Tra pochi giorni torneremo in tour con i Queen+Adam Lambert che stanno per affrontare l'ultima parte di un viaggio che dura ormai da un anno e mezzo e che li ha portati letteralmente in giro per il mondo. Concerto dopo concerto, paese dopo paese, è stata una marcia trionfale e il Sudamerica rappresenterà la tappa conclusiva, ma non il capitolo finale, su questo potete giurarci. Il primo appuntamento sarà il 10 Settembre, quando Brian May, Roger Taylor e Adam Lambert terranno una conferenza stampa a Rio. Sarà un'occasione da seguire con grande attenzione. Ma prima di salire ancora una volta sul palco, voglio sottolineare un paio di news emerse di recente, non clamorose magari ma che meritano attenzione.
La prima in ordine di tempo ce l'ha consegnata Brian May proprio qui in Italia, a Roma durante la conferenza stampa di presentazione del One Voice Tour assieme a Kerry Ellis (i contenuti potete leggerli QUI). Gli è stato chiesto, infatti, se ci sarà il già annunciato seguito del musical dei Queen, We Will Rock You. Dopo la chiusura dello show, avvenuta al Dominion Theatre il 31 Maggio 2014 (ma lo spettacolo prosegue con varie edizioni "tour" e quelle create fuori dal Regno Unito), è stata annunciata la prosecuzione dello stesso attraverso un seguito, intitolato inevitabilmente The Show Must Go On, in realtà già pronto da diversi anni e ormai pronto a vedere la luce, ancora una volta a firma Queen e Ben Elton. Più recentemente la stessa Kerry Ellis, che del primo cast fu protagonista nel 2002, ha confermato l'ipotesi del seguito. Ma durante la conferenza stampa romana Brian May ha rivelato che i piani potrebbero cambiare: l'allestimento di The Show Must Go On al momento appare troppo complicato (e forse rischioso anche in termini di investimento) e il chitarrista ha confidato ai giornalisti presenti che si sta pensando di riportare in scena a Londra proprio il primo capitolo dello show. Un inaspettato ritorno quindi per We Will Rock You, che sembrava ormai essere un'esperienza chiusa, almeno per quel che riguarda l'Inghilterra.
Questa la notizia, dunque. Personalmente non sono molto convinto dell'idea di riportare in scena qualcosa di già visto, soprattutto perché la chiusura (tutto sommato abbastanza recente) è stata determinata da un certo cale delle affluenze in sala. In più credo ci sia voglia per il pubblico di ammirare i grandi classici dei Queen e altri pezzi meno scontati in un contesto nuovo, con una trama diversa da We Will Rock You che non brillava certo per originalità . Allo stesso tempo però non è da sottovalutare quanto detto da Brian, ovvero la difficoltà di allestire uno spettacolo che evidentemente è stato concepito ad un livello superiore rispetto al precedente. Tempo fa (parecchio) si era anche parlato di un film basato sul musical e chissà che non sia proprio questa la via migliore per sviluppare un progetto che, partito senza i favori dei pronostici, è comunque diventato un punto di forza della produzione dei Queen. Sia la stampa che una certa parte dei fans sono stati scettici rispetto alla resa del musical, ma la musica dei Queen ha saputo dimostrare di poter funzionare anche in un contesto diverso e particolare.
La seconda notizia arriva invece dalla voce di Roger Taylor che ha iniziato a rilasciare qualche dichiarazione in vista dell'imminente tour dei Queen+Adam Lambert in Sudamerica. L'intervista completa la trovate QUI e tra gli argomenti trattati c'è anche l'ormai famigerato biopic sulla vita di Freddie Mercury. Famigerato perché è una di quelle cose di cui si parla davvero da tanto tempo e che ha subito così tante battute d'arresto che il dubbio che possa concludersi in un nulla di fatto è ben più che scontato. Eppure Roger è tornato a parlarne confermando che si tratta di un progetto in via di lavorazione e sebbene non abbia specificato a che punto sia, la notizia è importante perché spazza via i dubbi: il film si farà . Ma a fronte di questa "certezza", i punti interrogativi irrisolti restano tanti: da chi è sta ultimando la sceneggiatura (oltre Peter Morgan dovrebbero essere almeno due gli autori coinvolti), a chi prenderà in mano la regia della pellicola, fino ad arrivare agli effettivi interpreti del biopic. Ben Winshaw continua a dire di essere coinvolto nel progetto, ma sappiamo che Hollywood è una macchina piuttosto complessa e senza le dovute coincidenze temporali può diventare difficile, per non dire impossibile, il coinvolgimento di un dato artista.
