A volte abbiamo
una percezione davvero sbagliata di come i nostri artisti preferiti riescano a
realizzare un album. Se pensate che sia sufficiente entrare in studio, inserire
la spina negli amplificatori e suonare fino all’alba, allora siete fuori strada.
Serve di più, molto di più.
Anzitutto il
duro lavoro, fatto di idee, ripensamenti, delusioni, a volte anche di rabbia e
delusione. E poi, ad affiancare i musicisti (nel nostro caso quattro immensi
artisti), occorre la gente giusta. Tecnici competenti, che sanno quello che
devono fare e altre figure, più sfuggenti nella loro definizione ma che spesso
tengono saldamente le redini della situazione. In una parola: i produttori.
Ma cos’è, in
definitiva, un produttore musicale? In giro troverete un sacco di nomi e
definizioni, ma quella che mi piace di più recita più o meno così: il
produttore è colui che deve avere una visione chiara della canzone, la
consapevolezza di ciò che l’artista vuole raccontare e come intende farlo. Si
spera, al meglio delle proprie possibilità.
Ci sono casi in
cui la figura del produttore è stata talmente essenziale da aver ottenuto il
giusto riconoscimento nel successo di una certa canzone o di un album. È il
caso, tanto per fare un esempio, di Brian Eno, senza il quale gli U2 molto
probabilmente non avrebbero prodotto album entrati nella storia della musica. E
che dire poi di Bob Ezrin, producer che ha affiancato i Pink Floyd per opere
come The Wall e The Division Bell.
E poi ci sono i
produttori che hanno contribuito a rendere immenso e duraturo il Regno dei
Queen. Gente del calibro di Mack o Roy Thomas Baker sono stati essenziali per
la riuscita di album come The Game (il primo) e A Night At The Opera (il
secondo). Senza dimenticare il compianto David Richards, capace di donare alla
band un sound sontuoso, potente ed elegante soprattutto in Innuendo.
Oggi, grazie al
sito udiscovermusic, andiamo a conoscere meglio Mr Reinhold Mack! Avete anche cantato il suo nome: i Queen infatti
lo hanno citato nel brano Dragon Attack.
Soprattutto è stato il produttore che ha rivoluzionato il sound della band,
escogitando nuove modalità di registrazione in studio, consentendo alla band di
Freddie e soci di attraversare quel difficile guado che fu il passaggio tra gli
anni ’70 e ’80.
Come produttore
discografico, Mack ha lavorato con i Queen e non solo.
Nel suo curriculum vanta collaborazioni con la Electric Light Orchestra, i Rolling Stones e i Led Zeppelin. Niente male, vero?
Mack, che per i
Queen ha prodotto tutti gli album degli anni 80, fino a A Kind Of Magic (in
quest’ultimo caso in co-abitazione con David Richards), ricorda perfettamente
la prima volta che ha incontrato il frontman dei Queen, Freddie
Mercury. Avvenne in una birreria all'aperto di Monaco:
"Ricordo molto bene il nostro primo incontro nel
1980. Lavoravo con Gary Moore a Los Angeles e mi è stato detto che i Queen
sarebbero stati ai Musicland Studios a Monaco (di proprietà di Giorgio Moroder,
quello di Love Kills) , e che avrebbero potuto aver bisogno di me. Ho
comprato un biglietto aereo e sono andato a Monaco. Quando ho incontrato
Freddie mi ha detto: Cosa ci fai qui? Gli risposi che avevo sentito che ci
sarebbero state buone possibilità che i Queen volessero lavorare con me. Mi
rispose che le cose non stavano proprio così, perché la band era impegnata in
tour e aveva solo altre due settimane di tempo da trascorrere fuori dal Regno
Unito.
Comunque Freddie all’improvviso mi invitò a bere una birra assieme
e così facemmo. Quello che è successo dopo è stato davvero molto divertente. Freddie
indossava scarpe da ballerina e pantaloncini abbinati alla sua camicia
hawaiana. La birreria all'aperto era piena e c'erano circa 8.000
persone. Abbiamo dovuto camminare attraverso questa grande folla. Camminammo
l'uno accanto all'altro, il suo braccio agganciato al mio, con tutte le altre
persone che camminavano dietro di noi. È stato davvero strano.
