Anzitutto sgombriamo il campo da fin troppo semplicistici dubbi: non c'è nulla di strano o irriverente se un artista decide di associare il proprio nome a un prodotto extra musicale. E' qualcosa che avviene fin da quando esiste la musica intesa come fenomeno commerciale. Basti pensare alle più classiche t-shirt, alle bandane e a tutto quel corredo di indumenti che tutti noi amiamo sfoggiare ai concerti o anche per le vie della città . E' un modo per conferire a se stessi un marchio di appartenenza, mentre per l'artista di turno si tratta di un veicolo piuttosto semplice (ma accattivante) per incrementare i propri guadagni. Il tema si fa più delicato quando vengono messi in produzione generi alimentari (vedi il caso di Paul Newman, tanto per citare un personaggio che ha scelto di legare la propria immagine al mondo della cucina), perché accanto al mero dato ludico dell'iniziativa deve trovare necessario e prevalente spazio anche la qualità . E del resto solo un alimento ben riuscito, in grado di conquistare il palato (e non solo lo sguardo) avrà la capacità necessaria per imporsi sul mercato e nelle cucine dei fans. La sfida intrapresa dai Queen è, quindi, piuttosto ardua e proprio per questo si inserisce perfettamente nella filosofia della band, sempre pronta a stupire, anche invadendo campi non propriamente suoi (vedi il mondo dei musical, del cinema e dei videogiochi).
Certo, qualcuno potrebbe obiettare che pur di fare soldi facili, i Queen sono ormai disposti ad associare il proprio nome ad ogni genere di iniziativa (storiche le lamentele dei fans per la partecipazione di Brian May e Roger Taylor allo spot della Pepsi). Eppure non c'è davvero da stupirsi, perché dopo il 1991 i Queen sono diventati un vero e proprio brand, svincolato per necessità dal dover fare "solo" dischi. Quando perdi il tuo leader carismatico, la voce che rappresenta la tua stessa musica, hai due sole possibilità : diventare una cariatide leggendaria ma ormai inattiva (Led Zeppelin docet), oppure aprirti a nuove iniziative e, detto forse in un modo fin troppo plateale, fare soldi. Una montagna di soldi. Proprio come sarebbe piaciuto a un certo Freddie Mercury, le cui scelte artistiche e non - se fosse giunto ai giorni nostri - ci resteranno per sempre ignote. L'importante, ribadisco la mia idea, è che alla sfrenata corsa per rimpinguare il conto in banca si accompagnino qualità e intelligenza in ciò che viene proposto al pubblico, quest'ultimo sempre libero di non comprare.
E' in questo spirito che da qualche tempo i Queen hanno iniziato a lanciare sul mercato alcuni prodotti di cui la VODKA KILLER QUEEN è stata solo la prima scelta. Oggi esistono anche una birra (appena lanciata), chiamata BOHEMIAN LAGER e addirittura una salsa al pomodoro, opportunamente chiamata Hot Space, senza dimenticare il vino MILLIONAIRE WALTZ. E, come se non bastasse, la band ha invaso i cellulari dei fans PLAY THE GAME (seconda incursione dei Queen nel mondo dei videogames dopo The Eye), una app per iPhone e Android che offre l'opportunità di mettere alla prova le proprie conoscenze sull'universo musicale dei Queen, da oggi sfidando anche Brian May che ha testato personalmente il gioco, come potete vedere nel video qui in basso. E' probabile che prossimamente molti altri prodotti verranno proposti al pubblico e magari ci aspettano iniziative che ancora non possiamo nemmeno immaginare. Nulla di tutto questo in realtà è in grado di modificare di una sola virgola la storia immensa dei Queen e questo è un dato essenziale di cui tenere conto quando si valutano certe iniziative di merchandising. Quando un gruppo ha scritto pagine indelebili e la propria musica è diventata letteralmente un bene comune, qualcosa di riconoscibile per tutti, allora non conta poi molto se il nome dell'artista finisce su una bottiglia piuttosto che sul retro di una maglietta. E, in fondo, nemmeno ha grande peso il guadagno che da tutto questo può derivare. I Queen, come detto, sono oggi più che mai un vero e proprio marchio perché questa è la dimensione nella quale la band esiste e sviluppa le proprie iniziative. Si tratta di un'impresa, musicale e non, che ha scelto (anche per mere logiche di mercato) di diversificare le proprie attività , abbandonando i confini prettamente musicali, che restano comunque unici e meravigliosi. A noi fans non resta che fare la solita scelta: acquistare, magari sfoggiando il più classico sorriso di soddisfazione (sotto i baffi, mi raccomando), oppure dire no e passare oltre, un po' come si fa al supermercato.
@Last_Horizon