Si auto-definisce un
"chitarrista frustrato", i cui genitori desideravano per
lui un futuro da biologo piuttosto che da rockstar, Ma Roger Taylor
ha fermamente seguito la propria strada, sia nei Queen che come
solista, ritagliandosi una formidabile carriera lunga ormai più di
quaranta anni, fatti di avventure musicali tutte vissute alle proprie
condizioni. Nei Queen, Taylor era 1/4 di un sodalizio equamente
condiviso con gli altri membri della band, ognuno dei quali portava
creatività ed energia. E' stato quello che ha scritto i pezzi più
hard rock del gruppo come Modern Times Rock'n'Roll, Sheer Heart
Attack e I'm In Love With My Car, senza dimenticare One Vision.
Eppure sorprende la sua versatilità come autore se si pensa che ha
scritto canzoni come Radio Ga Ga, Rock It (Prime Jive), A Kind of
Magic e la grandiosa ballata These Are The Days Of Our Live,
un'insieme unico di stili e generi musicali. La sua padronanza di una
tale quantità di stili differenti lo ha portato ad intraprendere
anche una carriera solista al di fuori dei Queen, già a partire dal
lontano 1977 con il singolo I Wanna Testify, una cover dei The
Parlamenti del 1967. Più tardi seguirono gli album solisti veri e
propri, con Fun in Space primo lavoro a suo nome. Da lì in poi
Taylor ha bilanciato il lavoro con i Queen e le sue attivitÃ
musicali personali. Nel corso di due decenni ha pubblicato quattro
album solisti: Strange Frontier, Happiness?, Electric Fire e Fun On
Earth, oltre ai tre album con i The Cross. Da poco è uscita una
raccolta che mette assieme alcuni brani tratti dai suoi lavori
solisti (Best) e un cofanetto che racchiude tutti gli album e molte
rarità (The Lot), entrambi usciti prima in Europa e ora anche in
America con la Omnivore Records. Attualmente Roger assieme a Brian
May è in tour ancora una volta come Queen con il cantante Adam
Lambert. Sul fronte discografico, dopo anni di lavoro e attesa, è
uscito lo show di Rainbow '74 in ben sette differenti edizioni,
perfette per soddisfare davvero tutti i fans. Nel frattempo i Queen
hanno anche pubblicato la raccolta Forever che comprende anche tre
brani inediti. Nonostante questa grande quantità di attività , siamo
riusciti a incontrare il leggendario batterista in un raro giorno di
tranquillità per rivivere assieme la storia della sua carriera.
Quando hai capito che la
tua strada sarebbe stata la musica e non il bachetto al mercato di
Kensington a Londra?
“(ride) Oh, questa
domanda è così difficile, è davvero difficile rispondere. Immagino
mi sentissi sicuro che prima o poi avremmo finalmente svoltato quando
arrivò il primo successo con Killer Queen, direi. Fu allora che
capii quale sarebbe stata la mia strada. Tutto si riduce ad avere
fede in quello che fai, altrimenti non hai la spinta per andare
avanti.”
I tuoi genitori inizialmente avevano idee diverse per te: quando hanno accettato la tua carriera nella musica?
“I miei genitori
nonostante tutto erano favorevoli, davvero. Ricordo che mio padre mi
ha regalato una batteria di seconda mano quando ero molto giovane,
credo avessi dodici anni. Lui era molto ben disposto verso la mia
passione per la musica, ma non credo che nessuno dei miei genitori
abbia mai pensato davvero che lo avrei fatto per vivere. Ma ho sempre
fatto parte di gruppi musicali, però nonostante questo i miei
genitori non credevano che da questo avrei poi avuto di che vivere
semplicemente suonando. Credo che quando pubblicammo Bohemian
Rhapsody fu un punto di svolta anche per loro. Ricordo che mia mamma
venne a vederci suonare nel periodo in cui il singolo andava al primo
posto in classifica e quel giorno credo che lei si sia finalmente
convinta.”
