Le
fotografie sono dotate di una specie di magia. Guardarle
significa ritrovare antiche memorie e rivivere sulla propria pelle le emozioni
dei momenti cristallizzati dall’obiettivo, come se quel frammento di esistenza
fosse sfuggito alla frenesia del tempo che scorre e avesse acquisito il dono
della ripetizione all’infinito. È ciò che cerchiamo di ottenere ogni volta che
afferriamo il nostro cellulare per immortalare quel momento che consideriamo
troppo prezioso perché venga smarrito, alterato o addirittura dimenticato.
Peter
Hince è stato un uomo molto fortunato. Ha compreso l’importanza
della fotografia, quella fatta di scatti rischiosi perché irripetibili e di
soluzioni chimiche per la stampa, collezionando una serie di immagini memorabili, spesso uniche. Ma la sua più
grande fortuna è stata quella di poter utilizzare la propria macchina
fotografica al cospetto della più grande
rock band di tutti i tempi.
E a noi, che la sua esperienza accanto a Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e
John Deacon possiamo solo immaginarla, ha concesso l’opportunità di esserne
partecipi condividendo ormai da qualche anno buona parte del suo meraviglioso archivio e dei tantissimi
ricordi legati alla sua vita di roadie tuttofare e di fotografo al seguito
della band.
I viaggi estenuanti in giro per il mondo, le settimane
trascorse al chiuso di angusti studi di registrazione. E poi le conferenze
stampa, gli atti preparatori in vista di un’esibizione, ma anche i momenti più
conviviali e quelli in cui magari le cose non andavano esattamente come avrebbero
dovuto. Lo sguardo di Hince ha osservato
il mondo dei Queen da una prospettiva unica e privilegiata, grazie
soprattutto alla fiducia di cui è stato destinatario, in particolare da parte
di Freddie e John, per i quali era un vero e proprio assistente.
Peter ha raccontato “le
sue storie con i Queen” in varie interviste e soprattutto
nell’autobiografia Queen Unseen. Più recentemente ha messo a disposizione il
materiale fotografico collezionato, dagli
esordi della band e fino all’ultimo fatidico concerto al Knebworth Park del
1986, per dare vita ad una mostra
itinerante in giro per l’Italia, ancora una volta per offrire ai fans l’opportunità di essere da quella parte dell’obiettivo dove
tutti saremmo voluti essere almeno una volta nella vita.
Alla mostra ha voluto aggiungere il libro Queen Uncovered pubblicato da Il Castello Editore, un volume di grande formato e curatissimo in
ogni dettaglio, capace di rappresentare una sorta di archivio della
memoria, ben più potente in termini emozionali di qualsiasi biografia. Del
resto la storia “canonizzata” dei Queen è ormai ben nota e sono proprio le fotografie i mezzi attraverso cui è ancora possibile scovare
racconti inediti, dettagli, curiosità e soprattutto l’atmosfera di un’avventura
musicale senza eguali.
Queen
Uncovered ha una caratteristica importante da sottolineare. È uno di quei libri che difficilmente
possono restare relegati su uno scaffale. Lo spirito del fan ha bisogno
costante di essere alimentato con nuove emozioni e gli scatti di Hince,
accompagnati dalle sue parole, somigliano a quei racconti che non ci si stanca
mai di ascoltare, pur conoscendone perfettamente la trama e i personaggi.
Le
fotografie di Hince sono atipiche perché, pur rappresentando la
band in momenti convenzionali, lo fanno da prospettive
e angolazioni sempre particolari, riuscendo a colpire anche quando sono
connotate da una certa imperfezione, proprio perché raccontano istanti fugaci e irripetibili, nei quali è possibile cogliere
una spontaneità che raramente gli
artisti offrono pubblicamente. Senza contare che anche le foto più studiate
e tecnicamente ineccepibili sono comunque dominate dal bisogno di andare oltre
il personaggio (specie per quel che riguarda Freddie) per provare a cogliere
l’umanità che si cela sempre dietro uno sguardo e una posa ammiccanti.
Pubblicare un libro fotografico come questo non è mai
facile. Le immagini hanno bisogno di
essere riprodotte con estrema cura e presentate al lettore in una veste
accattivante che non ne snaturi l’essenza. Aspetti come il formato, i materiali
e l’impaginazione sono determinati per la creazione di un prodotto editoriale
che sia all’altezza di ciò che contiene e, in questo caso, della storia stessa
dei Queen, oltre che del talento di Hince.
Il
Castello Editore ha fatto un lavoro straordinario, riuscendo a cogliere
perfettamente ciò che le fotografie di Peter meritavano, ma
anche ciò che noi fans desideriamo da un volume come questo, che non può e non deve essere solamente “un
libro” ma un contenitore di emozioni intense, le stesse che ci colgono ogni
volta che ascoltiamo una canzone dei Queen o riguardiamo un loro concerto. Così
con Queen Uncovered accade di sfogliare
ogni pagina e di lasciarsi andare a sincere esclamazioni di sorpresa e gioia,
anche quando si tratta di scatti che conosciamo già da tempo. Merito di una resa grafica eccellente, che garantisce
le medesime sensazioni che si possono provare visitando la mostra.
Ci sono poi i
racconti di Hince, qualcosa di più di semplici didascalie, che nel loro
complesso rendono il libro ancora più
interessante e vicino ad una biografia per immagini che ripercorre la
storia dei Queen secondo un ordine cronologico ben preciso, che segue l’esperienza dell’ex roadie e quindi anche
l’evoluzione della band, i grandi successi discografici, i concerti epocali
e i video. Il tutto impreziosito da quella specie di magia che forse non
sappiamo definire pienamente, ma che accompagna la musica dei Queen e rivive
anche attraverso queste pagine per un tempo infinito, lo stesso concesso agli
spiriti immortali.
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