Nel
1974 Freddie Mercury descriveva così la musica dei Queen al
magazine NME: “Le persone sono abituate alla nostra musica energica, ma
con Killer Queen sembra quasi che a cantarla possa essere Noel Coward. È
un pezzo da cantare tenendo in testa una bombetta e magari un reggicalze
nero...”
In
poche parole Freddie raccontava alla perfezione il sound e lo stile della band,
fatto di energia pura ma anche di una dose di teatralità che avrebbe
contribuito a rendere i loro show qualcosa di più di un semplice concerto. Una
vera e propria pantomima o rappresentazione teatrale, in cui la musica pur
giocando un ruolo fondamentale costituisce anche la colonna sonora di uno
spettacolo capace di andare oltre le note, gli assoli di chitarra e i duetti
con il pubblico.
Il
connubio tra concerto rock e teatro non è nato per caso. Non accade mai quando
si tratta dei Queen che prima di imbarcarsi in una nuova impresa hanno sempre
studiato in maniera approfondita ciò che c'era da fare. Accadeva anche quando
erano agli inizi della loro carriera e sarebbe stato forse più semplice
limitarsi a salire su un palco e darci dentro con gli strumenti. Ma i Queen
erano un progetto di più ampio respiro e tutto ciò che hanno portato in scena,
dai costumi alle luci, dai movimenti da fare alle pose da assumere davanti al
pubblico, erano il risultato di un vero e proprio studio, di scelte ben
ponderate che davano massima libertà all'istrionico Freddie.
Ecco
quindi che potevano prendere forma, tanto dal vivo quanto su disco, momenti
altamente teatrali, fatti di drammaticità e divertente follia come, appunto,
Killer Queen o Bring Back That Leroy Brown, senza dimenticare intermezzi sonori
come Nevermore, capaci di ridefinire il climax della canzone precedente
per poi introdurre l'ascoltatore nella successiva e diversa dimensione
sonora.
Di
Nevermore, dal punto di vista della fonte di ispirazione che ha portato Freddie
alla scrittura del brano si sa ben poco. È amatissima dai fans ma, complice
anche la durata (appena 1 minuto e 24 secondi) non è mai stata eseguita dal
vivo e costituisce una sorta di momento solista del cantante che, seduto al
pianoforte, racconta di un amore finito, probabilmente a causa di un
tradimento.
Non
sapremo mai se Freddie abbia messo in musica un'esperienza autobiografica
magari vissuta durante la lavorazione di Queen II. Tuttavia mi sono imbattuto
in qualcosa che forse rivela ciò che lo ispirò nella composizione della piccola
ballata in questione.
Il
merito (ammesso che le mie conclusioni siano condivisibili e questo lo lascerò
giudicare a voi) è di uno dei più importanti scrittori americani di genere
noir, Cornell Woolrich. È successo
per caso, durante una domenica pomeriggio trascorsa a leggere alcuni dei suoi
racconti. Per sottofondo la pioggia che batteva sulla finestra, tanto per
creare l'atmosfera che meglio si addice ad una storia di delitti e ardimentosi
investigatori anni '40. Durante la descrizione di una scena (nel racconto Un Mazzo Di Rose Rosse) i
protagonisti si ritrovano in una sala da ballo a danzare sulle note di un
brano, guarda un po', scritto da Noel
Coward e intitolato proprio Nevermore.
Il
collegamento nella mia mente ha rapidamente preso forma e mi ha portato a
ricercare il brano in questione. Adesso potete ascoltarlo anche voi e valutare
se, come pare a me, vi siano delle assonanze con la Nevermore di Freddie.
NOEL COWARD | NEVERMORE
Ma, al di là delle possibili analogie tra le
due canzoni (il mio è soprattutto un espediente per trattare l'argomento), perché Coward è stato citato da Freddie a proposito di Killer
Queen e del gusto per la teatralità che i Queen mettevano nella loro musica?
Le spiegazioni sono tutte contenute nella biografia dello stesso Coward, uno tra gli autori più importanti del panorama teatrale e musicale inglese del XX secolo.
Nato nel 1899, Cowad è stato un regista, scrittore, commediografo, attore, compositore e sceneggiatore. Era soprannominato "il Maestro" ed è considerato come la prima "pop star" inglese per via della sua enorme popolarità . Le sue opere fanno certamente parte dell'immaginario collettivo anglosassone (e americano) e Freddie ne è stato sicuramente affascinato, come dimostra la sua citazione riportata all'inizio di questo articolo.
Le spiegazioni sono tutte contenute nella biografia dello stesso Coward, uno tra gli autori più importanti del panorama teatrale e musicale inglese del XX secolo.
Nato nel 1899, Cowad è stato un regista, scrittore, commediografo, attore, compositore e sceneggiatore. Era soprannominato "il Maestro" ed è considerato come la prima "pop star" inglese per via della sua enorme popolarità . Le sue opere fanno certamente parte dell'immaginario collettivo anglosassone (e americano) e Freddie ne è stato sicuramente affascinato, come dimostra la sua citazione riportata all'inizio di questo articolo.
Le opere di Coward sono state spesso rappresentate non solo a teatro, ma anche in
televisione e anche al cinema, in quella che viene definita la stagione
d'oro del grande schermo, di cui Freddie era peraltro un grande appassionato (come racconta Peter Freestone nella sua Biografia Intima edito da Arcana). A
questo possiamo aggiungere che Coward era dichiaratamente omosessuale, un
aspetto della sua vita che forse non ha mancato di suscitare interesse nel
giovane Freddie in una stagione della propria vita in cui era ancora alla
ricerca della propria dimensione sentimentale e sessuale.
Possibile, dunque, che la Nevermore di Freddie sia un delicato omaggio, se non una vera e propria citazione, di un certo modo di fare musica, ispirato dalle opere di Coward e, in particolare, dal suo brano omonimo. Un mondo musicale che ha indubbiamente rappresentano una delle fonti di ispirazione per i Queen, soprattutto agli inizi della loro carriera, e che ritroviamo spesso in molte delle loro composizioni.
Possibile, dunque, che la Nevermore di Freddie sia un delicato omaggio, se non una vera e propria citazione, di un certo modo di fare musica, ispirato dalle opere di Coward e, in particolare, dal suo brano omonimo. Un mondo musicale che ha indubbiamente rappresentano una delle fonti di ispirazione per i Queen, soprattutto agli inizi della loro carriera, e che ritroviamo spesso in molte delle loro composizioni.
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