Da qualche tempo Hollywood sembra aver smarrito quella vena
creativa che fino a non molti anni fa pareva inesauribile. Il
risultato è stata la produzione di pellicole di pessima qualità o,
peggio, il lancio di una serie infinita di quelli che una volta si
chiamavano remake e che oggi vengono pubblicizzati con l'appellativo
di reboot. L'idea di fondo sarebbe quella di recuperare storie e
personaggi che hanno funzionato in passato e riproporli al pubblico
in una veste moderna. Ăˆ un po' quello che accade nella moda che
ciclicamente riapre gli armadi del tempo e riporta in auge i
pantaloni a zampa di elefante, le giacche anni '50 e le zeppe.
Dall'altra parte c'è un pubblico evidentemente poco colto o
inesorabilmente assuefatto al proprio ruolo di utente senza opinione,
che ingurgita queste continue rievocazioni, generalmente pallide
copie dell'originale. Nel mondo del cinema gli esempi sono tantissimi
e nessuno, almeno finora, è riuscito a smentire la convinzione che
una copia resta sempre tale, al di lĂ dell'impegno e dei denari
messi a disposizione del progetto. Un reboot non è un rilancio o
meglio, anche se lo fosse, è concettualmente sbagliato, perchĂ© ciĂ²
che ha funzionato in un dato contesto storico e magari ha avuto la
fortuna e le qualitĂ di andare oltre le barriere del tempo fino a
diventare un classico, non ha bisogno di essere rilanciato,
riprodotto, rimaneggiato. Riuscireste ad accettare un nuovo Ritorno
al Futuro senza quei personaggi, quella fotografia e quel gusto? Dio
ce ne scampi!
Ma a quanto pare anche noi fans dei Queen saremo presto costretti
a fare i conti con l'ennesimo tentativo di riportare sui grandi
schermi un film diventato culto e intimamente connesso alla nostra
band preferita. L'avrete giĂ capito, sto parlando di Highlander, il
cui reboot è stato ufficializzato proprio ieri, con tanto di nuovo
regista pronto a mettere mano all'originale girato da Russell
Mulcahy. L'Ultimo Immortale, evidentemente destinato a non restare
tale, fu un mezzo flop in America all'epoca della sua uscita nel
1986. Costato ben 16 milioni di dollari, ne incassĂ² molto meno e i
maggiori proventi giunsero dalle sale europee e dalle successive
vendite di vhs e dai lanci televisi. Ho sempre avuto il sospetto che
a rendere questo film un cult ci abbiano messo uno zampino bello
grosso soprattutto i fans dei Queen, particolarmente legati alla
colonna sonora e, in generale, a quel certo periodo della carriera
della band (Wembley e il giubbotto giallo vi dicono qualcosa, vero?).
Il fatto è che, nonostante l'esito non certo lusinghiero al
botteghino, il passaparola ha poi reso il film tra i piĂ¹ amati di
sempre, tanto da diventare un vero e proprio classico. Del resto nel
cast c'era un certo Sean Connery, la storia non era per niente male
con quei continui riferimenti alle diverse epoche della storia, e la
colonna sonora era straordinaria.
Ecco, le musiche appunto. Ăˆ la questione che a noi fans interessa
maggiormente e l'idea che qualcun altro possa scrivere delle canzoni
o magari rifare quelle originali, ricorda da vicino quei sonori
ceffoni che il bullo della scuola ci rifilava durante l'intervallo (a
meno che non foste dei tipi come me che il bullo di turno lo
scaraventava contro la cattedra!). Per un appassionato l'oggetto del
proprio amore ha qualcosa di sacro e toccarlo non puĂ² portare
davvero nulla di buono. Così ieri l'agitazione nella comunità dei
fans è cresciuta parecchio, le ipotesi e i timori piĂ¹ fausti si
sono intrecciati e oggi le mie dita tornano a correre sulla tastiera
perché devo pur dire la mia, non vi pare? Personalmente l'unica cosa
che potrebbe generare un certo entusiasmo rispetto a questo
“rilancio” è il coinvolgimento di grandi nomi per il cast e il
ritorno alla colonna sonora degli stessi Queen. Ma essendo certo che
nessuno di questi auspici troverĂ la giusta via per diventare
realtĂ , sono costretto a ricorrere al vecchio metodo del dito in
gola, prima che questo film il dito me lo ficchi da qualche altra
parte (nell'occhio signore e signori, non fatevi strane idee!).
I presupposti per un sonoro (ah ah) fallimenti ci sono tutti, a
partire dall'ovvio: a differenza dell'originale, non puĂ² avere nulla
di innovativo, salvo quegli orrendi effetti digitali che hanno la
capacitĂ di rendere tutto finto, al limite del surreale. Le
scintille tra le spade durante i combattimenti furono prodotte nel
1986 collegando le armi a delle batterie per auto. I corpi degli
attori erano letteralmente percorsi da cavi che univano le lame ai
contatti elettrici. Oggi un effetto del genere verrĂ ricreato al
computer, che dal mio punto di vista equivale a spoetizzare
l'emozionante duello medievale che sta alla base del film. Ma piĂ¹ di
tutto, ciĂ² che atterrisce il mio essere un appassionato di cinema e
quindi dell'originale, è l'idea di vedere facce nuove in ruoli amati
proprio perché ad interpretarli c'erano quegli attori. Come si
possono sostituire leggende come Ramirez (Connery) e Kurgan (Clancy
Brown)? Ăˆ davvero credibile un Connor McLoud senza il tipico sguardo
di Christopher Lambert? Quest'ultimo poi è indissolubilmente legato
ai Queen con il leggendario duello spada-microfono del video di
Princes Of The Universe! L'idea di sostituirlo fa urlare “sacrilegio,
sacrilegio!” alla folla armata di forconi e vecchi vinili.
