Nel 1991 i Queen avevano da poco superato il traguardo dei 20 anni di carriera e nonostante la prolungata assenza dalle scene, il nuovo decennio sembrava in grado di offrire alla band nuove opportunità. I Queen non sono mai stati un gruppo disposto ad accettare un'esistenza tranquilla, fatta di dischi sempre uguali. Piuttosto che accontentare i propri fan, hanno sempre scelto la strada più impervia della sperimentazione, facendo propri stili innovativi o inventando sonorità spesso capaci di anticipare le mode. Come era già accaduto con il 1980, l'inizio degli anni '90 doveva essere l'ennesimo punto di evoluzione per un gruppo costantemente votato al superamento dei traguardi già raggiunti.
Il primo passo in tal senso era stata la firma di un nuovo contratto discografico con l'etichetta Hollywood Records di proprietà della Disney, con il quale i Queen speravano di riprendere quota negli Stati Uniti dopo i disastri causati dalla Capitol Records e dalle polemiche che a metà degli anni '80 avevano di fatto impedito alla band di conquistare le classifiche d'oltre oceano e di suonare dal vivo per promuovere i nuovi album. Con il nuovo contratto appena siglato, i Queen erano quindi intenzionati a riproporre il loro vecchio catalogo, oltre ad un nuovo album ormai in dirittura d'arrivo.
Tuttavia, le esibizioni dal vivo, da sempre elemento essenziale per promuovere un nuovo disco e terreno ideale per la massima espressione del potenziale della band, sembrava qualcosa di irrealizzabile. La stampa fu la prima a sottolineare l'assenza dalle scene del gruppo che, dopo il Magic Tour del 1986 non sembrava affatto intenzionato a proporre un nuovo show in giro per il mondo. Naturalmente all'epoca non mancarono le speculazioni sulle ragioni che avevano indotto i Queen a cancellare ogni attività live, salvo le sporadiche esibizioni soliste e come ospiti di Brian May e Roger Taylor. Ma, nonostante le varie illazioni che circolavano da tempo sulla salute di Freddie Mercury, nessuno conosceva le sue reali condizioni e lo stesso cantante nel 1989 aveva dichiarato di voler interrompere il ciclo album-tour, affermando di non voler più riproporre il solito classico show. In realtà si trattava di una scelta obbligata, maturata dallo stesso Freddie dopo la conferma della sua sieropositività, ma che non gli impedì di dedicarsi completamente alla musica proprio come antidoto alla malattia. Il risultato fu l'album Innuendo, il 14° in studio dei Queen, uscito il 4 febbraio del 1991.
Innuendo è considerato ancora oggi come l'ultimo album dei Queen, sebbene la storia discografica della band sia proseguita anche negli anni successiv con la pubblicazione postuma di Made In Heaven nel 1995 e un album con Paul Rodgers nel 2008. Le prime recensioni dedicate a Innuendo parlarono di un ritorno della band alle proprie origini, per lungo tempo abbandonate in favore di sonorità più pop ed elettroniche tipiche degli anni '80. Col senno di poi, ovvero con la morte di Freddie avvenuta il 24 Novembre di quello stesso anno, il disco assunse ulteriori significati e molti videro nelle canzoni che componevano il disco una sorta di testamento spirituale offerto dal cantante.
Le prime avvisaglie che qualcosa nei Queen era definitivamente mutato si erano già avute nel 1989 quando, alla pubblicazione di The Miracle non era seguito un tour promozionale, sebbene il gruppo non si esibisse dal vivo da ben 3 anni, tanto che nel frattempo in molti avevano parlato del probabile e silenzioso scioglimento della band. In più, nei video che accompagnavano The Miracle, Freddie appariva assai diverso nell'aspetto fisico, con una folta barba a sostituire i leggendari baffi e un fisico più esile, soprattutto se paragonato alle immagini che appena un anno prima lo avevano visto protagonista accanto alla cantante lirica Montserrat Caballé per il progetto Barcelona. Il fatto poi che Freddie non apparisse praticamente più in pubblico diede mondo alla stampa scandalistica di insistere sulle sue presunte (almeno in quel momento) precarie condizioni di salute. Furono anni quelli di intense speculazioni giornalistiche che peraltro sancirono una volta di più la profonda distanza tra i Queen e una certa stampa votata al sensazionalismo. Un rapporto che solo di recente ha trovato una sorta di pacificazione, forse anche grazie alla figura dello stesso Freddie divenuto nel frattempo vera e propria icona intoccabile.
"Freddie mi ha detto di essere sieropositivo prima ancora di rivelarlo alla band," ha raccontato il manager storico dei Queen Jim Beach nel documentario del 2011 Days Of Our Lives. “E questo mi ha messo in una posizione molto difficile, perché Freddie mi chiese di conservare il segreto. Così mi ritrovai a dover fare il manager del gruppo, conoscendo qualcosa che ovviamente era di cruciale importanza anche per gli altri membri della band, senza che potessi rivelare nulla."