Lei non avrebbe voluto
che ti dedicassi alla musica all'inizio?
“Beh, si preoccupava
per me. Si è sempre preoccupata per me. Penso che se sei un genitore
ti preoccupi, non importa l'età dl tuo bambino.”
Ogni musicista sogni di
diventare una star, ma poi il 99,9% non ci riesce. Una volta
raggiunto il quasi impossibile con i Queen, hai trovato che ila
successo fosse meglio di quanto immaginavi o semplicemente diverso?
“Non posso dire che
il successo fosse meglio di quanto immaginassi; era solo più
complicato, in realtà . La definizione di successo è davvero
difficile. Voglio dire, so che molte persone famose apparentemente di
successo sono abbastanza frustrate, quindi è una definizione molto
labile credo.”
Credo che tutto si riduce
a come si definisce il concetto di successo.
“Sì, penso di sì,
questo è un buon modo per affrontare la questione. E' piuttosto
semplice: penso che se sei felice allora vuol dire che hai successo
nella vita (ride).”
Nel 1977 è uscito il singolo solista I Wanna Testify e, quattro anni più tardi, il tuo primo album solista Fun in Space. E' stato il bisogno di dare sfogo alla tua vena creativa limitata dall'essere in una band con quattro autori fortissimi, o si trattava semplicemente di materiale non adatto al repertorio dei Queen?
Nel 1977 è uscito il singolo solista I Wanna Testify e, quattro anni più tardi, il tuo primo album solista Fun in Space. E' stato il bisogno di dare sfogo alla tua vena creativa limitata dall'essere in una band con quattro autori fortissimi, o si trattava semplicemente di materiale non adatto al repertorio dei Queen?
“E' nato dal bisogno
di esprimere me stesso. Fino a quel momento ero stato in una band,
quindi in una condizione di collettività . Ma è inevitabile desidera
di fare qualcosa da solo, senza bisogno che vi sia l'approvazione di
altre persone. Quindi sì, è stato un modo per esprimere me stesso.
Detto questo, sono stato sempre molto felice di lavorare nel contesto
del gruppo e quando mi guardo indietro mi rendo conto di essere stato
davvero felice, perché ci siamo sempre sentiti più invulnerabili
come band piuttosto che da soli, una condizione quest'ultima più
vulnerabile.”
Essere un artista solista
aggiunge molti strati di responsabilità su di te, che invece in un
gruppo sono spesso condivisi con gli altri membri.
“Assolutamente.
Credo che i Queen siano sempre stati come risultato di più della
somma delle sue parti. Quando sei da solo è molto molto più
difficile di quanto si pensi. Devi essere uno che prende delle
decisioni, perché è davvero molto più dura quando sei da solo.”
Lavorando da solo o con i
The Cross, i tuoi obiettivi sono cambiati rispetto a quando lavoravi
nei Queen? Forse al di fuori dei Queen ti sentivi più libero
rispetto alla necessità di perseguire di volta in volta il successo.
“Ben detto. Penso
che tu abbia assolutamente ragione. Con i Queen eravamo molto
ambiziosi e il successo era la prima direttiva. Ma sì, hai ragione,
mi sono sentito molto più libero. Non mi aspettavo che la mia
carriera solista potesse essere di grande successo commerciale,
quindi ero libero di fare quello che volevo. Potevo ad esempio essere
un po' più politico nella scrittura dei testi. I Queen non sono mai
stati una band politica.”
Hai citato la politica,
che è l'argomento della mia prossima domanda. Uno dei tuoi brani più
riusciti è The Unblinking Eye (Everything Is Broken), una
riflessione potente e tempestiva sul mondo di oggi, con quella frase
che recita "Perché mandare i nostri giovani a morire in guerre
che noi non capiamo, perché mai dovremmo esercitare la nostra
ingerenza in paesi come l'Afghanistan."
