E così quel giorno è arrivato, di nuovo,
per l'ennesima volta. Sono passati 30 anni, una vita intera, uno spazio
temporale talmente vasto che i ricordi potrebbero sfumare, anzi dovrebbero
farlo, perché io non desidero conservarli.
Non vorrei avere memoria di quel
ragazzino di 15 anni che torna a casa da scuola e scopre che il suo idolo non
c'è più, che quella notizia data il giorno prima in tv non era un annuncio, ma
una profezia imminente.
Non vorrei ricordare le immagini, i
commenti, gli articoli di giornale e quella ferita che ho provare a lenire
ascoltando la tua musica a un volume insostenibile, quasi fosse un urlo di
rabbia per una perdita troppo grande, incomprensibile, ingiusta. Poi il tempo è
passato, ma la tua voce è rimasta e in qualche modo ho capito che ci sei
ancora, che davvero la morte non esiste.
Per vincerla basta fare qualcosa di
buono. Oggi sei un'icona, un simbolo, un'immagine indelebile conosciuta da
tutti e soprattutto in questo maledetto 24 Novembre il tuo nome sarÃ
pronunciato più volte, verrà scritto ovunque e le tue canzoni saranno
dappertutto. Parleremo di te, ridendo e piangendo, condividendo pensieri,
emozioni, foto. E tutti ti diremo, ancora una volta, GRAZIE. Ciascuno per le proprie ragioni. Le mie le conosci, sai
quanto i Queen siano ancora
importanti. Nel 1991 non sono stato capace di dirti addio e non lo farò nemmeno
oggi, ti tengo qui con me. Non ti dico riposa in pace, Freddie, ma canta! Sali sul palco, ancora una volta. Siamo il tuo
pubblico, io sono proprio lì in mezzo, assieme a milioni di persone, pronti a
cantare, a battere le mani, a duettare con te.
C'è tempo Freddie, c'è ancora tempo per un altro spettacolo, non è vero?