Queen Rock Montreal incanta anche al cinema

Tutto è iniziato con una videocassetta, di quelle faticosamente acquistate nei primi anni '90 e custodita gelosamente come una rara testimonianza di quello che la tua band preferita è in grado di fare sul palco. Qualcosa da mostrare agli amici, da far girare per ore con la preoccupazione che il nastro possa rovinarsi, ma anche con l'irresistibile voglia di vederlo centinaia di volte. Poi il passaggio al cd e al dvd, con un intermezzo in versione bootleg, perché di quel concerto non ne hai mai abbastanza. Infine l'approdo al cinema, dove in fondo ci arrivi con l'idea che vedrai per l'ennesima volta qualcosa che conosci a memoria. Forse c'è stato addirittura un momento nel quale hai pensato di tirarti indietro, nonostante il poster in omaggio e i tanti amici che ti hanno spinto col loro entusiasmo a prendere parte all'ennesimo rito da fan. Che ci faccio qui? E' la domanda che mi assale quando arrivo all'ingresso del cinema. Il fatto è che sul grande schermo amo i film, le sorprese di una trama, l'emozione di immagini viste per la prima volta. Potrei tornare indietro, del resto non c'è nemmeno troppa gente a quest'ora e sfuggire alla tentazione sarebbe semplicissimo. Eppure rimango, acquisto il mio biglietto, invio foto e messaggi per far sapere che si, ci sono anch'io. Non è dovere istituzionale il mio e nemmeno atavico bisogno di collezionare tutto il possibile. E' un bisogno più profondo, che scaturisce da quel legame tra me e questi musicisti che ci rende così vicini, addirittura simili. Ma è anche voglia di ammirare uno spettacolo che non stanca, quasi a volermi mettere alla prova per capire se, dopotutto, è arrivato il momento di dire basta con quella vhs, quel dvd, quella musica.



Entro in sala in pochi minuti, non ho bisogno di rispettare il posto assegnato e scelgo l'ultima fila in fondo, quella che offre la prospettiva migliore. La sala in penombra di un cinema trasmette sempre belle sensazioni, come se ti avvolgesse prima ancora che inizi la proiezione. E' un bozzolo sicuro il cinema, un posto nel quale è possibile escludere il mondo e sprofondare in un dolce anonimato in cui lo schermo diventa l'orizzonte perfetto. Pochi minuti di spot, qualche avviso sulla buona educazione che stavolta non serve (alle 18:30 siamo meno di una decina) e i titoli di Rock Montreal iniziano a scorrere sullo schermo. La reazione è fulminea, lo stomaco si contrae e diventa un pugno che racchiude le emozioni trattenute a stento mentre l'intro esplode in un temporale. Conosco a memoria la scaletta, così come ogni movimento di Freddie sul palco e potrei anche citare a memoria tutte le volte in cui Brian si avvicina alla batteria di Roger o quando John saltella nel suo angolo di palco. Montreal è un viaggio fatto mille volte, eppure oggi c'è qualcosa di nuovo, ancora una volta una scoperta. E' merito dello schermo, capace di offrire una prospettiva comunque inedita e del suono che si moltiplica, che corre da una parete all'altra e ti tende mille agguati da ogni angolo. E', detto in una parola, la magia del cinema che si combina alla perfezione con ciò che i Queen sanno fare meglio: suonare dal vivo.

