Rovine, di Mat Osman, Edizioni di Atlantide

 


Mediocre, insignificante, banale, preda di una morbosa fissazione per il modellino di una città immaginaria che costruisce fin da bambino e nella quale immagina una vita che non c'è, proiezione ideale dell'esistenza che vorrebbe vivere. Adam, il protagonista di ROVINE è un uomo senza profondità, che vive lontano dal mondo, in attesa di una rivalsa mentre se ne sta al sicuro, riparato dietro le proprie fantasie.

Un giorno, mentre la luce grigia del mattino si insinua nel suo appartamento e il boato di Londra inizia a destarsi, Adam riceve una telefonata. Dall'altra parte la voce di una donna gli annuncia che suo fratello Brandon è stato assassinato. La sua reazione è distaccata, pragmatica. I due non hanno contatti da diverso tempo e non c'è più nulla che li leghi, se non la somiglianza genetica che caratterizza i gemelli monozigoti.

Allora tutto potrebbe continuare come sempre. Dopotutto ad Adam viene chiesto solamente di recarsi a Scotland Yard per rispondere a qualche domanda e confermare che il cadavere crivellato di colpi appartiene proprio a suo fratello Brandon, ex rockstar fallita e dimenticata.

Eppure il destino ha in serbo qualcosa di diverso, una svolta inaspettata, una deviazione dal rigido percorso che Adam ha impresso alla propria esistenza. Brandon può diventare lo specchio nel quale proiettare una vita diversa, una versione di sé capace di cose che Adam non avrebbe mai sognato di poter fare.

ROVINE è il primo romanzo di MAT OSMAN, bassista degli Suede e da oggi anche autore di talento. Perché quello pubblicato da EDIZIONI DI ATLANTIDE non è un libro qualsiasi, uno di quelli da leggere sotto l'ombrellone per sfuggire alla calura estiva per poi essere abbandonato da qualche parte, magari sulla panchina di una stazione mentre si attende il treno che ci riporterà a casa.

ROVINE è un grande romanzo, un noir perfettamente incardinato nei meccanismi tipici del genere, eppure profondamente diverso, libero e selvaggio come solo la scrittura di una rockstar può essere. Con la complicità di una traduzione di valore eccelso come quella che MIRKO ZILAHY (a sua volta autore di thriller potenti ed evocativi) ha prestato all'opera prima del musicista, ROVINE ha tutte le carte in regola per essere annoverato tra i libri più importanti usciti nel 2021.

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La forza del noir sta da sempre nella sua capacità di raccontare il mistero attraverso personaggi profondamente umani, preda dei propri istinti o arresi alle spirali di un destino che non sanno cambiare, almeno finché qualcosa non offre loro una possibilità di rivalsa o di trasformazione.

Nel noir l'elemento criminale, pur essendo preponderante ai fini narrativi, è essenzialmente un filtro attraverso cui diventa possibile raccontare storie nelle quali la condizione umana è spesso spinta al limite. I protagonisti si ritrovano con le spalle al muro, costretti per una volta ha operare delle scelte, anche se queste comporteranno dei rischi potenzialmente catastrofici.

È quello che Osman impone ad Adam, offrendogli un'opportunità unica, per quanto dissennata e rischiosa, ovvero ripercorrere gli stessi passi compiuti dal gemello e provare a riannodare le fila di un piano ai limiti dell’improbabile, che coinvolge criminalità locale, musicisti decaduti e un sottobosco emotivo dal quale lo stesso Adam si è sempre tenuto a debita distanza, lasciando che fosse Brandon a nutrirsene completamente.

Tuttavia, incasellare ROVINE nel genere noir o nel romanzo di formazione come sono spesso le opere prime, sarebbe un errore, lo stesso nel quale può cadere il lettore che si predisponga incautamente alla lettura di un giallo nella sua accezione più classica.

