E’ stata pubblicata sul
sito Guitar World una lunga e interessante intervista a Brian May. Sono
tantissimi i temi trattati: si va da Bohemian Rhapsody all'approfondimento su alcune canzoni dei Queen, passando per la storia persona dello stesso Brian.
Brian May non è solo uno
dei chitarristi più distintivi del pianeta, ma ha anche il co-fondato e l’autore
di una delle band più vendute al mondo, i Queen. E, come se tutto ciò non
bastasse, ha trovato il tempo per diventare un astrofisico e per svolgere molte
altre attività nel campo della fotografia stereoscopica e della salvaguardia
degli animali.
Tutto ciò fa sorgere una
domanda: c'è qualcosa in cui non riesce bene Brian per rispondere fa una
risatina e dice:
"Oh, certo. Suppongo
che ci siano alcune cose. Ad esempio le faccende domestiche, Chiedi a mia
moglie. Lascio sempre tazze di tè sparse per casa e dopo qualche mese si
presentano piene di muffa. Questa è la mia peggiore caratteristica."
Compiti domestici a
parte, i risultati ottenuti dal chitarrista continuano ad aumentare. È
davvero raro che una band riesca a mantenere intatta la sua popolarità dopo decenni
dalla pubblicazione dell’ultimo album, ma i Queen stanno cavalcando un'ondata
di popolarità senza precedenti. Il merito è in gran parte del film Bohemian
Rhapsody, il biopic musicale di maggior successo di tutti i tempi (con incassi
al botteghino in tutto il mondo che hanno superato il miliardo di dollari, per
non parlare dei quattro premi Oscar). Così il catalogo della band è tornato nelle
classifiche, spesso anche ai primi posti proprio con la colonna sonora del film
e i Greatest Hits.
"Chi avrebbe potuto
prevederlo?" si chiede Brian con una punta di retorica, quasi sconcertato
dal successo ottenuto dal film del film. "Pensavamo che sarebbe
andato bene con i fan, ma non immaginavamo che potesse conquistare anche un
pubblico più vasto. La gente lo ha visto anche cinque o sei volte,
cantando e piangendo. Ho incontrato persone in Asia che l'hanno visto 30
volte. È straordinario. Non potremmo essere più felici."
Rispondendo ai critici
che hanno contestato il rimescolamento degli eventi cronologici del film, May
afferma:
"Non volevamo
realizzare un documentario. Non doveva essere una cosa del tipo ‘E’
successo e poi quest’altro’. Il film è stato un tentativo di entrare in
Freddie Mercury e ritrarre la sua vita interiore, la sua spinta emotiva, la sua
passione, le sue paure e le debolezze. Inoltre, volevamo ritrarre il
nostro rapporto personale, simile a quello che c’è in una famiglia, e che era
praticamente parte di ciò che lo rendeva perfetto. E penso che Freddie lo
adorerebbe, perché è una buona, onesta rappresentazione di lui come persona."
Bohemian Rhapsody ha avuto una lavorazione lunga e a volte travagliata prima di
raggiungere lo schermo (prima che Rami Malek fosse scelto per il ruolo di
Mercury, Sacha Baron Cohen è stato brevemente coinvolto nel progetto), e per May,
che insieme al batterista Roger Taylor è stato consulente creativo e musicale del
film, il processo si è rivelato spesso difficile:
"Ci sono state molte battaglie che abbiamo dovuto
affrontare", spiega. Anche dopo che il film è stato completato, il
chitarrista ha dovuto combattere i dirigenti della 20th Century Fox per poter
registrare la propria versione del tema musicale della Fox.
"Non volevano che lo facessi perché pensavano che
avrebbe aperto la porta per molte altre cose. Ma alla fine, mi hanno
lasciato fare e ne sono rimasti felici."
