Intervista a Brian May su Guitar World del 10 Giugno 2019



E’ stata pubblicata sul sito Guitar World una lunga e interessante intervista a Brian May. Sono tantissimi i temi trattati: si va da Bohemian Rhapsody all'approfondimento su alcune canzoni dei Queen, passando per la storia persona dello stesso Brian.


Brian May non è solo uno dei chitarristi più distintivi del pianeta, ma ha anche il co-fondato e l’autore di una delle band più vendute al mondo, i Queen. E, come se tutto ciò non bastasse, ha trovato il tempo per diventare un astrofisico e per svolgere molte altre attività nel campo della fotografia stereoscopica e della salvaguardia degli animali.
Tutto ciò fa sorgere una domanda: c'è qualcosa in cui non riesce bene Brian per rispondere fa una risatina e dice:
"Oh, certo. Suppongo che ci siano alcune cose. Ad esempio le faccende domestiche, Chiedi a mia moglie. Lascio sempre tazze di tè sparse per casa e dopo qualche mese si presentano piene di muffa. Questa è la mia peggiore caratteristica."
Compiti domestici a parte, i risultati ottenuti dal chitarrista continuano ad aumentare. Ãˆ davvero raro che una band riesca a mantenere intatta la sua popolarità dopo decenni dalla pubblicazione dell’ultimo album, ma i Queen stanno cavalcando un'ondata di popolarità senza precedenti. Il merito è in gran parte del film Bohemian Rhapsody, il biopic musicale di maggior successo di tutti i tempi (con incassi al botteghino in tutto il mondo che hanno superato il miliardo di dollari, per non parlare dei quattro premi Oscar). Così il catalogo della band è tornato nelle classifiche, spesso anche ai primi posti proprio con la colonna sonora del film e i Greatest Hits.

"Chi avrebbe potuto prevederlo?" si chiede Brian con una punta di retorica, quasi sconcertato dal successo ottenuto dal film del film. "Pensavamo che sarebbe andato bene con i fan, ma non immaginavamo che potesse conquistare anche un pubblico più vasto. La gente lo ha visto anche cinque o sei volte, cantando e piangendo. Ho incontrato persone in Asia che l'hanno visto 30 volte. Ãˆ straordinario. Non potremmo essere più felici."
Rispondendo ai critici che hanno contestato il rimescolamento degli eventi cronologici del film, May afferma:
"Non volevamo realizzare un documentario. Non doveva essere una cosa del tipo ‘E’ successo e poi quest’altro’. Il film è stato un tentativo di entrare in Freddie Mercury e ritrarre la sua vita interiore, la sua spinta emotiva, la sua passione, le sue paure e le debolezze. Inoltre, volevamo ritrarre il nostro rapporto personale, simile a quello che c’è in una famiglia, e che era praticamente parte di ciò che lo rendeva perfetto. E penso che Freddie lo adorerebbe, perché è una buona, onesta rappresentazione di lui come persona."

Bohemian Rhapsody ha avuto una lavorazione lunga e a volte travagliata prima di raggiungere lo schermo (prima che Rami Malek fosse scelto per il ruolo di Mercury, Sacha Baron Cohen è stato brevemente coinvolto nel progetto), e per May, che insieme al batterista Roger Taylor è stato consulente creativo e musicale del film, il processo si è rivelato spesso difficile: 

"Ci sono state molte battaglie che abbiamo dovuto affrontare", spiega. Anche dopo che il film è stato completato, il chitarrista ha dovuto combattere i dirigenti della 20th Century Fox per poter registrare la propria versione del tema musicale della Fox. 
  
"Non volevano che lo facessi perché pensavano che avrebbe aperto la porta per molte altre cose. Ma alla fine, mi hanno lasciato fare e ne sono rimasti felici."

