Ci sono libri che sono qualcosa di più di semplici raccolte di fogli rilegati, da leggere frettolosamente per poi finire tra la polvere di uno scaffale, dimenticati e irrilevanti. La loro natura è quella di oggetti preziosi, di scrigni ricolmi di gioielli, da custodire gelosamente e da riguardare all'infinito, per riempirsi gli occhi e il cuore della loro bellezza.
GLI STORICI SCATTI DI NEAL PRESTON, ovvero l'archivio selezionato delle sue memorie fotografiche dei tanti anni trascorsi accanto ai Queen, è proprio quel tipo di libro, prezioso ed emozionante, destinato ad essere sfogliato ogni volta che un fan della band ha voglia di rivivere la storia musicale che ama di più.
Viviamo nell'epoca dell'immagine, in cui le fotografie sono entrate tra le nostre abitudini quotidiane, qualcosa di cui ormai fruiamo inconsapevolmente e senza darvi la giusta considerazione. Le foto, complice anche la smaterializzazione indotta dagli smartphone e dal web, non hanno più quel carico emotivo di un tempo, quando si restava in trepidante attesa dello sviluppo di un rullino e la pubblicazione di libri fotografici era salutata come l'occasione imperdibile di entrare in possesso di qualcosa di unico.
Al contrario, un libro come quello scelto dai Queen per celebrare i 50 anni dalla loro nascita, ha il merito di restituire alla fotografia la sua giusta valenza, il suo significato più potente ed autentico. Tra queste pagine la rievocazione del passato diventa qualcosa di più di un semplice esercizio nostalgico. Le tante foto collezionate da Neal Preston riaccendono emozioni, donando ai ricordi una nuova luce e trasformando in sfavillante presente ciò che i tanti nuovi fan dei Queen non conosco ancora.
Il libro di Preston, pubblicato in Italia da RIZZOLI LIZARD in un'edizione fedelissima a quella originale, è arrivato sulla mia scrivania all'inizio di un pomeriggio di fine Dicembre, a pochissimi giorni dal Natale, consegnato da un corriere infreddolito ma sorridente, forse consapevole di aver appena messo tra le mie mani qualcosa di davvero importante.
Troppo emozionato per considerarlo un regalo da scartare la Notte di Natale, ho aperto rapidamente la busta gommata e ho soppesato il libro appena arrivato, godendo del suo peso, primo segno rivelatore di tutto il suo valore.
Poi, vincendo il desiderio di sfogliare ogni pagina, di immergermi immediatamente tra tutte le fotografie che sapevo conteneva, sono rimasto ad ammirarne la copertina, lasciando che le dita potessero scorrere lungo la sua superficie per cogliere le scritte e il logo argenteo dei Queen incisi in rilievo, un'esperienza tattile prima ancora che visiva, ennesima caratteristica unica di un libro capace di emozionare prima ancora di essere aperto.
Curiosamente per la copertina non è stata scelta una foto dei Queen, ma una tratta dai loro concerti argentini del 1981. In primo piano, schierati con tanto di armi pronte a scattare, c'è un gruppo di poliziotti che si guardano attorno guardinghi, gli stivali affondanti nell'erba di un campo da calcio. Sullo sfondo, oltre la porta che per una sera non sarà preda di nessun calciatore, il pubblico pronto a cantare le canzoni dei Queen. Un'immagine altamente evocativa, perfetta per spiegare subito quale sia l'intento del libro, ovvero prendere per mano il lettore e trasformarlo nello spettatore di un concerto che sta per iniziare. E, in sottofondo, pare quasi di poter avvertire il boato della gente, la tensione crescente, l'estasi dello show che sta per iniziare.
Quel primo incanto viene però superato dal desiderio, ormai impellente, di sollevare il sipario di carta e argento. Così il lettore viene accolto dalle prime pagine con l'introduzione firmata da Roger Taylor e Brian May che assieme a Preston hanno selezionato le foto da un archivio gigantesco. Entrambi i musicisti sottolineano il rapporto di profonda fiducia e amicizia che hanno instaurato con il fotografo, che con questo libro diviene anche il depositario di una memoria storica collettiva, non più relegata agli archivi dei Queen.