Uno degli altri compiti svolti
da May per il film è stato il ruolo di coach per l’attore che lo interpretava,
Gwilym Lee. Gli ha insegnato a suonare con una monetina invece che con il
plettro, proprio come fa lui nella realtà . Fortunatamente, Lee non era un
neofita della chitarra, quindi era già esperto nelle basi:
"Gwilym è un buon musicista,
ma voleva capire come faccio a fare determinate cose e mi ha osservato da
vicino. Ci siamo seduti insieme con due chitarre e abbiamo suonato le canzoni
che avrebbe fatto nel film. Ha assorbito tutto molto rapidamente. Ciò
di cui non mi rendevo conto era che osservava anche tutti i miei movimenti e il
tono della mia voce. Quando i miei figli videro il primo trailer del film,
dissero: 'Papà , hanno usato la tua voce?' E invece era lui che è riuscito
a interpretarmi alla perfezione.”
Al di là del
gigantesco successo al botteghino di Bohemian
Rhapsody, Brian attribuisce alla persistenza con cui le canzoni dei
Queen restano nelle coscienze delle persone il successo così duraturo della
band:
"Le canzoni sono il pilastro principale, ma
questa è un'area molto complessa. Quelle canzoni sono state create durante periodi
di stress. Siamo stati molto fortunati ad avere una forte combinazione di
personalità , ma penso che siamo sempre stati sul punto di
rompere. Stranamente, è lì che abbiamo sviluppato le nostre forze, perché
stavamo tirando in direzioni diverse. Abbiamo avuto quattro diversi
talenti tra di noi.”
Dopo la morte di Freddie, i Queen rimasero lontanti
dalle scene fino al 2004, quando Brian e Roger Taylor ripresero ad andare in
tour con il cantante Paul Rodgers (il bassista John Deacon si era
ritirato). Questa configurazione, chiamatata Queen + Paul Rodgers, ha portato
avanti una serie di concerti di grande successo in tutto il mondo prima di
dividersi nel 2009. Due anni dopo, May e Taylor hanno invitato Adam
Lambert, vincitore di American Idol, a
far parte del gruppo, e - come Queen + Adam Lambert - sono andati ancora in
tour riscuotendo ancora più successo.
Questa estate la band si imbarcherà in un tour nelle
arene nordamericane e, con i Queen che si godono ancora il successo Bohemian Rhapsody, la nuova
serie di concerti sarà un vero e proprio giro d’onore per celebrare la
vittoria:
"Penso che i concerti siano ancora una parte
importante della nostra storia. Andiamo ancora là fuori con Adam e lo facciamo
al massimo livello. Non credo che nessuno avrebbe potuto prevederlo,
neanche noi. La cosa fantastica è che Adam non si sente affatto un
sostituto; a modo suo, è un innovatore sul palco. Fa parte del nostro
nuovo equilibrio.
Torniamo
all'inizio. Nel 1963, eri ovviamente uno studente serio, ma allo stesso tempo
volevi suonare la chitarra. Quei due mondi erano in conflitto tra loro?
Erano in conflitto si, e
la politica della scuola era che suonare la chitarra fosse una cosa immorale e anche
illegale. Eravamo costretti a introdurre gli strumenti di nascosto per
suonare durante l'ora di pranzo. Dovevamo essere ribelli. Tutti
questi modi di imparare ad essere una rockstar che ci sono oggi, non esistevano
nel 1963. Era considerato da molti una grande perdita di tempo.
Tuo padre ti ha aiutato a costruire la tua chitarra, la Red
Special. Era d’accordo che la musica sottraesse tempo ai tuoi studi?
Mio padre è un po' un enigma. Sì, mi ha supportato e abbiamo fatto la
chitarra insieme, che è stata un'esperienza meravigliosa per noi due. Ma
quando si trattava di rinunciare agli studi per suonare a, era profondamente
contrario. Gli si spezzava il cuore al pensiero che potessi rinunciare a tutto
ciò che credeva mi avrebbe assicurato un buon futuro e a tutto ciò che sentiva
di aver fatto in termini di sacrifici per permettermi di studiare. E' stata
una cosa molto difficile che ci ha portati a parlarci a malapena per circa un anno e mezzo.
Se la chitarra che avete costruito insieme non avesse funzionato,
quale modello avresti suonato?
Oh, beh, l'avremmo fatto
funzionare; non ci saremmo arresi (ride). Eravamo assolutamente
determinati, e abbiamo fatto un sacco di cose sperimentali mentre procedevamo. Detto
questo, non potevo permettermi di comprare una chitarra in quegli anni. Solo
più tardi avrei potuto comprare una Fender o un Gibson o qualcosa di quel
genere.
