Brian
May ha l'aria stanca, ma non sorprende sorprende che sia così.
Mentre altre rock star che hanno raggiunto i 60 anni si godono la
pensione o pensano a pubblicare i classici best of, il chitarrista
dei Queen continua a lavorare come un uomo posseduto da qualche
demone che lo rende instancabile. Per il terzo giorno di fila si è
dedicato alle sue molteplici attività fino alle 5 del mattino.
“Si
potrebbe dire che sono un po' ossessivo,” dice sottolineando la
frase con un'alzata di spalle. ”Non sono una persona facile da
vivere. Mia moglie è ancora sconcertata. Non riesce a capire perché
trascorro tante ore a lavorare su questi strani progetti. Il problema
è che ho troppe passioni”.
Il
che è un eufemismo. Ma c'è ancora, naturalmente, la musica al primo
posto. La notte prima di questa intervista Brian ha suonato sul palco
di We Will Rock You, il musical dei Queen che sta sfidando i critici,
che non lo hanno mai trattato troppo bene, celebrando il suo 12°
anno nel West End e che ora è sbarcato negli States con un tour
partito da Baltimora. Recentemente poi si è esibito a Las Vega in
occasione dell'iHeart Radio Festival assieme a Roger Taylor, un
evento che si dice sia stato visto da un miliardo di telespettatori
in tutto il mondo. Ma non finisce qui, perché Brian sta anche
cercando di fare un film sul suo compianto amico e frontman dei Queen
Freddie Mercury.
E
poi ci sono i tassi. Grazie alla sua passione per la fauna selvatica
della Gran Bretagna ha trovato se stesso diventando un'attivista
politico in favore degli animali, nonostante il suo carattere non
conflittuale, ed è rapidamente divenuto una figura di spicco e di
riferimento per le migliaia di persone che non credono che i tassi e
altri animali selvatici debbano essere abbattuti.
E
l'astronomia: qualche anno fa ha concluso il proprio dottorato di
ricerca in astrofisica che aveva iniziato più di tre decenni fa
presso l'Imperial College di Londra, poco prima di fare la scelta di
mettere la musica al primo posto. Ha scritto due libri sull'argomento
ed è esecutore delle volontà del suo buon amico Sir Patrick Moore,
oltre ad essere il responsabile del lavoro di archiviazione del
materiale di ricerca appartenuta al defunto astronomo, per anni
protagonista del fortunato show televisivo Sky At Night. E proprio
per questo programma, Brian ha aperto una petizione affinché la BBC
non lo cancelli, nonostante la già confermata intenzione di
abbandonarla a partire dal prossimo dicembre.
Infine,
tra le mille attività del chitarrista, non ci si può dimenticare di
qualcosa di completamente particolare e inusuale. Brian ha prodotto
un libro con alcune delle immagini più strane che vi capiterà mai
di vedere. Sono le Diableries, macabre raffigurazioni in 3D
dell'inferno, così come è stato immaginato da diversi artisti, sia
francesci che inglesi attorno al 1860 e che, a dispetto del tema
terrificante, sono divenute altamente collezionabili. Brian ha
progettato il libro collaborando con due specialisti di Diableries
per raccontare le storie dietro le immagini. E' stato un lavoro fatto
davvero con amore che ha riportato Brian indietro nel tempo, a quando
ancora ragazzino collezionava queste immagini grazie alle confezioni
di cereali Weetabix. Ovviamente all'epoca si trattava di figurine ben
più adatte alla tavola e ritraevano soprattutto gli eroi e gli
eventi sportivi più importanti. Brian, racconta, ne fu subito
conquistato:
“Sembrava
magia e la magia non mi ha mai lasciato,“ dice. “Sono rimasto
affascinato da ciò che il 3D poteva fare rispetto alle piatte
fotografie normali. E' come camminare attraverso una finestra sul
mondo. E' una passione che mi ha conquistato e non è mai andato
via”.
Brian
spiega di aver trovato le sue prime diablerie al mercato di
Portobello a Londra:
“E'
stato qualcosa di così misterioso ed eccitante che ne sono rimasto
folgorato”.
Si
ferma un istante e chiede di farmi una foto con la sua macchina
fotografica 3D. Ha migliaia di immagini fatte a quel modo dei Queen e
di Freddie Mercury. Brian parla con forza delle sue passioni, ma nel
suo modo di essere è una persona sorprendentemente mite e modesta.
E' sicuramente la rock star più delicata e dolce nel modo di parlare
che io abbia mai incontrato. E mentre altre rock star passavano il
loro tempo in tour a provare ogni tipo di droga, lui andava in cerca
di immagini stereoscopiche:
“Ho
preso la decisione molto presto quando le persone stavano facendo uso
di droghe intorno a me e ho capito che non facevano per me. Ho capito di avere una salute abbastanza delicata e volevo
mantenere il mio cervello puro. Ho attraversato il periodo
psichedelico con la mente lucida e non me ne sono mai pentito”.
