I musicisti non sono tutti uguali. Alcuni, spesso
inconsapevolmente, sono destinati a lasciare una traccia indelebile, una sorta
di insegnamento mistico capace di mutare il mondo della musica, generando
qualcosa di nuovo, fatto di tecnica e soprattutto di emozioni. Paul Motian appartiene certamente a
questa meravigliosa categoria.
Nato a Filadelfia nel 1931, Motian è ricordato ancora oggi come uno dei batteristi jazz più influenti di sempre e sebbene siano passati
ormai dieci anni dalla sua morte, gli album e lo stile inconfondibile che ha
portato sia sul palco che in studio sono punti di riferimento imprescindibili.
Il valore di Motian sta anzitutto nell’aver eletto la
batteria a qualcosa di più dello strumento con il quale “si tiene il tempo”,
che pure rappresenta l’anima della musica stessa. Di fatto la musica è il
tempo, che viene di volta in volta scomposto e ricomposto nella miriade di
possibilità con le quali i musicisti riescono a giocare.
A questo enorme artista, che meriterebbe di essere
conosciuto anche al di fuori della cerchia elitaria del jazz, è dedicato L’ARTE ZEN DI SUONARE LA BATTERIA,
scritto da RAUL CATALANO e
pubblicato da ARCANA EDIZIONI.
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Il titolo del libro, a cavallo tra biografia e saggio, è
quanto mai indicativo delle intenzioni con le quali Catalano ha scelto di
raccontare Motian, non solo cioè dal punto di vista del magnifico batterista,
un innovatore del suo strumento e un precursore del jazz che verrà, ma anche dalla
visuale assai particolare e originale delle implicazioni filosofiche che il suo
essere artista ha comportato.
Il cuore del’arte di Motian era la curiosità, che lo
spingeva a restare in costante ricerca di un suono o di una collaborazione con
altri musicisti da cui potesse nascere un’interazione nuova e inaspettata, in
un costante fluire di idee e ispirazioni che spingeva il batterista verso ritmi
e melodie innovative.
L’ARTE
DI SUONARE LA BATTERIA è strutturato in tre parti. La prima racconta la vita e i momenti
salienti dell’esistenza di Motian, una vera e propria biografia che offre al lettore una visione assai completa e
affascinante non solo del batterista ma anche della storia del jazz, che Motian
ha attraversato anche grazie alle tante collaborazioni di cui è stato fautore
sia dal vivo che in sala di registrazione.
La
seconda parte del saggio è invece dedicata alla musica
prodotta da Motian, che Catalano analizza e scompone, mettendo in luce gli
aspetti più tecnici, quasi fosse una sorta di “guida all’ascolto” capace di orientare anche l’ascoltatore meno avvezzo
al jazz che desidera però accostarsi con pazienza e gioia ad un mondo sonoro affascinante.
La
terza parte è invece interamente dedicata alla “filosofia di Motian”, dove Catalano
prende in considerazione lo stile del batterista ma anche il suo modo di
intendere la musica e ne rapporta alcuni elementi ai concetti base della filosofia zen.
La spiegazione che offre l’autore è allo stesso tempo
semplice e suggestiva: il filosofo non è solamente colui che elabora erudite
teorie, ma anche chi ha il coraggio nel proprio ambito di andare
controcorrente, percorrendo strade nuove e per certi versi pericolose. Ma non
solo. Anche l’improvvisazione, di cui Motian è stato un autentico maestro, ha
le sue implicazioni filosofiche, così come la capacità di interagire con altri
musicisti spingendoli in direzioni che nemmeno loro sospettavano di poter
percorrere.
Del resto, uno degli elementi che identificano chiaramente
il grande musicista consiste proprio nella sua capacità di tradurre in musica
la propria concezione della vita, dei rapporti umani e del suo stare nel mondo,
quasi che la concatenazione delle sette note diventi un diario all’interno del
quale il musicista racconta, descrive, mette in scena se stesso.
Così, tanto il modo di suonare di Motian che il suo
approccio alla composizione vengono analizzati da Catalano sotto la luce del
ragionamento filosofico, il che porta a svelare una vera e propria “filosofia
zen” di cui Motian è stato portatore inconsapevole e che tra le pagine del
libro trova perfetta e credibile spiegazione.
Un libro interessante, arguto, ben scritto e capace di
incuriosire sia l’appassionato di jazz che il nuovo ascoltatore o magari anche
chi è in cerca di chiavi di lettura capaci di andare oltre il solco di un
disco, nella convinzione che la musica non è mai solamente intrattenimento,
almeno quando a suonarla è un grande musicista come Paul Motian.
Il libro si chiude con una raccolta di intervista
rilasciate all’autore da alcuni dei musicisti che hanno collaborato con Motian
e che nel loro complesso restituiscono un affresco interessante ma anche
divertente della personalità del batterista.
IL
LIBRO.
Paul Motian è stato un batterista unico e atipico. Ha
attraversato da protagonista tutte le stagioni del jazz al fianco di musicisti
quali Bill Evans, Keith Jarrett, Paul Bley, Gary Peacock, Charlie Haden, Lee
Konitz, Joe Lovano, Bill Frisell, Tim Berne. Negli ultimi anni di carriera ha vestito
i panni del talent scout portando alla ribalta musicisti come Chris Potter,
Joshua Redman, Steve Cardenas, Jakob Bro, Kurt Rosenwinkel.
L’obiettivo di questo libro è analizzare e descrivere lo
stile di Motian, tanto dietro i tamburi quanto in sede compositiva, ma anche il
pensiero musicale, le influenze e le particolarità della sua musica che
continua a esercitare su di noi un fascino mistico, ineffabile.
L’AUTORE.
Raul
Catalano è nato a Reggio Calabria nel 1988. Suona la batteria fin
da quando aveva appena sei anni e dal 2008 ha intrapreso un ricco percorso di studi
sia musicali che filosofici che lo hanno portato a conseguire la laurea in
Filosofia e il Diploma di Secondo Livello in batteria e percussioni jazz.
È coinvolto in numerosi progetti musicali e workshop
dedicati all’insegnamento della batteria e può vantare una notevole esperienza sia
live che in studio accanto ad artisti jazz di levatura internazionale.
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