"Non appena ci siamo resi conto che Freddie era malato", ha detto Brian May alla rivista Mojo nel 1999, "ci siamo stretti attorno a lui come un guscio protettivo. Mentimmo a tutti, anche alle nostre famiglie, perché Freddie non voleva che il mondo invadesse la sua vita privata. Era solito dire: 'Io non voglio che la gente acquisti i nostri dischi del cazzo per simpatia'. A quel punto diventammo davvero molto uniti.”
Dopo l'uscita di The Miracle, salutato come il ritorno al rock dei Queen, Freddie era determinato a fare ancora musica. Con nessun nuovo tour all'orizzonte, la band si ritirò nei Mountain Studios a Montreux in Svizzera per registrare il materiale che avrebbe composto Innuendo. Roger Taylor nel documentario Days Of Our Lives spiega che “Freddie sembrava aver bisogno di registrare, per darsi qualcosa da fare, una sorta di motivo per alzarsi la mattina. E lo faceva tutte le volte che poteva. Quindi, in realtà, è stato un bel periodo di lavoro abbastanza intenso."
Ma nonostante la malattia e la sofferenza fisica, Roger non ricorda di aver mai udito una lamentela da parte dell'amico: “A un certo punto faticava a stare in piedi per troppo tempo, ma non si è mai lamentato e per andare avanti gli bastavano la sua vodka e il microfono.”
Ciò che emerse nel febbraio del 1991 fu un album dotato di tutte le qualità che i Queen avevano mostrato al mondo nel corso degli anni '70: rock progressivo ed elementi di dramma, tutti ingredienti che sembravano mancanti nei dischi anni '80. Anche dal punto di vista grafico Innuendo rappresentava il tentativo (riuscitissimo) di riportare la band verso un'eleganza forse perduta con le sperimentazioni pop degli ultimi dischi. Musicalmente poi, già la title track del disco, rilasciata come primo singolo, offrì la conferma che i Queen erano davvero tornati ai fasti di Bohemian Rhapsody. Tutto in Innuendo, dai testi agli arrangiamenti, rappresentò una rottura con gli album più recenti e i successi pop come Radio Ga Ga.
"Penso che Innuendo sia una di quelle cose che può avere un grande successo o essere un flop clamoroso”, ha spiegato Brian May. "Abbiamo avuto le stesse sensazioni per Bohemian Rhapsody. E' un rischio, perché un sacco di gente potrebbe dire che è un brano troppo lungo e complesso, inadatto soprattutto ad essere trasmesso in radio. Ma in certi casi può anche accadere che la gente consideri il pezzo interessante, nuovo e diverso.”
Altri brani contenuti nell'album confermarono la volontà della band di tornare ad approfondire sonorità più orientate al rock, ma con la tipica commistione di stili che aveva contraddistinto i primi album. All Gods People, ad esempio, è una sorta di gospel in chiave moderna, registrata originariamente per Barcelona; I'm Going Slightly Mad, fortemente influenzata dallo stile di Noel Coward è un tipico brano “un po' pazzo”, sul genere di quelli che in passato avevano rappresentato un momento immancabile negli album dei Queen, fatto di folle divertimento ed estrema sperimentazione; Bijou segnò invece il ritorno alle grandi composizioni chitarristiche di Brian May, la cui Red Special sembrava essere rimasta soffocata dagli eccessi dell'elettronica di album come Hot Space e The Works. Così, canzoni come Headlong e The Hitman restituirono ai fan i Queen nella loro versione più potente e travolgente, seguendo un percorso comunque già avviato due anni prima con I Want It All e Was It All Worth It.
"Siamo stati abbastanza eclettici nel corso della nostra carriera", spiegò Roger Taylor durante un'intervista promozionale per l'uscita d Innuendo. "Ogni volta che siamo andati un po' troppo lontani musicalmente, la gente ha iniziato a lamentarsi. Penso che quello che un sacco di gente voleva vedere era un ritorno allo stile fatto di chitarra-batteria-basso e ora, immagino, anche di tastiere e sintetizzatori, con tutte le grandi armonie e le stratificazioni tipiche del nostro sound. E questo album è davvero tutto questo. E' una sorta di continuazione di The Miracle, ma penso in una chiave molto meno pop. Penso che sia più ricco e ha più profondità.”
Da parte sua Brian May disse: "Il nuovo album è grande. Penso che sia la cosa migliore che abbiamo fatto da molto tempo a questa parte. Non c'è nulla che mi faccia imbarazzare in questo disco. Questo mi rende molto felice e posso ascoltarlo senza alcun problema. Mi piace molto."
Ma la cosa più significativa su Innuendo erano i testi, più sobri e riflessivi rispetto alle cose precedenti fatte dai Queen, anche se molti significati non furono evidenti fino alla morte di Freddie. Inevitabilmente i testi furono direttamente o indirettamente influenzati dalle condizioni di Mercury, ma non solo. Nelle tracce si percepisce il desiderio di ciascun membro di riflettere su temi importanti come la mortalità, il vivere la vita al massimo e ricordare il proprio passato, tutti argomenti che rivelarono la grande maturità raggiunta da Freddie e soci quel punto della loro vita.