"Le birre ci hanno reso molto felici, così siamo
tornati in studio ed è qui che è iniziato il singolo Crazy Little Thing Called
Love per l'album The Game. Freddie
mi assicurò che non sapeva suonare la chitarra, ma avrebbe comunque suonato la
melodia per me. Registrai la sua intera improvvisazione.
“Un paio d'ore dopo sono arrivati Roger Taylor e John Deacon e ho
chiesto loro se volevano ascoltare la canzone. Non erano sicuri del risultato però, pensavano che avessi creato qualcosa di troppo semplice. Però ho insistito, in fondo erano appena tre minuti di
tempo e se non gli fosse piaciuta avrei sempre potuto cancellare tutto. E
invece, dopo averla sentita hanno pensato anche loro che fosse davvero buona e
che meritasse di essere finita. È così che ho iniziato a lavorare con loro
e poche ore dopo abbiamo terminato Crazy Little Thing Called Love, la canzone
che Freddie aveva scritto nel suo hotel a Monaco.”
Mack, i cui genitori vendevano strumenti musicali,
imparò a suonare il pianoforte e il clarinetto da bambino e poi passò alla
chitarra elettrica. E da ragazzino ha anche formato una band, ma senza
grossi risultati, a parte finire sulla stampa locale come “gruppo più
rumoroso”. Così alla fine, abbandonato il palco, Mack si è specializzato come
produttore e ingegnere del suono, carriera che lo ha portato a lavorare con i
Queen e anche con Freddie solista per Mr Bad Guy, nel 1985:
"Fare quell'album è stato un processo
completamente non strutturato. All'epoca Freddie viveva qui a Monaco dove aveva un appartamento e io andavo
a prenderlo tutti i giorni. Una volta in studio decidevamo sul momento
cosa fare. A volte andavamo a fare shopping. Di solito gli bastavano 15 o
30 minuti per trovare una buona idea per una canzone. Era sempre bravo a trovare
qualcosa, anche se non era la canzone completa. A volte inventava la
melodia principale molto rapidamente. Poi la sviluppavamo insieme. Se
avevamo la spina dorsale di una canzone, allora eravamo felici. Di solito
lavoravamo sodo fino alle sette e poi andavamo a cenare.”
Mr Bad Guy è stato un lavoro d'amore, che ha richiesto
quasi due anni per essere completato. Freddie scrisse tutte e 11 le
canzoni, cantò e suonò il piano e il sintetizzatore, organizzò l'orchestrazione
e lavorò scrupolosamente con Mack per ottenere il suono che voleva. Per registrare i brani dell’album Mack si affidò ad
alcuni di musicisti della scena musicale di Monaco, tra cui il batterista Curt
Cress, il chitarrista Paul Vincent e il bassista Stefan Wissnet. A loro si
unì anche Fred Mandel, finito poi per collaborare anche con i Queen.
"Abbiamo scelto i musicisti per tutto ciò di cui avevamo bisogno. Per un po'
abbiamo avuto Fred Mandel, che era un ottimo musicista. Gli altri erano
ragazzi dello studio locale che sapevo essere affidabili e che potevano
eseguire e tradurre in musica ciò che doveva essere fatto. Non c'erano
appunti o qualcosa di scritto, quindi dovevano fare affidamento sulla
propria immaginazione. Freddie
amava davvero quei musicisti e la disponibilità con cui si prestarono a suonare
sul disco. Sono orgoglioso di Mr
Bad Guy e mi piace molto Let's Turn It On, ma in definitiva mi piacciono
tutti i brani dell'album. E alla fine io e Fred siamo diventati buoni
amici. Un rapporto condiviso anche con moglie Ingrid, con cui andava a fare
shopping. È stato incredibile. Sai tutte le tute che indossava nelle
foto, come quella gialla che la gente ricorda? Tutte cose acquistate
durante i giri per i negozi fatti assieme a mia moglie.”
