Aspettando Queen live at Rainbow '74: Una lezione di storia raccontata dal Melody Maker

Era la domenica del 31 Marzo 1974 quando i Queen fecero la loro apparizione nel leggendario Rainbow Theatre di Londra. Pochi quel giorno potevano immaginare che quella performance sarebbe diventata una vera e propria icona nella carriera della band, anche se alcuni tra i presenti devono averlo sospettato quando alla fine le luci si sono spente lasciando la sensazione di aver assistito a qualcosa di magico. Colin Irwin era lì come reporter il magazine inglese Melody Maker e la sua recensione apparve nel numero della settimana successiva. La cosa più affascinante di quell'articolo fu che non venne scritto col senno di poi, a seguito dell'inevitabile riflessione post concerto, ma fu elaborata dall'autore nel bel mezzo dello spettacolo. Come ebbe modo di chiarire lo stesso Colin alla fine della sua recensione: "Con un cantante come Freddie Mercury, i Queen come potrebbero non diventare delle rockstar?" Questa è storia. Identikit della Regina del Rock!

Freddie Mercury scatta fulmineo sotto il fascio dei riflettori che ne incendia la silhouette. La rabbia e l'ostilità trasudano dalla sua bocca. Solleva il pugno destro con forza verso il cielo e urla "Liar, Liar". Gli rispondono un centinaio di pugni tra il pubblico che ne imitano e seguono le movenze, mentre le parole vengono replicate come un'eco senza fine. Mercury si consente un sorriso guizzante che ne illumina il volto. Dura solo un istante, ma è il simbolo di un uomo che sta godendo della sua ora più trionfale. La prova è il successo record di una serata che ha visto il Rainbow gremito di persone e il fatto che i fans chiedano a gran voce di sentire ancora la loro musica. I Queen hanno vinto e nessuno ne è più consapevole di Freddie Mercury che fa la sua apparizione sul palco a grandi passi, testa alta e braccia al cielo, guardando più che soddisfatto il pubblico che ha d fronte al termine della serata quando augura a tutti la buona notte. Ha sudato senza pietà per tutta la durata dello show, scommettendo sul suo desiderio di diventare una star d prima grandezza e sbattendo la sua convinzione in faccia a chiunque osi dubitarne. I Queen sembrano aver già costruito un seguito formidabile di appassionati. Dopo l'apertura dei Nutz, c'era molta impazienza tra i fans. Ci sono stati fischi e urla, applausi e canti che inneggiavano così: "We want Queen" e in breve il Rainbow si è riempito di un'atmosfera elettrizzante. Alla fine le luci si sono spente ed è iniziato il tripudio di battimani e fischi mentre dagli altoparlanti scaturivano i primi suoni. Poi, improvvisamente, le luci sono tornate ad illuminare la scena e i Queen erano lì, di fronte a noi. La loro apparizione è stata salutata dal boato da parte del pubblico e alcuni dei fans presenti nelle prime file si sono catapultati verso il palco, prontamente respinti dalla security che lì ha rispediti ai loro posti. Ho posato subito lo sguardo su Freddie Mercury, una figura alta e vestita di bianco, in contrasto con i suoi lunghi capelli scuri. Stava in piedi al centro del palco, proprio di fronte alla batteria, con le spalle rivolte al pubblico, illuminato solo da un faretto verde che ne disegnava attorno un alone. Le sue braccia erano tese e il mantello disegnava attorno al suo corpo una sorta di ventaglio aperto, dandogli l'aspetto di un angelo. Appena la band è esplosa col primo pezzo in scaletta, Mercury ha iniziato ad agitarsi in modo aggressivo verso il bordo del palco ed è stato subito chiaro che quello che avevamo di fronte non era un angelo. Freddie Mercury ha dominato il palco per tutto il concerto, mentre il chitarrista Brian May solo occasionalmente ha fatto dei passi avanti per condividere l'attenzione del pubblico, ma per tutto il tempo è stato Mercury l'elemento focale. Era l'unico ad aver indossato abiti bianchi, mentre il resto della band era in nero. "Ti sto chiamando, ti sto chiamando" ha cantato, e intanto ammiccava con un dito verso le ragazze nelle prime dieci fila, scuotendo la gamba come se stesse imitando Elvis Presley. I suoi movimenti sono rapidi e hanno il preciso scopo di colmare la distanza tra Brian May e John Deacon, il bassista, prima di tornare a fronteggiare il pubblico. A metà della seconda canzone si ferma e chiede: "Cosa ne pensate dello spettacolo finora?", ma la risposta si perde mentre la musica esplode di nuovo. Freddie è un artista avvincente, anche se a volte i suoi movimenti somigliano più a vere e proprie pse coreografiche piuttosto che a movimenti naturali e istintivi ispirati dalla musica.

