“Hai vissuto la tua vita come una candela esposta al
vento, che non sapeva mai a chi aggrapparsi quando iniziava a piovere e avevi
bisogno di un riparo”. Sono queste le parole che canta Elton John in Candle In
The Wind, il brano scritto nel 1973 e dedicato a Norma Jean Baker, in arte
Marilyn Monroe.
Con la tipica sensibilità del poeta, Sir Elton ha colto
perfettamente la natura della fragile Diva Marilyn, la cui fiamma ha davvero
brillato in una notte di tempesta, prima di spegnersi irrimediabilmente, ma
solo per generare qualcosa di ancora più grande e duraturo: una leggenda!
Perché questo è
Marilyn Monroe ancora oggi, una delle poche leggende a cui attribuire
concetti come “immortalità ” e “icona” appare addirittura riduttivo rispetto
alla grandiosità del personaggio.
Eppure, dietro la magnificenza di una figura così unica,
entrata di diritto nell’immaginario collettivo e nella cultura popolare globale
di ogni epoca, si nasconde la tragedia di una donna, anzi di una ragazza che
nessuno è stato in grado di comprendere e che molti hanno sfruttato fino alle
più tragiche conseguenze.
La complessità della sua esistenza e soprattutto quella
psicologica sono raccontati nella biografia MARILYN MONROE: VOGLIO SOLO ESSERE MERAVIGLIOSA di ALESSANDRO RUTA, pubblicata da DIARKOS EDITORE.
Forte della sua esperienza come giornalista per Mediaset
e La Gazzetta Dello sport, Ruta ha costruito un racconto solidissimo, incentrato
su una narrazione scorrevole e documentata, nella quale è soprattutto la figura
di Norma Jean ad essere protagonista, mentre la Marilyn stella di Hollywood è
vista quasi come una maschera indossata dall’attrice, ad uso e consumo di quel
mondo nel quale ha sempre desiderato abitare ma che, di fatto, l’ha sempre
respinta.
La storia di Marilyn la conosciamo ormai piuttosto bene.
Nata in una famiglia altamente disfunzionale, fin da ragazzina ha compreso che
l’unico modo per elevare la propria condizione era quello di sfruttare la propria
bellezza, coltivando però la speranza (e l’ambizione) di poter un giorno essere
riconosciuta anche per i propri meriti e valori.
La Monroe, infatti, contrariamente all’immagine che dava
di sé sul grande schermo, amava la lettura e la cultura in generale e ha sempre
ricercato, anche nelle sue relazioni umane, figure che le facessero un po’ da
padre, un po’ da mentore, proprio per poter superare quella condizione iniziale
di “ragazzotta venuta fuori dal nulla”.
Il libro di Alessandro
Ruta segue le vicende di Norma/Marilyn letteralmente passo dopo passo,
concentrandosi in particolare sul suo percorso artistico e sulle figure che
hanno gravitato attorno all’attrice e che in qualche modo ne hanno condizionato
l’esistenza, purtroppo quasi sempre in negativo.
Ecco quindi che questa biografia diventa qualcosa di più
del solito libro su Marilyn Monroe, proprio perché l’autore ha voluto
approfondire figure chiave come quelle Joe Di Maggio e di Arthur Miller (due
dei suoi ex mariti), senza dimenticare i medici e i presunti insegnanti di
recitazione che a più riprese si sono insinuati nella vita della Diva,
accentuando quel processo autodistruttivo che pure la Monroe sembrava avere giÃ
scritto nel proprio destino fin dalla nascita.
E poi c’è l’ottima descrizione del periodo storico nel
quale la Monroe ha vissuto, l’America a cavallo tra gli anni ’40, ’50 e ’60. Un’epoca
che viene considerata mitica proprio perché Hollywood diede il meglio di sé
portando alla ribalta nomi rimasti ancora oggi indimenticabili ma che,
tuttavia, nascondeva ipocrisie di ogni genere.
L’autore inoltre offre uno spaccato anche della realtÃ
sociale e politica dell’America di quegli anni, resi complessi dalle tensioni
dovute alla Guerra Fredda, al Maccartismo (la cosiddetta “caccia alle streghe”
rivolta nei confronti di presunti filo-comunisti) e alle pulsioni indotte dal
cambiamento nei costumi in atto e di cui, a suo modo, la stessa Marilyn fu
protagonista.
L’insieme di tutti questi elementi, rendono la biografia
pubblicata da DIARKOS una bella
testimonianza di un’epoca che non c’è più ma che è ancora parte integrante
delle nostre esistenze, basti pensare all’universalità di una figura come
quella della Monroe, complice anche l’aver legato il proprio destino ai
Kennedy.
Quest’ultimo aspetto, quello delle relazioni clandestine
intrattenute dall’attrice sia con JFK che col fratello Bob, sono raccontate da
Ruta con estrema delicatezza e a debita distanza da tutte le illazioni che
hanno inciso sulla vicenda. Non c’è spazio in questa biografia per nulla che
non sia la cronaca di quel periodo (non mancano anche alcuni articoli di
giornale tratti dalla stampa italiana dell’epoca), mentre vengono lasciate da
parte quelle teorie del complotto che oggi vanno così di moda ma che nulla
aggiungono alla comprensione della figura di Marilyn Monroe.
Il ritratto che emerge dalla lettura del libro è quello
di una donna nella quale coesistevano due personalità ben distinte: da una
parte la star affamata di gloria e considerazione; dall’altra la fragile
ragazza in costante ricerca di quell’equilibrio che le fu sempre negato, anche
a causa delle proprie debolezze e scelte personali. La conclusione, una
tragedia che come spesso accade, ha consegnato Norma Jean all’Olimpo delle
figure immortali, quelle che nessuno, nemmeno a distanza di decenni, potrà mai
dimenticare né smettere di ammirare.
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