Nelle pagine successive inizia il racconto, fatto di immagini soprattutto ma anche di parole. Preston spiega come sia arrivato a rivestire il ruolo di fotografo al seguito della band durante i tour a partire dal 1977 e fino al 1986, di fatto i momenti live più importanti non solo per i Queen ma per la storia stessa della musica rock e pop.
Attraverso la sua macchina fotografica Preston ha avuto il privilegio di poter osservare Freddie, Brian, Roger e John non solo durante le esibizioni sul palco ma anche nei backstage e nei momenti preparatori in vista dei concerti. Le immagine più famose, quelle che conosciamo tutti e che col tempo sono diventate vere e proprie icone riconoscibili anche da chi dei Queen sa ben poco, si alternano a scatti inediti o comunque più rari, istantanee attraverso le quali il lettore diventa anche spettatore diretto di quei momenti.
La grande qualità delle fotografie e della stampa, unita al formato del libro, garantiscono un'esperienza altamente immersiva, tanto che in alcune foto si ha letteralmente la sensazione di precipitare all'interno di scene che prendono vita, una meravigliosa rievocazione di una stagione musicale irripetibile e troppo preziosa per non essere conosciuta anche dai più giovani.
Va anche riconosciuto il grande talento di Preston che con la sua macchina fotografica non si limita a immortalare ciò che ha di fronte. Il risultato dei suoi scatti non è mai banale, ma costantemente orientato alla ricerca “di quel momento iconico” da rendere immortale, duraturo nel tempo. Le fotografie contenute nel libro sono il perfetto risultato della tecnica messa al servizio delle emozioni, al fine di esaltarle, dilatandone il significato affinché possa essere colto anche dal lettore a distanza di interi decenni. Sono, in definitiva, le foto che ognuno di noi avrebbe voluto fare ai Queen se mai avesse potuto godere del privilegio di stare accanto a loro fuori e dentro il palco.
I Queen, lo sappiamo e lo conferma lo stesso Preston, erano (e sono ancora oggi) dei perfezionisti. Nei loro show nulla è lasciato al caso ed ogni elemento viene considerato essenziale per la buona riuscita di un concerto. Anche un elemento apparentemente di contorno come la presenza di un fotografo veniva considerata importante, nonostante di per sé non avesse alcun collegamento diretto con l'esibizione vera e propria. Ma a Preston è stato affidato un compito ben più ampio del semplice fotografo. A lui è stato conferito l'onere di testimoniare l'essenza stessa dei Queen, da catturare in quei momenti che il pubblico delle grandi arene e degli stadi difficilmente avrebbe potuto cogliere.
Ecco quindi che il libro assume un significato ancora più ampio per noi fan, perché ci regala il privilegio più ambito, quello di essere là dove le cose accadono, in un percorso fotografico che è anche un continuo stimolo sensoriale. Anche per questo, quando si voltano le pagine e ci si ritrova all'improvviso di fronte ad una fotografia, non si può fare a meno di restare sorpresi, di saltare sulla sedia mentre le labbra si schiudono per sottolineare tutta la sorpresa, l'emozione che deriva non dal vedere delle immagini, ma dall'esserne in qualche modo parte integrante.
Così ci si ritrova al fianco di Freddie Mercury che dà un ultimo ritocco al suo make-up prima di guadagnare l'ingresso del palco. E siamo costretti a farci un po' da parte mentre Brian e John accordano i loro strumenti e lanciano sguardi ammiccanti all'obbiettivo di Preston. E non c'è da meravigliarsi se mentre restiamo affascinati da certe immagini possiamo anche sentire Roger che si esibisce in qualche gorgheggio per riscaldare la voce prima che lo show abbia inizio. Perché tra le pagine di questo libro tutto sta accadendo nel preciso momento in cui lo sfogliamo. È la storia dei Queen che torna a vivere, a farsi presente, finalmente ripulita dalla polvere del tempo e della nostalgia.