A metà concerto la band esegue Great King Rat dal loro primo album. Qui Mercury sfoggia il suo canto più imponente, da vecchio sporcaccione. Ma senza preavviso lascia il microfono e cede la ribalta a Brian May che esegue un assolo potente, prima che Mercury ritorni in scena, ora anche lui vestito interamente di nero. La maglia ad angelo ha ceduto il posto a una una T-shirt con un vertiginoso scollo a V, accompagnati da pantaloni di raso dolorosamente stretti. L'ultimo quarto del concerto è sempre più frenetico. Si susseguono senza soluzione di continuità Keep Yourself Alive e Seven Seas of Rhye, cui poi segue un medley basato su Jailhouse Rock, prima di finire con Liar, durante la quale Mercury lancia un tamburello in mezzo al pubblico. Il frastuono che mi circonda ricorda il Kop di Liverpool. Dopo una breve pausa, la band ritorna con un altro medley, che stavolta comprende Big Spender (sì, proprio il brano di Shirley Bassey) prima di proporre See What A Fool I've Been. Mercury ritorna questa volta armato con un mazzo di fiori bianchi che disperde tra le prime file. E' stata una prestazione da autentici puro-sangue, fatta di energia e vitalità. Forse qualcuno non sarà rimasto colpito dal potere della performance di Mercury e dal carisma che lo circonda, eppure una volta che le luci si spengono è proprio questo l'argomento che merita di essere esaminato con un po' più di attenzione essendo la forza della band. Il pubblico dei Queen è assai vario e comprende ragazzini di 14 o 15 anni, ma anche ventenni. La band è in grado di proporre un grande spettacolo duro e pesante e, proprio per questo, conquista il pubblico più giovane. Ma quando si arriva al dunque, si può dire che i Queen non siano nulla di diverso dai Nazareth o addirittura dei Geordie. Musicalmente non stanno facendo niente di speciale. Ci sono momenti in cui suonano chiaramente influenzati dai The Who e in altri momenti ricrodano i Led Zeppelin. Ma il loro set è inframmezzato da cose più varie come Great King Rat e Keep Yourself Alive, buona quest'ultima per conquistare chi è stato favorevolmente colpito dal loro primo singolo. Hanno di che rendere felici gli amanti del rock, tuttavia i Queen sono limitati e poco originale anche se sembrano sicuri di poter rendere molto più. Oltre a Mercury, la figura principale è Brian May sul cui talento come chitarrista la band si basa pesantemente. Come l'immagine del gruppo nel suo complesso, il suo modo di suonare è dotato di un'energia frenetica e una spietata qualità aggressiva Solo una canzone, White Queen, spicca, così come la hit Seven Seas of Rhye ed è White Queen l'unico indizio che fa supporre che i Queen possono avere molto di più da offrire. I momenti più lenti sono quelli in cui Mercury suona il pianoforte, un sollievo dalle suoi estenuanti filippiche attorno al palco. Forse è per questo che le loro prestazioni, anche se certamente entusiasmanti, sono anche leggermente irritanti. La loro concentrazione visiva su Mercury e musicalmente su May è diventata noioso una volta che lo shock del primo impatto finisce. I Queen generano il tipo di adulazione che serve ai ragazzi per convincere le madri a ricamare la parola Queen sulle loro giacche di jeans e per far saltare e urlare le ragazze nel tentativo di saltare sul palco. O magari per spingere la gente a comprare nei negozi il loro nuovo album, Queen II o l'ultimo singolo, Seven Seas of Rhye. E' una storia di successo quella dei Queen, più spettacolare rispetto alla maggior parte di altri gruppi. Come tali, sembrano destinati a restare in gir omolto più a lungo rispetto a molti altri colpiti dall'improvvisa fama. Del resto, con un cantante chiamato Freddie Mercury come potrebbero non riuscire a diventare delle rockstar?


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