Il
28 Settembre del 1992 usciva Back To The Light primo album solista di Brian
May. O il secondo se vogliamo considerare anche Starfleet Project che però
era solamente un breve EP.
Il
1992 risentiva ancora in maniera profonda delle ferite prodotte dalla scomparsa
di Freddie Mercury, avvenuta pochi mesi prima e celebrata con lo straordinario
tributo allo Stadio di Wembley. In quell'occasione Brian May aveva fatto suo il
palco in solitaria per proporre un'intensa e intima versione di Too Much Love
Will Kill You che, proprio di Back To The Light avrebbe rappresentato uno dei
vertici musicali più emozionanti.
Il
titolo dell'album era già di per sé una dichiarazione d'intenti, un messaggio
che il chitarrista voleva forse trasmettere più a se stesso che non al
pubblico: sono qui e sono ritornato a riveder le stelle. Perché per Brian gli
ultimi anni erano stati un calvario infinito, segnato dalla morte del padre, da
quella di Freddie e dalla fine del suo primo matrimonio. In più, la conclusione
anzitempo della sua avventura con i Queen (che pure richiedeva un ulteriore
passo con la difficile messa in opera di un disco finale) e la necessità di
trovare un nuovo percorso, prima ancora umano che artistico.
È
questo il contesto nel quale Back To The Light prese forma, sebbene le radici
dell'album siano ben radicate nel passato del chitarrista che, anno dopo anno,
aveva collezionato nei momenti di pausa dei Queen una buona quantità di
materiale che richiedeva a quel punto solo di essere ridefinito, cesellato e
amalgamato per far parte di un lavoro coerente.
Volendo
guardare al solo lato musicale, Back To The Light suona come un distillato
perfetto di tutto ciò che Brian May era stato in grado di realizzare con i
Queen fino a quel momento. Ci sono le classiche ballate di ampio respiro (come
la titletrack) o quelle più intimiste, su tutte Too Much Love Will Kill You e
Just One Life. E non mancano i poderosi pezzi al limite dell'hard rock come
Resurrection e I'm Scared, passando per quei momenti in cui su tutto domina da
assoluta protagonista la Red Special (la meravigliosa Last Horizon che poi dal
vivo troverà la sua perfetta rappresentazione) e Nothin' But Blue (con la
partecipazione di John Deacon).
Tuttavia
Back To The Light non è il solito album solista del chitarrista di una band in
cerca di uno sfogo. È un lavoro molto più complesso, nel quale paradossalmente
la chitarra non è lo strumento più importante, avendo maggiore spazio la voce e
i testi, con questi ultimi che mettono in luce le profonde difficoltà emotive
patite da Brian May in quel periodo. La sensazione è quella di essere al
cospetto di una lunga confessione in musica che, pur non giungendo a tutte le
risposte, consente al suo protagonista di ottenere una forma di conforto e
pacificazione.
Sta
proprio in questo l'importanza di un disco come Back To The Light che, se da un
lato segnava il ritorno sulle scene di un artista fondamentale nella storia
della musica, dall'altro rappresentava il suo approdo in un porto sicuro, da
cui poter finalmente ripartire verso nuovi viaggi.
È
assai probabile che senza Back To The Light molte delle cose accadute in
seguito non si sarebbero verificate. Forse l'esistenza stessa di Brian May
sarebbe stata messa in discussione, come ammesso da lui stesso anni fa. Del
resto siamo tutti in cerca di una catarsi, di una forma di resurrezione dal
dolore che ci indichi la via da percorrere. Sappiamo che la luce cantata da
Brian in questo disco non ha ancora trovato una posizione stabile nel suo
orizzonte e l'alternanza tra il giorno e la notte continua ad essere una
costante del suo vivere. Eppure c'è speranza tra i solchi di Back To The Light,
che sembra combattere canzone dopo canzone contro il dolore che magari non sparisce
mai del tutto ma che arretra in un angolo.
Per
certi versi ascoltare le canzoni che compongono l'album è la cosa più vicina
che si possa fare ad un dialogo diretto con il loro autore. Brian May è tutto
qui, perfettamente racchiuso tra questi dodici brani, tra luci e ombre, tra
note altissime, cristalline e ritmiche profonde e dolorose. Un percorso emotivo
oltre che musicale che ci racconta una storia, quella del chitarrista dei Queen
ma anche quella di un uomo, Brian May, e della sua anima ferita in cerca di una
luce, quella delle stelle.