Pochi minuti prima dell'inizio del concerto l'emozione corre come
una sottile corrente elettrica che attraverso le cose e le persone.
Tutto sembra vibrare e i vari componenti dello staff si muovono
frenetici sfoggiando i loro pass e sguardi tesi come prima di un
bombardamento. I camerini sono off limits per tutti e i componenti
della band stanno ritoccando gli ultimi dettagli della loro
preparazione prima di percorrere il breve tunnel che conduce
direttamente sul palco. Nei sotterranei dello stadio di Wembley il
boato del pubblico somiglia al tuono che da lontano annuncia l'arrivo
di una tempesta. Il Magic Tour è stato lungo ed estenuante e non
sono pochi quelli che portano in tasca il calendario e ogni tanto ne
scorrono le pagine in trepidante attesa dell'ultimo show. Qualcuno
poi ha iniziato a vociferare che Freddie abbia qualcosa che non va.
Ogni volta appare più stanco e nervoso e anche gli altri membri dei
Queen percepiscono che qualcosa nel cantante è cambiato, quasi che i
concerti siano diventati improvvisamente un peso, un lavoro da
portare a termine ma del quale vorrebbe fare a meno. Non è da lui e
per fortuna quando sale sul palco subisce la solita trasformazione e
tra il pubblico nessuno percepisce quell'ombra.
Per il Magic Tour i Queen hanno voluto fare le cose in grande e la
cura per i dettagli è ancora una volta maniacale. A farne le spese è
lo staff, sottoposto quotidianamente ad una sfilza infinita di
operazioni e aggiustamenti. Chi si occupa dell'abbigliamento ad
esempio ha ricevuto ordini precisi: la giacca gialla di Freddie deve
essere sempre perfetta. Non solo è tra le preferite del cantante, ma
il suo entourage crede che possa diventare una vera e propria icona.
Il tour è filmato in quasi ogni location e Wembley rappresenterÃ
uno dei momenti più importanti della loro carriera. Davanti al loro
pubblico i Queen hanno sempre dato il massimo e nulla deve
danneggiare il connubio tra musica e immagine che li ha resi così
grandi. In più Freddie è riuscito finalmente a far apprezzare ai
fans quei baffi così contestati solo pochi anni prima. È un simbolo
gay gli avevano gridato contro. Oggi è semplicemente l'ennesima
icona creata dall'artista e anche quella è pronta a superare la
sfida col tempo. Qualcuno sussurra che se il Magic fosse davvero
l'ultimo tour dei Queen, allora la band sarebbe ricordata soprattutto
per quelle immagini. La gente tende a dimenticare il passato e forse
un domani qualcuno si stupirà nell'apprendere che la band è nata
nei primi anni '70 e che Freddie non ha sempre sfoggiato baffi e
capelli corti.
Non so se nel backstage di quel leggendario concerto fossero
questi gli umori che aleggiavano tra lo staff e il gruppo, ma di
certo Wembley è diventato ormai “il concerto”. Mtv lo ha
trasmesso un'infinità di volte e la stessa Queen Production lo
ripropone ogni qualvolta c'è un passaggio fondamentale, una
ricorrenza che meriti di essere onorata. Quei baffi e quel giubotto
giallo sono agli occhi del mondo l'emblea dei Queen e di Freddie
Mercury, a tal punto che spesso le persone si sorprendono davvero
nell'apprendere che la storia del gruppo è ben più ampia e che
dopotutto quel concerto fu solo uno dei tanti e, diciamocela tutta,
nemmeno tra i più riusciti sotto il profilo musicale.
