Se siete quel tipo di fan che ama conoscere proprio tutto
dei propri idoli o semplicemente avete letto qualche biografia dedicata a Freddie Mercury, i nomi di Thor Arnold e Lee Nolan vi risulteranno familiari. Peter Freestone nella sua
Biografia Intima cita entrambi a proposito del periodo newyorkese vissuto dal
cantante dei Queen all’inizio degli
anni Ottanta.
In quel periodo la band avevano finalmente fatto breccia
nel mercato statunitense piazzando al vertice delle classifiche due pezzi come Crazy Little Thing Called Love e Another One Bites The Dust. I
conseguenti tour (non i primi in USA ma certamente i più importanti in termini
di esposizione mediatica e successo di pubblico) sancirono la nascita di un
vero e proprio amore tra i Queen e gli Stati Uniti, di breve durata certo, ma
anche intenso e significativo.
LEGGI LA RECENSIONE DE LA BIOGRAFIA INTIMA DI PETER FREESTONE
La scoperta del “Nuovo Mondo” fu per Freddie anche l’occasione
di sperimentare una realtà più frivola e libera rispetto all’ambiente inglese, dove
la grande notorietà e l’accanimento della stampa gli impedivano di muovere un
passo senza il conseguente lancio scandalistico o l’assedio dei fan.
In particolare con New York Freddie costruì un legame
talmente intenso da avervi dimorato spesso, circondandosi da un entourage (ma
qualcuno forse userebbe il termine “codazzo”) fatto di personaggi sempre pronti
a rispondere alle sue chiamate e a supportarlo nelle notti di folli e negli interminabili
divertimenti, tra gay club, discoteche e circoli privati.
A quella cerchia americana appartenevano anche Thor
Arnold e Lee Nolan, veri e propri sopravvissuti di una stagione divenuta
leggendaria anche grazie ai tanti racconti (veri e presunti) che nel tempo
hanno riempito pagine di giornali, libri e anche le tante discussioni tra i fan
in giro per il web.
Esperienze che, è bene dirlo, non appartenevano al
Freddie artista ma all’uomo e sulle quali (almeno per chi vi scrive) l’interesse
dovrebbe fermarsi sulla soglia del rispetto di una privacy che lo stesso
cantante ha sempre tentato di preservare. Al contempo, è innegabile che
conoscere il vissuto di un artista è anche un elemento essenziale per
comprenderne le opere. Ben vengano quindi nuovi libri capaci di raccontare
qualcosa di Freddie, a patto che si tratti di operazioni compiute sul terreno
del massimo rispetto e del rigore delle fonti, al di là degli evidenti scopi
commerciali.
LEGGI: COME I QUEEN CONQUISTARONO, PERSERO E INFINE RITROVARONO GLI STATI UNITI
Non sappiamo ancora a quale categoria appartenga il libro
di Arnold/Nolan, annunciato in uscita per ora solo negli Stati Uniti, dopo che
per diverso tempo lo stesso Thor ne aveva anticipato la pubblicazione in
occasione di una campagna di crowdfunding.
Su Amazon.com è online una breve sinossi che spiega il contenuto del libro:
“Gli anni dal 1980 al 1993, un'epoca che chiamiamo i
giorni di New York, sono l'ultimo pezzo sconosciuto del puzzle che fu la vita
di Freddie Mercury.
In effetti, il film Bohemian Rhapsody ha praticamente
saltato questo momento importante della sua vita, passando dal 1980 al 1984 in
forse quindici o venti secondi. I miei amici Lee Nolan, Joe Scardilli e John
Murphy erano ansiosi di incontrare Freddie quando tornò nel 1981 dopo che
l'avevo incontrato per la prima volta nel 1980.
Freddie e il suo fedele assistente, Peter Freestone,
hanno apprezzato il nostro gruppo e desideravo moltissimo farne parte. A quel
tempo, molti dei residenti di New York, di Long Island e del New Jersey
conoscevano la musica dei Queen ma non erano in grado di riconoscere i membri
della band. Freddie si sentiva libero e adorava assolutamente questo anonimato così
impossibile in Europa.
Di recente si era fatto crescere i baffi, si era tagliato
i capelli, indossava jeans e magliette e si era adattato perfettamente alla
cultura gay di New York: sembravamo tutti uguali! Freddie amava essere solo
"uno dei ragazzi.
Sfortunatamente, John e Joe sono morti. Lee e io,
tuttavia, continuammo a restare amici fino ad oltre il 1986 quando fummo
invitati più volte nell'amata Garden Lodge di Freddie nel cuore di Londra.
Lee è stato un fotografo costante e ha conservato molte di
quelle immagini, che non sono mai state viste prima e che sono contenute nel
nostro libro. Una delle ultime cose che Freddie ha ripetuto a Lee durante la
nostra ultima visita, nel giugno del 1991, è stata "fai funzionare queste
foto per te, tesoro!".
Così il lettore potrà vedere delle splendide foto di
Freddie, fuori dal palco e immerso nel mondo reale. Vedrà momenti di
divertimento e l’eccitazione sul suo viso per ogni pagina.”
Queste dunque le premesse di Freddie Mercury In New York, Don’t Stop Us Now di Thor Arnold e Lee
Nolan, 102 pagine, edito da Page Publishing.
Come sempre, ogni giudizio resta sospeso in attesa della lettura, anche se il numero piuttosto ridotto di pagine e la sinossi online lasciano immaginare che possa trattarsi di un libro fotografico (dovrebbe contenerne oltre 50) corredato da didascalie. Lodevole inoltre la circostanza che il 5% dei profitti che deriveranno dalla vendita saranno destinati al Mercury Phoenix Trust.