Uno degli altri compiti svolti da May per il film è stato il ruolo di coach per l’attore che lo interpretava, Gwilym Lee. Gli ha insegnato a suonare con una monetina invece che con il plettro, proprio come fa lui nella realtà. Fortunatamente, Lee non era un neofita della chitarra, quindi era già esperto nelle basi: 
"Gwilym è un buon musicista, ma voleva capire come faccio a fare determinate cose e mi ha osservato da vicino. Ci siamo seduti insieme con due chitarre e abbiamo suonato le canzoni che avrebbe fatto nel film. Ha assorbito tutto molto rapidamente. Ciò di cui non mi rendevo conto era che osservava anche tutti i miei movimenti e il tono della mia voce. Quando i miei figli videro il primo trailer del film, dissero: 'Papà, hanno usato la tua voce?' E invece era lui che è riuscito a interpretarmi alla perfezione.”

Al di là del gigantesco successo al botteghino di Bohemian Rhapsody, Brian attribuisce alla persistenza con cui le canzoni dei Queen restano nelle coscienze delle persone il successo così duraturo della band: 

"Le canzoni sono il pilastro principale, ma questa è un'area molto complessa. Quelle canzoni sono state create durante periodi di stress. Siamo stati molto fortunati ad avere una forte combinazione di personalità, ma penso che siamo sempre stati sul punto di rompere. Stranamente, è lì che abbiamo sviluppato le nostre forze, perché stavamo tirando in direzioni diverse. Abbiamo avuto quattro diversi talenti tra di noi.”

Dopo la morte di Freddie, i Queen rimasero lontanti dalle scene fino al 2004, quando Brian e Roger Taylor ripresero ad andare in tour con il cantante Paul Rodgers (il bassista John Deacon si era ritirato). Questa configurazione, chiamatata Queen + Paul Rodgers, ha portato avanti una serie di concerti di grande successo in tutto il mondo prima di dividersi nel 2009. Due anni dopo, May e Taylor hanno invitato Adam Lambert, vincitore di American Idol, a far parte del gruppo, e - come Queen + Adam Lambert - sono andati ancora in tour riscuotendo ancora più successo.

Questa estate la band si imbarcherà in un tour nelle arene nordamericane e, con i Queen che si godono ancora il successo Bohemian Rhapsody, la nuova serie di concerti sarà un vero e proprio giro d’onore per celebrare la vittoria: 

"Penso che i concerti siano ancora una parte importante della nostra storia. Andiamo ancora là fuori con Adam e lo facciamo al massimo livello. Non credo che nessuno avrebbe potuto prevederlo, neanche noi. La cosa fantastica è che Adam non si sente affatto un sostituto; a modo suo, è un innovatore sul palco. Fa parte del nostro nuovo equilibrio.

Torniamo all'inizio. Nel 1963, eri ovviamente uno studente serio, ma allo stesso tempo volevi suonare la chitarra. Quei due mondi erano in conflitto tra loro?
Erano in conflitto si, e la politica della scuola era che suonare la chitarra fosse una cosa immorale e anche illegale. Eravamo costretti a introdurre gli strumenti di nascosto per suonare durante l'ora di pranzo. Dovevamo essere ribelli. Tutti questi modi di imparare ad essere una rockstar che ci sono oggi, non esistevano nel 1963. Era considerato da molti una grande perdita di tempo.
Tuo padre ti ha aiutato a costruire la tua chitarra, la Red Special. Era d’accordo che la musica sottraesse tempo ai tuoi studi?

Mio padre è un po' un enigma. Sì, mi ha supportato e abbiamo fatto la chitarra insieme, che è stata un'esperienza meravigliosa per noi due. Ma quando si trattava di rinunciare agli studi per suonare a, era profondamente contrario. Gli si spezzava il cuore al pensiero che potessi rinunciare a tutto ciò che credeva mi avrebbe assicurato un buon futuro e a tutto ciò che sentiva di aver fatto in termini di sacrifici per permettermi di studiare. E' stata una cosa molto difficile che ci ha portati a parlarci  a malapena per circa un anno e mezzo.
Se la chitarra che avete costruito insieme non avesse funzionato, quale modello avresti suonato?

Oh, beh, l'avremmo fatto funzionare; non ci saremmo arresi (ride). Eravamo assolutamente determinati, e abbiamo fatto un sacco di cose sperimentali mentre procedevamo. Detto questo, non potevo permettermi di comprare una chitarra in quegli anni. Solo più tardi avrei potuto comprare una Fender o un Gibson o qualcosa di quel genere.