Inoltre
il chitarrista aveva ossessioni più fruttuose che lo hanno portato
ad avere una delle più grandi collezioni di diableries del mondo. Ma
il lavoro più duro è iniziato una volta che ha deciso di mettere
insieme questo libro. Molte delle cards si erano danneggiate nel
corso degli anni e così è stato necessario sottoporle a un processo
di restauro.
“Sono
un po' pazzo”, ammette. “Ma io amo fare questa roba“ E mentre
lo dice accarezza una copia del suo libro con evidente soddisfazione".
Il
suo telefono squilla, è la moglie Anita Dobson. Si organizzano per
vedersi attorno alla mezzanotte nella loro casa situata ad ovest di
Londra, quando avranno entrambi finito le loro varie attività della
giornata. La loro vita di coppia dura da quasi 30 anni ormai e tutto
è iniziato con un incontro ad una festa, quando Brian era ancora
sposato e con tre bambini piccoli. Nel ricordare la fase della
rottura con la prima moglie, Brian abbassa lo sguardo con tristezza:
“Il divorzio è difficile, soprattutto quando sono coinvolti dei
bambini coinvolti”.
La
loro relazione è stata talvolta dura ma sono ormai sposati da 13
anni fa e il coinvolgimento che li unisce è rimasto immutato, “Anche
se lei si chiede perché trascorro 25 ore al giorno a lavorare su
tutti i miei progetti”, commenta Brian. E del resto non si può
davvero biasimarla. Lui ha 66 anni, è anche diventato nonno ma pare
non abbia mai pensato di rallentare i propri ritmi:
'”Sto
ancora inseguendo i miei sogni”, dice sorridendo. “Io penso a
rallentare e ne parlo anche, ma non accade mai perché c'è così
tanto da fare e mi piace tutto quello che faccio. Anche il problema
dei tassi, che è doloroso e conflittuale, una cosa che non va
affatto bene per me, mi piace comunque per le piccole vittorie che
riusciamo ad ottenere”.
Ah, i tassi. Prima di iniziare questa intervista mi avevano avvertito
che Brian poteva essere riluttante a parlarne perché troppo
sconvolto dalle recenti soppressioni, giustificate dal fatto che si
ritiene siano animali portatori della tubercolosi bovina. Ma è una
passione che ovviamente non può smettere di vivere. “A questa etÃ
è difficile mantenere alti i livelli di energia, ma dopo aver speso
un sacco del mio tempo nella campagna in difesa degli animali è
qualcosa a cui non potrei mai rinunciare” dice. E questo nonostante
abbia ricevuto messaggi di autentico odio e addirittura minacce di
morte:
“Sono
riuscito a farmi un sacco di amici, ma anche un sacco di nemici. Ci
sono tante persone là fuori che cercano disperatamente di
aggrapparsi al loro presunto diritto di abusare delle creature più
indifese. Ho ricevuto tanto odio e minacce. Non ho coinvolto la
polizia, ma tengo un registro di tutto e i miei avvocati hanno una
bella collezione di materiale su cui lavorare. Personalmente
preferisco continuare a muoversi e a lavorare sugli elementi positivo
delle cose. Avrei preferito non intervenire, ma a volte è
inevitabile. Lavorare per questi animali è difficile, è come essere
in guerra tutti i giorni della tua vita, non sapendo da dove il
prossimo proiettile potrà arrivare”.
Politicamente
Brian si è sempre considerato un conservatore, ma ora si sente
completamente disilluso rispetto alla democrazia britannica. “Ho
passato un sacco di tempo in Parlamento e sono rimasto allibito nel
vedere come la democrazia si svolge tutti i giorni”, dice. “E'
sconvolgente vedere quanto poco potere le persone normali hanno.
Abbiamo portato avanti una petizione sul sito del governo con 100.000
firme che dà diritto ad avere in Parlamento un dibattito sul tema.
Abbiamo avuto il dibattito, ha vinto la nostra posizione e abbiamo
sconfitto il governo, ma questo non ha fatto alcuna differenza. Hai
questa illusione che le persone possono partecipare alla democrazia,
ma in realtà questo non porta a nulla”. Sembra depresso mentre
parla e scuote il capo sconsolato.
“Ma
ce la faremo”, aggiunge poi a bassa voce. “Deve essere sembrato
impossibile nei giorni di William Wilberforce con la lotta per
l'abolizione della schiavitù o con la battaglia delle donne per
ottenere il diritto al voto. Esattamente le stesse forze che oggi
abbiamo noi contro erano all'epoca schierate contro di loro, ma alla
fine è chiaro che cosa sia giusto e cosa invece è sbagliato.