“Grazie per aver
ricordato quella canzone, che è molto buona. Metto davvero me stesso
in certe cose quando le scrivo. E' molto diretta e dice esattamente
quello che sento. Magari un po' ti esponi, ma va bene così, perché
è quello che credo e sentivo il bisogno che qualcuno esprimesse quel
concetto. Sembra che l'epoca della canzone di protesta sia finito e
questa è una vera vergogna. Naturalmente solo per questo il mondo
non si è fermato, ma penso che a volte si debba prendere
posizione su certi temi. Come hai detto prima, non cerco il successo
come primo risultato, ma piuttosto cerco di essere libero di poter
dire ciò che mi sta a cuore e sono stato in grado di farlo in quella
canzone.”
Tornando ai tuoi esordi
come cantautore, c'è stato un momento per in cui hai capito di aver
raggiunto il tuo apice come cantautore? Io in proposito ho una mia
idea personale.
“Beh, dimmi
quale....”
Okay, io dico Tenement
Funster da Sheer Heart Attack, perché è la tua prima grande canzone
e non riuscirai a farmi cambiare idea.
“(ride) Ah giusto,
giusto. Fino a quel momento Tenement Funster è stata sicuramente la
mia canzone migliore (ride). Ma mi piace molto quella che ho scritto
dopo, I'm In Love With My Car. Ho sempre pensato che fosse il primo
pezzo decente che ho scritto fino a quel punto della nostra
carriera.”
Scrivevi un sacco di
canzoni in quel periodo, Roger?
“No. Non scrivevo
abbastanza in quel momento. Scrivere è un'abitudine e Freddie e
Brian erano molto più abituati di me a scrivere. Eravamo tutti molto
coinvolti nelle modalità delle prestazioni, ma loro due erano gli
autori principali dei Queen all'inizio. Suonare la batteria mi dava
meno possibilità di scrivere canzoni, perché non è uno strumento
di scrittura naturale. Ma poi ho preso a farlo sempre di più e ora
trovo che scrivere canzoni sia la parte più gratificante di esso per
me.”
A proposito, che cos'è
esattamente "Tenement Funster?"
“(ride) Beh, è solo
un'espressione che ho inventato. Era un modo per definire il ragazzo
cattivo, sai cosa voglio dire. Il protagonista della canzone è il
ragazzo buon tempone nella zona (ride). Non ho mai sentito questo
termine prima, quindi credo di averlo inventato”.
Tornando a Modern Times
Rock'n'Roll dal primo album dei Queen, hai scritto canzoni per oltre
quattro decenni. Data l'esperienza che hai maturato nella scrittura
di canzoni, credi che col passare del tempo sia diventato più facile
oggi scrivere pezzi di successo rispetto al passato?
“Non credo che sia
mai facile. Nella scrittura di una canzone in realtà non dovrebbero
esserci regole. Quindi è difficile scrivere canzoni e non vederle
come formule nelle quali a un certo punto metto un assolo o altri
elementi. È difficile ma è anche bello cercare di rompere le
regole. Ma non trovo più facile scrivere oggi rispetto al passato.
E' sempre stato difficile.”
Essendo un batterista, ma
anche capace di suonare anche altri strumenti, in che modo il tuo dna
da persussionista incide nella forma di scrittura di una canzone?
“Ovviamente essendo
un batterista si pensa in termini di ritmo. Prima ero un po' più
tecnico, contavo molto di più sul ritmo nel mio modo di scrivere, e
in ogni caso resto convinto che sia l'aspetto più importante
comunque (ride). Io amo le canzoni con una corda, si sa (ride). Mi
piace la Clapping Song di Shirley Ellis.”
Ascoltando nella sua
interezza tutto il materiale contenuto in The Lot, pensi che si possa
ascoltare la progressione del tuo modo di fare musica?
“Penso che questi
album siano lunghe istantanee di chi ero all'epoca, sicuramente. Ci
sono molti testi anni '80 dell'album Strange Frontier, quando
vivevamo tutti sotto l'ombra della guerra nucleare. Così i testi
sono legati al tempo in qualche modo, ma sì, sono davvero delle
istantanee ed è così che devono essere. Sono sicuro di conoscere
tutti gli album di Bob Dylan e sono così diversi perchè sono
istantanee di dove si trovava in quel momento, e alcuni luoghi sono
piuttosto strani (ride), ma poi queste gemme continuano comunque ad
andare avanti.”