Ma i dubbi più rilevanti attorno al biopic sono quelli dei fans, la cui maggioranza al momento mi pare propenda per un secco no all'idea di vedere su grande schermo un Freddie Mercury diverso da quello reale. Sono timori ben fondati a mio avviso, che traggono origine dall'amore sconfinato dei fans per un artista divenuto icona, intoccabile quindi in quanto tale. Timori resi ancora più evidenti dai continui rimandi e da scelte non del tutto convincenti: se Sacha Baron Cohen è subito apparso troppo poco in sintonia con Freddie, Winshaw (che garantirebbe un'interpretazione di valore) sembra fin troppo lontano esteticamente. Un biopic deve comunque offrire al pubblico una visione realistica dei personaggi: basti pensare a film come The Doors, The Queen e Nowhere Boy che hanno puntato non solo sulla qualità della sceneggiatura e dell'interpretazione, ma anche sulla somiglianza tra attori e ruoli. Un fattore quest'ultimo che Winshaw non pare possa soddisfare (personalmente resto dell'idea che l'attore più idoneo sarebbe Jonny Depp, che a volte ricorda davvero molto Freddie, specie quello dei primi anni '70).
Ad ogni buon conto, confesso di avere forti remore anche sul biopic, non tanto per l'andamento ondivago delle notizie (chi segue un po' il cinema sa che a volte i tempi di realizzazione di una pellicola possono essere letteralmente biblici), quanto per l'effettiva opportunità di consegnare al grande schermo una storia mancante della fase finale della vita di Freddie. Come sappiamo, infatti, la sceneggiatura firmata da Peter Morgan dovrebbe fermarsi al 1985 e all'esibizione del Live Aid, un punto fondamentale nella carriera dei Queen, ma che comunque non ha rappresentato l'atto conclusivo della storia musicale della band, né della vita dello stesso Freddie. La grande attenzione che gli stessi Queen hanno rivolto dopo il 1991 al problema dell'aids mi fa pensare (e sperare) che alla fine ci si convinca che anche il pezzo più dolente dell'esistenza di Freddie possa e debba essere raccontato. Certo, esistono ormai documentari di grande livello che ci offrono testimonianze fondamentali della sua biografia personale e artistica, ma la potenza del cinema è nettamente superiore e potrebbe davvero spingere milioni di nuovi fans ad appassionarsi ai Queen, senza dimenticare l'effetto mediatico (in positivo) che avrebbe il parlare apertamente di temi scottanti e (forse) scomodi.
Come per il musical, anche per il biopic non posso quindi che proporre i miei auspici e qualche considerazione da fan. Solo il tempo ci dirà come sempre se e quali progetti vedranno la luce e solo in quel momento potremo valutarne la qualità artistica. Nel frattempo l'attesa è certamente resa più dolce dalla certezza che tra pochi giorni potremo ammirare concerti meravigliosi (con il tour sudamericano dei Q+AL), leggere libri interessanti (con La Red Special di Brian May edito dalla Tsunami Edizioni) e rimpinguare le nostre personali collezioni con una nuova uscita discografica (A Night At The Odeon).
Ad ogni buon conto, confesso di avere forti remore anche sul biopic, non tanto per l'andamento ondivago delle notizie (chi segue un po' il cinema sa che a volte i tempi di realizzazione di una pellicola possono essere letteralmente biblici), quanto per l'effettiva opportunità di consegnare al grande schermo una storia mancante della fase finale della vita di Freddie. Come sappiamo, infatti, la sceneggiatura firmata da Peter Morgan dovrebbe fermarsi al 1985 e all'esibizione del Live Aid, un punto fondamentale nella carriera dei Queen, ma che comunque non ha rappresentato l'atto conclusivo della storia musicale della band, né della vita dello stesso Freddie. La grande attenzione che gli stessi Queen hanno rivolto dopo il 1991 al problema dell'aids mi fa pensare (e sperare) che alla fine ci si convinca che anche il pezzo più dolente dell'esistenza di Freddie possa e debba essere raccontato. Certo, esistono ormai documentari di grande livello che ci offrono testimonianze fondamentali della sua biografia personale e artistica, ma la potenza del cinema è nettamente superiore e potrebbe davvero spingere milioni di nuovi fans ad appassionarsi ai Queen, senza dimenticare l'effetto mediatico (in positivo) che avrebbe il parlare apertamente di temi scottanti e (forse) scomodi.
Come per il musical, anche per il biopic non posso quindi che proporre i miei auspici e qualche considerazione da fan. Solo il tempo ci dirà come sempre se e quali progetti vedranno la luce e solo in quel momento potremo valutarne la qualità artistica. Nel frattempo l'attesa è certamente resa più dolce dalla certezza che tra pochi giorni potremo ammirare concerti meravigliosi (con il tour sudamericano dei Q+AL), leggere libri interessanti (con La Red Special di Brian May edito dalla Tsunami Edizioni) e rimpinguare le nostre personali collezioni con una nuova uscita discografica (A Night At The Odeon).
@Last_Horizon