(dedicato ad Alessandra Loreti:
che il viaggio della vita ti conduca
sempre là dove vuoi essere)
Dopo averla osservata attentamente,
rigirandosela tra le dita, Alex concluse che quella strana scatola
non aveva davvero nulla di speciale. Era arrivata col giro postale
del mattino e l'aveva trovata posata su un angolo della scrivania
illuminato dal sole, ancora avvolta in una busta gialla che al tatto
aveva rivelato la presenza delle bolle d'aria a protezione del
contenuto. Aveva scrutato il pacco in cerca del mittente, senza
trovarne alcuna indicazioni. Infine aveva tirato fuori l'oggetto, una
piccola scatola piatta di legno, senza alcuna incisione, che non
sarebbe stata capace di contenere praticamente nulla. Eppure qualcosa
doveva esserci perché scuotendola aveva avvertito un movimento.
L'assenza di un mittente le fece pensare che fosse l'ennesima trovata
pubblicitaria. Se ne dimenticò per il resto della giornata e una
volta tornata nel suon appartamento era troppo stanca per dedicarsi a
quel piccolo mistero.
Per il resto della serata la scatola
rimase nascosta sotto una pila di riviste e il telecomando della tv,
il cui schermo rimandava i bagliori di un concerto. Era il suo rito
quotidiano. Ogni volta che tornava a casa Alex infilava un dvd nel
lettore e lasciava che la musica dei Queen si diffondesse nella casa,
facendone vibrare l'aria rimasta intrappolata dalla mattina. Scuotimi
diceva rivolta a Freddie, mentre il cantante incitava la folla a
seguirlo nei suoi vocalizzi e il pubblico rispondeva come un'unica,
immensa onda di marea. Spesso Alex si era domandata cosa avrebbe
provato nell'essere lì, di fronte a quel palco, e nelle sue fantasie
più estreme aveva immaginato che a un certo punto lo sguardo di
Freddie si allacciava al suo, facendo scomparire la folla per
disegnare assieme un attimo di eterno.
Sei proprio una romantica, si disse
Alex abbandonandosi sul divano mentre i Queen salutavano il pubblico
e il volume calava fino a lasciare che la quiete della sera si
propagasse nella stanza. Sullo schermo restarono a farle compagnia in
lenta dissolvenza alcune immagini del gruppo. Alex si strinse le
braccia attorno al corpo. I brividi trasmessi dalla voce di Freddie
le scorrevano ancora sulla pelle come un balsamo e, chiusi gli occhi,
si abbandonò all'ennesima fantasia dedicata ai Queen, alla loro
musica e alla voglia di essere a un loro concerto. Promise a se
stessa che il giorno dopo si sarebbe regalata qualche nuovo oggetto
da aggiungere alla sua collezione, magari uno di quei vecchi 45 giri
che ogni tanto seguiva sulle aste online.
L'associazione mentale arrivò
all'improvviso, facendole spalancare gli occhi. La scatola arrivata
la mattina aveva proprio le dimensioni di un piccolo disco. Che fosse
il regalo di qualcuno che conosceva la sua passione? Per un istante
nella mente di Alex comparvero un nome e un volto e sulle labbra le
si dipinse un sorriso. Era sempre così quando pensava a lui.
Spinta dalla curiosità recuperò la
scatola rimasta intrappolata tra le riviste e fece scorrere il
sottile coperchio. Alex lanciò un piccolo urlo di soddisfazione. Ci
aveva visto giusto e adesso poteva ammirare un disco dei Queen. Le
scritte in elegante giapponese, alternate a quelle originali in
inglese, la fecero vibrare per l'emozione: doveva essere un'edizione
rara di Teo Torriatte, una delle sue canzoni preferite. Nel corso
degli anni credeva di aver visto in rete tutte le copertine e le
edizioni più particolari ma quella che aveva di fronte sembrava
uscita da una qualche serie limitata, forse mai circolata nei negozi.
I Queen erano entrati quasi per caso
nella sua vita e col tempo soprattutto la figura di Freddie aveva
assunto dei tratti per lei assolutamente particolari. Per questo ne
aveva parlato di rado, convinta che in pochi avrebbero compreso il
significato di quelle sensazioni. Freddie era per lei una persona
reale, tangibile nonostante non ci fosse più e le sue canzoni una
forma di dialogo nella quale Alex riusciva tutte le volte a trovare
le risposte che cercava, o magari solo un luogo confortevole dove
rifugiarsi quando la vita si faceva troppo opprimente.