Hai suonato la Red Special per tutta la tua carriera. Considerati
tutti i cambiamenti tecnologici disponibili ora, se potessi tornare indietro
nel tempo, c'è qualcosa che vorresti cambiare?
Non cambierei nulla. No, tutto ha funzionato molto
bene. Fa davvero parte del mio corpo, e tutto è giusto per me. Ora, come sia
successo è un po' un mistero. Penso che in parte fosse l'intuizione e una
buona pianificazione, ma in parte è stata fortuna. Avevo l'idea che la
chitarra dovesse dare un feedback in un certo modo, non il tipo di feedback da
urlo che avviene attraverso i pickup. Non avevo alcuna teoria su come farlo
però. E’ stata solo fortuna che abbia ha funzionato così bene.
Il tuo stile è quasi impossibile da sezionare. È difficile
rilevare le tue influenze. Chi hai ascoltato da bambino?
Non c'era molto da ascoltare in quegli anni, quindi i ragazzi
come me ascoltavano tutto ciò su cui potevano mettere le mani. Musicisti come
Django Reinhardt, Charlie Byrd o Chet Atkins sono stati tutti grandi influenze per
me. Eravamo tutti fan degli Shadows, quindi Hank Marvin ha avuto un'enorme
influenza. Ho assorbito tutto ciò che ho potuto trovare. Non sapevo chi
fosse James Burton in quei giorni, ma era una grande influenza. Il modo in
cui piegava le corde, suonava come una voce. Questo è ciò che mi ha
infiammato. E c'era Buddy Holly, non tanto per il piegamento delle corde,
ma il suo modo incisivo di suonare il ritmo ha avuto una grande influenza su di
me. E quelle armonie! Ho iniziato ad apprezzare ciò che si poteva
fare con le armonie vocali. Quelle cose mi rilassano ancora nel profondo.
Anche i
Queen hanno seguito la propria strada. Non avete seguito le orme blues dei
Free di Paul Rodgers e nemmeno il prog degli Yes o degli Emerson, Lake &
Palmer. Eravate ragazzi che stavano cercando di stare alla larga da quello
che stavano facendo tutti gli altri?
Penso che la vera influenza provenga da tutte queste
cose. Un paio di canzoni nei nostri primi giorni erano molto influenzate
dal modo in cui Free scrivevano le loro cose. A quel tempo ascoltavo
moltissimo Eric Clapton e Jimi Hendrix. Per noi Hendrix era il grande
dio. Non riesco ancora a capire da dove tirasse fuori quel suono. È
come se venisse da un altro pianeta. Ho citato le armonie: sono venuto da Buddy
Holly e dai Cricket, dagli Everly Brothers, dai Beatles. I Beatles sono
stati la nostra Bibbia per quanto riguarda la composizione musicale,
l'arrangiamento e la produzione. The White Album è un catalogo completo di
come si dovrebbe usare uno studio per costruire canzoni. "Happiness
Is a Warm Gun" e "Dear Prudence" sono esempi lampanti di come la
musica può essere simile alla pittura di un quadro su tela. In un certo
senso, i Beatles sono stati facilitati perché non hanno dovuto suonare le
canzoni dal vivo. Noi invece ci siamo appassionati a costruire roba in
studio ma anche a far prendere vita alle nostre canzoni nella forma adatta al
palcoscenico.
Nei
primi tempi, quando non avevi il pieno controllo del tuo spettacolo, era
difficile ottenere il suono della tua chitarra come ti piaceva sul palco?
Non appena ho trovato gli amplificatori Vox AC30, suggeriti
da Rory Gallagher, ho avuto il mio suono e non ho mai avuto problemi. Era
sempre il modo in cui volevo che fosse. Era la mia voce, ed ero
felice. Cerco sempre di migliorarlo, ma questa è la base e non è
cambiata. Quelle valvole di Classe A ti danno lo spettro regolare da
pulito a incredibilmente limitato e saturo. In combinazione con la mia
chitarra, ho ottenuto tutte le variazioni di tono che stavo cercando.
