La musica dei Queen è fatta, fin dagli esordi della
band, di contaminazioni sonore e continui rimandi a generi e stili differenti.
Forse fu per questo che, almeno agli inizi, venissero paragonati ai Led
Zeppelin, la cui influenza fu certamente innegabile ma non l’unica. Negli album
del gruppo, infatti, si trovano riferimenti ai Beatles, gli Who, Hendrix, la
musica classica e mille altre cose, mai utilizzate come semplici rifacimenti ma
come tributi e, il più delle volte, vere e proprie rielaborazioni generate da
uno stile e una sensibilità unici. Prendete, ad esempio, Crazy Little Thing
Called Love, scritta nel 1979 da Freddie Mercury: quante volte è stata definita
come “una canzone in perfetto stile Elvis Presley”?
Proprio oggi, 5 Ottobre, nel 1979 il brano veniva
dato alle stampe come singolo che anticipava il nuovo album The Game e fu
subito rivoluzione. Perché i Queen fino a quel momento avevano realizzato
canzoni molto più complesse, dalle sonorità stratificate e suggestive, tutti
aspetti che con Crazy Little Thing Called Love vennero rimossi in favore di una
semplicità che aveva ed ha ancora oggi i toni della freschezza, senza tuttavia
rinunciare alla voglia di sperimentare.
Il brano venne concepito a Monaco, in una fase della
carriera della band davvero importante. Dopo un decennio trascorso a costruirsi
una reputazione, non solo in studio ma anche dal vivo, i Queen avevano
definitivamente superato le problematiche finanziarie degli esordi e tanto il
pubblico quanto la critica (quest’ultima, per la verità , a fasi alterne) li
consideravano ormai tra i gruppi rock più importanti della scena musicale, col
proprio nome scritto nella storia grazie a capolavori come Bohemian Rhapsody.
Detto in altri termini, tra il ’79 e il 1980 i Queen potevano considerarsi a
buon diritto arrivati su quella vetta tanto desiderata.
A quel punto, anche alla luce degli evidenti
cambiamenti nel panorama musicale dell’epoca, due erano le scelte percorribili
con l’inizio del nuovo decennio: restare ancorati al proprio passato,
producendo album e tour che rispecchiassero l’immagine costruita fino a quel
momento, oppure ripartire da zero, sfruttando la voglia di progredire e
reinventarsi. Inutile dire che i Queen scelsero la strada più complessa e,
proprio per questo, affascinante, decidendo di “rifondare” la band, quasi che
il 1980 dovesse costituire una sorta di anno zero. Via, quindi, il bando nei
confronti dei sintetizzatori, assunzione di un nuovo produttore (il tedesco Reinhold
Mack) e addirittura un cambio di look. Gli anni ’80 dovevano conoscere i nuovi
Queen e al diavolo il glorioso passato.
Fu una scelta non solo estetica. Anzi, gli aspetti
visivi, a partire dai capelli corti e dai baffi di Freddie Mercury, furono la
naturale conseguenza dei nuovi stili sonori verso cui la band si proiettò con
entusiasmo, anche grazie all’aiuto di Mack, desideroso almeno quanto i Queen di
sperimentare, soprattutto in sala di registrazione. Di fatto assieme
costruirono un nuovo sound e Crazy Little Thing Called Love ne fu un esempio
perfetto.
L’origine della canzone è, allo stesso tempo, storia
e mito, perché con i Queen è facile che la narrazione dei fatti diventi
leggenda. Tutto avvenne a Monaco, in una vasca da bagno profumata nella quale
Freddie giocava a fare la “diva”. L’ispirazione avvenne all’improvviso, un
semplice ritornello che pretese di sgorgare e rimbalzare tra le pareti
ricoperte di piastrelle. Un impulso creativo irresistibile, che fece sobbalzare
Freddie e schizzare schiuma tutt’attorno. Per fortuna quella sera non era da
solo nella stanza d’albergo e a raccogliere le sue invocazioni fu Peter Hince, roadie dei Queen e autore
del libro Queen Unseen nel quale racconta questo incredibile episodio, ormai
consegnato ai posteri come perfetto esempio di genesi creativa:
“Fred
canticchiava e tamburellava con le dita sul bordo della vasca da bagno”,
ricorda Hince. “Pronunciava ad alta voce alcune note e poi all'improvviso mi
sentii chiamare con urgenza. Portami la chitarra, presto, mi urlò Freddie al di
là della porta del bagno. Riemerse dalla doccia ancora gocciolante, con
l'asciugamano avvolto attorno alla vita e dopo aver attraversato il salotto mi
prese lo strumento dalle mani e iniziò a suonarlo pizzicando le corde con le
dita. Poi decise che non si poteva aspettare oltre e pretese di radunare il
resto della band e i tecnici dei Musicland Studios per incidere quel capolavoro
che oggi conoscono tutti”.
