Intervista a Roger Taylor su Express del 09 Novembre 2014


“A Freddie Mercury e a me è sempre piaciuto divertirci e ridere durante i tour. Sia che accadesse qualcosa di buono o qualche problema, io e Freddie volevamo esserci sempre. La foto che ci ritrae assieme con un grosso cappello in testa (è una delle immagini presenti nel booklet di Made in Heaven, ndt) fu scattata durante il nostro tour sudamericano nel 1981. E sì, talvolte le cose sono un po' follo e audaci, ma questo è quello che fanno le rock band. Eravamo dei ragazzi, facevamo soldi e giravamo il mondo. Questo è probabilmente il motivo per cui questa foto mi piace così tanto. E' un'immagine che in qualche modo ci rappresenta, che dice tutto ciò che eravamo in quel periodo: esuberanti, sempre pronti a non prenderci troppo sul serio e felici di far parte di una grande rock band.



Mi piaceva un sacco ammirare Freddie quando interagiva col pubblico. E' stato il migliore, nessuno poteva eguagliarlo. Abbiamo suonato i nostri ultimi concerti con lui nel 1986, anche se in quel momento non pensavo che sarebbero stati davvero gli ultimi spettacoli. Nessuno di noi poteva prevedere che stava per ammalarsi e morire così presto. Dire che abbiamo perso Fred non si avvicina nemmeno a spiegare quello che abbiamo sentito, al momento, e che sentiamo ancora oggi. Questa sensazione è diventata particolarmente concreta quando Brian ed io abbiamo iniziato a lavorare sul nuovo album, che comprende cose registrate quando Fred era ancora con noi. Potete immaginare che cosa è stato aver ascoltare ancora una volta la sua voce in studio. Solo a pensarci sento i brividi lungo la schiena. Che voce!

Il mio approccio con la musica è avvenuto abbastanza presto, quando mio padre mi spinse verso gli studi ed ottenni una borsa di studio per prendere parte al coro della cattedrale. A quei tempi la musica era educata e gentile, con un sacco di orchestre da ballo. Il ragazzo che ha cambiato tutto per tanti di noi è stato Lonnie Donegan, che è come se avesse portato il il punk rock negli anni '50. E' stato quello ad avermi stimolato a cercare di entrare in qualche gruppo per suonare la batteria. Volevo picchiare su qualcosa!

Ho suonato con un paio di band locali, lì dove sono cresciuto, ma quando ho compiuto 18 anni mi sono trasferito a Londra, che a quel tempo era probabilmente la città musicale più eccitante del mondo. Avrei dovuto studiare odontoiatria, ma per tutto il tempo sono stato alla ricerca di una band in cui suonare. Poi ho incontrato un tizio chiamato Brian May che suonava la chitarra. E' strano come degli incontri casuali del genere possano cambiarti la vita. Abbiamo formato una band chiamata Smile, e Freddie Mercury era un nostro fan che aveva l'abitudine di venire a sentirci suonare. Frequentavamo gli stessi amici e spesso ci incontravamo agli stessi concerti, tipo quelli di Hendrix, che lui vide 14 volte, di cui 9 di fila seguendolo tappa dopo tappa nei pub di Londra.

Ad un certo punto io e Fred abbiamo iniziato a lavorare insieme su una bancarella a Kensington Market. Vendevamo vestiti usati e bric-à-brac, e riuscivamo a gudagnare quanto bastava per sopravvivere, ma nulla di più. Com'era Freddie all'epoca? Accanto alla sua natura dishowman, esibiva anche un lato introverso e piuttosto timido. Ma se l'attenzione si focalizzava su di lui, allora diventava una stella naturale, come poi abbiamo visto tutti, quando abbiamo formato i Queen Settimana dopo settimana abbiamo visto crescere questo personaggio, Freddie Mercury."



@Last_Horizon