Il primo ad aver osato criticare apertamente il Magic Tour è
stato Peter Hince nel suo Queen Unseen. L'ex fotografo e roadie
ammette che quelli non erano i Queen al top della forma e che nemmeno
quel palco così immenso e ardito ne rappresentava davvero lo
spirito. Io aggiungo che musicalmente fu un tour deludente e non
all'altezza dei precedenti, eccezion fatta per il pessimo Works Tour
che, pur avendo il merito di proporre delle setlist straordinarie e
un palco ispirato al film Metropolis, ha
tramandato ai posteri un Freddie a tratti imbarazzante e un sound
anni '80 infarcito di sinths fastidiosi e inutili. Il Magic Tour da
parte sua ha avuto scelte musicali a mio modo di vedere discutibili,
prima fra tutte il setup della Red Special che non ha mai suonato
così male. Brian è un chitarrista dal suono ricco e corposo ma in
quel periodo non aveva nulla di quella potenza che oggi tutti gli
riconoscono. In più la batteria di Roger, pur svestita di tutti quei
pessimi pads del 1984, suonava ancora piatta. Certo, si tratta di
gusti personali e sono certo che tra chi mi legge la maggioranza non
sarà d'accordo con queste critiche. Ma provate ad ascoltare Montreal
o Bowl e forse capirete meglio il mio punto di vista.
Ma c'è di più e qui arrivano le note dolenti e temo polemiche.
Chi studia storia dell'arte è avvezzo al concetto di iconografia. Io
non l'ho mai studiata per cui accontentatevi di una spiegazione
tirata per le orecchie: si tratta di definire alcune caratteristiche
di un personaggio (e solitamente si tratta di santi) da replicare
sempre uguali in modo da renderlo riconoscibile in qualsiasi
contesto. È per questo che di un certo quadro si riesce sempre (o
quasi) a capire chi siano i personaggi ritratti: ognuno è
raffigurato con quei tratti tipici, in una parola unici. Ecco, per
certi versi quel concerto è diventato qualcosa di simili e oggi chi
vuole rappresentare i Queen lo fa sfruttando quelle immagini. Non a
caso il Freddie For A Day, e ancora prima il Tribute, hanno messo in
primo piano il Freddie baffuto e di giallo vestito. E a chi risponde
che questa è una scelta post 1991, dettata dalla necessità di
sfruttare un'immagine riconoscibile a livello globale, rispondo che
già nel 1989 questo processo era stato avviato. Come? Andate a
riguardarvi il video di The Miracle.
Difficile dire dove finiscano i meriti di quella scelta e dove
inizino i guai. Personalmente, in quanto fan che vede i Queen per
tutta la durata della loro carriera, provo sempre un moto di
tristezza nel constatare che i gloriosi anni '70 sono letteralmente
spariti dall'immaginario collettivo. Temo che in tanti siano convinto
che Bohemian Rhapsody sia stata scritta con Radio Ga Ga e magari che
i Queen sono nati proprio negli anni '80. La cosa più grave è che
si tratta di una visione indottrinata dai Queen stessi che anche
durante i loro concerti più recenti difficilmente danno spazio a
quella fetta di carriera così importante. Eppure musicalmente è
negli anni '70 che hanno dato il meglio, proponendo album capolavoro
e canzoni di rara bellezza, senza mai cedere davvero alla
commercializzazione e al pop come fatto in modo più evidente nella
decade successiva.
Intendiamoci, non sto qui a dirvi che ripudio Wembley, né che
quella certa immagine di Freddie non mi riempia di amore e orgoglio
ogni volta che lo vedo in tv, sui giornali o in rete. Ma i Queen
hanno attraversato le epoche musicali, gli stili e le mode e hanno
tentato, anno dopo anno, di cambiare sempre tutto, anche a livello di
immagine. È un peccato, per non dire un errore, che oggi si tenda a
rappresentarli sempre allo stesso modo. Il danno più evidente è che
si è persa nell'immaginario collettivo l'effettiva percezione di
cosa fosse la loro musica, quasi che pezzi come Liar, my Fairy King o
Ogre Battle appartenessero ad un altro catalogo, ad una storia magari
non dimenticata ma comunque accantonata. Forse tutto riemergerà con
vivido fulgore quando verranno proposti sul mercato concerti come
Hammersmith e Houston. Nel frattempo sta a noi fans diffondere la
storia per ciò che è stata. I Queen sono nati nel 1971 e il primo
album del '73....