Peter Hince ha lavorato
per i Queen per 12 anni come roadie e in particolare come assistente
di Freddie Mercury e John Deacon. Quando Hince ha iniziato la sua
avventura con la band nel 1975, i Queen erano impegnato con la
registrazione dell'album A Night At The Opera. Concluse la sua
collaborazione con l'ultimo grande spettacolo del Magic Tour, al
Knebworth Park il 9 Agosto del 1986, quello che poi si rivelò essere
l'ultimo concerto dei Queen con Freddie. Hince ha raccontato della
sua carriera con la band nel libro Queen Unseen, nel quale offre una
visione rivelatrice della vita del frontman e degli anni in cui i
Queen sono diventati una delle più grandi band del mondo.
Conoscevi bene Freddie
Mercury. Che tipo era veramente come persona?
La gente parla di Freddie
e del suo ego, ma il suo ego non era così grande come la gente
pensa. Freddie aveva costruito un personaggio ed era capace di
prendersi gioco di se stesso, mentre gli altri ragazzi della band non
poteva farlo, non allo stesso modo. Con Freddie potevi ridere e non
era necessariamente la prima donna che tutti pensavano fosse.
Freddie era la più
grande rock star della sua generazione?
Come frontman era
imbattibile. Non era solo per la sua voce, ma anche per il modo in
cui stava sul palco. Agli inizi c'erano band come i Led Zeppelin e
gli Who e gente come Plant e Daltrey erano grandi frontman, ma credo
che Fred fosse più grande in termini di spettacolarità e di
presenza scenica. Per lui tutto ruotava attorno all'interazione con
il pubblico, sapeva farli stare dalla sua parte. E ha dato tutto in
ogni spettacolo.
Era lo stesso anche
fuori dal palco?
Oh sì. Fred era unico.
Ho lavorato anche per David Bowie, ma nessuno aveva l'aura di Fred.
Forse Mick Jagger era al suo livello. Ma con Fred c'era qualcosa di
unico, fin dai primi giorni. Aveva quel tipo di aura. Si sentiva che
era una persona speciale.
Nonostante tutto il
suo carisma, avevi la sensazione che in realtà Freddie fosse una
persona insicura?
Oh, assolutamente. Ha
sempre avuto un sacco di insicurezze. Non professionalmente, ma
personalmente.
Quando hai incontrato
per la prima volta Freddie e gli altri ragazzi dei Queen?
Nel 1973. Stavo lavorando
per i Mott The Hoople e i Queen erano la loro band di supporto in un
tour britannico. Il loro primo album era appena uscito.
E hai lavorato per
Bowie prima di allora?
Sì. Sono stato il roadie
di Mick Ronson durante il Ziggy Stardust Tour. Dopo lo spettacolo di
Hammersmith, David si prese una pausa, così iniziai a lavorare per i
Mott. E quando anche loro nel 1975 si fermarono, avevo bisogno di
lavoro e per fortuna ottenni un posto con i Queen.
E quindi hai assistito
in prima persona alla loro ascesa a superstar globali.
I Queen volevano essere
la più grande band del mondo, non ne hanno mai fatto un mistero. E
sì, ho visto tutto quello che è accaduto. Negli anni '70 erano un
fantastico gruppo rock, e negli anni '80 sono diventati una
fantastica band pop.
E sei stato testimone
della registrazione di numerosi album dei Queen.
Ero lì quando è stata
registrata Bohemian Rhapsody. Ricordo solo che non sapevo di che cosa
diavolo si trattava! E io ero con Freddie quando scrisse Crazy Little
Thing Called Love. E' stato un momento davvero speciale.
C'è una grande
delusione nel tuo libro. Fai riferimento alla storia della famosa
festa allestita a New Orleans nel 1978 per il lancio dall'album Jazz,
di cui si è sempre detto che agli ospiti vennero serviti vassoi di
cocaina trasportati da nani. Ma tu dici che non c'è niente di vero.
E' una totale assurdità.
C'erano nani lì, è vero, ma erano nascosti sotto i tavoli dei
salumi.
John Deacon è sempre
stato l'uomo tranquillo dei Queen. In un certo senso, è il grande
enigma della band.
John è praticamente un
recluso ora. Vuole rimanere nel suo privato e penso che la gente
dovrebbe rispettare questa sua scelta. John era sempre molto con i
piedi per terra, un ragazzo normale. Aveva sei figli ed era veramente
legato alla sua famiglia, ma gli è anche capitato di essere in una
delle più grandi band del mondo.
Come descriveresti
Brian May?
