Se
c’è una cosa che i Queen hanno sempre saputo fare benissimo è osare. Andare oltre
gli schemi musicali, ma anche valicare determinati confini è stato fin da sempre
il loro marchio di fabbrica.
“Nessuno
ascolterà in macchina Bohemian Rhapsody”. La frase che nel film viene
pronunciata dal manager Ray Foster (l’unico personaggio fittizio della
pellicola, interpretato da Mike Myers) è il riassunto perfetto della carriera
dei Queen. Perché, dopo aver annientato la certezza (nutrita da molti all’epoca)
che quel singolo così lungo non sarebbe mai potuto diventare un successo, la
band ci prese gusto e proseguì in quell’opera di demolizione delle convenzioni
musicali, che è forse la ragione per la quale la stampa gli ha per così tanto
tempo criticati. Semplicemente perché non li capivano. Una cosa che peraltro in
alcuni casi succede ancora.
Non
contenti, dopo aver dimostrato che si può osare in qualsiasi
direzione musicale, i Queen hanno anche pensato di dire la loro in ambiti diversi da
quelli dello studio di registrazione e del palco. I due esempi più clamorosi
sono, ovviamente, l’ingresso nel mondo del teatro e in quello del cinema.
We
Will Rock You, anche questo oggetto di dure critiche dagli “esperti” del
settore è diventato, dopo il suo esordio nel 2002 al Dominion Theatre di
Londra, un vero e proprio standard del musical. Attualmente nel mondo ci sono
numerose produzioni che replicano il successo della versione originale. Proprio
ieri, al teatro CIAK di Milano l’edizione italiana è stato l’ennesimo successo
del lungo tour iniziato nel 2018.
Sul
fronte cinematografico, invece, è Bohemian Rhapsody ad aver vinto su tutta la
linea, a partire da quei critici (di professione e non) che ancora prima di
andare al cinema ne avevano già sancito il flop. Ai pregiudizi il biopic ha
risposto con oltre 800 milioni di dollari incassati in tutto il mondo (in
Italia la cifra ha superato i 25 milioni di euro), due Golden Globes, 7
Candidature ai BAFTA e 5 agli Oscar, più una serie di altri premi ottenuti
soprattutto grazie alla strepitosa performance di Rami Malek.
Ma
Bohemian Rhapsody ha ottenuto un altro successo. Ha convinto Hollywood che
investire sulla musica conviene. Lo si è capito subito quando la Fox ha
annunciato di aver affidato a Dexter Fletcher la regia del biopic dedicato a
Elton John (Rocketman), seguito poi dall’annuncio di un film sui Mötley Crüe (The Dirt) e già si vocifera di un possibile
film su Michael Jackson.
E proprio nelle ultime ore sono
arrivati due annunci che confermano quanto Bohemian Rhapsody abbia aperto la
strada alla nascita di un nuovo segmento cinematografico, anzi un vero e
proprio genere. Perché sono in lavorazione un lungo documentario sui Beatles e
la realizzazione del loro Let In Be ad opera di Peter Jackson (Il Signore degli
Anelli, Lo Hobbit) e un biopic su David Bowie. Ad interpretare lo “starman”
sarà l’attore Johnny Flynn che porterà sullo schermo la nascita di Ziggy
Stardust, una delle maschere più celebri create dal genio di Bowie. E poi ci saranno i film che racconteranno la vita di Celine Dion, Aretha Franklin, Amy Winehouse e Cher.
Siamo solo all’inizio di un nuovo
filone nel quale Hollywood ha scelto di puntare solo grazie al successo
ottenuto dal film dei Queen. Fino a poco tempo fa l’idea di realizzare dei
biopic musicali era vista con sospetto dalle maggiori case di produzione
cinematografica. Lo scarso interesse del pubblico e le critiche avevano spinto
produttori e registi a stare alla larga da certi progetti.
Poi sono arrivati i Queen. E il
mondo, quello del cinema stavolta, è stato prima scosso e poi conquistato. Ancora una volta.