Quanto
è difficile raccontare le emozioni. Osservo lo schermo in cerca delle parole
giuste, quelle capaci di cogliere il significato più profondo di quanto
successo. Vorrei farlo per condividere con tutti voi la gioia, ma anche per me
stesso. Perché sono un fan, amo i Queen e un sentimento così potente merita di
essere rappresentato nel modo giusto.
Così
rivedo le immagini di questa notte. L’attesa sul red carpet con i tanti volti
noti che si alternano davanti alle telecamere. Le analisi dei giornalisti che
non fanno altro che accrescere la tensione e il desiderio di arrivare il prima
possibile alla fine. Perché Bohemian Rhapsody ha fatto un lungo viaggio e
adesso che la meta è ad un passo, l’attesa è insostenibile.
Osservo
con un nodo in gola l’inizio dell’esibizione dei Queen + Adam Lambert. Le note
di We Will Rock You prima e di We Are The Champions poi sono la fonte da cui
attingere energia e convinzione. La performance è perfetta. Il pubblico non può
fare a meno di cantare e di perdere per qualche minuto il rigore che si
conviene in un’occasione così importante.
Poi
compare l’immagine di Freddie e qualcosa dentro si spezza. Ancora una volta. È la
nostalgia che si intreccia con la certezza che non si muore davvero, che la sua
grandezza ha trovato l’ennesima perfetta collocazione, lì su quel palco dove la
musica ha stretto un inaspettato sodalizio con il cinema. Freddie osserva il
pubblico, attori e registi, sceneggiatori, costumisti, attrici e giornalisti. E
tutti lo ammirano, ne riconoscono il mito. Quello che esplode alla fine non è
un semplice applauso, ma l’ovazione che celebra la leggenda. Da questo momento
Freddie Mercury e i Queen sono nella Storia. Per sempre.
È
una storia talmente bella questa che potrebbe finire così. Invece c’è ancora
tanto da fare. Quattro premi da raccogliere e stringere in pugno, come la
corona di Wembley. Tre Oscar servono a raccontare del valore tecnico di
Bohemian Rhapsody. È importante sottolinearlo. Non si raggiunge la vetta senza
quelle professionalità che restano nell’ombra ma sono essenziali per dare luce,
suono, forma e colore a un film come questo. Tra i premiati c’è anche un
italiano, John Casali. Dobbiamo esserne orgogliosi.
Il
quarto Oscar è per Rami. Non ha vinto solo perché è un grande attore, lo
sappiamo bene noi che il film lo abbiamo visto, amato e compreso. La verità è
che in quelle due ore e mezzo Rami ha smesso di essere se stesso e ha accolto
lo spirito immortale di Freddie. Non lo ha semplicemente interpretato, ma si è
fatto ospite e ha donato se stesso al ruolo. Nulla di ciò che abbiamo visto al
è frutto di un mero calcolo fine a se stesso. Bohemian Rhapsody è stato un atto
d’amore e l’Oscar a questo attore straordinario ne è il giusto riconoscimento.
Mentre
le telecamere riprendono Rami, la sua amata Lucy, Brian e Roger con Anita e
Sarina e tutti gli altri protagonisti del film, sentiamo di essere parte del
successo. Quei quattro Oscar sono anche miei e vostri. Appartengono a tutti coloro
che amano i Queen, che si esaltano e commuovono quando ascoltano la voce
Freddie e a coloro che sono felici di poter seguire ancora Brian e Roger con
Adam. Ancora una volta noi siamo i Campioni.
RIVEDI L’ESIBIZIONE
DEI QUEEN + ADAM LAMBERT
RIVEDI LA
PREMIAZIONE DI RAMI MALEK
GLI ALTRI OSCAR DI BOHEMIAN RHAPSODY
INTERVISTA A ROGER TAYLOR A GOOD MORNING BRITAIN
INTERVISTA A BRIAN MAY & ANITA DOBSON SUL RED CARPET
INTERVISTA A RAMI MALEK
INTERVISTA A GWILYM LEE, BEN HARDY, JOE MAZZELLO E ALLEN LEECH