Spesso le tornava in mente quella volta
in cui in vacanza in montagna aveva deciso di fare una passeggiata
allontanandosi dal gruppo. Aveva vagato per ore senza meta,
completamente rapita dagli odori e dai colori della natura che la
circondava, simili a mille fuochi d'artificio che le imprimevano
sulla retina istantanee luminose. Mentre camminava lasciava che le
lunghe dita affusolate sfiorassero appena i fiori e gli alberi e
aveva regolato il respiro seguendo il ritmo del vento che soffiava
leggero tra i rami. Fu quella sorta di simbiosi con l'ambiente
circostante a farle perdere la nozione del tempo e dello spazio. Alla
fine, sbucata all'improvviso in una radura che si spalancava sul
limitare di un bosco, Alex capì di essersi persa. In lontananza
poteva osservare un piccolo specchio d'acqua, simile ad un giocattolo
abbandonato tra il verde della campagna e il cielo terso punteggiato
da piccoli stormi di uccelli che gridavano felici rincorrendosi
nell'azzurro. Ogni volta che ci pensava, Alex sentiva il cuore
batterle forte nel petto, rapita dalla natura rigogliosa che le si
mostrava senza indugio e la paura per aver smarrito la strada. Ma
piuttosto che perdersi d'animo, aveva infilato sulle orecchie le
cuffie che portava sempre con sé, lasciando che la voce di Freddie
si amalgamasse col passaggio delle rondini, il frusciare dell'erba
alta e il borbottio sommesso dell'acqua.
Trasportata dalla musica si era
immaginata a Montreux e quasi aveva potuto respirare la stessa brezza
che Freddie doveva avvertire tutte le volte che si concedeva una
passeggiata sul lungolago, magari fermandosi ad osservare i cigni lÃ
dove adesso si erge maestosa la sua statua. Era questo tipo di
connessioni a sedurla, quasi che la musica fosse un ponte verso
universi paralleli, dove le proprie fantasie non sono più immagini
dai contorni confusi, ma vita vera, pulsante.
Così Alex aveva finto di ripercorrere
gli stessi passi di Freddie e, guidata dalla sua voce, era riuscita a
trovare la propria strada. Col tempo aveva capito che quella piccola
esperienza, quella sorta di magia non era altro che una metafora
della propria esistenza. Vai là dove la musica dei Queen ti conduce,
si era detta tutte le volte che la vita l'aveva messa di fronte alle
piccole e grandi scelte di cui si compone. Poteva essere la decisione
sul programma del sabato sera o magari la scelta di donare il proprio
cuore ma, invariabilmente, c'era sempre la musica dei Queen a
prenderla per mano e condurla.
Restò a fissare il disco per qualche
minuto, la mente nuovamente rapita da quell'antico ricordo estivo.
Poi la voglia di ascoltare la voce di Freddie prima di addormentarsi
la portò verso l'impianto stereo. La puntina del giradischi si
posizionò leggera sul solco e Alex attese, ancora una volta con un
nodo allo stomaco. Con Teo Torriatte era sempre così, quasi che il
racconto di un abbraccio perduto e poi ritrovato descritto nella
canzone non fosse altro che il presagio di un contatto fisico che
l'attendeva da qualche parte, in attesa di essere svelato.
Le prime note giunsero delicate a
lambirne le mani che adesso si agitavano davanti a lei, seguendo la
melodia. Dipinse davanti a sé piccole linee sinuose, simili a
spirali e galassie, che poi disfaceva per crearne di nuove.
Ciò che avvenne dopo Alex non lo
raccontò mai a nessuno. Ci sono storie destinate a restare celate
nel cuore di chi le vive e non è per pudore che si sceglie di
tenerle segrete. È il timore che, una volta condivise, possano
sgretolarsi come certi sogni a cui ti aggrappi tutta la notte finché
il primo tiepido sole del mattino non giunge a cancellarne ogni
traccia.
Iniziò quando Teo Torriatte si
trasforma in un dolce inno nel quale ogni strumento dà il proprio
contributo e le voci dei Queen smettono di essere singole vibrazioni
per unirsi in un coro dai tratti ampi e rarefatti. All'improvviso
Alex non fu più nel soggiorno e attorno a sé poteva sentire la
presenza del pubblico e qualcosa che si agitava alle sue spalle,
mandando bagliori pulsanti. Quando si voltò restò per qualche
istante accecata dalle luci del palco e fece un passo indietro, ma la
folla la spinse di nuovo in avanti.
