La campagna elettorale negli Stati Uniti sta
entrando nel vivo e con la nomination ufficiale di Hilary Clinton come
candidata dei Democratici, è iniziato l’atteso testa a testa con Donald Trump.
E proprio quest’ultimo è riuscito nelle ultime ore a innescare l’ennesima
polemica che stavolta vede protagonisti i Queen.
Da sempre la politica ha cercato di sfruttare la
musica, soprattutto in occasione delle campagna elettorali dove, ai consueti
slogan e promesse varie, si cercano di associare canzoni e artisti in grado di
richiamare l’attenzione del pubblico. Capita così che in occasione di un
comizio dagli altoparlanti venga diffusa una canzone capace di accendere gli
animi dei presenti. Lo scopo è soprattutto quello di generare un’atmosfera
positiva e trionfalistica.
Donald Trump ha pensato bene di ricorrere spesso a
questo stratagemma e fin dall’inizio della corsa alla presidenziali il suo
staff ha seguito quella che può essere considerata una vera e propria playlist.
E, ogni volta che è stata sfruttata una certa canzone, immancabilmente l’artista
di riferimento ha manifestato il proprio disappunto per la scelta, il più delle
volte non autorizzata, del proprio brano.
E’ successo anche ai Queen. Nelle ultime ore,
infatti, Trump è salito sul palco di un comizio sulle note di We Are The
Champions. Non è la prima volta che il capolavoro di Freddie viene sfruttato a
fini politici. I fans più accorti ricorderanno un video realizzato all’epoca
della presidenza Bush che aveva in sottofondo proprio il pezzo del 1977. Oggi
come allora i Queen hanno detto la loro attraverso le parole di Brian May
pubblicate sul suo sito ufficiale:
“Ho
ricevuto una valanga di reclami a proposito dell’uso di We Are The Champions
fatto da Donald Trump. Questa non è una dichiarazione ufficiale dei Queen come
band, ma posso confermare che il permesso di utilizzare la nostra canzone non è
stato concesso né mai richiesto. Al momento stiamo valutando quali passi
intraprendere per garantire che tale uso non continui.”
Brian ha poi aggiunto:
“Indipendentemente
dal nostro punto di vista sulla campagna elettorale di Trump, la nostra
politica è sempre stata quella di non consentire l’uso della nostra musica come
strumento di propaganda elettorale. La nostra musica incorpora i nostri sogni e
tutto quello in cui crediamo, ed è destinata a coloro che amano ascoltarci.”
Soprattutto con le ultime parole, Brian ha colto il
senso della questione. Sebbene la politica faccia parte della vita di tutti e
sia una presenza immanente (in Italia ne sappiamo qualcosa, essendo in perenne
campagna elettorale), al di là delle proprie idee e appartenenze, la musica
dovrebbe sempre restare distante da certe vicende. Nel caso dei Queen poi, la
musica è da intendersi come puro divertimento, tanto che a volte sono stati
(ingiustamente) tacciati di scarso impegno sociale. Il fatto è che davvero
sulle note di We Are The Champions (e di tutte le altre canzoni della band)
ognuno di noi ha costruito nel corso del tempo sogni, fantasie e desideri e
Trump (o chi per lui) non ha alcun diritto di “sporcarli” a fini elettorali, perché
per essere “campioni della politica” è sufficiente mantenere fede alle proprie
promesse.