Le canzoni scorrono potenti, non danno tregua e catturano tutti i sensi, compreso quello più nascosto e ancestrale che da quasi 30 anni mi spinge a vivere i Queen come una ragione per essere qui adesso con voi, per raccontare e condividere tutte le sensazioni che mi scorrono dentro. So che mi capite quando dico che di fronte a quello schermo il tempo si contrae e non è più possibile parlare dei Queen al passato. Tutto è coniugato al presente e non c'è nostalgia nell'ammirare l'esibizione. Freddie non è l'eroe che hai perso quando eri ancora un ragazzino, ma un magnifico cantante che in questo momento è su quel palco anche per te. Quando sei a casa davanti la tv o selezioni un video in rete, la sensazione è sempre di dolorosa assenza. Come sarebbe stato se Freddie ci fosse ancora? Che musica avrebbe composto? Sono domande che feriscono perché si scontrano con una realtà ormai immutabile. Ma qui, stasera, la musica è qualcosa di vivo, un'animale che si agita sul palco, i cui muscoli guizzano. I Queen sono una belva feroce a Montreal che con le unghie e i denti spianati è pronta a mordere ogni singola nota. C'è elettricità attorno a loro, quasi una forma di cattiveria nel voler colpire sempre più forte il pubblico, quella volta eccessivamente statico come ci raccontano le cronache. In più la presenza delle telecamere rende la performance ancora più pericolosa perché tutto deve essere perfetto, nessuna sbavatura è possibile. Freddie si muove sul palco come se stesse camminando sul filo di un rasoio e lo fa con eleganza, invitando costantemente Brian, Roger e John a perdere ogni inibizione. Bisogna correre su quel palco, sudare, squarciare i polmoni e trasmettere al pubblico quel senso di onnipotenza di cui solo i Queen sono capaci. Freddie è un magnifico dittatore, il suo pugno rivolto al cielo è un'invocazione, una chiamata alle armi alla quale non si può resistere. Restare seduti al proprio posto fa male come se si avessero addosso delle catene. Io, proprio come voi, mi agito e vorrei alzarmi in piedi e cantare, rispondere ai vocalizzi di Freddie e accompagnare gli assoli di Brian mimandone i gesti. C'è voglia di arrendersi di fronte ai continui scambi tra Roger e John, perché l'energia che letteralmente trasuda dalla loro interazione ti annichilisce.

Tante cose possono essere dette su questo concerto, che ha segnato un momento fondamentale della storia dei Queen. Si tratta della messa in scena del perfetto equilibrio tra gli anni Settanta appena trascorsi e gli Ottanta affrontati andando a cercare nuove sonorità, un istante prima di osare un passo forse eccessivo, certamente non del tutto compreso all'epoca (Hot Space). Soprattutto, è bene ribadirlo, in molte sale non è stato possibile trasmettere l'annunciata versione 4K, quella che avrebbe dovuto garantire una qualità video e audio all'avanguardia. Colpa dell'inadeguatezza di molti cinema che hanno quindi dovuto dirottare sull'edizione 2007. Tuttavia il valore dell'iniziativa non ne è rimasto intaccato, perché stando ai dati di affluenza Rock Montreal ha avuto un ottimo risultato, segno che in Italia i Queen sono amatissimi, non solo dal vivo (inutile girarci attorno: il concerto di Assago ha convinto tutti), ma anche in questa forma alternativa, a cui forse non siamo ancora del tutto abituati. Qualche anno fa ho avuto modo (prima della nascita di Queen Forever) di collaborare alla diffusione delle informazioni per la proiezione di Hungarian Rhapsody: allora il pubblico era stato più numeroso ma con una proiezione distribuita in due momenti diversi dell'anno e, complice anche la mancanza di abitudine a considerare il cinema come una sorta di arena musicale, l'entusiasmo fu meno dirompente di oggi. Da non sottovalutare ovviamente la possibilità di ricevere in omaggio il bellissimo poster che riprende la copertina del dvd, che ha reso l'evento ancora più appetibile. Ma stavolta il traguardo è stato raggiunto anche in termini pubblicitari, con una grande attenzione prestata alla proiezione da parte dei principali quotidiani e telegiornali nazionali (ma anche a livello locale non sono mancate le notizie), a ulteriore conferma che la qualità può trovare spazio quando la macchina organizzativa sa fare i passi giusti.

Non posso quindi che ringraziare ancora una volta Microcinema che ha scelto anche Queen Forever per avere un supporto nel mondo dei fans. E se le mie parole non vi bastano, andate pure in rete e scoprirete l'entusiasmo che ha caratterizzato questa iniziativa. Per un istante potreste avere l'impressione che i fans abbiano davvero preso parte al concerto, portando a casa foto e memorabilia. E' l'eterna magia dei Queen che si è replicata ancora una volta e poco importa che si tratti di un palco o di uno schermo. Alla fine ciò che ti resta addosso è la certezza di aver assistito al più grande spettacolo del mondo!

@Last_Horizon