Alex si rese conto che stava scuotendo
la testa incredula, mentre sulle labbra fiorivano piccoli no
sussurrati in direzione di Freddie. Lui era lì, la mezza asta
stretta in pugno e l'altra mano a guidare il pubblico durante il coro
in giapponese di Teo Torriatte. Sentiva le gambe che le tremavano e
per un istante si domandò se quell'estate di tanti anni prima non
avesse infine percorso il sentiero sbagliato che l'aveva condotta
nella buca del bianconiglio. O magari doveva avere qualcosa nella
testa. Si, decise, non poteva che essere così. Una strana febbre
forse, un'allucinazione che il mattino dopo l'avrebbe fatta svegliare
sul pavimento del soggiorno. Poi però sentiva le urla della gente e
soprattutto la voce di Freddie e la musica dei Queen che le battevano
da dentro, come se i suoni non fossero prodotti dagli altoparlanti ma
dal suo stesso corpo.
Quando la musica iniziò a calare di
intensità Alex pensò che al risveglio da quel sogno mancasse ormai
poco, eppure c'era qualcosa che la tratteneva ancora lì e le
impediva di voltarsi. Sapeva che se l'avesse fatto, attorno a lei
sarebbero ricomparsi i mobili e gli oggetti del suo appartamento.
Invece si lasciò spingere ancora qualche passo in là da chi le
stava alle spalle. Freddie aveva appena abbandonato il palco e si era
lasciato circondare dal pubblico in festa. Non lo dovresti fare Fred,
pensò Alex, preoccupava per la sua incolumità . Poi si disse che
dopotutto quello era solo una specie di sogno e provò a raggiungerlo
facendosi largo a fatica tra gli spintoni.
Adesso Alex si sentiva col cuore
leggero. Diamine, era tutto un sogno, compreso l'odore acre delle
schiene sudate sulle quali finiva ad ogni passo. Godiamoci la vita e
pazienza se domattina mi sentirò a pezzi per essermi fatta un
viaggio stando sul pavimento.
Una volta aveva letto che i sogni
possono essere controllati quando ne hai sufficiente coscienza.
Attribuì a questo la facilità con la quale si ritrovò di fronte a
Freddie. Nonostante l'enorme sforzo profuso sul palco, lanciava
sorrisi a tutti e i baffi imperlanti di sudore luccicavano sotto i
riflettori. Per qualche istante sembrò non accorgersi di Alex che lo
fissava, poi le puntò lo sguardo addosso, diventando improvvisamente
serio. Lei riuscì a reggere quella strana occhiata, anche quando
Freddie schioccò le dita proprio come lo aveva visto fare centinaia
di volte nel video di A Kind Of Magic. Il risultato fu altrettanto
sorprendente. Adesso attorno a loro non c'era più nessuno e anche il
palco era vuoto. Poche luci erano rimaste ad illuminarli. Freddie la
prese per mano e la portò al centro dello spazio che fino a pochi
istanti prima aveva ospitato il pubblico.
“Era da molto che volevo incontrarti,
Alex”, disse Freddie e Alex pensò che quel sogno stava diventando
davvero assurdo. Cos'altro le avrebbe regalato la propria fantasia?
“Lo so cosa pensi. Questo è tutto un
sogno e a breve ti sveglierai. Ma il fatto mia cara è che io conosco
tutti i miei fans. È uno dei vantaggi di vivere nel cuore di
ciascuno di voi.”
“Cos'altro potrebbe essere se non un
sogno?”, domandò Alex stupendosi dell'autocontrollo che
manifestava stando di fronte a lui.
“Io ho sognato tutta la mia vita,
almeno ogni volta che ho scritto o cantato una canzone. E tutte le
volte sono finito da qualche parte. Certe volte poteva trattarsi di
un paese esotico, altre volte di uno stato di beatitudine. Le note
non sono altro che codici dalle infinite combinazioni.”
“Cosa cerchi di dirmi? Che la musica
fa viaggiare la mente? Beh, sono banale anche quando sogno allora.”
Freddie scosse la testa e le posò una
mano sulla spalla.
“Vedi mia dolce Alex, qui non c'è
davvero nulla di banale, a partire da te. Altrimenti credi davvero
che avresti potuto generare tutto questo? Se sono qui è perché lo
hai voluto tu.”
“Si, il sogno di una fan...”
“Ah, ma i sogni non c'entrano nulla.
Si tratta di saper guardare oltre le apparenze e capire la passione
dove ti sta portando.”
“Davvero, io non capisco. Ho solo
fatto suonare un disco e non so nemmeno chi me lo abbia spedito e
perché. So solamente che a un certo punto casa mia non era più casa
mia e all'improvviso c'era tutto questo e ci sei tu Freddie.”