E poi si abbandonano i camerini, giunge l'abbraccio del pubblico, le luci del palco proiettano i loro fasci tutt'attorno per mettere in mostra le pose plastiche di Freddie, lo sguardo concentrato di Brian che fa ruggire la sua Red Special, la precisione senza eguali della ritmica disegnata da John e Roger. Si sta accanto a loro, si respira la stessa atmosfera carica di elettricità , si resta inghiottiti dal fumo che invade il palco e si prova l'irresistibile desiderio di lasciarsi abbracciare dalla folla e di cantare, concerto dopo concerto, un momento storico dopo l'altro.
Gli Storici Scatti di Neal Preston è anche il primo fuoco d'artificio lanciato per festeggiare i 50 anni di carriera dei Queen e un passo così importante non poteva che essere affidato ad un prodotto di enorme qualità , che non si limitasse ad essere semplicemente una raccolta di fotografie. Doveva rappresentare soprattutto un regalo per tutti i fan, sia quelli di lungo corso che desiderano rievocare ogni volta la magia del passato, sia per tutti coloro che si sono scoperti innamorati dei Queen più di recente e vogliono poter ripercorrere la storia della band secondo una modalità scintillante e vitale, capace di trasformare il passato in un presente tutto da ammirare.
Se l'obiettivo è raggiunto non è solo merito di Preston e della sua capacità di scattare fotografie dense di significato. Riconoscimenti vanno tributati anche alla RIZZOLI LIZARD che ha saputo comprendere il senso di questa pubblicazione, impegnandosi nel portare in libreria un volume di enorme qualità e fedele all'edizione inglese.
Si poteva optare per delle scelte a ribasso, sia in termini di qualità dei materiali che nel formato, ma questo avrebbe depotenziato il catalogo fotografico di tutti quegli elementi che invece riescono a far apparire come inedite anche le immagini più conosciute. In una fase storica di grande sofferenza per l'editoria (una condizione ben precedente al Covid), l'aver portato in Italia un volume di così grande pregio è un merito da sottolineare, anche come linea guida per tutte le future pubblicazioni che volessero seguire lo stesso percorso.
Come detto, il libro è un enorme archivio della memoria, un ingranaggio che, una volta messo in moto, conduce il lettore sugli stessi passi fatti da Preston per avvicinarsi ai Queen con professionalità e discrezione, gli elementi che hanno certamente determinato una sua così lunga collaborazione con la band. E, sebbene il suo impegno sia iniziato solo nel 1977, la lunga permanenza fino al Magic Tour gli ha permesso di immortalare anche le evoluzioni, i progressi, i cambiamenti di stile operati dal gruppo per diventare sempre più grande.
Pagina dopo pagina si rievocano gli show americani che sul finire degli anni '70 anticipavano quell'enorme successo che sarebbe poi arrivato con il nuovo decennio e i grandi eventi live negli stadi sudamericani, vere e proprie avventure logistiche oltre che musicali. Fino ad arrivare a quelle esibizioni universalmente conosciute, prima fra tutte quella sul palco del Live Aid, letteralmente un patrimonio dell'umanità , nonché la rappresentazione più alta di quale possa essere il potere della musica sulle masse. La conclusione è affidata invece alle immagini tratte dal Magic Tour del 1986, ancora una volta con Wembley protagonista e l'ultimo leggendario concerto perduto di Knebworth Park.
Importanti anche i testi contenuti nel libro, scritti dallo stesso Preston per mettere in luce non solo i rapporti umani instaurati con i Queen e lo staff, ma anche per sottolineare a più riprese l'enorme professionalità che la band imponeva a se stessa. Una costante ricerca della perfezione, perseguita anche al fine di ottenere il massimo da tutti i propri collaboratori, per arrivare ad offrire al pubblico il miglior concerto della loro vita.
Il libro di Preston, sembra seguire proprio quell'impostazione voluta dai Queen. Eleganza, cura dei dettagli, qualità dei materiali. Tutto è pensato per donare le emozioni che solo i fan di questa magnifica band possono conoscere e comprendere.
Alla fine, quando anche l'ultima pagina è stata voltata e l'ultima fotografia ha svelato un frammento di storia, si desidera solo che lo spettacolo ricominci, ancora una volta e poi un'altra ancora, con la certezza che questo è un libro che non potrà mai restare chiuso troppo a lungo.
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