The Show Must Go On è stato senza dubbio la traccia più emozionante e potente di Innuendo e possiamo solo immaginare quali pensieri abbiano attraversato la mente di Freddie mentre cantava un testo a quel punto così significativo per la sua esistenza.
"Questa canzone è una dichiarazione trionfale dello spirito umano, con quella coda finale che ripete all'infinito la frase 'avanti, andare avanti, andare avanti'. Un sacco di gente pensava che l'avesse scritta Freddie. In realtà la composi io e ne realizzai il demo." ha spiegato Brian. “Ricordo che quando la proposi a Freddie mi scusai in anticipo per le difficoltà che comportava il cantarla. Gli dissi 'Ho fatto questo in falsetto, non so se è possibile farlo a piena voce. Ovviamente sarebbe fantastico'. E lui mi rispose: 'Oh, per l'amor di Dio.' e poi andò in studio a incidere quella linea eccezionale e raggiunse quelle note, mai raggiunte prima. Trovò l'energia da qualche parte e così la sua voce su The Show Must Go On è incredibile. Non ho mai sentito nessuno cantare così in tutta la mia vita. Affrontò ogni sfida vocale che gli venne proposta in quel periodo e ogni volta sembrava raggiungere altezze che non aveva mai nemmeno sfiorato prima.”
Innuendo fu la prova che i Queen in quel periodo erano all'apice della loro creatività nonostante fossero appena entrati nel terzo decennio di attività. Nemmeno la necessità di fare muro attorno a Freddie per preservarne la privacy riuscì ad alterare la loro capacità di scrivere grandi canzoni. Anzi, quella particolare situazione giovò alla coesione interna del gruppo. Quest'ultimo era un aspetto che si era andato logorando duranti gli anni '80. Il primo passo per ricucire i rapporti interni ed eliminare le discussioni sempre più aspre sulla suddivisione dei diritti d'autore fu quella di attribuire le canzoni a tutti e quattro. Poi, paradossalmente, fu proprio la salute di Freddie a cementare in modo definitivo lo spirito interno della band. I risultati in ambito musicale furono eccezionali e consentirono al gruppo di proporre al loro pubblico delle performance ancora oggi indimenticabili, anche se solo sul disco e mai dal vivo.
"Avrebbe potuto facilmente rinunciare e scomparire da qualche parte, ma non lo fece", disse Mike Moran nel documentario The Untold Story del 2000. Mike aveva collaborato con Freddie all'epoca di Barcelona. "Il suo lavoro per Innuendo fu un altro esempio di quanto Freddie fosse un uomo coraggioso. Continuò a lavorare finché gli fu possibile.”
Nonostante il rapporto tra i Queen e la stampa non fosse mai stati idilliaco, Innuendo si conquistò recensioni eccellenti, sebbene non mancarono alcune parziali stroncature, probabilmente dettate più dai pregiudizi che alcuni critici nutrivano per una band per certi versi mai del tutto presa sul serio. In più, anche negli Stati Uniti il 30esimo posto nella classifica di Billboard confermò quanto fosse difficile riconquistare il rapporto con il pubblico americano. Da questo punto di vista tuttavia le cose cambiarono grazie al film Fuori di Testa che ripropose una sorta di parodia di Bohemian Rhapsody che, oltre a divertire gli stessi Queen (Freddie approvò la scena dopo aver visionato una videocassetta inviata ai Queen da Mike Mayers, il protagonista della pellicola), riuscì a fare breccia e a riportare l'attenzione degli Stati Uniti sulla musica della band.
Una volta uscito il disco, nonostante le fatiche profuse per la sua registrazione, per i relativi video e tutti gli aspetti promozionali legati all'album, la band proseguì a lavorare in studio su del nuovo materiale, come peraltro rivelato anche dal Fan Club ufficiale che all'epoca annuncio ai propri iscritti che i Queen erano tornati ai Mountain Studios. La decisione di proseguire a incidere musica senza concedersi alcuna sosta fu imposta da Freddie, a quel punto consapevole di non avere più molto tempo a disposizione e desideroso di regalare ai suoi compagni di avventura e al pubblico delle nuove canzoni per un nuovo album. Forse la sua idea era quella di dare un'ideale risposta al messaggio contenuto a The Show Must Go On. Di certo vi fu l'intenzione di restare aggrappato fino all'ultimo alla sua arte e alla band che gli aveva consentito di diventare quella leggenda a cui aspirava fin da ragazzo.
"Era un uomo generoso, gentile, impaziente a volte", ha raccontato Brian nel documentario Days Of Our Lives. "Ma era anche assolutamente dedicato a quello che sentiva importante, a ciò che stava facendo.”
(Fonte: www.medium.com/cuepoint)