Hai suonato la Red Special per tutta la tua carriera. Considerati tutti i cambiamenti tecnologici disponibili ora, se potessi tornare indietro nel tempo, c'è qualcosa che vorresti cambiare?

Non cambierei nulla. No, tutto ha funzionato molto bene. Fa davvero parte del mio corpo, e tutto è giusto per me. Ora, come sia successo è un po' un mistero. Penso che in parte fosse l'intuizione e una buona pianificazione, ma in parte è stata fortuna.  Avevo l'idea che la chitarra dovesse dare un feedback in un certo modo, non il tipo di feedback da urlo che avviene attraverso i pickup. Non avevo alcuna teoria su come farlo però. E’ stata solo fortuna che abbia ha funzionato così bene.

Il tuo stile è quasi impossibile da sezionare. Ãˆ difficile rilevare le tue influenze. Chi hai ascoltato da bambino?

Non c'era molto da ascoltare in quegli anni, quindi i ragazzi come me ascoltavano tutto ciò su cui potevano mettere le mani. Musicisti come Django Reinhardt, Charlie Byrd o Chet Atkins sono stati tutti grandi influenze per me. Eravamo tutti fan degli Shadows, quindi Hank Marvin ha avuto un'enorme influenza. Ho assorbito tutto ciò che ho potuto trovare. Non sapevo chi fosse James Burton in quei giorni, ma era una grande influenza. Il modo in cui piegava le corde, suonava come una voce. Questo è ciò che mi ha infiammato. E c'era Buddy Holly, non tanto per il piegamento delle corde, ma il suo modo incisivo di suonare il ritmo ha avuto una grande influenza su di me. E quelle armonie! Ho iniziato ad apprezzare ciò che si poteva fare con le armonie vocali. Quelle cose mi rilassano ancora nel profondo.
Anche i Queen hanno seguito la propria strada. Non avete seguito le orme blues dei Free di Paul Rodgers e nemmeno il prog degli Yes o degli Emerson, Lake & Palmer. Eravate ragazzi che stavano cercando di stare alla larga da quello che stavano facendo tutti gli altri?

Penso che la vera influenza provenga da tutte queste cose. Un paio di canzoni nei nostri primi giorni erano molto influenzate dal modo in cui Free scrivevano le loro cose. A quel tempo ascoltavo moltissimo Eric Clapton e Jimi Hendrix. Per noi Hendrix era il grande dio. Non riesco ancora a capire da dove tirasse fuori quel suono. Ãˆ come se venisse da un altro pianeta. Ho citato le armonie: sono venuto da Buddy Holly e dai Cricket, dagli Everly Brothers, dai Beatles. I Beatles sono stati la nostra Bibbia per quanto riguarda la composizione musicale, l'arrangiamento e la produzione. The White Album è un catalogo completo di come si dovrebbe usare uno studio per costruire canzoni. "Happiness Is a Warm Gun" e "Dear Prudence" sono esempi lampanti di come la musica può essere simile alla pittura di un quadro su tela. In un certo senso, i Beatles sono stati facilitati perché non hanno dovuto suonare le canzoni dal vivo. Noi invece ci siamo appassionati a costruire roba in studio ma anche a far prendere vita alle nostre canzoni nella forma adatta al palcoscenico.
Nei primi tempi, quando non avevi il pieno controllo del tuo spettacolo, era difficile ottenere il suono della tua chitarra come ti piaceva sul palco?

Non appena ho trovato gli amplificatori Vox AC30, suggeriti da Rory Gallagher, ho avuto il mio suono e non ho mai avuto problemi. Era sempre il modo in cui volevo che fosse. Era la mia voce, ed ero felice. Cerco sempre di migliorarlo, ma questa è la base e non è cambiata. Quelle valvole di Classe A ti danno lo spettro regolare da pulito a incredibilmente limitato e saturo. In combinazione con la mia chitarra, ho ottenuto tutte le variazioni di tono che stavo cercando.
La gente pensa spesso a Freddie come pianista, ma occasionalmente suonava la chitarra e la usava anche per scrivere le sue canzoni. Che tipo di chitarrista era?

