“Freddie
Mercury è stato uno degli esseri umani più straordinari che abbia
mai conosciuto. Mi dispiace di non essergli stato vicino negli ultimi
dieci anni della sua vita. Era davvero un grande artista. Ricordo che
una volta mi disse: la cosa più importante è vivere una vita
favolosa, mio caro, non importa quanto sia lunga, purché sia
favolosa.”
E'
con una delle frasi tipiche di Freddie che il fotografo Mick Rock
ricorda il rapporto di amicizia nato con il cantante dei Queen fin
dai primi anni Settanta, un'era di cui lo stesso Mick può essere a
buon diritto considerato una vera e propria icona. Grazie a lui il
mondo del rock ha scoperto ciò che i Queen, e Freddie in
particolare, avevano compreso fin da subito: l'importanza
dell'immagine.
A
Mick Rock si devono alcuni dei ritratti più straordinari e
importanti di sempre. Basti citare le sue fotografie di Syd Barrett,
il compianto fondatore dei Pink Floyd, oppure quelle di David Bowie
in piena era Ziggy Sturdust, passando per i Led Zeppelin, Lou Reed, i
Ramones, Debbie Harry, tutti diventati grazie a lui autentiche icone
senza tempo nell'immaginario collettivo. E poi ci sono le tante
copertine degli album. Per noi fans dei Queen resta indimenticabile
lo scatto utilizzato per Queen II e successivamente impiegato per
promuovere il più grande singolo di tutti i tempi, Bohemian
Rhapsody.
“La
prima volta che ho incontrato i Queen”, ricorda
Mick “Era il 1973 e nella loro carriera non era successo
ancora nulla di rilevante. Tuttavia incontrai quattro ragazzi
pienamente consapevoli delle loro imminenti possibilità . Credevano
molto in loro stessi e io rimasi affascinato dalle loro ambizioni e
dalla creatività che mettevano in ciò che stavano facendo. Freddie
in particolare era grandioso sul palco, non si limitava a cantare, ma
recitava e riempiva lo spazio come nessuno. Era molto impegnato a
studiare gli aspetti estetici della band e dello show. Aveva creato
il logo caratteristico dei Queen basato sui segni zodiacali dei
quattro componenti, sceglieva gli abiti di scena e considerava
essenziali gli effetti del palco.
La
mia prima foto dei Queen risale al 1973 ed è quella in cui tutti e
quattro sono nudi attorno ad una corona. Per quella di Queen II
invece ci siamo ispirati al ritratto iconico di Marlene Dietrich
scattata durante le riprese del film Shanghai Express. A mostrarmela
fu un amico, John Kobal, che collezionava fotografie e pensai subito
che fosse un'immagine potente ed evocativa, perfetta per il secondo
album dei Queen che aveva per tema il contrasto tra bianco e nero,
tra luci ed ombre. Ricordo che Brian, Roger e John non erano del
tutto convinti della scelta, mentre Freddie si dichiarò subito
entusiasta. Sarò Marlene, che pensiero delizioso, fu il suo
commento. Inutile dire che quando nel 1975 utilizzarono quello stesso
scatto per Bohemian Rhapsody mi sono sentito parte di quel successo
incredibile. In qualche modo credo di essere stato l'unico a
comprendere che nella musica dei Queen c'era una sorta di perenne
dualismo, un conflitto tra due poli contrapposti che rendeva la loro
musica molto drammatica. Credo che la copertina di Queen II sia la
rappresentazione perfetta di quella particolare stagione musicale,
decadente e androgina.
Dal
punto di vista umano devo dire che io e Freddie siamo diventati
subito amici, addirittura dicevano che tra di noi ci fosse una
qualche somiglianza fisica. Freddie aveva un forte senso del destino
e nel corso degli anni non è mai cambiato e non ha mai perso la sua
fede nella possibilità di raggiungere il successo. Ma se da un lato
era una persona davvero determinata, dall'altra Freddie sapeva essere
sensibile e innocente e aveva un grande desiderio di comunicare con
gli altri. All'epoca in cui gli sono stato vicino viveva in un
appartamento con Mary Austin e tutti e tre assieme passavamo il tempo
a bere tè e a parlare di musica, in particolare di Jimy Hendrix,
verso il quale Freddie aveva un'autentica venerazione. Freddie in
quel periodo era per me un fratello spirituale. Tra di noi c'era
un'amicizia davvero sincera.
Di
Mary posso dire che era davvero l'amore di Freddie e anche se
successivamente lui ha avuto tante altre storie, lei è rimasta
comunque il suo amore più grande e importante. Mary era la fonte di
ispirazione della musica di Freddie e anche la sua confidente. La
considero una storia d'amore romantica e poetica.
Dei
Queen ho sempre avuto la percezione che si trattasse di una band
formata da quattro persone coerentemente orientate verso la stessa
meta, anche se ognuno aveva la propria personalità . C'era Brian May
che era un vero genio, una persona davvero sobria e intelligente.
Roger Taylor invece incarnava lo spirito tipico della rockstar che
vive tutto al massimo, mentre John Deacon era il tipico bassista
delle rock band, tranquillo e taciturno. Il suono dei Queen derivava
dall'alchimia tra queste quattro personalità così differenti.”
E'
innegabile che il punto di vista di Mick Rock sia stato confermato
dalla storia stessa dei Queen, fatta di successi incredibili e di una
coesione interna mai davvero venuta meno, nemmeno quando gli scontri
personali all'interno della band si sono fatti difficili. In qualche
modo si può dire che quella rappresentazione ideata da Mick per la
copertina di Queen II sia la versione glam del quadro di Dorian Gray.
Da esso Freddie Mercury e gli altri componenti della band hanno
tratto l'insegnamento più importante: essere uniti è l'unico modo
per diventare e restare grandi. Uno spirito unitario che sta
consentendo ancora oggi al gruppo di sopravvivere, sebbene in una
forma diversa. Di più, il lavoro fatto con Mick Rock è la conferma
ulteriore di quanto i Queen abbiano davvero influenzato intere
generazioni attraverso l'insegnamento del connubio vincente tra
musica e arti visive.