Queen+Adam Lambert e l'America. Un primo commento al tour

Con l'ultimo concerto a Toronto si è conclusa la lunga parte americana e canadese del tour dei Queen+Adam Lambert. In attesa delle prossime date in Australia, Nuova Zelanda e Oriente è quindi giunto il momento di tirare le somme di questi due mesi, partendo da una premessa inevitabile: i concerti per essere raccontati andrebbero vissuti in prima persona, dal momento in cui ci si riesce ad accaparrare il biglietto e fino al momento in cui, una volta usciti dall'arena, dal teatro o dalla piazza la tentazione di saltare per la gioia o di gridare al cielo per la delusione si fa impellente. Per scrivere della musica dal vivo insomma, bisogna avere ancora addosso l'odore pungente del sudore misto alla birra che hai mandato giù un attimo prima di prendere posto sugli spalti e nella testa deve ancora ronzarti l'ultima nota suonata prima che il sipario sia calato e le luci abbiano smesso di inciderti immagini indimenticabili nella mente. Per questo la prima e più importante avvertenza che voglio darvi è: non fidatevi troppo delle recensioni di questo tour, almeno di quelle che si basano suoi video apparsi su Youtube. Nessuna sarà davvero affidabile, perché nessuno sarà stato in grado di cogliere lo spirito più profondo, direi animalesco della musica dal vivo che ti piomba addosso come un uragano. Nessuna, nemmeno quella che state per leggere. E se vi dovesse capitare a tiro qualche commento di chi c'è stato beh, a voi decidere se è frutto dell'amore sincero per i Queen (e quindi per la musica), o se magari è il risultato dell'io frustrato di qualche musicista/critico mancato: in rete si corre anche questo rischio.





Eppure qualcosa può essere detta perché in fondo la musica è un'onda che pur partendo da lontano, addirittura da oltreoceano, può giungere fino a noi e farci vibrare nel profondo. Forse è per questo che riesco ad immaginare perfettamente le sensazioni di chi ha vissuto questi show dal vero e sono sicuro che anche voi la sentite quella corrente tellurica che vi fa correre impazienti verso l'arena dove si terrà lo spettacolo e da qui riesco a vedere i vostri sguardi colmi di gioia quando, una volta dentro, i vostri occhi si posano sul grande telo con l'effige dei Queen, sipario ideale pronto a svelare lo spettacolo. Il palco costruito per questo tour lo abbiamo visto in anteprima attraverso alcuni scatti rubati durante le prove: è enorme, bellissimo e contraddistinto da una grande lettera Q che si snoda sinuosa fino a lambire la platea. Nel mezzo il grande schermo pronto a riversare sul pubblico immagini tratte dai video, mescolate sapientemente con giochi di luce e laser, tutti effetti capaci di rendere il concerto ancora più maestoso. Al centro la batteria di Roger Taylor, nera e lucente, col logo dei Queen sulla grancassa, quasi fosse una dichiarazione di intenti di ciò che verrà fatto su quel palco. Ma ovviamente l'aspetto più importante, quello che interessa davvero i fans è la musica, le canzoni che verranno suonate e che costituiranno la colonna sonora di questi due mesi anche per noi che potremo sentire e vedere solo attraverso uno schermo. Prima dell'inizio del tour la rete è stata invasa dalla solita ridda di voci, alcune delle quali piuttosto attendibili, che riferivano di una scaletta in stile Magic Tour. In effetti nei mesi che hanno preceduto l'inizio del tour i Queen+Adam Lambert hanno provato anche cose come One Vision e Friends Will Be Friends (ma si parla anche di una Tenement Funster purtroppo accantonata), per cui era legittimo aspettarsi una setlist orientata verso il periodo forse più fortunato della band (almeno a giudicare dalle vendite di Wembley). La prima data non ha comunque svelato il mistero, essendosi trattato di un mini show che però ha subito messo sul piatto una sorpresa forse ancora più grande: l'esecuzione per la prima volta di una versione magnifica di Love Kills. L'occasione è servita ancora a far capire a tutti che il brano sarà inserito anche in Queen Forever, l'album di inediti in uscita entro la fine di quest'anno. Love Kills fu originariamente incisa dai Queen prima di entrare nel repertorio solista di Freddie e la versione proposta sul palco con Adam Lambert conquista per l'eleganza e per lo splendido assolo di Brian May.

