N.B. Questa intervista
anche se pubblicata su Guitar World nel 2015, risale a 4 anni fa.
"Scusami, la mia
testa prende ci mette un po' a mettersi in marcia", dice
Brian May, sottolineando la frase con una risatina mentre inizia a
rimuginare sulla storia dei Queen Il 63enne (oggi ne ha 68)
chitarrista parla dolcemente, cercando di rispondere alle domande nel
modo più esauriente possibile. Brian May ha un'aria da accademico.
Quando era ancora un ragazzo ha frequentato l'illustre Imperial
College di Londra, fino a quando non decise di abbandonare gli studi
e un futuro promettente nel campo dell'astrofisica per dedicarsi
completamente ai Queen. Si stima che la band abbia venduto in tutto
il mondo dai 150 a 300 milioni di album. Ma qualunque sia la cifra
esatta, di sicuro quella di intraprendere la carriera musicale è
stata una mossa intelligente per la carriera di un cosmologo in erba.
Nel 1971 il bassista John
Deacon si è unito ai Queen, completando così la formazione assieme
a May, al batterista Roger Taylor e al cantante Freddie Mercury. Nel
corso dei successivi due decenni sono diventati la perfetta rock band
da stadio. Mercury ha sapientemente lavorato con folle enormi,
sostenuto da una sezione ritmica granitica che mescolava lo sfarzo di
Taylor e l'anonimato intenzionale di Deacon. Da parte sua May,
immediatamente riconoscibile sia per la sua montagna di capelli ricci
e per il sound unico della sua Red Special fatta in casa, borbottava
tranquillamente tra sé mentre cercava di realizzare alcuni dei più
memorabili riff del storia del rock.
Il concetto di
grandiosità era applicato a tutto ciò che facevano i Queen,
comprese le feste, animate da ragazze seminude, senza dimenticare la
leggenda dei nani con in testa vassoi colmi di cocaina: "Ho
amato il lato sociale della nostra carriera e c'era un sacco di
divertimento nel fare le cose che nessuno aveva fatto prima",
dice May. "Ma c'era una parte di me stesso molto più
privato. Guardando indietro, penso di essere stato un po' troppo
solitario, ma d'altra parte forse così ho mantenuto la sanitÃ
mentale."
Nel 1991, all'età di 45,
Freddie Mercury è morto a causa di una broncopolmonite causata
dall'aids Sei anni più tardi John Deacon si è ritirò dalla vita
pubblica, lasciando May e Taylor da soli, così come avevano iniziato
nel 1968 quando suonavano in una band chiamata Smile. Quest'anno
ricorre il 40° anniversario del gruppo e nell'ambito delle
celebrazione, i 15 album dei Queen vengono ripubblicati in edizioni
deluxe rimasterizzate (il riferimento è ai cd della Universal. A
Settembre di quest'anno invece gli album verranno ristampati in
vinile nel box The Complete Studio Album Vinyl Collection, ndt). "Sono
abbastanza emozionato, in realtà ", dice May. "E' davvero
un bel po' di lavoro, credo. Ci sono un sacco di piccoli interventi
che sono stati fatti per portare questi album più vicini
all'esperienza dei vinili originali. Sai, quando per la prima volta
apri un LP e senti quel particolare odore. Purtroppo non riusciamo a
rifare anche quello ancora, ma stiamo cercando di avvicinarci il più
possibile a quel suono. E' un progetto affascinante".
Quali sono state le tue
impressioni su Freddie Mercury prima di entrare nei Queen?
“Freddie era un
personaggio interessante e fiammeggiante che sembrava essere dotato
di grande fiducia in se stesso, ma fu presto evidente che era anche
molto timido. Ma era anche pieno di entusiasmo, di energia e di idee.
Non avevamo idea se fosse capace di cantare o no, davvero. Quando lo
abbiamo effettivamente visto cantare con la sua vecchia band, non
credo ci abbia convinti del tutto perché era molto sopra le righe.
Naturalmente, tutto è cambiato molto rapidamente quando Freddie è
entrato in studio e ha iniziato a ha iniziato a fare le cose secondo
i suoi desideri. Era molto abile nel trovare il meglio in se stesso.”
Con chi eri più in
sintonia all'interno della band?
“Questo è
complicato. Abbiamo sempre avuto tra noi una complessa interazione su
più livelli. Ecco perché ha funzionato, davvero. Sono stato molto
vicino a Roger in qualche modo, perché avevamo già in una band
insieme. Siamo stati e siamo ancora adesso come dei fratelli. Eravamo
vicini nelle nostre aspirazioni e nel modo in cui guardavamo la
musica, ma naturalmente anche molto distanti in tante altre cose,
come del resto accade in ogni coppia di fratelli.”
Qual è stato il tuo
rapporto con Freddie, una volta che è diventato un membro della
band?
“In un certo senso
sono stato molto vicino a Freddie, in particolare per quel che
riguarda la scrittura delle canzoni.. In principio eravamo solo io e
lui a scrivere il materiale per gli album, più o meno. Abbiamo
imparato a interagire in modo molto produttivo senza calpestarci i
piedi a vicenda. Al suo meglio è stato un rapporto meraviglioso,
devo dire. Ci compensavamo, magari
con lui che dava il meglio vocalmente in una mia canzone, oppure
accadeva il contrario su ciò che potevo fare io sulle sue. Lui
spesso mi diceva "Brian, perché non proviamo questo?', mentre
stavo facendo l'assolo di chitarra. Amava quello che facevo, il che è
stato molto incoraggiante per me. Lui mi vedeva come il suo Jimi
Hendrix, credo, una cosa davvero lusinghiera per me. La maggior parte
dei miei lavori migliori alla chitarra li ho fatti proprio sulle
canzoni di Freddie, perché lui sapeva esssere davvero stimolante.