“Hai seguito una traccia darling,
piccole molliche di pane lasciate nel bosco per te, per farti
ritrovare la strada di casa. Se la mia musica è entrata nella tua
vita è per offrirti un significato, una chiave di lettura di ciò
che ti accade.”
“Ciò che mi accade a volte mi
spaventa. Altre volte mi rende tremendamente felice. È come quando
ascolto Teo Torriatte e penso che quell'abbraccio che canti è
l'unica cosa che vorrei. Eppure mi spaventa, perché so che un
abbraccio può anche essere perduto.”
“Sai è strano. Brian mi propose
quella canzone come omaggio ai nostri fans giapponesi, ma io ho
sempre sospettato che in realtà il vero significato fosse proprio
questo. La ricerca di ciò che desideriamo e poi la paura che possa
ferirci. Tu lo sai, in amore ho avuto le mie sfortune. È qualcosa
che ho cantato spesso. Eppure ho imparato che bisogna accettare ciò
che l'amore ha da regalarci. Non è importante quello che vogliamo,
ma ciò di cui abbiamo davvero bisogno e che talvolta ignoriamo. Io
l'ho fatto per così tanto tempo che alla fine ho smarrito il vero
senso delle cose e alla fine l'unica cosa che ho voluto per davvero
era ritornare là dove tutto è iniziato.”
“E quindi il senso di Teo Torriatte
sarebbe....”
“Che quell'abbraccio va preso, ad
ogni costo perché non appena l'avrai fatto ti porterà esattamente
dove hai bisogno di andare” e mentre Freddie parlava prese Alex per
mano e la fece volteggiare. Lei rispose ridendo e infine sprofondò
col viso nel suo petto. Si lasciò sopraffare dal calore delle
braccia di Freddie che la stringevano a sé e per un lungo istante
dimenticò di essere in un sogno e nel suo cuore erano lei e Freddie
che ballavano vinti in un abbraccio che lei non avrebbe mai creduto
possibile. Durò tutto per un tempo indefinito, durante il quale
nessuno dei due aggiunse altro. Solo che Alex continuava a tenere gli
occhi serrati, come fanno certi bambini che al mattino sperano così
di scacciare il suono della sveglia. Sapeva che una volta riaperti,
tutto sarebbe tornato come prima e anche quell'abbraccio, così
desiderato sarebbe sparito, rubato dalla realtà . Ne ho bisogno,
continuava a ripetersi mentre sul viso già non sentiva più la
consistenza del petto di Freddie che lentamente sbiadiva come un
ricordo rimasto indietro nel tempo.
Alex si ritrovò al centro della
stanza, il giradischi ormai immobile e la copertina di Teo Torriatte
stretta tra le dita di una mano. Era stato davvero un sogno e anche
solo aver sperato per un istante che quella allucinazione fosse
qualcosa di reale la fece sentire stupida. Eppure la sua pelle
scottava ancora per quel contatto.
Il suono del campanello la obbligò a
liberarsi di quella sensazione. Non si stupì di vedere attraverso lo
spioncino il volto che le sorrideva.
“Che hai fatto Alex, hai una faccia!”
gli disse dopo che fu entrato nel suo appartamento.
“Oh beh, stavo ascoltando un po' di
Queen tresor” rispose lei imitando l'accento francese. Ero un gioco
che facevano praticamente da quando si erano conosciuti.
“Hey, hai fatto nuovi acquisiti?”
chiese lui indicando la copertina del disco che Alex stringeva ancora
tra le mani.
Lei guardò ancora una volta
quell'oggetto che adesso le appariva quasi irreale, come se lo avesse
riportato indietro con se dalla visione di poco prima.
“Non me lo hai spedito tu?”
“Io? No, perché avrei dovuto. Fammi
vedere.”
Lei lo osservò titubante, temendo che
quello strano sortilegio potesse rapire anche lui e portarlo via.
Invece vide che se lo rigirava più volte tra le mani senza che
accadesse nulla. In cuor suo Alex rimase delusa.
“E' bello. Deve anche essere raro.
Peccato che qualcuno ci abbia scritto sopra”, commentò lui
mostrandogli una scritta che Alex non aveva notato prima: Stringiamoci mentre gli anni passano amore mio, nella quiete della
notte, che la nostra candela bruci per sempre. E allora Alex capì
quello che Freddie aveva voluto spiegarle e ciò che doveva fare.
Lasciò cadere il piccolo rettangolo di carta e abbracciò l'uomo che
aveva di fronte, mentre dalla tv ancora accesa Freddie ammiccava
felice e augurava la buona notte al pubblico in festa.
@Last_Horizon