Ma dicevamo della musica. Al principio Mulcahy aveva pensato di
affidare ai Queen un solo brano. Il regista, giĂ autore di diversi
video musicali per artisti del calibro di Elton John e Duran Duran,
aveva scelto di affidare la soundtrack a Michael Kamen, destinando a
Freddie e soci solo un “main theme”. La band fu così convocata
per visionare la pellicola ancora nella sua fase embrionale, senza
cioè il montaggi definitivo, ma le idee che vennero fuori al gruppo
furono tali e tante che il regista si convinse a inserire piĂ¹
canzoni nel film. Successivamente i Queen, memori del mezzo passo
falso (almeno concettuale) fatto con Flash Gordon, decisero di non
pubblicare un album/colonna sonora, ma un disco vero e proprio
contenente buona parte dei brani destinati al film. L'idea era di
proporre al pubblico un album dei Queen nel senso piĂ¹ classico del
termine, evitando quindi le eccessive connessioni con la pellicola,
spinto forse dal timore di vedere colare a picco le vendite in caso
di fallimento al botteghino. La scelta fu azzeccata perché A Kind Of
Magic fu un successo planetario e generĂ² un tour entrato di diritto
nella storia della musica. Inoltre, le differenze tra le versioni
contenute nell'album e quelle incise ad hoc per il film resero le
canzoni ancora piĂ¹ appetite dai molti fans che volevano possederle
entrambe.
Musica e cinema sono strettamente interconnesse fin da quando il
cinematografo ha mosso i primi passi. I film muti si reggevano
proprio sulla musica, quasi sempre suonata dal vivo durante le
proiezioni. Ma anche con l'avvento del sonoro, le soundtrack non
hanno smesso di offrire un contributo determinante. Classici come
Indiana Jones, Star Wars o Casablanca devono buona parte del successo
e dell'amore del pubblico proprio alle musiche che ne sottolineano i
momenti salienti. Immaginate di vedere uno dei capitoli de Il Signore
degli Anelli senza la sontuosa colonna sonora di Howard Shore o di
appassionarvi a Lost senza i momenti musicali scritti da Michael
Giacchino: tutto sembrerebbe vuoto e non ci sarebbe quel tuffo al
cuore, così indispensabile quando si guarda un film. Del resto anche
noi abbiamo delle colonne sonore nella nostra vita: tutte le volte
che finisce una storia d'amore o si litiga con un amico, ogni volta
che si ritorna a casa dopo una giornata di lavoro o si ripensa
all'ultima vacanza, tutti noi accendiamo lo stereo, tiriamo fuori i
nostri cd preferiti. Insomma, creiamo la nostra personale soundtrack.
Ecco perchĂ© non puĂ² esserci Highlander senza i Queen. PotrĂ avere
lo stesso titolo e i medesimi personaggi, magari anche col solito
cameo di uno degli attori della prima versione, puerile tentativo di
creare un ponte tra le generazioni, ma l'esito sarĂ comunque
sbiadito, con qualcosa in meno invece che in piĂ¹. Certo, esistono i
miracoli, i colpi di genio e non si puĂ² escludere a priori che
questa sarĂ un'operazione valida, ma i dubbi sono tanti, pesanti
come macigni, insidiosi come granelli di sabbia finiti nei nostri
poveri occhi (e nelle orecchie).
Probabilmente i favorevoli a questo progetto diranno “lo
facciamo per i giovani che non conoscono quel film e non gradiscono
quel cinema così datato”. Davvero, lo sento dire spesso ed è
un'altra aberrazione di questi tempi moderni, il cui scopo sembra
essere quello di attualizzare l'arte invece che diffonderla. Ăˆ
un'errore perché i giovani non sono stupidi e anzi sono animati da
una grande curiositĂ , che va solo stimolata, non annegata in un mare
di modernitĂ fredda come plastica. Vuoi che anche gli adolescenti di
oggi conoscano Highlander? Basta portarlo al cinema, raccontarlo in
rete, venderlo in edizione restaurata con l'aggiunta di extra
interessanti. Se si vuol vendere la Divina Commedia se ne
abbelliscono le illustrazioni, non si chiama Dan Brown per
riscriverla! E quindi, tornando al tema principale, il mio timore piĂ¹
grande è che proprio i ragazzi possano conoscere Highlander
attraverso questo annunciato reboot e magari detestarlo proprio
perché riuscito male.
Che fare in questi casi? Nel mio piccolo provo a lanciare un
invito a chi mi legge affinché possa scoprire L'Ultimo Immortale
nella sua versione originale prima che sia troppo tardi. E a chi giĂ
lo conosce, la preghiera è di diffonderlo il piĂ¹ possibile. Una
storia non muore finché la si racconta....
….”Veniamo dalle remote profonditĂ del tempo, ci muoviamo
silenziosamente tra i secoli. Vivendo vite segrete, lottando per
arrivare al grande incontro, il giorno in cui i pochi superstiti si
batteranno. Finché resterà uno solo di noi. Nessuno sapeva che
eravamo tra di voi, fino ad ora”
Se volete comunque approfondire la notizia sul reboot, trovate
alcune info sulla pagina facebook del blog:
Ma ancora piĂ¹ interessante e divertente è questo sito che
raccoglie 20 cose che forse non sapete sulla versione originale:
@Last_Horizon