I miei anni con Freddie Mercury: parla il co-autore del libro Tim Wapshott




Il grande pubblico ha imparato a conoscere Jim Hutton attraverso Bohemian Rhapsody. Il film, pur non avendo concesso alla sua figura moltissimo spazio, ha comunque raccontato l’importanza del suo legame con Freddie Mercury.


Jim è stato il compagno che ha amato e accudito Freddie fino agli ultimi istanti della sua vita. Per certi versi può essere visto come il raggiungimento di quell’amore che lo stesso Freddie ha ricercato, anche attraverso le sue canzoni, e che per buona parte della propria esistenza gli è sfuggito, tanto da apparirgli spesso irraggiungibile.

Eppure, nonostante il sentimento che legava i due, alla fine Freddie ha attribuito a Mary Austin il ruolo più importante. Lo ha fatto attraverso le sue ultime volontà, che hanno reso l’ex commessa di Biba l’erede principale dei beni del cantante.

È difficile valutare le ragioni che hanno spinto Freddie a compilare in un determinato modo il proprio testamento. Nelle ultime volontà confluiscono tutta una serie di emozioni e di necessità pratica che qui è bene non indagare, soffermandoci piuttosto sulla soglia del grande rispetto che si deve a chi non c’è più.

Ma da quel momento qualcosa nell’animo di Jim Hutton deve essere cambiato. Non l’amore verso Freddie certamente, ma di sicuro in lui si è sviluppato il desiderio di raccontare al mondo il rapporto condiviso tra i due tra il 1985 e il 1991. Per farlo scelse di affidarsi (nel 1994) ad un libro, una sorta di autobiografia scritta con il supporto del giornalista Tim Wapshott.

Intitolato Mercury and Me (tradotto in italiano in I Miei Anni con Freddie Mercury, edito da Mondadori), il libro ripercorre gli anni vissuti da Jim con Freddie a partire dal loro primo incontro. Sul libro ho pubblicato una mia personale recensione che potete leggere nel link qui in basso.



Mercury and Me è un libro controverso, che nel tempo ha diviso le opinioni dei fans e, in alcuni casi, ha attirato una serie di accuse (molte delle quali infondate) e mistificazioni. Ma, al di là delle opinioni personali, è innegabile che tra le pagine del libro aleggi il bisogno estremo di Jim di palesare il proprio punto di vista, il ruolo che ebbe nella vita di Freddie, togliendosi al contempo i proverbiali sassolini dalla scarpa, indirizzandoli soprattutto nei confronti di Mary Austin.

Di recente il giornalista Tim Wapshott, considerabile a tutti gli effetti come il co-autore del libro, ha rilasciato al sito russo queenrocks un’intervista nella quale ha chiarito alcuni aspetti del lavoro che ha svolto con Jim per dare vita alla biografia.

Wapshott ha spiegato di aver conosciuto Jim grazie ad un amico comune. La sua prima impressione è stata di avere di fronte qualcuno in cerca di un modo per accettare la perdita di una persona amata. Probabilmente è proprio da questa legittima necessità che nasce Mercury and Me. Wapshott infatti spiega che l’idea del libro è nata proprio da Jim, convinto che in questo modo avrebbe potuto alimentare la catarsi di cui aveva bisogno per superare il dolore.

Per la scrittura del libro i due hanno scelto la forma dell’intervista, divenuta una sorta di flusso di coscienza durante il quale Jim ha parlato in modo diretto e onesto della propria relazione con Freddie. Al giornalista è toccato soprattutto il compito di fare le domande giuste e di mettere poi ordine a tutto il materiale raccolto, seguendo un ordine cronologico e dando poi al testo la necessaria forma letteraria.

Wapshott ricorda come per Jim fosse stato traumatico vivere l’esperienza di avere la stampa in agguato giorno e notte attorno a Garden Lodge mentre Freddie affrontava la propria battaglia contro la malattia. E per lui ovviamente ricordare momenti drammatici, come la morte del compagno (avvenuta tra le sue braccia) non è stato affatto semplice. Il giornalista ha comunque chiarito che alla fine nel libro ha trovato spazio tutto il materiale raccolto e che quindi non vi sono particolari omissioni tra ciò che è stato pubblicato e le interviste che ha raccolto.

Tra i tanti interrogativi sollevati dal libro nel corso del tempo, Wapshott ne ha chiariti un paio particolarmente controversi.

Anzitutto ha spiegato che Jim non ha mai pensato che Freddie sia stato in qualche modo costretto a dichiarare la propria malattia. E ha confermato che né lui né Jim hanno mai subito da parte dei Queen o dei famigliari di Freddie alcuna forma di pressione o di minaccia di azioni legali. Anzi, al giornalista capita di incontrare Brian May in occasioni pubbliche e con lui i rapporti sono assolutamente cordiali.

Wapshott ha anche incontrato Freddie di persona, in occasione di una delle tante feste che si sono svolte a Garden Lodge. Lo ricorda come un ottimo anfitrione, ma anche come una persona timida. E sul rapporto tra il cantante e la stampa, ha spiegato che a suo avviso Freddie non ha mai voluto affrontare il tema della propria sessualità perché non desiderava condividere un tema così intimo con gli orribili tabloid inglesi.

Infine, il giornalista ha manifestato apprezzamento per Bohemian Rhapsody e per il lavoro svolto dall’attore Aaron McCusker nella sua interpretazione di Jim Hutton, che ritiene abbia funzionato perfettamente, anche se la cronologia del loro incontro e altri fatti descritti nel film non corrispondono alla realtà.

Soprattutto ha spiegato che nelle ultime conversazioni avute con Jim prima della sua morte (avvenuta il 1° Gennaio del 2000), ha colto in lui un senso di serenità che non era stato in grado di raggiungere finché aveva vissuto a Londra. Ma nella sua casa a Carlow, in Irlanda, aveva finalmente trovato la pace, lontano dai riflettori e dalla stampa. E forse, possiamo aggiungere, anche grazie ad un libro che, pur essendo frutto di una visione personale e quindi di parte, ha avuto il merito di raccontare un pezzo di vita di Freddie Mercury con un sentimento d'amore innegabile.