ROVINE è soprattutto un grande affresco psichedelico che racconta qualcosa di profondamente umano, il rapporto con se stessi e con la propria identità. Ed è anche un libro nel quale la musica è dominante, un elemento talmente presente che si ha quasi la sensazione di poter ascoltare in sottofondo le canzoni immaginarie sulle quali l'autore ha costruito i vari capitoli.

Il risultato è lo svelamento di quel mondo musicale che i semplici fruitori di dischi e concerti non sono quasi mai in grado di percepire, pur consapevoli che dietro le quinte si muovono meccanismi misteriosi, che restano però sfuggenti e indecifrabili. Con ROVINE Osman mette il lettore a parte delle proprie esperienze e strappa definitivamente quel velo di ipocrisia che spesso ammanta l’approdo sulle scene di una nuova rockstar.

E poi c'è Londra, la meravigliosa capitale inglese, punto di riferimento globale che in ROVINE viene raccontata nel pieno di quella mini-crisi indotta dall'eruzione del vulcano Eyjafjoll che nel 2010 paralizzò l'intero continente europeo e che nel romanzo di Osman diventa l’espediente perfetto per avviare quella catena di eventi che porteranno alla trasformazione di Adam.. Una città pulsante, tremendamente reale e che fa da contraltare alla idilliaca Umbrage, modellino di latta e cartone che Adam custodisce nel proprio appartamento, isola-fortezza e anche prigione della propria identità.

Ma come ogni noir che si rispetti non manca il mistero, l'enigma che spinge i vari protagonisti della vicenda a convergere verso un esito che fino all'ultimo resta in bilico, come la puntina di un giradischi appesa sull'ultimo solco di un vinile. Ed è qui che Osman mette a segno un vero colpo da maestro, riportando a galla una vecchia leggenda, quella di Smile, l'album perduto dei Beach Boys, simbolo di perfezione musicale rimasto stritolato nelle spire di follia del suo ideatore, Brian Wilson.

E se tutto questo non basta a trascinarvi verso la lettura di ROVINE, allora non si può tacere di un altro fattore che ne determina l'altissimo valore: la qualità della scrittura di Osman. Perché il bassista degli Suede non ha solo un grande talento immaginifico, ma possiede anche il dono, si potrebbe dire alchemico, di trasformare idee oniriche e psichedeliche in qualcosa di potente e realistico.

La lettura è piacevole, accattivante e il lettore ne resta inesorabilmente affascinato grazie ad una prosa mai banale, che a tratti assume quasi la forma del flusso di coscienza e senza che si abbia mai l'impressione che l'autore possa perdere il controllo della storia. A discapito del titolo, in ROVINE non ci sono crolli di tensione e ogni pagina è dotata di un magnetismo che impone di proseguire la lettura, rendendo le oltre 500 pagine del libro leggere ma anche significative, tanto che alla fine resta addosso la sensazione di aver fatto un incredibile viaggio, sospinti da eventi ed emozioni perfettamente cesellate in ogni frase.

ROVINE è un grandioso benvenuto nel mondo della letteratura che Mat Osman si è concesso, regalando a noi la speranza che questa sia solamente la prima di una lunga serie di opere.

Un'ultima considerazione la merita EDIZIONI DI ATLANTIDE che ai propri lettori propone un volume esteticamente accattivante, nelle cui note di copertina offre anche indicazioni sulla qualità dei materiali utilizzati, un aspetto che spesso viene sottovalutato ma che per il lettore attento ed innamorato dei libri rappresenta un valore aggiunto. Sulla traduzione si è già detto: la complessità dell'opera di Osman pretendeva un lavoro che non fosse di mera trasposizione in lingua italiana del testo. Occorreva una capacità di immedesimazione nell'atmosfera surreale e disturbare creata dall’autore per dare vita ad una versione credibile e che non perdesse nulla della sua forza originaria. Un risultato che Mirko Zilahy ha ottenuto in modo sublime.

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