Mettete per una volta da parte i Queen, ma soprattutto i più moderni strumenti tecnologici per creare effetti speciali. Recuperate lattice, cartapesta e gommapiuma. Sedetevi comodi e fate attenzione alle ombre che vi circondano. Mostri, spettri, creature orribili e serial killer sono pronti a saltarvi addosso e l’unica cosa che vi resta da fare è urlare. E poi ricominciare a leggere il Dizionario del cinema horror americano anni ‘70 di Alberto Pallotta!
Si intitola L’Esorcista
e i suoi Fratelli (Ultra Edizioni), perché il film girato nel 1973 da
William Friedkin è giustamente ritenuto il capostipite di un nuovo modo di fare
cinema che negli anni Settanta, soprattutto in America, ha avuto la sua massima
espressione, influenzando buona parte degli horror che sarebbero stati prodotti
da quel momento in poi.
In effetti gli anni Settanta hanno segnato un radicale
mutamento dei gusti del pubblico e, quindi, anche del modo di portare sul
grande schermo storie e tematiche horror. I mostri “classici” come Frankenstein
e Dracula vengono messi da parte o reinventanti per proporre qualcosa di nuovo
e di ben più oltraggioso, pellicole che provano a raccontare l’orrore,
radicandolo nelle tensioni sociali che all’epoca agitavano gli Stati Uniti ma
anche buona parte del mondo occidentale.
Se una volta il punto di partenza era il fantastico con
tutto il suo campionario di visioni e creature, negli anni Settanta il cinema (non
solo americano) inizia a raccontare la follia dell’essere umano, la violenza e
le innumerevoli devianze di cui è al contempo vittima e artefice.
Gli anni Settanta sono il decennio in cui nascono generi
e filoni arrivati fino a noi, come gli slasher movie, le storie di case
infestate capaci di far impazzire i propri abitanti, senza dimenticare
l’infinito campionario di animali che, solitamente a causa di qualche
esperimento nucleare, subiscono indicibili trasformazioni, ovviamente tutte
destinate a mietere vittime umane.
ULTRA EDIZIONI
Ma gli anni Settanta non furono solo la culla cui in cui
presero vita capolavori come l’Esorcista, lo Squalo, Halloween e Duel. Accanto
a pellicole seminali e iconiche come queste, sono stati prodotti una miriade di
film votati al tentativo di emulare e perseguire i filoni iniziati dai grandi
autori come Spielberg, Romero, Craven. I risultati, inutile negarlo, sono stati
quasi sempre improponibili, al limite del plagio e connotati da soluzioni
tecniche oltre che di sceneggiatura davvero risibili.
Eppure, nel loro insieme, costituiscono un vero e proprio
patrimonio per tutti gli appassionati di cinema horror che desiderano approfondire
e riscoprire un modo più artigianale ma anche estremamente libero di raccontare
sul grande schermo le inquietudini dell’essere umano, le paure più recondite,
le fantasie più estreme.
Questa lunga premessa è di fatto la spiegazione di cos’è
il Dizionario messo assieme da Alberto
Pallotta, classe ’66, saggista di lungo corso e critico cinematografico tra
i più competenti e apprezzati, che per Ultra
Edizioni ha realizzato un libro imperdibile e talmente esaustivo che forse
avrebbe meritato l’appellativo di Enciclopedia (come peraltro fatto, sempre per
Ultra, con il doppio volume dedicato ai b-movies di fantascienza, di cui vi
parlerò molto presto).
Il libro è strutturato con schede sinottiche che, accanto
alle locandine di tutti i film (una presenza grafica davvero apprezzabile e
significativa), riportano i dati tecnici di ogni pellicola, con l’indicazione
del regista, dello sceneggiatore (con l’eventuale richiamo al libro da cui è
tratto il lavoro), i vari tecnici che hanno collaborato alla realizzazione e,
ovviamente, il cast con i relativi personaggi.
Seguono poi le sinossi critiche nelle quali Pallotta,
senza mai “spoilerare” i finali del film trattati (anche questo un aspetto che
non può che trovare grande apprezzamento nel cinefilo più esigente), riesce a
raccontare la trama di ogni pellicola in modo efficace, sottolineando anche i pregi
e le pecche del girato e tutti gli elementi che in qualche modo possono far
considerare un film come significativo o evitabile.
Non una critica asettica dunque, ma piuttosto un’analisi
professionale che non rinuncia anche all’esposizione di un punto di vista più
personale dell’autore che, oltre che del critico, veste anche i panni del
semplice appassionato che ha realmente visto i film di cui scrive.
In più, il Dizionario di Pallotta può anche essere visto
come un saggio sull’intera stagione cinematografica di cui si occupa, dalla cui
lettura è possibile approfondire modi di fare cinema che oggi non esistono più,
come le proiezioni da drive-in e il circuito grindhouse.
Infinito poi l’elenco di generi e sotto-generi
rappresentati in ordine alfabetico dai film presi in considerazione da Pallotta.
Si va dai capolavori qui già citati a pellicole mai uscite dai circuiti più
regionali, passando per i film rivitalizzati in formato vhs o dvd e quelli
recuperabili su Youtube.
Un viaggio affascinante, spaventoso ma anche divertente
che grazie a Pallotta e a Ultra Edizioni
può essere fruito attraverso una lettura che non è mai didascalica e che, anzi,
diverte, appassiona e fa venire voglia di scoprire, scheda dopo scheda, quale
sia il prossimo film in programmazione.
Alla fine ciò che resta è un volume da tenere sempre a
portata di mano, per capire meglio il cinema contemporaneo, le cui radici
affondano proprio in quella particolare stagione americana. O magari semplicemente
per lasciarci coinvolgere da storie che non vorremmo mai vivere per davvero, ma
di cui abbiamo bisogno per provare quel brivido liberatorio che ci cattura ogni
volta che al cinema si spengono le luci in attesa che l’orrore abbia inizio.
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