Osservate con attenzione l'immagine qui
accanto. È tratta dal video di No-One But You, una delle canzoni più
significative dei Queen. Si vedono Brian e Roger intenti a discutere
con John che, nel frattempo, resta concentrato sul suo strumento a capo chino. Quando
mi capitano davanti agli occhi fotografie del genere non posso fare a
meno di animarle con la fantasia per vederci dentro il significato
delle cose. Mi basta chiudere per un istante gli occhi e tutto
diventa chiaro: John ha finalmente deciso di affrontare il demone che
gli si agita dentro. Non è la prima volta che accade e anche per lui
deve esserci stato un istante nel quale una vecchia foto emerge dal
passato a ricordargli l'ineluttabilità di certe scelte.
Gli anni Ottanta sono stati per i Queen
difficili, spesso dolorosi. Il taglio netto rappresentato da The Game
non ha toccato solo l'aspetto musicale e compositivo del gruppo.
Dietro scelte necessarie come l'introduzione dei sintetizzatori, la
definizione più netta dei singoli ruoli all'interno della band si
muovevano ombre ben più pesanti che in breve hanno finito per
intaccare i delicati equilibri che nel decennio appena trascorso
avevano garantito fama e gloria. Freddie si era rapidamente
trasformato in ciò che in fondo voleva essere fin dai primi giorni:
un dandy votato all'estetica e al divertimento più sfrenato. Roger
aveva finalmente spiccato il volo senza la rete protettiva dei Queen
iniziando a lavorare seriamente ai suoi progetti solisti. Brian
correva da uno studio all'altro per collaborare con amici e colleghi
e ogni tanto riapriva il cassetto in cui custodiva il proprio
progetto solista, quel Back To The Light uscito molti anni dopo. John
Deacon, da sempre il più schivo del gruppo, il componente normale
che mal si adattava al successo, iniziò negli anni Ottanta a provare
un disagio sempre crescente, lacerante. Racconta Peter Hince nel suo splendido
libro “Queen Unseen” di come per John i Queen fossero di fatto
una creatura ormai a lui estranea, tanto da provare a sfuggirvi in
diverse occasioni, anche sbattendo la porta. Per il fotografo
l'immagine più emblematica risale al periodo in cui la band stava
registrando A Kind Of Magic e John gli confidò di non poter andare
avanti così e senza dare spiegazioni decise di partire. Ma esiste
anche un'altra testimonianza, ben più incisiva del ricordo di Hince.
Alla fine dell'estenuante Magic Tour, al termine del concerto di
Knebworth John scaglia il proprio basso sul palco. È un gesto di
resa quello, una bandiera finalmente ammainata che deve pesare come
un macigno. Eppure la storia di John Deacon con i
Queen non termina quella fatidica notte. C'è lo spazio ancora per
tre album, tutti capolavori assoluti. Ma la biografia ufficiale dei
Queen non può nascondere che in Innuendo John sia assente e
svogliato e c'è chi dice che in quell'album molte parti di basso
siano suonate da Brian e Roger. I più maligni insinuano addirittura
il dubbio, non privo di conferme, che John si sia sottratto anche
dalle prove per il Freddie Mercury Tribute Concert. Una resa non del
tutto compiuta quindi, ma non per questo priva di effetti.
Nel 1998 Brian fa ascoltare a Roger un
nuovo pezzo, registrato per il suo prossimo album solista. Il
batterista resta incantato. L'amico è riuscito a tirare fuori quel
sound così tipicamente Queen che non può restare un episodio
solista. C'è anche la necessità di completare la tracklist di una
nuova raccolta – Rocks- e quale modo migliore se non quello di
regalare al pubblico un nuovo pezzo? Chissà , forse potrà essere
anche una nuova nascita. No-One But You nasce così e diventa il
primo singolo a nome Queen pubblicato senza Freddie Mercury. Ancora una volta si ritrovano
inaspettatamente insieme Brian May, Roger Taylor e John Deacon.
L'atmosfera è surreale, ben diversa da quella vissuta per incidere
Made In Heaven. Quello era un omaggio all'amico scomparso, il
compimento di un desiderio espresso con forza. Un lascito
inevitabile. No-One But You è qualcosa di diverso, un mondo nuovo
nel quale Brian e Roger sembrano pronti a tuffarsi. John no. Per lui
è solo il capitolo finale. Così, mentre il fotografo li ritrae
durante la registrazione del video, John coglie un momento di
intimità per comunicare il suo definitivo addio. Certo non è la
prima volta che un componente dei Queen pronuncia parole simili, a
turno lo hanno fatto tutti e quattro. Per questo, per evitare
fraintendimenti, per chiudere una porta in fondo rimasta sempre
socchiusa, John chiarisce che da quel giorno non intende più avere
contatti con il gruppo. Le decisioni da prendere saranno condivise
attraverso il proprio commercialista. Brian e Roger hanno carta
bianca. Su tutto. Su quello stesso foglio John scrive la parola fine. Le cronache degli anni successivi ci
raccontano di una band in realtà mai davvero sciolta, capace di
reinventarsi in mille forme diverse (We Will Rock You, le tante
collaborazioni) e per ogni decisione presa c'è sempre stato l'avallo
di John Deacon. Il suo nome del resto compare in quasi tutte le
società costituite dal gruppo per portare avanti i nuovi progetti.
John ha guadagnato anche da The Cosmos Rocks e ovviamente percepisce
la sua fetta di torta ogni qualvolta giunge sul mercato un nuovo
prodotto a nome Queen. Su di lui i fans sono divisi in una
eterna lotta tra chi vede in John colui che ha fatto l'unica scelta
possibile dopo la morte di Freddie e chi, al contrario, prova un
risentimento dettato dall'affetto per una mancanza che non sa
spiegarsi. È difficile per un fan accettare che uno dei propri
beniamini non voglia nemmeno pubblicare un breve messaggio natalizio
o rilasciare delle interviste per dire la sua. L'appassionato è
così: nutre quell'amore incondizionato che ti porta anche a
criticare, contestare, accusare.
Credo sia molto difficile
scegliere da che parte stare. E forse proprio per questo ogni punto
di vista può essere allo stesso tempo condivisibile. Personalmente
ho mutato opinione nel corso degli anni. All'inizio, quando mi
mancavano tante informazioni, mi limitavo ad accettare la scelta di
John, così come apprezzavo quella di Brian e Roger di continuare ad
esibirsi come Queen. Poi sono arrivati nuovi dettagli e soprattutto
il confronto con altri fans e questo mi ha indotto a rivedere la mia
posizione. Sebbene ci sia anche chi dice, ma la fonte è oscura, che
John ha dovuto abbandonare le scene anche per problemi di salute –
si parla di attacchi di panico – credo che questo suo ostinato
silenzio sia irriguardoso nei confronti di chi lo ha amato e seguito
per tanto tempo. È vero che un artista è anche un uomo e in quanto
tale soffre delle medesime debolezze che ciascuno di noi vive sulla
propria pelle. Eppure ad un artista viene tributato un continuo
riconoscimento da parte di milioni di appassionati che merita di
essere ricambiato ad ogni costo. Del resto la pubblicazione di un
messaggio attraverso il Fan Club ad esempio non sarebbe poi così
complicato. La comunicazione al giorno d'oggi consente di restare
nascosti dietro uno schermo senza perdere comunque il contatto col
mondo. Solitamente lo si fa per il piacere di restare dentro una
comunità . Un musicista dovrebbe farlo perché il successo comporta
anche dei doveri, primo fra tutti fare in modo che quella splendida
connessione che solo la musica sa creare tra le persone rimanga,
nonostante tutto, viva.