Il tour vero e proprio ha poi svelato la setlist completa, perfettamente bilanciata fra le tre decadi nelle quali i Queen hanno dominato il mondo. Gli anni Settanta sono stati rappresentati in grande stile con brani del calibro di Now I'm Here, In The Lap Of The Gods e Killer Queen, scelte anche per promuovere l'imminente Live at Rainbow. Per gli anni Ottanta non sono mancate canzoni come Radio Ga Ga e Another One Bites The Dust, mentre gli ultimi anni dei Queen hanno avuto degna rappresentazione con These Are The Days Of Our Lives, I Want It All e The Show Must Go On. Le setlist sono state identiche per ogni concerto, salvo qualche piccolo cambiamento dettato dai tempi ristretti (ne hanno fatto le spese Don't Stop Me Now e The Show Must Go On) e l'unico verso cambiamento è stato l'inserimento di Dragon Attack al posto di Love Kills nel concerto di Atlantic City. Alle canzoni proposte sul palco sono ovviamente legate le emozioni e credo non si possa fare a meno di citare, tra i tanti, il lungo assolo di Brian May che incorpora la sempre magnifica Last Horizon e Love Of My Life, cantata anche con Freddie Mercury, la cui immagine incorniciata dalla grande lettera Q ha sempre il potere di emozionare tutti, Brian compreso che più volte non ha saputo trattenere lacrime di sincera commozione. Ed è proprio la connessione tra le emozioni vissute sul palco con quelle che hanno pervaso il pubblico l'elemento vincente di questo tour. Se da un lato c'erano fans felici di vedere i propri beniamini e di cantare con loro, dall'altro abbiamo potuto ammirare grandi artisti capaci ancora di divertirsi sul palco, di non prendersi troppo sul serio ma anche di fare tutto in modo assolutamente professionale e determinato.

Naturalmente non sono mancate le critiche: c'è chi non ha smesso di detestare Adam Lambert e nemmeno sono mancati i presunti fans arrivati a dileggiare Brian May e Roger Taylor. È uno sport purtroppo molto in voga soprattutto qui in Italia e da qui è derivata la mia scelta di gestire le pagine social del Blog eliminando e bloccando ove possibile tutti coloro (non molti per fortuna) che hanno creduto di poter sfruttare la rete e questa casa che spero consideriate comune per dare sfogo alle loro piccole frustrazioni. Questo non significa che la critica sia bannata da Queen Forever che, anzi, è sempre ben accetta a patto che si rispettino quelle regole di civile convivenza che valgono in rete così come nel mondo là fuori. E del resto io stesso non mi sottraggo dal fare delle valutazioni il più possibile obiettive su quanto visto in rete da questo tour anche se, pur sforzandomi, davvero non riesco a trovare autentiche criticità. La mia convinzione sulla bontà della scelta di Adam Lambert si è rafforzata, così come l'estasi nel vedere sul palco Brian e Roger e l'apprezzamento per un bassista magnifico come Neil Fairclough (autore dei bellissimi assoli Queen-enciclopedici con i quali stavolta ha offerto cose come Body Language e Don't Try Suicide). Confesso che Adam mi ha divertito enormemente con la sua versione “esagerata” e sopra le righe di Killer Queen. Chi conosce i Queen sa che Freddie Mercury era un “buffone di corte”, che sul palco amava divertirsi senza prendersi mai troppo sul serio. Adam ha fatto la stessa cosa ma a modo suo, svincolandosi dal rischio di passare per il classico imitatore da cover band. Il risultato a mio avviso è stato perfetto per la musica dei Queen perché Adam ha saputo mettere assieme doti vocali e quindi interpretative molto personali e diverse dall'originale, con l'aggiunta di quella teatralità indispensabile per dare al pubblico uno show “come ai vecchi tempi”. Perché in fondo la gente è questo ciò che vuole: i Queen così com'erano un tempo, ma senza imitazioni, stereotipi e noiose riletture di un passato inarrivabile. Sul palco si assiste a uno show ben congegnato ma spontaneo e l'interazione tra Brian, Roger e Adam è forse l'aspetto più bello. Si coglie la gioia ma anche la complicità che anima questa collaborazione e la positività con la quale si esibiscono finisce col contagiare il pubblico americano e canadese (ne sono una buona prova credo i numerosi sold-out ma anche la profusione di foto, video e commenti entusiasti che hanno invaso la rete già dopo pochi minuti la fine dei vari concerti). Nemmeno sono mancati i continui omaggi e riferimenti a Freddie, non solo nelle immagini proiettate sulla grande Q ma anche nei gesti e nella rappresentazione offerta da Adam. A qualcuno alcune delle sue scelte non sono piaciute (la gag del divano durante Killer Queen o la coroncina indossata per We Are The Champions), ma basta soffermarsi con serenità di fronte a queste scene per capire che non c'è mai stata alcuna volontà di imitare, né tantomeno di sfruttare facili cliché da far ingoiare al pubblico. Si è trattata ogni volta di una grande festa, con lo sguardo inevitabilmente puntato lassù in cerca dell'occhio ammiccante di un Freddie che non può non essere felice di sapere che la sua musica continua ad essere viva e vitale.