Era molto bravo con la chitarra, molto poco ortodosso ed energico. Ha scritto il riff per Ogre Battle. Aveva una energia frenetica sulla chitarra, che si intravvedeva molto bene in quella canzone. Suonava il ritmo anche su Crazy Little Thing Called Love. Dopo un po' ha lasciato la chitarra e si è concentrato di più sul pianoforte. Negli ultimi giorni, ha persino lasciato il pianoforte. Voleva solo essere un artista che correva in giro con la libertà di essere un frontman.

A proposito di esibizioni, tu e Freddie siete stati fonte di ispirazione per tanti artisti contemporanei.

Lo siamo? (ride)

Credo di si.

Non so da dove sia venuto tutto questo. Abbiamo avuto le nostre influenze, ma non siamo mai stati coreografati. Lo abbiamo fatto tutto d'istinto, ma c'era una consapevolezza del flusso di energia sul palco. Penso che il Giappone ci abbia cambiato. Siamo andati in Giappone e siamo stati trattati come se fossimo i Beatles. Ogni mossa che abbiamo fatto è stata accolta da una sorta di risposta da parte del pubblico, quindi abbiamo imparato molto rapidamente, d'istinto, a usarlo. Penso di non essere stato un chitarrista molto fisico all'inizio, ma sperimentare al Budokan e ricevere in cambio l’apprezzamento  del pubblico ci ha plasmato in persone molto più fisiche e reattive rispetto a ciò che il pubblico sentiva.
Potremmo impiegare giorni per esaminare il tuo repertorio, ma volevo soffermarmi su alcune canzoni. Ãˆ stato detto che Stone Cold Crazy è brano un precursore del thrash metal. A cosa stavate pensando quando l’avete composta?

Posso dirtelo con esattezza. Freddie ha scritto il testo, e aveva già un riff che aveva suonato con la sua vecchia band. Gli dissi: "È un testo grandioso, ma hai bisogno di un riff migliore." E Freddie: "OK, cosa hai?" Ho iniziato a fare questo frenetico riff per abbinarlo al testo e gli è piaciuto davvero. L'intera band è stata coinvolta, in particolare Roger, perché si basa molto sul modo in cui suona.  Per qualche ragione non l'abbiamo inserita nel primo album. Ci piaceva, ma l’abbiamo lasciata in un cassetto pensando che sarebbe andato sul secondo album. Ma quel disco è stato arrangiato molto bene perché stavamo consapevolmente cercando di spingere la nostra musica in un nuovo posto. Alcune persone erano contente, ma altre no. Ricordo di aver ricevuto una recensione in Australia che diceva: "I Queen hanno abbandonato le loro radici su Queen II". Ero scioccato. Ma quel tipo di risposta è stata un'influenza su Sheer Heart Attack , che è stato un tentativo deliberato di recuperare la nostra energia originale. Abbiamo messo giù Stone Cold Crazy molto rapidamente, e l'abbiamo suonata rapidamente. Ãˆ uno dei pezzi più veloci che abbiamo mai suonato. In questi giorni, se suoniamo sul palco, ci divertiamo. A volte cerchiamo di dimostrare a noi stessi che possiamo ancora flettere i muscoli a quella velocità, quindi tende a diventare molto veloce. 
The Prophet's Song è apparsa nel 1975 A Night at the Opera , ma ci stavate lavorando già al tempo di Queen II.

Era un'ossessione per me. Ãˆ venuta da un sogno, non è una cosa inventata. Ma stavo cercando di realizzare quel sogno e stavo avendo molti problemi nel riuscirci. C'erano troppi bit diversi, e divenne un guazzabuglio. Ricordo di aver ascoltato Freddie mentre suonava Bohemian Rhapsody ai Rockfield Studios e ho pensato: "Mio Dio, ha organizzato questa cosa in modo così perfetto, e qui sto lottando con questi diversi pezzi". Alla fine sono riuscito a mettere insieme i vari pezzi ma non so se ho ottenuto il risultato migliore possibile. Naturalmente, non ebbe mai successo di Bohemian Rhapsody, che divenne il bambino prodigio e immortale che tutti conoscono. The Prophet's Song è qualcosa che piace ai fan dei Queen, ma non ha mai conquistato il mondo allo stesso modo.
Hai menzionato James Burton, che hai emulato in Crazy Little Thing Called Love.