L’amicizia tra
Freddie e il produttore si è sviluppata soprattutto durante le session di
registrazione per Hot Space, nel 1982, tanto che il cantante (assieme a John
Deacon) divenne il padrino del terzo figlio di Mack, John Frederic:
"Avvenne durante i lavori per Hot Space. Mia
moglie Ingrid mi disse che sarebbe stato più facile partorire un bambino
piuttosto che ultimare il disco. E, in effetti, per finire l’album impiegammo
quattro settimane in più rispetto alla nascita di nostro figlio. Freddie a quel
punto è diventato parte integrante della nostra famiglia, è venuto a tutte le
feste di compleanno dei bambini, e una volta è stato particolarmente memorabile,
perché si presentò con il vestito che aveva usato per il video di It's A Hard
Life. Era la festa di mio figlio Julian e Freddie lo indossò perché lo avevo
sfidato a farlo.”
Mack racconta anche di come a Freddie piacessero le
cose semplici:
"Spesso abbiamo giocato insieme a ping-pong ed era davvero bravo,
difficile da battere. È stato qui con noi per quasi due anni. Non
lavoravamo tutti i giorni e quando c’era bel tempo coglievamo l’occasione per
non andare in studio e restare in piscina a divertirci. Ci sono state
anche tante cene e si preoccupava del piccolo Freddie. Si sincerava che avesse
mangiato o che dormisse abbastanza. Freddie era una persona molto premurosa. Comprava
regali esagerati per i miei bambini, come orsacchiotti giganti. Ricordo
che una volta stavamo parlando di pittori. Gli avevo detto di avere un
libro di Salvador Dalí che era pieno di tutte queste cose
straordinarie. Un paio di giorni dopo, entrò nello studio e uno dei
tecnici mi dice che c’è un pacchetto per me. Lo apro e dentro ci trovo una
copia autografata da Dalì in persona di una sua opera. È stato adorabile, anche
se un po' esagerato, ma Freddie era fatto così.”
Mack, che ha lavorato con artisti del calibro di Mick
Jagger e i Led Zeppelin, considera Freddie Mercury un autentico genio:
“Freddie era la musica. Era un genio. Poteva venirti un’idea per una
canzone, ma lui ne avrebbe fatto qualcosa di ancora meglio. Ti veniva spontaneo
pensare, Dio mio, come ha potuto inventare una cosa simile? Era anche un
brillante pianista e suonava bene anche la chitarra, nonostante dicesse sempre
di non esserne in grado. Il suo metodo di scrittura era piuttosto semplice. Gli
bastava prendere un blocco per appunti, di quelli che si trovano nelle stanze d’albergo
e ci scriveva su la partitura di una canzone. Riusciva così a tirare fuori una
decina di pagine e alla fine ti diceva: Ecco, abbiamo una canzone, sembra
buona, riesco già a sentirla. A quel punto se, oltre alla struttura degli
accordi serviva capire anche la melodia, Freddie escogitava qualcosa di
straordinario fa farti ascoltare.”
E poi
per Freddie è arrivato il momento di confrontarsi con la malattia che lo
avrebbe portato via. Per Mack è doloroso pensare a quanto è accaduto all’amico:
"Ingrid e i bambini erano soliti andare e stare con Freddie, a Londra.
L'ultima volta che l'ho visto non stava bene. La malattia non si era ancora
rivelata del tutto ma era evidente che ci fosse. Poi non ha voluto più vederci,
preferiva che parlassimo al telefono perché voleva essere ricordato per com’era
stato prima della malattia. Voleva lasciare un buon ricordo di sé: pieno di
vita mentre giocavamo a ping-pong o mentre si lamentava del cibo, o quando ci raccontava
delle cose che amava o quelle che odiava. La sua personalità era così
grande. Era un uomo brillante. È stata una perdita enorme.”
(Fonte: www.udiscovermusic.com)