Di Roger ammetto di aver apprezzato poco la scelta di dotarsi di una batteria con i tom (i tamburi) più piccoli del solito. Chi ne capisce più di me mi ha spiegato che la loro profondità determina anche il suono dello strumento, sebbene poi sia sempre possibile non far notare la differenza regolando nel modo giusto i suoi del palco. Si tratta quindi più di una scelta estetica che non propriamente tecnica ma, visto che l'occhio vuole la sua parte, resto dell'idea che vedere Roger Taylor dietro una batteria vecchio stile sia sempre meglio, anche se forse così è possibile ammirarlo meglio mentre suona. Brian da parte sua è stato un continuo crescendo, com'è logico che sia quando hai davanti un tour da trenta date ed è quindi necessario dosare le energie e liberarsi concerto dopo concerto dell'inevitabile ruggine che nemmeno un mese di prove è un grado di eliminare del tutto. Ma il palco è amico di Brian May e le sue performance sono state convincenti, spesso eccezionali e caratterizzate da continui assoli e una gioia nei suoi occhi che un fan non può che amare. Di Neil Fairclough ho già detto, mentre di Spike Edney mi limito a dire che la sua presenza assieme ai Queen è divenuta ormai talmente familiare da poterlo considerare a tutti gli effetti un membro della band. E poi i siparietti alle tastiere tra lui, Adam e Brian sono stati davvero spassosi. Meno inciso invece Rufus Taylor, il cui ruolo credo potrebbe essere sfruttato di più e diversamente. Come nelle precedenti occasioni, anche in questo tour è un mero comprimario che accompagna il padre senza però aggiungervi molto. Se sul palco hai due batteristi penso sarebbe più saggio dare ad ognuno un ruolo, una funzione, un po' come facevano i Pink Floyd negli ultimi tour. Infine un piccolo appunto alle setlist: pur avendo apprezzato la scelta di dare risalto agli anni Settanta dei Queen, mi resta incollato addosso il rammarico di non aver sentito nemmeno stavolta delle canzoni mai eseguite prima dal vivo. Alcuni esempi? Innuendo, The Miracle, No-One But You, Made In Heaven. Ma nei concerti che tra Agosto e Settembre vedranno i Queen+Adam Lambert protagonisti in Australia, Nuova Zelanda, Corea e Giappone potrebbero esserci delle novità. I Was Born To Love You è stata già provata durante un soundcheck e magari decideranno di rivoluzionare ulteriormente una scaletta comunque stupenda (facile prevedere il ritorno di I Want To Break Free, opportunamente omessa negli States forse per non rivangare le stucchevoli polemiche del passato). Con la speranza incrollabile che nei prossimi mesi il tour possa finalmente approdare anche in Europa. Brian si è dichiarato più volte possibilità, Roger non lo ha escluso e credo che Adam abbia voglia di confrontarsi anche col pubblico di casa nostra. Del resto vedere il pubblico in delirio in luoghi leggendari come il Madison Square Garden (ma lo stesso è avvenuto praticamente in tutte le arene nelle quali si sono esibiti) non può che far venire l'acquolina in bocca anche a noi, non vi pare?

@Last_Horizon