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Si dice sempre che con i “se” e i “ma” non si fa la
storia, ma solo meravigliose ipotesi grazie alle quali sognare. E per i fan dei
Queen il sogno più grande, quello
purtroppo irrealizzabile, è immaginare cosa ne sarebbe stato della band se in
quel maledetto 1991 non fosse cambiato tutto.
I Queen sono
sempre stati una band estremamente lungimirante, capace di intravedere fin da
subito quali potevano essere i cambiamenti musicali all’orizzonte e, grazie a
questa sorta di talento, indirizzare il proprio stile per cogliere le
suggestioni più contemporanee o, addirittura, anche quelle future.
Se News Of The
World ha rappresentato il tentativo (riuscitissimo) di contrastare
l’avvento del punk, album come The Game
e, in maniera più controversa, Hot Space
hanno invece costituito quella trasformazione per certi versi dolorosa ma
necessario del loro modo di fare musica e di presentarsi al pubblico.
Con l’avvento degli anni ’90, questo tipo di approccio
non è cambiato, nonostante a quel punto fosse chiaro che la storia della band
fosse destinata ad interrompersi a causa della malattia che aveva colpito Freddie Mercury. Eppure, sia The Miracle che Innuendo furono pensati e prodotti non come lavori “definitivi”, ma
come la naturale prosecuzione ed evoluzione pretesa dalla nuova era musicale
appena iniziata.
Purtroppo, il 24 Novembre del 1991 ha cambiato tutto,
trasformando il passato in nostalgia e il futuro in una grande ipotesi non più
realizzabile. Le domande sono così rimaste in sospeso: cosa avrebbero fatto i
Queen dopo Innuendo? Sarebbe stato comunque l’atto conclusivo della loro
carriera, magari complice l’inevitabile abbandono di John Deacon? Oppure la
band si sarebbe trasformata in un trio e col tempo avrebbe rinunciato alle
esibizioni live ma non ai lavori in studio?
Domande bellissime, suggestive, alle quali ci piacerebbe
poter rispondere. A farlo, almeno in parte, ci ha pensato Roger Taylor, alle prese in questi giorni con la promozione di Outsider, il suo nuovo album in uscita
il 1° Ottobre.
TUTTE LE INFO SU OUTSIDER, IL NUOVO
ALBUM DI ROGER TAYLOR
Intervistato dall’Express,
al batterista è stato chiesto quello che tutti vorremmo sapere: se Freddie
fosse ancora qui con noi, i Queen esisterebbero ancora? Secondo Roger si. La
sua convinzione nasce dalla profonda conoscenza dell’amico, il cui modo di
essere lo avrebbe spinto a dire “OK, se la cosa funziona, continuiamo”.
Certamente lo avrebbe fatto in modo diverso, piegando a proprio favore i limiti
imposti dal passare del tempo, ma l’incredibile talento di Freddie gli avrebbe
consentito di fare molte altre cose e con i Queen sempre al centro dei propri
progetti.
Roger ne è convinto perché i Queen hanno sempre saputo
dominare l’ego dei rispettivi componenti. “Non capisco perché le band si
sciolgano. A un certo punto l’ego del singolo diventa troppo grande. Ma a noi
non è accaduto”.
Il batterista ha ragione. Sebbene in fatto di ego i
quattro Queen fossero degli autentici “campioni”, è indubbio che le scelte
operate negli anni abbiano sempre fatto prevalere l’importanza della band su
tutto il resto. Consideriamo le carriere soliste, ad esempio, che hanno mai
rappresentato motivo di scontro interno al gruppo ma, semmai, erano viste come
momenti indispensabili proprio per allentare quella “pressione” che derivava
dall’essere sempre insieme, inseriti in un meccanismo di reciproca limitazione
a beneficio dell’unità.
Probabilmente, lavorando singolarmente, i quattro Queen
si sono resi conto che il meglio riuscivano comunque a darlo solo quando erano
insieme. La voce di Freddie, in un certo senso, funzionava meglio se ad
accompagnarla c’era la chitarra di Brian May. Così come lo strumento del
chitarrista traeva giovamento dall’interazione con gli altri tre. Per non dire
della scrittura delle canzoni, che nei Queen ha sempre funzionato in modo così
straordinario proprio grazie all’interazione tra quattro mentalità così
diverse, a volte complementari, altre volte totalmente agli antipodi.
Da ultimo Roger riconosce anche l’enorme fortuna avuta
dai Queen nell’essersi formati al momento giusto e nel posto giusto. “All’epoca
è tutto accaduto nel giro di pochi anni. C’erano i Led Zeppelin e gli Who e
c’era Jimy Hendrix, così importante per la musica inglese anche se era
americano. Queste erano le migliori band secondo me. In questo noi inglesi
sembriamo essere bravi.”