Durante i gloriosi anni
della storia dei Queen, mentre Freddie Mercury, uno dei più grandi
miti della storia del rock'n'roll, passava il suo tempo con
ermafroditi e nani muniti di vassoi porta cocaina (ci si riferisce
evidentemente alle leggendarie feste della band, ndt), Brian May
andava a caccia di ben altri tesori. Mentre il gruppo girava il mondo
in tour, il chitarrista impiegava il proprio tempo per andare a
caccia di fotografie stereoscopiche: “Mi piaceva andare
fuori la mattina e comprarne una o due ne negozi del posto”, spiega
lo stesso Brian mentre lo intervisto seduto ad una scrivania della
sua casa nel Berkshire ricolma di lampade e microscopi. “Era una
cosa davvero bella da fare per me e riempivo la mia valigia di tutti
questi acquisti.”
Prima di accomodarci alla
scrivania abbiamo attraversato i vari piani della sua abitazione e
lungo le scale ho potuto ammirare le foto e i tanti ricordi della sua
carriera. Al piano di sopra una serie di chitarre abbelliscono il
corridoio che conduce nel sottotetto dove è ubicato il suo ufficio.
Questo è colmo di carte e documenti, ma a colpirmi sono soprattutto
i tanti visori ed oculari che mi fanno venire in mente l'era del
gotico e le sue atmosfere grottesche.
"La mia passione per
il mondo della stereoscopia non ha davvero limiti," dice, spolverando uno sgabello su cui mi posso sedere mentre lui prende
posto dall'altra parte del tavolo.
La fotografia stereo si
ottiene affiancando due immagini leggermente sfalsate tra loro che,
se osservate attraverso un visore 3D, risulteranno avere l'effetto
della profondità . Contrariamente a quanto si pensa, questo non è un
ritrovato del cinema moderno, ma era già di moda in epoca vittoriana
(attorno alla metà del 1800, ndt) e, al suo apice nel 1860, migliaia
di carte stereo venivano prodotte e vendute dai negozianti di Oxford
Street e dalla London Stereoscopic Company, di cui oggi lo stesso May
è socio e sostenitore. La maggior parte di queste cards
raffiguravano il mondo della natura o costrutizioni famose, cose come
le piramidi o i grandi ghiacciai del nord, ma il mercato fu invaso
anche da cartoline ispirate a temi più sentimentali e scene
soprannaturali.
Nel 2008 May - l'anno
precedente aveva ottenuto un dottorato in astrofisica presso
l'Imperial College di Londra – si è impegnato per riportare in
vita l'allora ormai defunta London Stereoscopic Company. Accanto a
lui in quest'impresa c'era l'appassionato studioso francese Denis
Pellerin, con il quale il chitarrista ha preso contatto fino a
stringere una vera e propria collaborazione grazie alla quale ha
potuto catalogare la propria collezione e mettere ordine in quella
della LSC. E proprio questo mese i due sono impegnati nella
presentazione del loro nuovo libro intitolato The Poor Man's Picture
Gallery, che prende in prestito il titolo da un articolo di giornale
del 1858 in cui uno scrittore loda la fotografia stereoscopica per
"la capacità che ha avuto di consentire anche alle famiglie
povere l'accesso al mondo dell'arte”. Il libro, riprendendo lo
spirito delle immagini in esso contenute, crea dei collegamenti
straordinari le cartoline stereo e i dipinti, che a metà del 1800
vennero rappresentati dal vero e fotografati in 3D proprio per
permettere a tutti di ammirarli acquistando le cards. Un lavoro
davvero sontuoso che ora può anche essere ammirato presso la Tate
Britain dove saranno in mostra per i prossimi sei mesi dodici opere
d'arte della collezione vittoriana e preraffaellita realizzate
all'epoca in versione stereoscopica. La stereografia era
quindi una forma molto accessibile di intrattenimento. In ogni casa
della borghesia dell'epoca era possibile trovare visore stereo e una
serie di cards, esattamente come oggi ci aspetteremmo di trovare in
soggiorno un lettore dvd e i relativi dischi. Il fenomeno era
talmente in voga che esista anche la possibilità di affittare per
una serata il necessario per una proiezione in 3D da fare a casa
propria, magari per allietare una serata in famiglia o tra amici. Ma
non era un divertimento solo per poveri: sappiamo, infatti che anche
la Regina Vittoria possedeva centinaia di cards. Con la sua carta da
parati ruvida, i gadget e le foto autografate, l'ufficio di May ha
molto dell'atmosfera tipica della camere di uno studente.
Probabilmente non è tanto diversa da quella in cui da ragazzino ha
scoperto per la prima volta le cartoline stereo grazie alle carte
prodotte dalla VistaScreen e che Brian raccoglieva dalle confezioni
dei cereali Weetabix:
"Trovato che queste
cards fossero magiche", mi dice May mentre indossa una t-shirt
dei Foo Fighters abbinata ad un paio di pantaloncini, e un un paio di
occhiali di tartaruga che gli penzolano sul petto alla fine di una
catenina che tiene attorno al collo. "Mentre le osservavo
attraverso lo stereoscopio, finivo letteralmente in un altro mondo.