Quando invece dovevo realizzare le mie cose ero più preoccupato del
risultato finale.”
Quando infine avete
saputo che Freddie stava morendo, ha voluto continuare a registrare?
“Già . Lui amava il
momento della registrazione, amava stare in studio e creare fino alla
fine, perché ha rappresentato la sua più grande fuga. Così il suo
desiderio è stato che registrassimo materiale fino all'ultimo
momento. Cantava anche quando non riusciva nemmeno a stare in piedi.
Si metteva seduto, buttava giù un paio di bicchieri di vodka e
cantava. L'ultima volta che lo abbiamo fatto è stato per il brano
Mother Love, che è una delle mie preferite di Made in Heaven. In
realtà non è mai riuscito a completarla. Un giorno mi disse: 'Oh,
Brian, non posso fare di più. Sto morendo qui.' eppure non ha mai
abbandonato l'umorismo e nemmeno l'entusiasmo. Ci scherzava su in
realtà .”
Sono state sconvolgenti
quelle sessioni finali di registrazione?
“A quel tempo,
stranamente, abbiamo sviluppato una grande vicinanza, eravamo molto
gioiosi come band. C'era questa nube appeso sopra, ma la nube era al
di fuori dello studio, non era dentro. Ho davvero bei ricordi di quei
tempi. Penso che ci siamo aperti l'uno con l'altro come mai fatto
prima. Per la prima volta abbiamo scritto davvero delle canzoni
assieme e, sai, in questa cosa c'è sempre un grande elemento di
incredulità . Sapevamo quale era la prognosi e avevamo visto quello
che era successo alle persone affette da questa malattia terribile,
ma non credo che abbiamo mai creduto che potesse accadere a Freddie.
Abbiamo pensato, no, qualcosa accadrà , qualcuno sta per trovare una
cura. E' Freddie, dopo tutto. Lui è invincibile. Così, quando la
notizia è arrivata è stata come un fulmine a ciel sereno.”
Hai avuto la possibilitÃ
di dirgli addio?
“[Sospira] Questa è
una domanda difficile a cui rispondere. Siamo stati con lui molto
negli ultimi giorni, ma non era una questione di dire addio; si
trattava solo di un momento di condivisione. Freddie era consapevole
di quanto stava accadendo e lo accettava. Gli bastava vivere quei
moment in cui era insieme alle persone cui teneva. Quindi, no, la
parola "addio" non è mai arrivata, ma abbiamo sicuramente
raggiunto un posto molto tranquillo.”
Quando nel 1986 avete
suonato a Knebworth avevate idea che sarebbe stata l'ultima volta che
i Queen suonavano insieme?
“No. Freddie ci
disse qualcosa del tipo 'Oh, non posso farlo più cazzo, il mio
intero corpo è devastato dal dolore!'. Ma lui normalmente le diceva
cose del genere alla fine di un tour, quindi non credo che lo abbiamo
preso sul serio, davvero.”
A proposito di Bohemian
Rhapsody, ti ha colpito come canzone quando l'avete realizzata?
“No non credo, nel
senso che dopo aver fatto pezzi come My Fairy King per il primo album
The March Of The Black Queen per il secondo, eravamo ben in sintonia
con le escursioni di Freddie in aree sconosciute, e questa era una
cosa che abbiamo apprezzato molto. Personalmente mi piaceva quando si
presentava con certe idee perché ci dava l'opportunità di fare
qualcosa di interessante. Ad esempio mi piaceva la sfida di creare il
giusto sound per far amalgamare nel modo giusto la mia chitarra col
suo pianoforte. Così mi ha incuriosito. Ho pensato che sarebbe stata
una grande cosa su cui lavorare.”
Qual è il tuo riff
preferito tra quelli che hai realizzato?
“Probabilmente
quello di Tie Your Mother Down, che fa saltare la gente quando la
sentono, il che è una bella sensazione.”
Avendo un grado di
istruzione così elevato, credi che essere in una band ti abbia
fornito gli stimoli intellettuali adeguati?
“Questa è una
domanda interessante. Suppongo che fossimo un bel gruppo di
intellettuali, e infatti avevamo sempre un sacco di discussioni su
cose che non riguardavano necessariamente la musica. La musica stessa
è molto impegnativa, quindi non ho mai veramente sentito la mancanza
di stimoli. Mi piace l'aspetto creativo, Mi piace fare le cose e
risolvere i problemi, e quando non lo faccio non mi senti felice. Se
non fossi impegnato in qualcosa sarei un disastro. Questo è solo il
modo in cui stanno le cose.”
Innuendo, l'ultimo album
che avete registrato con Freddie, è stato pubblicato lo stesso anno
di Nevermind dei Nirvana. Pensi che se Freddie fosse vissuto, i Queen
avrebbero potuto continuare sullo stesso livello dato che il rock si
stava dirigendo negli anni Novanta?
“E' difficile da
dire, davvero. Sono sicuro che avremmo continuato come band. Il fatto
che abbiamo continuato ad essere una band è incredibile, quindi
suppongo che la risposta sia sì. Voglio dire, ci sembra di essere
grandi come non lo siamo mai stati in gran parte del mondo. Abbiamo
rivisitato il Sud America con Paul Rodgers qualche tempo fa ed è
stato grande quasi come in passato. Abbiamo suonato di nuovo negli
stadi. Quindi sì, penso che avremmo continuato a suonare insieme.”
Pensi mai di andare in
pensione?
“No. Non sono una
persona adatta a godersi la pensione.”
(Fonte:
www.guitarworld.com)
@Last_Horizon