Quest'anno ricorre il 40°
anniversario del primo tour dei Queen negli Stati Uniti, iniziato nel
mese di aprile del '74 a Denver cui seguirono 14 show, col finale a
New York all'Uris Theatre.
“E' stato favoloso.
E' stato molto emozionante. Era tutto nuovo per noi e avevamo come
headliner i Mott The Hoople, il che era fantastico. Ci hanno trattati
bene e abbiamo dato loro una mano a fare soldi ogni sera Abbiamo
imparato alcuni trucchi grazie a loro. L'America era così grande e
così nuova. Ricordo di aver pensato che gli uccelli cantavano in
modo diverso in America. È stato semplicemente fantastico. Ricordo
tante cose delle città dove abbiamo suonato, come New Orleans, New
York, Memphis. E' un peccato che quel tour fu interrotto perché
Brian era malato. Stavamo andando andare a Boston, ma non ci siamo
mai arrivati. Ma ricordo tanto di quel tour. Sembrava tutto così
grande. Per noi ragazzi inglesi sembrava piuttosto lussuoso stare in
posti come l'Holiday Inns, erano tutti posti favolosi (ride).”
Conoscere la dimensione
degli Stati Uniti rispetto all'Inghilterra, era scoraggiante in
termini di sforzo che dovevate metterci per raggiungere il successo?
“Eravamo convinti
che se avessimo lavorato tutti insieme e avessimo creduto in noi
stessi, alla fine avremmo finalmente sfondato. Sapevamo che l'America
è enorme e le distanze sono enormi. Ogni città è un mercato
diverso. Ma abbiamo gustato tutto.”
Recentemente è uscito
Live at Rainbow '74 che mette in mostra il lato più duro dei Queen,
un aspetto che è stato forse trascurato finora. Come guardi indietro
a quello show e a quel periodo in generale per la band?
“Mi sono divertito
ad ascoltarlo di nuovo. Sono rimasto sorpreso nel ricordare che band
heavy rock eravamo prima di avere successo. L'ho ascoltato mentre
andavo alle prove per il tour dei Queen con Adam Lambert e quando
sono arrivato ho detto 'Perché non cominciamo con un paio di queste
vecchie canzoni pesanti che eravamo abituati a fare?'. Penso che la
gente abbia dimenticato che i Queen erano una band heavy rock,
davvero (ride). Sono molto soddisfatto del modo in cui Rainbow è
venuto fuori. Ho pensato subito che fosse una cosa bella.”
Se potessi sussurrare un
consiglio nell'orecchio al Roger Taylor 21enne, che cosa gli diresti?
“Penso che a volte
bisogna imparare dagli errori, ma gli direi di avere fede in se
stesso e non mollare. Intendiamoci, volte è difficile da fare. Ma il
miglior consiglio che potrei dare è quello di lavorare duro e avere
fede; non si può fare più di questo, davvero.”
Ci sono stati momenti di
dubbio per te rispetto ai Queen?
“No, stranamente non
ho avuto dubbio che ce l'avremmo fatta. Abbiamo sempre pensato, anche
quando eravamo al verde, che i Queen avrebbe avuto successo. Non
abbiamo mai contemplato l'ipotesi di non farcela perché era
impensabile (ride). Siamo sempre stati concentrati su quello che
stavamo facendo.”
Per qualcuno che non sa
nulla di Roger Taylor artista solista, quale album gli consiglieresti
da cui partire per conoscerti meglio?
“Beh, non posso
rispondere. Questo è troppo difficile; Non avrei la minima idea,
direi di acquistare il nuovo cd, che ti darà una buona idea di
quello che sono come artista solista e da lì vedere che cosa ti
piace (ride).”