Era come entrare direttamente in contatto con le immagini che
ossservavo."
Mentre siamo qui arriva
Denis Pellerin che sorprende May con una serie di cards della
VistaScreen realizzate negli anni Sessanta e dedicate a Sam Sawyer.
"Razzi inviati dalla Terra alla conquista della Luna!",
legge ad alta voce per spiegarmi di cosa si tratta. Poi non resiste e
inizia ad osservarle attraverso un visore di plastica rossa e intanto
dice sogghignante di soddisfazione: "Questo è lo stesso visore
che utilizzavo quando ero un ragazzino."
La stereoscopia funziona
di fatto replicando la visione dell'occhio umano che è, ovviamente,
tridimensionale. Anche se ci si copre un occhio, sembra che si stia
ancora osservando ciò che abbiamo attorno in 3D, ma in realtÃ
questa è in gran parte un'illusione prodotta dal nostro cervello.
Questo è abituato fin dai primi giorni di vita a riconoscere la
profondità sfruttando alcune caratteristiche dell'ambiente
circostante, come le ombre. Lo scienziato che è in May non può fare
a meno di spiegare il principio:
"Si chiama
parallasse. Significa che il tuo occhio destro vedrà sempre una
versione leggermente diversa rispetto all'occhio sinistro, ma il tuo
cervello mette queste due immagini insieme e costruisce una immagine
3D. Succede milioni di volte al giorno, è un miracolo che però
diamo completamente per scontato.”
Come un bambino, May ha
raccolto nel corso degli anni centinaia di cards stereo:
"Avevo una vera
passione per queste cose. Così una volta ho preso la mia macchina
fotografica da due penny e sei cents acquistata da Woolworth e ho
fatto due foto alla mia moto che ho poi incollato su un cartoncino.
Poi ho messo la cartolina così realizzata su un visore della e
Weetabix e ha funzionato."
E' importante notare che
le versioni dei dipinti fotografate in versione stereo dai vittoriani
erano prodotte ricreando i quadri stessi dal vero, come fossero set
teatrali. Può sembrare una cosa da niente, ma farlo per un dipinto
come il Derby Day di Francis Frith, popolato da centinaia di persone,
non deve essere stata un'impresa da poco. Tra i gioielli della
collezione di May vi sono due dagherrotipi (la dagherrotipia fu il
primo procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini e si
ottiene utilizzando una lastra di rame su cui è stato applicato
elettroliticamente uno strato d'argento, quest'ultimo viene
sensibilizzato alla luce con vapori diiodio. La lastra deve quindi
essere esposta entro un'ora e per un periodo variabile tra i 10 e i
15 minuti, ndt) stereo davvero unici: uno rappresenta la figlia della
Regina Vittoria, Vicky, il giorno delle nozze; un altro - che May
stesso mi mostra – mostra l'interno della originale Crystal Palace
(costruzione in ferro in stile vittoriano eretta a Londra nel 1851
per ospitare la prima Esposizione Universale. Fu installato a Hyde
Park per poi essere smontato e ricostruito in un'altra zona della
città , a Sydenham Hill nel 1852. Distrutto da un incendio nel 1936,
deve il suo nome ad una proposta di un famoso periodico di satira, il
Punch):
"Quello che hai in
mano poteva essere acquistato dai visitatori dell'Esposizione
Univerale”
"In realtà no,
questa fu fatta in Francia" lo corregge Pellerin. Ma anche così,
guardando l'originale Crystal Palace attraverso gli occhi vittoriani
è davvero impressionante: si prova per davvero la sensazione di
poter camminare all'interno di questo palazzo che ormai non esiste
più. Dopo The Poor Man's Picture Gallery, London Stereoscopic
Company ha in programma la pubblicazione di un nuovo libro
stereoscopico, sempre curato dal duo May-Pellerin, e intitolato
Crinoline, un soggetto molto popolare per i fotografi vittoriani, a
cui piaceva scherzare sulla loro capacità di nascondere gli amanti
agli occhi dei mariti, ma anche di prendere facilmente fuoco.
May ha anche in programma
di pubblicare un libro stereoscopico con le foto che ha scattato in
tour con i Queen. Risalgono al periodo di Radio Ga Ga:
"Spesso lasciavo la
mia macchina fotografica stereo ai fotografi presenti ai concerti,
per cui c'è davvero molto materiale e ci sono tanti scatti che
ritraggono Freddie," dice pensieroso. "Questo è il bello
della fotografia stereo. Sembra così reale, sano ed energico. Quando
le guardo sembra di poterlo raggiungere e toccarlo."
Durante la nostra
conversazione, lo sguardo mi cade su una foto della signora May,
l'attrice Anita Dobson. Mi chiedo se anche lei si è appassionata
alla causa stereoscopico e mi domando cosa ne faccia del guazzabuglio
di scatole, carte e macchine fotografiche che sono in giro per la
casa:
"Lei sa che io sono
un solitario", dice May. "Ma a lei piace qualunque cosa mi
rende felice."
(Fonte: www.brianmay.com | www.theredspecial.com)
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