La gente pensa spesso a Freddie come pianista, ma
occasionalmente suonava la chitarra e la usava anche per scrivere le sue
canzoni. Che tipo di chitarrista era?
Era molto bravo con la chitarra, molto poco ortodosso
ed energico. Ha scritto il riff per Ogre Battle. Aveva una energia
frenetica sulla chitarra, che si intravvedeva molto bene in quella
canzone. Suonava il ritmo anche su Crazy Little Thing Called Love. Dopo un
po' ha lasciato la chitarra e si è concentrato di più sul
pianoforte. Negli ultimi giorni, ha persino lasciato il pianoforte. Voleva
solo essere un artista che correva in giro con la libertà di essere un
frontman.
A proposito di esibizioni, tu e Freddie siete stati fonte
di ispirazione per tanti artisti contemporanei.
Lo siamo? (ride)
Credo di si.
Non so da dove sia venuto tutto questo. Abbiamo
avuto le nostre influenze, ma non siamo mai stati coreografati. Lo abbiamo
fatto tutto d'istinto, ma c'era una consapevolezza del flusso di energia sul
palco. Penso che il Giappone ci abbia cambiato. Siamo andati in
Giappone e siamo stati trattati come se fossimo i Beatles. Ogni mossa che
abbiamo fatto è stata accolta da una sorta di risposta da parte del pubblico,
quindi abbiamo imparato molto rapidamente, d'istinto, a usarlo. Penso di
non essere stato un chitarrista molto fisico all'inizio, ma sperimentare al
Budokan e ricevere in cambio l’apprezzamento del pubblico ci ha plasmato in persone molto
più fisiche e reattive rispetto a ciò che il pubblico sentiva.
Potremmo
impiegare giorni per esaminare il tuo repertorio, ma volevo soffermarmi su alcune
canzoni. È stato detto che Stone Cold Crazy è brano un precursore del
thrash metal. A cosa stavate pensando quando l’avete composta?
Posso dirtelo con esattezza. Freddie ha scritto
il testo, e aveva già un riff che aveva suonato con la sua vecchia band. Gli
dissi: "È un testo grandioso, ma hai bisogno di un riff migliore." E Freddie:
"OK, cosa hai?" Ho iniziato a fare questo frenetico riff per
abbinarlo al testo e gli è piaciuto davvero. L'intera band è stata
coinvolta, in particolare Roger, perché si basa molto sul modo in cui
suona. Per qualche ragione non l'abbiamo inserita nel primo
album. Ci piaceva, ma l’abbiamo lasciata in un cassetto pensando che
sarebbe andato sul secondo album. Ma quel disco è stato arrangiato molto
bene perché stavamo consapevolmente cercando di spingere la nostra musica in un
nuovo posto. Alcune persone erano contente, ma altre no. Ricordo di
aver ricevuto una recensione in Australia che diceva: "I Queen hanno
abbandonato le loro radici su Queen
II". Ero scioccato. Ma quel tipo di risposta è stata un'influenza
su Sheer Heart Attack , che è
stato un tentativo deliberato di recuperare la nostra energia originale. Abbiamo
messo giù Stone Cold Crazy molto rapidamente, e l'abbiamo suonata
rapidamente. È uno dei pezzi più veloci che abbiamo mai suonato. In
questi giorni, se suoniamo sul palco, ci divertiamo. A volte cerchiamo di
dimostrare a noi stessi che possiamo ancora flettere i muscoli a quella
velocità , quindi tende a diventare molto veloce.
The
Prophet's Song è apparsa nel 1975 A
Night at the Opera , ma ci stavate lavorando già al tempo di Queen
II.
Era un'ossessione per me. È venuta da un sogno,
non è una cosa inventata. Ma stavo cercando di realizzare quel sogno e
stavo avendo molti problemi nel riuscirci. C'erano troppi bit diversi, e
divenne un guazzabuglio. Ricordo di aver ascoltato Freddie mentre suonava Bohemian
Rhapsody ai Rockfield Studios e ho pensato: "Mio Dio, ha organizzato
questa cosa in modo così perfetto, e qui sto lottando con questi diversi
pezzi". Alla fine sono riuscito a mettere insieme i vari pezzi ma non so
se ho ottenuto il risultato migliore possibile. Naturalmente, non ebbe mai
successo di Bohemian Rhapsody, che divenne il bambino prodigio e immortale che
tutti conoscono. The Prophet's Song è qualcosa che piace ai fan dei Queen,
ma non ha mai conquistato il mondo allo stesso modo.
