Da qualche anno il fumetto è al centro di un dibattito tra chi vorrebbe smarcarlo dal suo ruolo tradizione per portarlo allo stesso livello del libro (ritenuto superiore) e chi invece insiste affinché continui ad avere una propria autonoma collocazione e dei valori di riferimento specifici.
Soprattutto l’avvento delle cosiddette graphic novel ha spinto
verso l’alto la considerazione che pubblico e critica hanno del fumetto,
passato da una visione quasi fanciullesca (quante volte avete sentito dire “i
fumetti sono roba da bambini”?) ad una percezione più matura, capace di vedere
nel mondo delle nuvole parlanti qualcosa di più del semplice intrattenimento
per i più piccoli.
Il fatto stesso che il dibattito non abbia ancora trovato
una definitiva soluzione, dimostra che siamo al cospetto di un fenomeno in
evoluziokne che merita grande attenzione. Sottovalutarlo e ridurlo al classico
giornaletto da gettare via appena finita la lettura comporterebbe la perdita di
una vera e propria forma d’arte che merita rispetto, attenzione e la giusta
collocazione in una dimensione culturale che vanta ormai decenni di costante
evoluzione.
Del resto a parlarvi oggi di fumetti è un estimatore che
da anni colleziona Dylan Dog e che non disdegna di perdersi nel divertente e
mai banale mondo a colori di Topolino e dei suoi compagni di avventura, senza
dimenticare gli eroi americani come l’Uomo Ragno e Batman. Sono tutti
ordinatamente collocati accanto alle centinaia di libri che adornano gli
scaffali della stanza da cui scrivo, quasi a voler inconsciamente dare a
entrambi il medesimo valore ma senza dimenticarne le differenze.
Inevitabile dunque il mio interesse per la biografia-fumetto scritta da Dario Moccia,
disegnata da Tuono Pettinato e pubblicata da Rizzoli Lizard che, con il
titolo di We Are The Champions,
racconta con immagini e parole e con uno stile assolutamente originale vita e
opere dei Queen e in particolare di Freddie Mercury.
Realizzare un fumetto del genere è un’operazione assai
rischiosa. La caratterizzazione dei personaggi, così amati e conosciuti dal
pubblico può generare ostilità e incomprensione. Condensare in un testo necessariamente
minimale una storia privata e musicale durata anni può produrre salti temporali
e omissioni capaci di far storcere più di qualche naso.
Affrettiamoci quindi col dire che We Are The Champions è abilmente sfuggito a tutte le trappole elencate,
riuscendo nella non facile impresa di aggiungere alla già lunga schiera di
biografie dedicate ai Queen e a Freddie un prodotto fresco, innovativo e anche
parecchio divertente. Merito dello stile
adottato da Tuono Pettinato, un autore capace di rappresentare con la giusta
dose di ironia sia Freddie che gli altri protagonisti della storia dei Queen,
senza però mai scadere nella caricatura. Certo, i tratti somatici sono
inevitabilmente accentuati, ma non si ha mai la sensazione che lo scopo sia
quello di eccedere, ma solo di offrire al lettore una visione allegra, ironica
ma pur sempre rispettosa.
Sorprendente
anche la parte testuale, che riesce a sfuggire al limite imposto dalla
dimensione fumetto. La lettura di We Are The Champions non ha
nulla di didascalico e, anzi, è molto più vicina alla narrazione in senso
stretto, con una storia che viene raccontata sì per sommi capi ma con una giusta
dose di approfondimento, grazie anche all’uso di alcuni intermezzi nei quali,
tra un capitolo e l’altro, i due autori si fanno protagonisti del volume e
raccontano qualcosa in più dei Queen e della loro musica.
Da sottolineare che anche i momenti che necessitavano di
maggiore serietà sono raccontati con uno stile che pur non rinunciando ad una
ironia di fondo, riesce a mantenere il fumetto ben distante dalla
superficialità e, anzi, si rivela addirittura commovente nei capitoli finali.
Il risultato è un prodotto adatto sia ai più giovani che
stanno iniziando solo ora a conoscere questa meravigliosa storia musicale, ma
anche a chi sa già tutto dei Queen e desidera ripercorrerne la carriera con una
modalità diversa dalla solita biografia fatta di date e opinioni personali
sugli album.
Con We Are The
Champions il divertimento è assicurato per tutte le oltre 120 pagine che
ospitano le tavole e i testi, il tutto arricchito da una buona dose di folle
ironia. Uno stile che a Freddie Mercury sarebbe sicuramente piaciuto.
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