E’ tempo di tornare alle nostre avventure
stereoscopiche. Da quando ho inaugurato questo Blog (nel 2013) ho pensato che
per raccontare i Queen non bastasse solo la musica. Soprattutto Brian May offre
l’opportunità di interessarsi di una moltitudine di argomenti, tra cui la
fotografia stereoscopica. Si tratta di un tema complicato solo in apparenza e
che trae origine dai pionieri della fotografia di metà ‘800, quando in
Inghilterra, Francia e anche Italia molti scienziati e semplici uomini di ingegno
si impegnarono nella esplorazione delle infinite possibilità offerte dalla
tecnica e dalle scoperte più recenti di quel periodo.
Brian si è appassionato alla fotografia in 3D già da
ragazzino e ha portato avanti questa passione fino a diventare uno dei massimi
esperti e collezionisti del mondo. A lui si deve la rinascita della London
Stereoscopic Company e la realizzazione di alcuni dei libri più importanti del
settore come Diablers e l’ultimo in ordine di pubblicazione, Crinoline. In
autunno poi uscirà un lavoro che interesserà (e stupirà ) tutti i fan dei Queen.
Avremo modo di parlarne più diffusamente. Oggi invece è tempo di raccontare l’ultima
invenzione brevettata proprio da Brian: un visore 3-D in grado di funzionare
non solo con le tipiche card stereoscopiche, ma anche con i moderni smartphone.
Avete presente le foto e i video in 3-D che Brian
realizza sul palco durante i concerti? Sono ormai diventati un appuntamento
fisso degli show, sia di quelli con Kerry Ellis che con i Queen + Adam Lambert.
Poterli rivedere sul proprio telefonico in 3-D è un’esperienza sorprendente e
divertente. Chi vi scrive ha avuto modo di sperimentarlo utilizzando il
cosiddetto “OWL” allegato a Diableries. Oggi Brian e la London Stereoscopic Company
presentano un visore studiato appositamente per essere impiegato con qualsiasi
smartphone. È già in pre-ordine sul sito ufficiale della Compagnia e arriverÃ
sul mercato entro Giugno.
Sempre a proposito di fotografia stereoscopica,
nonostante Brian sia impegnato con il magnifico tour dei Q+AL, ha trovato il
tempo di commentare una notizia relativa a Leonardo Da Vinci. Al genio
fiorentino, infatti, è stata attribuita l’ipotesi dell’invenzione delle
immagini tridimensionali. L’idea trae origine dalla realizzazione da parte di
Leonardo di una coppia di Mona Lisa (la vedete nella foto qui in basso) che, se
affiancate, riprodurrebbero proprio l’effetto alla base della stereoscopia.
Tuttavia Brian non è d’accordo. Ecco cosa ha scritto
in proposito sul suo sito ufficiale:
“Questa
non è un’idea nuova, ma temo di non poter essere d’accordo. La teoria
semplicemente non regge. Alcuni anni fa, ho trascorso un paio d’ore a misurare
le differenze di parallasse presenti tra le due versioni del dipinto (la
stereoscopia si basa proprio su piccole differenze tra l’immagine di destra
rispetto a quella di sinistra, ndt). Secondo i miei calcoli, non ci sono
differenze tali da poter far presumere che si sia trattato di un tentativo di
ricreare un effetto tridimensionale. Ma non basta.
Ritengo che se Leonardo
avesse scoperto qualcosa sulla stereoscopia, come fatto da Charles Wheatstone
alla fine ha fatto dal 1832 ne avrebbe certamente scritto abbondantemente come ha in effetti fatto per
altre sue scoperte nel campo dell’ottica. Nulla invece risulta dagli scritti di
Leonardo a proposito delle differenze di parallasse che creano un effetto di
profondità nel nostro cervello.
In
questi due dipinti, se avesse inteso realizzarli per creare un effetto tridimensionale,
le differenze di parallasse sarebbero state maggiori per gli oggetti più vicini
all’osservatore, ma così non è. Ma il punto determinante è il viso della
Gioconda. Non possiede alcun tratto stereoscopico. Possiamo davvero immaginare
che Leonardo avrebbero commesso un simile errore proprio sul viso se avesse capito
cosa succede modificando il parallasse nelle immagini? Le discrepanze
orizzontali tra le due immagini sono casuali, così come lo sono quelle
verticali.
E
poi, Leonardo non avrebbe imposto di osservare i due dipinti assieme? Perché solo
se affiancate le due immagini possono ricreare l’effetto della profondità . Storicamente
sappiamo che questi due dipinti non sono mai stati visti insieme nella stessa
città . Per cui mi spiace, sarebbe stato favoloso scoprire che Leonardo
conosceva già l’effetto e-D, ma purtroppo non è accaduto.”
Una dissertazione quella di Brian davvero interessante e dotta, che ci mostra ancora una volta quanto quella fatidica definizione di “uomo rinascimentale” sia perfetta non solo per Leonardi Da Vinci ma anche per il nostro chitarrista.
(Fonte: www.brianmay.com)