Hai menzionato James Burton, che hai emulato in Crazy
Little Thing Called Love.
Oh si.
E c'è Another One Bites the Dust.
Sì, ma la chitarra ritmica la suona John. Ha
ovviamente scritto anche la linea di basso e tutto il resto. Era molto
insistente nel voler ottenere il proprio tocco con il ritmo, quindi è lui su
una Stratocaster. Devo dirtelo, ottenere quel ritmo forte è una delle cose
più difficili da suonare dal vivo.
È molto
Nile Rodgers (chitarrista degli Chic).
È molto Nile Rodgers, e John lo adorava assolutamente,
come tutti noi. John è stato molto influenzato da lui, senza dubbio. Che
ragazzo straordinario è Nile Rodgers. Ha il suo vocabolario, il suo mondo
musicale.
Dopo la
morte di Freddie, ci volle un po'di tempo perché i Queen tornassero di nuovo in
tour. Come descriveresti le differenze tra Paul Rodgers e come lavori
adesso con Adam Lambert?
È una bella domanda. Sono entrambi grandi,
ovviamente. Siamo stati benissimo con Paul. Ha il suo stile, che
abbiamo integrato nella band. C'era un punto d'incontro in cui volevamo
approfondire la sua musica, ne siamo stati influenzati. Per me è stata una
gioia suonare brani come All Right Now, Can not Get Enough of Your Love e tutte
queste cose. Ma è diventato difficile col passare del tempo. Avremmo
suonato in Sud America, dove la gente non conosceva quella musica, quindi
abbiamo suonato più canzoni dei Queen. Paul ha gestito bene la situazione,
ma penso che sia stato difficile per lui abbandonare molto del suo
materiale. Ci è piaciuto molto come esperimento, ma come esperimento aveva
dei limiti. Alla fine, abbiamo pensato che probabilmente Paul fosse si
fosse spinto fin dove poteva, ma che avesse bisogno di tornare alla sua
carriera. Perché non poteva continuare ad essere il frontman dei Queen. Di
comune accordo, abbiamo pensato: "Ecco fatto. Basta così". Ora, con
Adam, è una storia diversa, perché Adam può fare tutto quello che Freddie ha
fatto e altro ancora. Non importa ciò che gli proponi: lui può
farlo. Può fare Good Old Fashioned Lover Boy, che non avremmo mai sognato
di propore a Paul Rodgers, perché non avrebbe funzionato. Con Adam, è un
diverso tipo di approccio. È un esibizionista nato. Non è Freddie, e
non sta fingendo di essere lui, ma ha uno stile parallelo. Lui sa come
comportarsi con il pubblico. Stuzzica e ironizza con il pubblico in modo
del tutto naturale, senza pensarci. Ama abbigliarsi in un certo modo e,
sebbene anche Paul lo abbia fatto un po’ per noi, con Adam si possono sfoggiare
più paillettes (ride). Adam vive e respira quella roba. È una rockstar e
un frontman nato, quindi è una relazione molto vibrante quella che abbiamo con
lui. Trattiamo Adam esattamente come abbiamo trattato Freddie in quasi
tutti i modi.
Abbiamo
parlato di come hai lavorato con Gwilym Lee, ma cosa possiamo dire della
performance vincitrice dell'Oscar di Rami Malek come Freddie?
Ah, Rami è un fenomeno. Lui è
incredibile. Rami è diventato così simile a Freddie nella vita di tutti i
giorni che abbiamo iniziato a pensare che fosse lui in carne e ossa. È una
cosa davvero strana. Voglio dire, penso che tutti i ragazzi siano stati
fantastici. Tutti e quattro, compresa Lucy Boynton, che interpretava Mary
Austin, sono diventati la nostra famiglia allargata. Continuiamo a trascorrere
molto tempo con loro. È una bella cosa.
(Fonte:
www.guitarworld.com)