Natale quest'anno
arriverà presto per fans dei Queen grazie alla pubblicazione in più
formati del leggendario concerto che la band tenne nel 1975
all'Hammersmith Odeon di Londra come un album. Lo show venne filmato
dalle telecamere della bbc che lo mandò in onda in diretta tv e
radio e in breve è diventato il concerto dei Queen con il più alto
numero di bootleg. Naturalmente questa nuova edizione è stata
completamente resturato e, dopo l'anteprima del 5 Settembre in
occasione del Freddie For A Day, lo scorso 8 Ottobre è stato
proiettato in esclusiva presso gli ex Olympic Studios, ora divenuti
un cinema, alla presenza di Brian May.
Il chirarrista ha
vissuto l'insolita esperienza di guardare il se stesso più giovane
suonare quello che all'epoca poteva essere considerato il concerto
più importante della sua carriera.
"E' stato molto
strano, m è sembrato di guardare un'altra persona, un giovane
ragazzo magro nell'aspetto e molto serio, con un linguaggio del corpo
così diverso rispetto ad oggi. Ero molto timido in quei giorni e
c'era un sacco di rumore e di energia in gioco, ma il mio corpo era
diverso da com'è adesso. In questi giorni mi sento come un canale
attraverso cui la musica scorre verso l'esterno, ma all'epoca mi
sembrava che tutto arrivasse dal nulla.”
Tuttavia, il concerto
– che fu la data finale del tour dei Queen nel Regno Unito –
mette in mostra la band in una forma tipicamente fiammeggiante, con
un sacco di effetti pirotecnici, un finale con palloncini, coriandoli
e bambole che cadono dal tetto e soprattutto uno showman e un
frontman come Freddie Mercury.
"E' stato
grande.C'era un sacco di adrenalina, un sacco di gioia, perché tutti
i nostri fans che ci avevano seguiti durante il tour non vedevano
l'ora di assistere al concerto. Devo dire che Roger Taylor stava
davvero male quel giorno e credo che dopo lo show abbia anche
rimesso. Ma ovviamente non ve ne accorgerete guardato il filmato.
Sembra stia davvero bene, ma si sentiva davvero male.”
Il tour di quell'anno
segnò anche il debutto live di Bohemian Rhapsody, che, al momento
del concerto all'Odeon era nel pieno delle sue nove settimane di
permanenza al primo posto nelle classifiche inglesi, il primo di una
lunga serie di record della band Dal vivo, tuttavia, veniva ancora
proposta come parte di un medley assieme a brani come Killer Queen e
The March of the Black Queen, in qaunto il gruppo sentiva di non
essere in grado di rappresentarla dal vivo in modo completo come
avrebbero voluto.
"Non abbiamo mai
giocato Bohemian Rhapsody completamente perché la parte centrale è
una piccola opera d'arte, è qualcosa che è dipinta su una tela e
non si può davvero riprodurre o, quanto meno, preferiamo non provare
a ricreare quei passaggi operistici. E' una scelta che abbiamo fatto
nella fase iniziale, quando abbiamo pensato: 'Non vogliamo stare sul
palco a cercando di riprodurre 140 voci fatte in studio. Non si può
davvero fare finta di riuscirci sul palco.”
Secondo Mya, i Queen
iniziarono a pensare a come le canzoni avrebbero funzionato dal vivo
solo più avanti nella loro carriera, quando scrissero inni come We
Will Rock You e We Are the Champions, con in mente la partecipazione
del pubblico. A Night At The Odeon , tuttavia, mostra un diverso tipo
di pubblico.
"La gente presente
all'Odeon canta su alcune cose, ma non molto. A quei tempi la gente
andava a uno spettacolo rock per ascoltare, saltare e urlare e
gridare, ma non per cantare ogni parola come fanno ora e ovviamente
non c'era nessuno con i telefoni cellulari, nessuno si faceva i
selfie. Che cosa strane eh?!”
@Last_Horizon