Brian è una delle
persone più complesse che si possano incontrare. Ha un cuore enorme
e vuole essere gentile con tutti. Era il più sensibile della band in
qualche modo. Ma come la maggior parte delle persone aveva anche
altri lati e poteva essere molto crudele.
E Roger Taylor?
Roger era uno che amava
lo stile di vita da rock star, con tanto di passione per le auto e le
case in campagna. Certamente si è goduto i suoi soldi, come ha fatto
Fred, mentre Brian e John, essendo più tradizionali padri di
famiglia, sono stati più tranquilli. Ma a Rog piaceva essere una
rock star. A volte forse esagerva, ma penso che con gli anni si sia
addolcito. Oggi è più riflessivo.
Freddie è sempre
stato gay di nascosto. Era così difficile per lui vivere questa
situazione durante i tempi meno illuminati sulle questioni sessuali
degli anni '70 e '80?
Molto. Ovviamente dopo
The Game, nel 1980, divenne più apertamente gay anche con scelte
stilistiche come i baffi (che all'epoca rappresetavano un vero e
proprio simbolo della comunità gay, ndt), e penso che le cose siano
diventate un po' più difficili per lui allora.
Il Live Aid, nel 1985,
è stato un momento decisivo nella carriera dei Queen. Cosa ricordi
di più di quel giorno?
Beh, in un primo momento
non volevano farlo. Ci sono stati gravi problemi all'interno della
band in quel momento, penso a causa dello scarso successo di The
Works in America. Inoltre Fred stava facendo la sua roba solista.
Così il Live Aid è stato uno spartiacque per la band. Hanno
conquistato il pubblico al momento giusto con le canzoni giuste.
Forse hanno sentito che avevano qualcosa da dimostrare. Quando sono
saliti sul palco, ho davvero sentito che stavano rubando lo
spettacolo a tutti gli altri artisti presenti. Elton gli disse: “Voi
stronzi!".
In tutti gli anni che
hai lavorato per i Queen, quali sono stati i momenti migliori e
quelli peggiori?
La parte migliore erano
il viaggio, le esperienze, e quel tipo di gloria riflessa che
proveniva dal lavorare per una band così enorme. Le parti peggiori
erano quando non eri apprezzato, ti sentivi usato e abusato, come
quando si trattava di fare lavori orribili e sporchi come il
caricamento dei camion. Non dormivi per due giorni, ma era tutto
parte del lavoro.
Quando nel 1986 hai
deciso di lasciare il tuo lavoro, hai avuto notti insonni a a causa
di questa decisione?
"Non proprio. Un
giorno ho solo sentito qualcosa, un clic interiore che mi ha spinto a
farlo. Ero ad un punto in cui non mi sentivo apprezzato, e non c'era
modo per promuovere se stessi all'interno dell'organizzazione. Non
volevo lavorare per un'altra band. Ho pensato di uscirne quando ero
ancora al top del mio lavoro. Ho anche sentito che probabilmente non
avrei potuto andare avanti ancora a lungo. Non me ne pento.
Roger ha dichiarato di
aver apprezzato il tuo libro. E' una cosa che ti sorprende?
Roger non era facile alla
gratitudine e ai complimenti, quindi sono contento che gli sia
piaciuto. Penso che sia molto più rilassato su certe cose in questi
giorni rispetto ad una volta.
Come valuti la scelta
di Roger e Brian di portare avanti il nome dei Quen senza Freddie e
John?
Beh, quando Fred è
morto, John era dell'idea che: “Questo è tutto, i Queen non ci
sono più”. Brian e Roger hanno voluto portare avanti i Queen in
diverse forme, e capisco perché vogliano farlo. Non sono sicuro che
sia la cosa giusta da fare. Potrebbero ancora essere musicisti senza
utilizzare il nome dei Queen. Ma è il gioco della fama e le persone
amano giocarlo il più a lungo possibile.
Molti fans dei Queen
sarebbero d'accordo con te: no Freddie, no Queen.
"E' la cosa più
toccante. Dopo che Fred è morto, si è possibile ricreare il gruppo,
qualunque sia la veste adottata. Ho visto i Queen + Paul Rodgers, lui
è uno dei miei cantanti preferiti, ma era una cosa completamente
sbagliata. E per quanto riguarda Adam Lambert, sono sicuro che sa
cantare, ma è un po' come un cabaret di Las Vegas. Sai, se non avete
mai visto la band, beh, qui è la metà della band. Ma non è fa per
me.
(Fonte:
www.teamrock.com)
@Last_Horizon