Fu un momento davvero particolare dunque, nel quale Freddie Mercury rivela l'impeto dettato
dalla necessità di dare immediatamente vita all'ispirazione. È lui stesso a
descrivere la genesi di Crazy Little Thing Called Love in occasione di una
delle sue rare interviste dell'epoca, rilasciata al magazine musicale Melody
Maker:
“L'ho
scritta mentre ero in bagno. Mi ci vollero cinque o dieci minuti e la provai
alla chitarra, uno strumento che non so suonare benissimo. Ma questo limite fu
un bene credo, perché mi costrinse a pensare al brano entro un perimetro ben
definito, dettato dai pochi accordi che conoscevo. È una buona forma di
disciplina. Non potevo sbizzarrirmi troppo e proprio a causa di questa
restrizione scrissi un buon pezzo, credo.”
E' evidente come la volontà di Freddie, e poi del
resto della band, fosse in quel periodo quella di limare e semplificare la
costruzione delle proprie canzoni, senza per questo rinunciare alla qualità del
proprio sound. Era un tentativo per certi versi già iniziato con News Of The
World, ma con Crazy e poi l'album The Game i Queen dimostrarono di aver
acquisito una maggiore consapevolezza delle proprie intenzioni. Anche le
modalità con cui fu registrato il singolo confermano la volontà dei Queen di
cogliere l'aspetto più estemporaneo e genuino delle proprie composizioni. Una
volta raggiunto lo Studio infatti, ecco cosa avvenne:
“Freddie,
Roger e John incisero la base del brano mentre io ero in giro per Monaco”,
ha spiegato Brian May ricordando
quei giorni. “Quando sono tornato in
studio ho trovato la canzone praticamente già finita così mi sono limitato a
incidere un paio di riff di chitarra, peraltro usando una Fender Telecaster (di
Roger, ndr) e non la mia solita Red Special. Fu un modo diverso per me di
lavorare perché non avevo mai usato quel tipo di chitarra, né l'amplificatore
Mesa Boogie, ma il risultato alla fine è stato positivo”.
Inevitabilmente la versione finale della canzone
ricorda lo stile di Elvis Presley e
lo stesso Freddie scelse di cantarla in un modo che ricorda davvero il Re,
scomparso nel 1978. Del resto i Queen hanno sempre amato quel genere e non è da
escludere che più o meno consapevolmente Freddie abbia pensato a Crazy proprio
come un omaggio al cantante scomparso da poco. La cosa interessante, ma qui
entriamo nell'ambito del mito, è che la storia di questo singolo pare si sia
intersecata anche con la vicenda artistica di John Lennon. Secondo alcune fonti ben informate dell'epoca infatti,
sembra che Lennon, una volta sentita Crazy Little Thing Called Love, fu
stimolato verso il ritorno alla scrittura. Il risultato fu l'album Double
Fantasy, il cui stile riverbera di quelle atmosfere anni '50 e '60
rintracciabili nel singolo dei Queen.
Ma il mito di Crazy Little Thing Called Love non si
fermò ai solchi del vinile, ma divenne anche un video promozionale realizzato
dalla band assieme al regista Dennis
DeVallance, i cui contenuti furono ancora una volta antesignani di ciò che
sarebbe avvenuto di lì a poco nel mondo della musica.
I quattro membri della band si presentano davanti
alle telecamere vestiti completamente di pelle e Freddie ammicca di continuo
attorniato da un gruppo di ballerini, una trovata scenica diventata ormai
consuetudine in tutti i video musicali contemporanei. E, sebbene in quelle
immagini Freddie non sfoggi ancora i suoi proverbiali baffi, appare evidente
che il cambio di stile si è ormai compiuto e che dei Queen anni '70 resti ben
poco, con buona pace di tutti coloro che all’epoca provarono a rifiutare il
cambio di rotta.
È difficile stabilire se si trattò di una vera e
propria rottura con il proprio passato o sei Queen operarono piuttosto
un'evoluzione, a quel punto resa inevitabile dalle trasformazioni che stavano
radicalmente mutando lo scenario musicale internazionale. Di certo Freddie e
soci seppero cogliere le numerose opportunità che un cambio di stile poteva
portare, primo fra tutti l'acquisizione di nuove fette di pubblico, meno
propense ad apprezzare le costruzioni barocche degli anni '70 ma più inclini ad
entusiasmarsi con pezzi pop, essenziali ma non per questo meno validi. Proprio
la capacità di intercettare le mode prima ancora che diventassero tali è stato
un tratto costante della musica dei Queen e Crazy Little Thing Called Love ha
rappresentato la perfetta sintesi tra ciò che avevano acquisito nel passato e
tutto quanto erano pronti a creare nell'immediato futuro.
Naturalmente il brano conquistò il pubblico,
diventando un successo internazionale e raggiungendo la vetta della classifica
dei singoli più venduti anche negli Stati Uniti, aprendo di fatto la strada ai
Queen verso l’America, assieme a un altro pezzo estratto da The Game: Another
One Bites The Dust. Entrambe le composizioni riuscirono a fare breccia in un
mercato notoriamente diffidente per tutto ciò che proviene dal Vecchio
Continente, garantendo ai Queen una popolarità che, nonostante le difficoltÃ
sopravvenute a metà anni Ottanta, perdura ancora oggi.
In più, Crazy Little Thing Called Love divenne un
punto fermo delle setlist di tutti i tour successivi dei Queen, compresi anche
quelli che Brian May e Roger Taylor hanno realizzato con Paul Rodgers e Adam
Lambert nelle incarnazioni della band successive al 1991.