Oh si.
E c'è Another One Bites the Dust.

Sì, ma la chitarra ritmica la suona John. Ha ovviamente scritto anche la linea di basso e tutto il resto. Era molto insistente nel voler ottenere il proprio tocco con il ritmo, quindi è lui su una Stratocaster. Devo dirtelo, ottenere quel ritmo forte è una delle cose più difficili da suonare dal vivo.
È molto Nile Rodgers (chitarrista degli Chic).

È molto Nile Rodgers, e John lo adorava assolutamente, come tutti noi. John è stato molto influenzato da lui, senza dubbio. Che ragazzo straordinario è Nile Rodgers. Ha il suo vocabolario, il suo mondo musicale.
Dopo la morte di Freddie, ci volle un po'di tempo perché i Queen tornassero di nuovo in tour. Come descriveresti le differenze tra Paul Rodgers e come lavori adesso con Adam Lambert?

È una bella domanda. Sono entrambi grandi, ovviamente. Siamo stati benissimo con Paul. Ha il suo stile, che abbiamo integrato nella band.  C'era un punto d'incontro in cui volevamo approfondire la sua musica, ne siamo stati influenzati. Per me è stata una gioia suonare brani come All Right Now, Can not Get Enough of Your Love e tutte queste cose. Ma è diventato difficile col passare del tempo. Avremmo suonato in Sud America, dove la gente non conosceva quella musica, quindi abbiamo suonato più canzoni dei Queen. Paul ha gestito bene la situazione, ma penso che sia stato difficile per lui abbandonare molto del suo materiale. Ci è piaciuto molto come esperimento, ma come esperimento aveva dei limiti. Alla fine, abbiamo pensato che probabilmente Paul fosse si fosse spinto fin dove poteva, ma che avesse bisogno di tornare alla sua carriera. Perché non poteva continuare ad essere il frontman dei Queen. Di comune accordo, abbiamo pensato: "Ecco fatto. Basta così". Ora, con Adam, è una storia diversa, perché Adam può fare tutto quello che Freddie ha fatto e altro ancora. Non importa ciò che gli proponi: lui può farlo. Può fare Good Old Fashioned Lover Boy, che non avremmo mai sognato di propore a Paul Rodgers, perché non avrebbe funzionato. Con Adam, è un diverso tipo di approccio. Ãˆ un esibizionista nato. Non è Freddie, e non sta fingendo di essere lui, ma ha uno stile parallelo. Lui sa come comportarsi con il pubblico. Stuzzica e ironizza con il pubblico in modo del tutto naturale, senza pensarci. Ama abbigliarsi in un certo modo e, sebbene anche Paul lo abbia fatto un po’ per noi, con Adam si possono sfoggiare più paillettes (ride). Adam vive e respira quella roba. Ãˆ una rockstar e un frontman nato, quindi è una relazione molto vibrante quella che abbiamo con lui. Trattiamo Adam esattamente come abbiamo trattato Freddie in quasi tutti i modi.


Abbiamo parlato di come hai lavorato con Gwilym Lee, ma cosa possiamo dire della performance vincitrice dell'Oscar di Rami Malek come Freddie?

Ah, Rami è un fenomeno. Lui è incredibile. Rami è diventato così simile a Freddie nella vita di tutti i giorni che abbiamo iniziato a pensare che fosse lui in carne e ossa. Ãˆ una cosa davvero strana.  Voglio dire, penso che tutti i ragazzi siano stati fantastici. Tutti e quattro, compresa Lucy Boynton, che interpretava Mary Austin, sono diventati la nostra famiglia allargata. Continuiamo a trascorrere molto tempo con loro. Ãˆ una bella cosa.