per specifiche questioni più legale all’ambito sociale come nei brani White Man e Is This The World We Created) ha probabilmente attirato quelle critiche da parte di certa stampa (a sua volta schierata) che li ha accompagnati nel corso della loro carriera e che ancora oggi tende ad emergere quando si tratta di valutare alcune scelte del passato.

Poi le cose sono cambiate, soprattutto dopo la morte di Freddie Mercury e il formale “scioglimento” dei Queen. Brian May e Roger Taylor hanno concentrato le proprie energie sulle rispettive carriere soliste e hanno sfruttato in qualche modo la libertà dalla loro “mothership” assumendo posizioni dai chiari connotati politici, magari non dichiarando in modo specifico l’appartenenza ad una certa corrente, ma certamente producendosi in argomentazioni di carattere politico.

Brian May è probabilmente quello oggi più politicizzato. Il suo impegno per la difesa dei diritti degli animali è sfociato inevitabilmente nel muovere determinati passi anche in ambito politico, arrivando anche a sostenere un movimento, il Common Decency (puoi leggerne QUI il manifesto) che pur dichiarandosi equidistante da ogni partito, propone comunque in indirizzo ben preciso di ciò che i governanti dovrebbero fare.

E poi c’è Roger Taylor, che rispetto al compagno di palco, ricorda i vecchi rockers alla Bob Dylan o alla Bruce Springsteen che provano a mettere in musica le proprie invettive sull’attuale situazione politica, tanto del loro paese di appartenenza che a livello mondiale.

Il primo indizio della volontà di Roger di “fare politica” attraverso la musica la ritroviamo già nell’album Strange Frontier (1984) con la riuscitissima cover (superiore anche all’originale) di Masters Of War proprio di Dylan. Un brano nel quale, anche con accenni più improntati all’odio che non al pacifismo, Roger fa sue frasi indirizzare ai “signori della guerra” del tipo “spero che possiate morire presto” o “Gesù non potrà mai perdonare le vostre azioni”.

MASTERS OF WAR


Ma è con l’album Happiness (1994) che ritroviamo il Roger Taylor più politico di sempre. Il disco infatti si apre con il brano Nazis ‘1994 nato sulla scorta del preoccupante fiorire in tutta Europa di movimento neonazisti capaci addirittura di negare l’olocausto (un orrore culturale che purtroppo è approdato fino ai giorni nostri). Il brano subì anche una forma di censura da parte delle radio e dei negozi di dischi che temevano di poter subire rappresaglie dai gruppi neonazisti se avessero esposto o diffuso la canzone.

NAZIS '1994


Ma non solo. Il pezzo Revelations racconta di un viaggio fatto dallo stesso Roger in Ucraina dove la fame e la povertà la fanno da padrone, mentre in Europa e negli Stati Uniti il benessere viene visto dal batterista come l’ostentazione di ingiusti privilegi. 

REVELATIONS




Dai chiari connotati politici è anche Dear Mr Murdoch, dedicata al proprietario dei tabloid News Of The World e The Sun e di Sky, visto da Roger come il rappresentante di quella classe imprenditoriale che definirà anni dopo come “i gangsters” del mondo.

DEAR MR MURDOCH (NUDE MIX)


Con Electric Fire (1998) Roger sposta la propria attenzione verso temi più sociali, in particolare con la bellissima Surrender in cui affronta il tema della violenza domestica sulle donne, anche questo purtroppo rimasto di drammatica attualità fino ai giorni nostri. Lo stesso può dirsi per il brano Say It’s Not True (poi rielaborato dai Queen assieme a Paul Rodgers per l’album The Cosmos Rocks del 2008), che tratta in modo esplicito il tema dell’HIV.

SURRENDER


Dello stesso album fa parte anche la cover di Working Class Hero. Il brano scritto da John Lennon diventa l'occasione per Roger di cantare un altro tema che resta di forte attualità anche ai giorni nostri: quello del mito di una società in cui tutti sono uguali che, in realtà, cela l'intendo di rendere tutti schiavi delle convenzioni e, quindi, del mercato che oggi definiremmo globale.


WORKING CLASS HERO


La politica ritorna prepotentemente con il brano The Unblinking Eye. Uscito nel 2009 come brano indipendente da un album e poi rieditato per Fun On Earth (2014), si tratta del personale manifesto di Roger attraverso il quale “denuncia” in maniera esplicita il governo inglese per il proprio coinvolgimento nella guerra in Afghanistan. Soprattutto Roger volle sottolineare la scomparsa delle “canzoni di protesta”, quelle alla Bob Dylan tanto per cambiare, che una volta avevano il potere di puntare l’attenzione sulle storture del mondo, portando le coscienze collettive ad una maggiore sensibilizzazione verso la povertà e la guerra.

THE UNBLINKING EYE (EVERYTHING IS BROKEN)


In tempi più recenti, dopo aver affrontato un argomento profondamente introspettivo come il tramonto di sé in Journey’s End, Roger ha pubblicato a sorpresa il brano Gangsters Running This World. A cavallo tra le atmosfere proprio di Journey’s End e di brani come Loneliness e Be My Gal, con questa nuova canzone Roger racconta il mondo attuale, fatto di “indici di mercato che salgono e fanno guadagnare pochi”, mentre la maggior parte delle persone vivono tra la paura e la disperazione.

Del resto il pensiero politico e sociale di Roger è indirizzato proprio alla denuncia di quel divario, che in maniera sempre più profonda, sta separando i popoli dai loro governanti e da quella manciata di imprenditori che, proprio come dei gangsters, predano le risorse ma anche i sogni e le speranze della gente comune.


GANGSTERS ARE RUNNING THIS WORLD