Dovrebbe essere un dato di fatto che qualsiasi creatura o essere
umano privo di difesa meriti di essere trattata decentemente “.
Nella
propria tenuta Brian ha creato un centro di soccorso per animali
selvatici, ma il proprio affetto riguarda ovviamente anche le
persone, come nel caso del compianto Patrick Moore al quale ha
acquistato la casa dopo che l'astronomo ha vissuto notevoli
difficoltà finanziarie. Brian confessa che l'amico gli manca ancora
molto:
“E'
strano non averlo attorno. E' stato come uno zio benevolo che ho
amato. E' stato molto stimolante per me quando ero piccolo e quando
poi è diventato anziano l'ho visto come una persona bisognosa di
cure e attenzioni. Insieme con altri amici sono stato felice di
garantirgli la possibilità di restare nella propria casa, circondato
dalle sue cose. Era un uomo assurdamente generoso e ha dato tutto il
suo denaro a chi ne aveva più bisogno. Ogni volta che un ragazzo gli
scriveva per dirgli 'Voglio fare l'astronomo ma non ho soldi',
Patrick gli spediva il denaro necessario all'acquisto di un
telescopio o per iscriversi all'università . Era un uomo
straordinario, ma la cosa triste è che alcune persone hanno
approfittato di lui. Alla fine si è ritrovato a non avere più nulla.
Così ci siamo presi cura di lui, perché la nazione gli dà il
titolo di cavaliere ma poi non si preoccupa delle sue sorti. Se non
avessimo comprato la sua casa sarebbe stata una tragedia. Tutti i
libri che ha scritto nei suoi ultimi anni non sarebbe mai stati
pubblicati. Era un tesoro nazionale, ma la nazione non ha davvero
saputo apprezzarlo. Sarebbe stato bello trasformare la sua abitazione
in un museo, ma tutti mi hanno detto che non sarebbe stato molto
pratico e l'ultima cosa che lo stesso Patrick avrebbe voluto era di
lasciarci qualcosa che non non poteva funzionare”.
Così
Brian ha deciso di lavorare con il Museo delle Scienze per creare una
mostra permanente dedicata al lavoro di Moore.
Un
altro caro amico di cui sente la mancanza è ovviamente Freddie
Mercury, morto nel 1991, seguito purtroppo a breve distanza dal
padre di Brian, che a quel punto era così sconvolto tanto da aver
contemplato il suicidio, fortunatamente evitato dopo aver scelto di
affidarsi alle cure di una clinica specializzata. Oggi è una persona
molto più forte, ma in lui alberga ancora una grande fragilità :
“Freddie
è ancora parte della mia vita ogni giorno. Lui è sempre parte del
mio lavoro. La sensazione è che lui è ancora qui attorno”. Questa
è una ragione per cui Brian è determinato a realizzare un biopic su
Mercury nel miglior modo possibile. Ci sono state molte voci sulle
difficoltà dovute alla scelta di far interpretare il film a Sacha
Baron Cohen. Ma Brian, che è uno dei produttori del film, dice che
semplicemente hanno ritenuto di dover ripartire da capo perché Baron
Cohen è troppo conosciuto:
“Ora
abbiamo un nuovo regista e credo che abbiamo trovato il nostro
perfetto Freddie. E' un attore emergente, non un volto
incredibilmente ben noto, il che è un bene perché vogliamo che il
Freddie sullo schermo possa essere creduto. Non vogliamo che le
persone siano distratte da un volto famoso. Questo è ciò che non
andava con Sacha. Abbiamo una quantità enorme di rispetto per lui,
ma alla fine ci siamo resi conto che non avrebbe funzionato, perché
le persone avrebbero visto Sacha Baron Cohen sullo schermo piuttosto
che Freddie Mercury. Questo è diventato evidente per noi quando lo
abbiamo visto in Les Miserables e Hugo. E' stata dura dirgli di no,
davvero difficile, perché aveva grande entusiasmo. Rimane un buon
amico per noi. Ma, dolorosamente, abbiamo pensato che dovevamo
stringere i denti e fare questa scelta”.
Ci
sono un sacco di incontri in corso per cercare di realizzare il film.
Nel frattempo Brian ha lanciato il tour americano di We Will Rock You
e promuove il suo libro Diableries. Alla fine chiedo a Brian come
riesce a fare tutto quanto. Allora lui sbadiglia e dice: “Io non
dormo mai,” e sfodera un sorriso da duro.
(Fonte: Daily Mail - BrianMay.Com)
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