Spike
Edney è una rockstar atipica. Non è conosciuto dal grande pubblico, ma se
provate a nominarlo davanti a un fan dei Queen vi stupirà dicendovi che lui,
Spike, è il quinto componente della band.
Edney
si è guadagnato l’ambito titolo letteralmente sul campo, suonando con i Queen
prima e, successivamente, con le varie incarnazioni della band con il “+”,
passando per la leggendaria performance al Live Aid e tantissime
collaborazione, tra cui anche quella con i Cross di Roger Taylor. Da tempo
inoltre Spike porta avanti un progetto musicale chiamato SAS Band (SAS sta per “All
Star Spike” Band), con cui porta in scena un vasto repertorio di cover assieme
ad artisti di fama internazionale. E più di recente ha fondato nell’area
desertica di Joshua Tree uno studio di registrazione all’avanguardia, a
proposito del quale ha dichiarato che spera diventino “gli Abbey Road del
deserto”
In
occasione dell’intervista rilasciata al sito KESQ.COM, Spike ha ricordato
quando, ancora negli anni ’70, suonava nei bar e nel frattempo seguiva il
crescente successo dei Queen.
"Mi sono
ritrovato a pensare: Dio, cosa ci vuole per diventare una grande band come
quella?".
La
risposta è arrivata una decina d’anni dopo quando, nel 1984, Spike incontrò
Gerry Stickells, all’epoca tour manager dei Queen. I due fecero subito
amicizia, tanto che Gerry gli propose un lavoro.
"Mi disse: Va
bene, lunedì prossimo voli a Monaco e incontri la band. E io gli risposi: Beh,
cosa succede se non gli vado bene? . La sua risposta fu serafica: Martedì
tornerai a casa! Ma per fortuna non è successo.”
Del lavoro con i Queen, Spike ricorda soprattutto che erano tutti
e quattro dotati delle rispettive opinioni, che difendevano strenuamente, come
si vede anche nel biopic, anche se poi di solito l’ultima parola era di Freddie
Mercury.
E,
a proposito del Live Aid, Spike ha detto:
"Essere stato su
quel palco al Live Aid e poi vedere come lo hanno ricreato per il film, mi ha
dato una bella scossa.”
Del
resto si potrebbe dire che senza Spike Edney è probabile che i Queen non si
sarebbero mai esibiti nel “juke-box globale”. Il tastierista, infatti,
conosceva già Bob Geldof avendo suonato nei suoi Boomtown Rats. Edney quindi
fece da vero e proprio collegamento tra gli artisti e favorì certamente l’accordo
che infine portò Freddie e soci sul palco.
"Anche se su
Bohemian Rhapsody posso notare alcuni stravolgimenti nella trama rispetto ai
fatti così come sono accaduti, non posso negare che la storia raccontata nel
film e l’interpretazione di Rami nel ruolo di Freddie sono state fantastiche.”
Spike ha più volte dichiarato di aver apprezzato la maggior parte
del film e di considerarlo come un'opera d'arte piuttosto che un documento
storico. Ha ricordato almeno tre tentativi di realizzare il film in
passato in occasione dei quali è stato anche interpellato, ma nella versione
finale, il suo personaggio non è stato incluso. Sarebbe dovuto apparire in una
sequenza temporale degli anni '80 che però alla fine non è stata inclusa, come
del resto accaduto ad altre scene rimaste inedite.